lunedì 30 giugno 2008

Rifondazione: Ricominciamo a camminare.

www.ricominciamoacamminare.blogspot.com è il blog che rende il documento proposto dal gruppo dirigente della Federazione irpina al prossimo Congresso del PRC uno strumento aperto al contributo di chi vorrà, insieme alle compagne ed ai compagni di Rifondazione, ricominciare a camminare. Una riflessione aperta sull'Irpinia tesa alla costruzione di un'alternativa dal basso e da sinistra.
Quello che segue è il primo post pubblicato e l'elenco dei primi firmatari.
Car@ Compagn@,
questo vuole essere un contributo, provvisorio e incompleto, alla discussione di Rifondazione Comunista e della sinistra, un contributo che parte da questo pezzo di Mezzogiorno, l’Irpinia, dalle sue emergenze, dai processi che la attraversano, dai luoghi di resistenza e di conflitto sociale che pure ci sono, dai sogni e dai bisogni di questo territorio e della sua gente. È una bozza schematica, sintetica, scarna, perfino troppo, quasi a rappresentare la nostra insufficienza e la nostra inadeguatezza. L’abbiamo voluta così perché fosse uno stimolo ad un lavoro e ad una riflessione collettiva e open source, aperta al contributo di tutt@ e non calata dall’alto.
Dunque, uno strumento di confronto da utilizzare nei nostri congressi di Circolo e nella rete (con questo blog), che ci aiuti a costruire una trama di ragionamento in vista del nostro prossimo Congresso provinciale e per il futuro della sinistra e dell’Irpinia.Dopo la pesante sconfitta del 13-14 giugno, abbiamo bisogno di una forte autocritica, di una riflessione acuta e profonda, di ricostruire una sinistra dal basso, dai territori, dall’opposizione al Governo Berlusconi, di riannodare il sociale al politico.È con questo spirito che dobbiamo ricominciare, insieme, a camminare.
PRIMI FIRMATARI:
G. Imbriano, P. Albanese, P. Beatrice , C. Boccia, G. Bruno, A. Canonico, E. Ciotta, A. Caputo, G. Caputo, A. Coscia, A. Diana, A. De Lucia, M. Di Cosmo, A. Di Ninno, C. Festa, A. Hilda Tobar, R. Masucci, V. Napolillo, A. Nigro, A. Pelullo, F. Pennella, A. Ragazzo, G. Renna, M. Ruggiero, D. Sciarappa, C. Spiniello, N. Todino, S. Ventura, M. Valentino

venerdì 27 giugno 2008

Piero Di Siena e Bianca Pomeranzi portavoce del movimento politico per la Sinistra.

Il Movimento politico per la Sinistra , costituito da oltre trenta associazioni e movimenti nazionali e locali tra cui l'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, la Rete Femminista di Sinistra Europea, il Nodo Ambientalista, Socialismo XXI e Uniti a Sinistra, ha scelto Piero Di Siena e Bianca Pomeranzi come propri portavoce nazionali.
Il Movimento, che si costituisce sulla base di un rinnovato patto tra associazioni e movimenti successivamente alla disfatta della Sinistra l'Arcobaleno nelle elezioni di aprile, le cui linee sono state tracciate in un documento presentato all'assemblea tenuta domenica 22 giugno a Roma al Piccolo Eliseo, ribadisce la volontà di contribuire alla costruzione di una nuova forza della sinistra italiana. Invita le diverse forze della sinistra, interessate a questo obiettivo, a dare vita a un'azione per radicare nel territorio e nei posti di lavoro una presenza unitaria con l'intento di superare le lacerazioni e le divisioni che la sconfitta sta provocando nei partiti della sinistra.
Si tratta inoltre di promuovere un'iniziativa politica che concorra a costruire l'opposizione sociale e politica alla destra al governo e, per la sinistra, di influire sull'agenda parlamentare dei prossimi anni nelle condizioni che si sono determinate dopo il voto.
Ci si propone, perciò, di dare vita a una vera e propria campagna di massa e di mobilitazione dell'opinione pubblica – attraverso il ricorso combinato di iniziative referendarie e leggi di iniziativa popolare - attorno a temi rilevanti relativi ai problemi sociali, ai diritti civili, e a scelte strategiche per lo sviluppo e l'ambiente, quali il superamento della legge sul mercato del lavoro, la reintroduzione di misure per contrastare il carovita, una petizione contro il ricorso al nucleare.
L'impegno che ci si propone è quello di uscire fuori dal recinto del 3 per cento in cui l'elettorato ha relegato la sinistra del nostro paese, per ripartire dalla società italiana nel suo complesso e dalle sue contraddizioni. A nulla servirebbe, infatti, un chiarimento politico che rimanesse chiuso in questo ambito e non partisse dai luoghi e dai problemi dai quali è possibile costruire una forza popolare e di massa.

