mercoledì 16 aprile 2008

Crisi economica, tutti a destra.

di Valentino Parlato - il manifesto
Innanzitutto dobbiamo avere il coraggio della verità e dire che queste elezioni segnano una sconfitta della sinistra, non solo politica, ma anche sociale e culturale. Una sconfitta delle sinistre dell'Arcobaleno, ma non solo. La ritirata strategica di Walter Veltroni, cioè la negazione di ogni alleanza a sinistra per andare al voto senza il fastidio delle sinistre radicali si è tradotta in una rotta. Alla Camera e al Senato il Partito democratico sarà più debole che mai negli anni passati. Del pari la Sinistra arcobaleno non è stata in grado di presentare ai cittadini elettori una unità delle sinistre. Bertinotti annunziava questo obiettivo per il giorno successivo alle elezioni, comunque andassero. Sono andate male perché questa unità non è stata relizzata e ora sarà ancora più difficile da realizzare.Non bisogna dimenticare che queste elezioni si inquadrano in una situazione di crisi economica grave e che le crisi economiche e la paura che producono normalmente (c'è solo l'eccezione di Roosevelt) provocano brutti spostamenti a destra; pensate all'Italia e alla Germania del dopo '29. E in questo quadro di crisi occorre riflettere sul buon risultato della Lega, per la quale hanno votato molti lavoratori anche iscritti alla Cgil. Quando Massimo D'Alema disse al manifesto che la Lega era una costola del mondo operaio coglieva qualche aspetto della realtà. E certamente il successo della Lega (pare primo partito in Lombardia) è un dato socio-culturale che sarebbe sciocco sottovalutare polemizzando solo contro gli strilli di Bossi. E - voglio aggiungere - penso che la Lega forte del suo successo creerà qualche problema anche a Berlusconi.A questo punto che fare? Riflettiamoci un po', pensiamoci, non diamo risposte affrettate. Credo che la discussione debba innanzitutto cominciare dentro le forze dell'Arcobaleno (forse diventate extraparlamentari ma non per scelta). E credo che come sempre dopo le sconfitte si debba cominciare da una seria analisi del terreno sul quale si è stati sconfitti. Insomma ci sono cambiamenti sociali forti, c'è un precariato che può diventare massa di manovra di chi offre favori, ci sono problemi nuovi e inattesi (pensiamo solo all'ambiente e al costo crescente dei prodotti alimentari) in un mondo nel quale la povertà cresce verticalmente.Pensare di uscire dai guai di oggi con qualche trovata intelligente sarebbe a mio parere suicida.Il punto è che la società e l'economia e le forme dello sfruttamento (che persiste ed esclude sempre più persone dal ciclo lavorativo) sono cambiate e accresciute. Questo, a mio pessimistico parere, sfugge non solo a noi ma anche ai sindacati. Il manifesto dovrebbe avere l'ambizione e la capacità di diventare la cucina di una nuova ricerca delle forme di sfruttamento e di aggregazione degli sfruttati. Sono convinto che in queste elezioni molti sono stati i precari che hanno votato per la Lega o per il Pdl.

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