La tortura uccide non solo l’umanità del prigioniero ma anche quella del torturatore

In occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA TORTURA- Giovedì 26 giugno 2008

di Luisa Morgantini

"Non esiste nessuna ragione che possa giustificare l’uso della tortura e ogni trattamento umiliante e degradante che rappresentano la negazione e la distruzione di tutti i diritti umani. La tortura è sempre e ovunque inaccettabile."
Ha dichiarato Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo partecipando all’evento organizzato da Amnesty International per ricordare la Giornata Mondiale contro la Tortura, oggi 26 giugno, davanti al Parlamento Europeo di Bruxelles.

Con un atto fortemente simbolico, molti Membri del Parlamento Europeo e Parlamentari del Belgio hanno firmato una grande cartolina che sarà spedita al Presidente Sarkozy chiedendogli, durante la Presidenza francese di turno dell’UE che inizierà il primo luglio, di condannare le "extraordinary rendition" (trasferimenti e detenzioni illegali) e di fare tutto il possibile per porre fine a queste pratiche.

"La tortura riguarda migliaia di persone in circa 100 paesi al mondo: dall’Iraq alla Palestina, dalla Cina all’Africa sono molti i fronti aperti in cui è urgente intervenire per impedire questa pratica intollerabile” ha detto Luisa Morgantini prendendo la parola durante l’evento- “la tortura uccide non solo l’umanità del prigioniero ma anche quella del torturatore”.

La Vice Presidente del Parlamento Europeo ha aggiunto anche che “Gli Stati Mebri dell’UE non possono essere assolti a tal proposito: politiche antiterrorismo repressive che violano i diritti umani, così come la complicità tra UE e USA sulle "Extraordinary rendition" pratiche di trasferimenti di sospettati terroristi attraverso voli illegali dall’Europa verso paesi noti per praticare la tortura sui prigionieri politici, ma anche l’abuso delle politiche contro l’immigrazione irregolare non devono mai più essere permesse. Il Parlamento Europeo ha già condannato tali pratiche ed è cruciale ora che esse siano perseguite legalmente; ma la tortura deve essere avversata anche attraverso la lotta alla povertà e con adeguate politiche di sviluppo ".

Dopo aver firmato la cartolina per il Presidente Sarkozy, Luisa Morgantini ha espresso il suo “forte sostegno per questa iniziativa lanciata da Amnesty International” e sottolineato che “il 2008 segna il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: l’Europa deve agire con coerenza, opponendosi con azioni concrete ad ogni pratica di tortura e ad ogni politica che nega la dignità e i diritti umani, e al tempo stesso, con progetti specifici, aiutare le vittime della tortura a ricominciare una vita normale".
"Spero veramente – ha concluso- che le Istituzioni Europee e la società civile collaboreranno insieme e efficacemente per raggiungere una messa al bando globale della tortura in tutto il mondo”.
Bruxelles, 26 giugno 2008

lunedì 23 giugno 2008

Un movimento per la Sinistra, l'assemblea del Piccolo Eliseo a Roma.

Il 22 giugno al PiccoloEliseo in Via Nazionale a Roma si è tenuta l'assemblea del movimento politico per la sinistra cui Hirpinia Link(e), in occasione dell'incontro, alcuni mesi fa, al cinema Farnese aveva aderito.
Qui di seguito pubblichiamo le prime righe del documento-traccia dell'ultima assemblea. La versione completa e definitiva è pubblicata in tutte e sei le sue tesi nel primo commento al presente post.

- La disfatta elettorale della Sinistra l’Arcobaleno mette fine a un intero capitolo della storia della sinistra italiana, quello che si iscrive nel periodo apertosi con l’89 e Tangentopoli. La lunga transizione che è seguita alla fine della Prima Repubblica, che ha visto alternarsi alla guida del paese coalizioni incerte e eterogenee, di centrodestra e centrosinistra, ambedue incapaci di offrire un’alternativa al declino dell’Italia, si chiude con la vittoria della destra che ha saputo alla fine imporre la sua visione negli orientamenti di fondo che si vanno affermando nella società italiana. L’ondata di destra lancia al paese sfide nuove e inquietanti per le pulsioni autoritarie che le attraversano, per la carica di xenofobia che si è accumulata nel corpo della società, per l’aggressività sul piano dei principi etici e dei diritti civili di spinte neoconfessionali, per l’azione che tende a cancellare l’autonomia del sindacato e a porlo in una condizione di subalternità, a impedire che le relazioni sociali e sindacali possano svilupparsi in un quadro di piena democrazia, a subordinare il lavoro agli esclusivi interessi dell’impresa. (...)

domenica 22 giugno 2008

La risposta di Gennaro M. Imbriano - PRC - alla lettera aperta di Gennaro Santoro.

Caro Gennaro,
rispondo alla tua lettera aperta e, cogliendo positivamente lo spirito delle tue parole, mi rivolgo anche a tutti quei compagni/e di strada, tantissimi dei quali giovani come te, che in questi anni abbiamo incrociato in Irpinia, nel corso di tante iniziative, assemblee, manifestazioni.Hai ragione, sul congresso di Rifondazione pesa una grande responsabilità, quella di indicare una prospettiva per l’intera sinistra di questo Paese. A noi in particolare tocca quest’onere, non solo perché siamo, per quel poco che può contare, la parte numericamente più rilevante della sciagurata esperienza della Sinistra Arcobaleno, ma soprattutto per quello che, soprattutto da Genova in poi, abbiamo rappresentato nel panorama politico.Una responsabilità e una discussione troppo grande e che sento la necessità e l’urgenza di condividere con tutte le donne e gli uomini di sinistra, che hanno l’assoluto diritto di decidere del loro futuro. E allora benvenuti, a te e a quanti vorranno iscriversi e partecipare al nostro congresso, a quanti vorranno farla davvero l’invasione di campo.Ne abbiamo bisogno, tanto più oggi, dopo la pesante sconfitta contro cui siamo andati violentemente a sbattere, con l’emergere di tutta l a nostra inadeguatezza e insufficienza di fronte alle sfide del presente. La sconfitta non è stata semplicemente un fatto politico. L’esito di quelle elezioni ci parlano evidentemente di una sconfitta che viene da lontano, che interroga tutta l’Europa, e che ha profonde radici culturali e sociali.Le destre ci hanno battuto sul terreno dell’egemonia, insinuandosi nella frantumazione delle comunità e dei legami sociali che ha prodotto la globalizzazione in questi anni, alimentando gli istinti più bassi e le paure.E di fronte a questo tzunami –così lo ha definito Mario Tronti- non bastano ricette facili, non basta rispolverare vecchie liturgie e tornare retoricamente ai territori e ai luoghi di lavoro, nella società. Perché questi luoghi, in cui la Sinistra e il Movimento operaio hanno costruito, almeno per tutto il ‘900, il proprio insediamento sociale e il proprio progetto politico, sono stati oggi completamente travolti dalla potenza dei processi di globalizzazione capitalistica. E in molti casi, lì dove, una volta, la sinistra riusciva a costruire un blocco sociale e una coscienza di classe, oggi, prevalgono l’individualismo e le “guerre tra poveri”.
Oggi, trovata la forza per rialzarci, dobbiamo costruire nuovi e più aggiornati elementi di conoscenza, per orientarci opportunamente nel nostro cammino. C’è bisogno di una grande inchiesta, di uno sforzo non semplicistico di analisi della realtà e di ripensamento di noi stessi. Rifondazione e la sinistra possono e devono ricominciare a camminare da qui: dal basso, dai territori , dall’opposizione al governo Berlusconi.Certo, ci occorre una grande energia e una forte speranza, oggi, per ricominciare a camminare.Non sarà facile. Come Nichi Vendola ha detto nel corso della splendida assemblea avellinese del 17 maggio, sarà come una traversata nel deserto.E una traversata nel deserto la si può affrontare se Rifondazione non è sola, se abbiamo tanti compagne/i di strada preziosi come te, se ci teniamo ben saldo sulle spalle il nostro zaino, un bagaglio fatto di cultura politica innovativa, di capacità di apertura e contaminazione, e se sapremo mettere tutto questo a disposizione dell’intera sinistra.
Gennaro M. Imbriano - Segretario provinciale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Lettera aperta al popolo della Sinistra: “Partecipiamo al congresso di Rifondazione”.

di Gennaro Santoro (coordinatore nazionale Associazione Antigone) - Riceviamo e pubblichiamo -
Il prossimo congresso del Partito della Rifondazione Comunista non riguarda solo e soltanto le dinamiche interne al partito. È un evento che coinvolge tutto il popolo della Sinistra, tutti coloro che credono in una società più attenta ai bisogni dei più deboli.
È un avvenimento che influirà fortemente sulla sorte di un popolo che da Genova in poi ha imparato ad attuare nuove forme e nuovi modi di fare politica, unendo donne ed uomini tanto su istanze strettamente territoriali quanto su vertenze globali, mettendo insieme gente di estrazione politica e sociale diversa che i partiti non erano (e non sono) in grado di unire e rappresentare con efficacia.
La crisi della Sinistra è forse data proprio dallo iato esistente tra quelle che sono le istanze dei rappresentati e le politiche messe in campo dai rappresentanti politici. La crisi dei partiti, però, non deve scoraggiare la società civile, non deve portare ad atteggiamenti di anti-politica, perché i partiti continueranno ad esistere e a prendere decisioni sul nostro futuro a livello nazionale come a livello locale.
Avverrà, così, che a seconda della mozione vincente al congresso del PRC si determinerà il prossimo futuro della Sinistra in Italia come in Irpinia.
Non è opportuno che tale scelta venga presa soltanto dagli attuali iscritti del partito.
Bisogna, al contrario, rivendicare un diritto di attraversamento e di partecipazione da parte delle associazioni, dei comitati territoriali, dei singoli al voto dell’imminente congresso, non tanto per scegliere il futuro segretario del PRC, quanto piuttosto per incidere sul piano della rappresentanza della gente di Sinistra.
Anche la città di Avellino è caratterizzata negli ultimi tempi da dinamiche sociali che parlano di vertenze territoriali e politiche partecipative dal basso. Anche questi soggetti devono esprimere la propria opinione sul futuro cammino della Sinistra.
Il comitato irpino rifiuti zero, quello in difesa di Piazzetta Perugini e del Parco del Fenestrelle, quello anti tunnel sono solo alcuni degli esempi di nuove forme di organizzazione della società irpina che non trovano piena rappresentanza nelle attuali forme organizzative di partito.
Per questa ragione invito tutte e tutti gli interessati al destino della Sinistra ad iscriversi al PRC per portare un personale contributo al dibattito congressuale.
Non è un classico invito al tesseramento ad un partito perché, ripeto, le scelte congressuali determineranno non solo il futuro del PRC ma di tutte le forze che si identificano nella Sinistra.
Non si tratta di una banale campagna di tesseramento, dal momento che io stesso sono approdato da poco al PRC e che gran parte della mia personale esperienza l’ho maturata e continuo a svolgerla nel sociale e nell’associazionismo.
E non vuole essere neppure un’esortazione o un’indicazione di voto, benché chi scrive condivide la proposta avanzata da Nichi Vendola.
Il mio vuole essere solo un invito alla società civile irpina e di Sinistra ad invadere una sfera dalla quale è normalmente esclusa. È solo un invito a partecipare per determinare le scelte strategiche del futuro della Sinistra e del Paese. In una partita così importante non si può restare in tribuna a fare da spettatori… c’è bisogno di un’invasione di campo.

NO allo scudo spaziale USA.

Luisa Morgantini: "vi invito a firmare questa petizione per dire NO allo scudo spaziale USA nella Repubblica Ceca e in Europa, e per ribadire il diritto della popolazione ceca, per il 70% contraria, di decidere attraverso un referendum su tale progetto.
Il 17 luglio sono stata invitata e parteciperò alla Conferenza Internazionale contro lo scudo spaziale che si terrà a Praga, dove porteremo una dichiarazione congiunta firmata da Deputati Europei contrari al Sistema Missilistico statunitense".



Presentato come sistema di difesa contro possibili attacchi missilistici iraniani, la NMD degli Stati Uniti – Difesa Missilistica Nazionale- nota come “Scudo Spaziale”, in realtà è un’arma d’offesa che mira al controllo e alla militarizzazione dello spazio. In Europa, il primo passo è l’installazione di un sistema radar nella Repubblica Ceca, così come una base per l’intercettazione di missili in Polonia.
Come dice Noam Chomsky, “l’installazione da parte degli Stati Uniti di un Sistema di Difesa Missilistico nell’Europa orientale è in sostanza una dichiarazione di guerra, uno strumento per l’egemonia globale”.
Il progetto è circondato da misteri con accordi segreti tra gli Stati Uniti e diversi Stati Europei, raggirando l’opinione pubblica e persino le Istituzioni Europee. L’Europa non è riuscita a dare una risposta unitaria, coerente e non-violenta alle politiche aggressive degli Stati Uniti e questa inerzia ha contribuito a spingere la Russia, che si sente direttamente minacciata da questo progetto nordamericano, sulla via del riarmo ricreando un’atmosfera da “guerra fredda”.
Oltre due terzi della popolazione della Repubblica Ceca è contraria alla presenza dei militari statunitensi sul territorio ceco. Ciononostante, il governo ceco e quello degli Usa stanno continuando i negoziati che stanno attualmente arrivando alla loro fase conclusiva.
Se pensate che la popolazione della Repubblica Ceca abbia il diritto di decidere su una questione di tale importanza attraverso un referendum, vi invito a rispondere a questa mail e a firmare la petizione online: www.nonviolence.cz

I 1000 del Si: Il documento dei promotori della marcia Acerra - Napoli.

Il Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania e la Rete Campana Salute e Ambiente promuovono per sabato 21 giugno 2008 la Marcia Acerra Napoli de “I 1000 del Sì”.L’iniziativa intende evidenziare le proposte per fuoriuscire dall’emergenza ambientale campana avanzate dalle associazioni, dai comitati e dalle reti ambientaliste regionali, che da anni si battono per un nuovo modello di gestione dei rifiuti: proposte concrete ed immediatamente praticabili, sistematicamente ignorate da quelle istituzioni che continuano a dipingerci come un’opposizione puramente localistica e priva di alternative per la risoluzione del problema. Contro questa propaganda di regime, la Marcia vuole dimostrare che per ogni NO che opponiamo a scelte sbagliate, come megadiscariche ed inceneritori, esistono tanti SÌ a provvedimenti efficaci e ragionevoli per togliere l’immondizia dalle strade senza danneggiare ulteriormente il territorio regionale e così uscire definitivamente dall’emergenza. Un SÌ all’adozione di ordinanze per la riduzione immediata di imballaggi e monouso superflui; un SÌ all’avvio della raccoltadifferenziata porta a porta a partire dalla separazione tra rifiuto secco e rifiuto umido; un SÌ alla realizzazione degli impianti di Compostaggio; un SÌ alla riconversione degli impianti per CDR in strutture per il Trattamento Meccanico-Biologico; un SÌ alla bonifica dei territori devastati dai Rifiuti Tossici.Proprio la concretezza di queste proposte ci permette di denunciare le responsabilità del vero partito del NO: quello composto dalle compagini politiche nazionali e locali, legate ai potentati economico-finanziari ed alle ecomafie, che in questi anni si sono opposte alla realizzazione di un ciclo virtuoso dei rifiuti. Sono questi poteri che hanno invece detto SÌ all’ingresso in Campania di sostanze tossiche e nocive, alla realizzazione di megasversatoi in siti inadeguati sotto ogni profilo, alla violazione delle norme ordinarie in materia di pianificazione urbanistica, tutela ambientale, sicurezza sul lavoro, salute pubblica.Il vero partito del NO è quello che, avendo da oltre 15 anni responsabilità e poteri di governo ad ogni livello, ha condotto la nostra regione sull’orlo di un collasso ambientale, sanitario, economico senza pari, sperperando ingenti risorse pubbliche e calpestando i diritti democratici dei cittadini campani. Sono loro gli estremisti che ci portano fuori dall’Europa, loro il nemico da sconfiggere.I cittadini riuniti in comitati e associazioni, hanno studiato i problemi e sono arrivati dunque a comprendere sia le contraddizioni che mantengono la nostra regione in questo stato di vergognoso degrado, sia le soluzioni reali per uscire dall'emergenza e portare avanti in Campania politiche concrete rispettose degli interessi di tutte le comunità.
Coordinamento regionale Rifiuti della Campania
Rete Campana Salute e Ambiente

giovedì 19 giugno 2008

On-line il blog di Nichi: www.nichivendola.it

Qui di seguito pubblichiamo il primo post di Nichi sul suo blog .
Questo blog ha diversi perché.
Vorrei restituire senso e dignità alle parole, troppo spesso svuotate del loro significato autentico e usate come armi o, di converso, come gusci vuoti.
Questo blog vuole essere uno spazio aperto dove incrociare parole, pensieri, idee. Ansie e paure. Che si vivono nelle città, nei paesi, nei vicoli, nelle periferie. Insieme a tante storie che forse varrebbe la pena di raccontare e confrontare.
Conosco l’obiezione: il blog è uno strumento assai delicato. È insieme diario e tribuna.
Mi auguro questo blog sia mio e di tutti. So bene che non sarà un sito a demolire la barriera architettonica che spesso rende irraggiungibile il luogo della decisione politica, o a entrare in quella terra di nessuno che separa la politica dalla vita quotidiana, vorrei solo costituisse lo strumento di una partecipazione democratica. E poi mi piacerebbe anche far conoscere come stiamo cercando di realizzare la nostra Puglia migliore, oltre ogni ragionevole critica, come proviamo a mutare in positivo il segno di questa Regione, le iniziative, alcune delle quali pionieristiche, intraprese nei mondi della formazione, nel lavoro, nelle politiche sociali e giovanili come in quelle energetiche, culturali e ambientali.
Infine, ma non per importanza, questo blog vorrebbe essere un luogo di incontro e di confronto per chi vuole restituire senso, fascino, credibilità, efficacia, passione e radicamento sociale alla sinistra.
Ha l’ambizione di comunicare con una comunità ferita che vuole reagire, ricostruire, che pensa che di una sinistra grande, di popolo, all’altezza del tempo presente, ci sia un gran bisogno.
Perché non possiamo fare politica se non abbiamo una grande narrazione, un’idea per il presente e una visione del futuro.

mercoledì 18 giugno 2008

Rifondazione Comunista sull’emergenza rifiuti e sull’uso dell’esercito: la democrazia è a rischio.

Nel giorno dell’apertura della discarica di Savignano Irpino, Rifondazione Comunista, per bocca del Segretario provinciale Imbriano, interviene nuovamente sull’emergenza rifiuti, ribadendo ancora una volta la propria contrarietà ai siti di Pustarza e del Formicoso.

“Berlusconi sta sperimentando un nuovo modello di governo –afferma Gennaro Imbriano- che impone con la forza le scelte, dentro un’emergenza e uno stato d’eccezione che sembrano divenire permanenti, e che hanno giustificato in queste settimane anche l’approvazione di provvedimenti con gravi profili di incostituzionalità”.
“Abbiamo assistito –aggiunge l’esponente di Rifondazione- alla produzione di un diritto della diseguaglianza, con norme penali che colpiscono il conflitto sociale, con la creazione di Tribunali speciali per chi dovrà gestire impunemente l’emergenza rifiuti, con la deroga ad elementari norme nazionali ed europee in materia ambientale.
E ora apprendiamo della volontà inquietante, da parte del Governo, di utilizzare l’Esercito non solo per presidiare le discariche ma anche con compiti di sicurezza e ordine pubblico nelle città: non tanto un deterrente contro la criminalità quanto una minaccia contro il dissenso.
Si tratta di un fatto senza precedenti, che ci deve seriamente preoccupare perchè mette in discussione la qualità stessa della democrazia nel nostro Paese. Di fronte a tutto questo l’opzione veltroniana del governo ombra, praticata fin qui dal PD, è una scelta sciagurata. Si deve provare invece, anche a partire dalle mobilitazioni antidiscarica, a costruire una opposizione politica e sociale”.
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

giovedì 12 giugno 2008

Le ragioni di una sconfitta.

di Fausto Bertinotti.
Questa volta indagare le ragioni della sconfitta è un'operazione politica di prima grandezza; un esercizio difficile e doloroso, una necessità inderogabile, il cui esito, unito all'ampiezza e alla qualità della sua condivisione, sarà assai influente sulle stesse sorti dell'impresa per la ricostruzione della sinistra in Italia. Sono la stessa natura e la profondità della disfatta a rendere la ricerca delle sue cause così impegnativa. Si tratta dunque di un lavoro da cominciare senza pensare di poter essere autosufficienti, e dunque cercando di attivare tutte le relazioni e le collaborazioni possibili a sinistra e nel campo delle diverse discipline, e da proseguire, senza pensare di poterlo chiudere e archiviare rapidamente. Decisiva, come sempre, sarà la capacità di tenere la ricerca in un rapporto concreto, dialogico con le esperienze di lotta e di movimento nel nuovo e difficile campo d'azione che si è venuto configurando dopo la sconfitta e col nuovo assetto istituzionale, politico e sociale del Paese. Aiuta la possibilità di capire le ragioni della sconfitta l'analisi dei vincitori, l'analisi della destra italiana. E' già stata chiamata la Nuova destra. Non credo impropriamente; essa ha mostrato una forza propria considerevole, una presa dura e originale con la modernizzazione che investe la società italiana. Nessuno più dei fattori identitari delle diverse destre italiane che avevano caratterizzato la loro storia ormai la definisce più. Non l'eredità del fascismo, non l'assolutizzazione dello stato nazione e neppure il liberismo.

L'ingresso della destra nella modernizzazione, candidandosi ad essere la forza più vocata ad accompagnarla, l'ha deideologizzata, consentendole di recuperare poi scampoli e tracce delle diverse tradizioni della destra e di ricomporle in una politica definita proprio sulle risposte da dare alla crisi sociale e politica e istituzionale provocata dalla stessa modernizzazione. Non fascista, ma in grado di usare elementi di quella cultura e dei suoi depositi nel coltivare l'avversione dura e prepotente ad ogni diversità specie quando l'insicurezza si tramuta in paura e la figura del capro espiatorio riemerge dalle tenebre come lenimento proprio delle paure. Non l'assolutizzazione della patria-nazione, ma un pragmatico e cinico uso del suolo nativo, fino a comprendere persino la piccola patria delle leghe, per esorcizzare lo storico problema delle migrazioni di massa nel mondo globalizzato delle diseguaglianze mortali. Neppure pienamente liberista così da smarcarsi rispetto al neoliberismo impotente dei suoi ideologi di centro-destra come di centro-sinistra - il partito di Maastricht - e contemporaneamente aderirvi pienamente sul tema cruciale del rapporto lavoro-impresa-mercato fino a configurarsi come il partito dell'impresa (e della Confindustria). Un potente arlecchino che rispecchia la scomposizione della società, il frantumarsi anche delle soggettività forti, un arlecchino che miscela i suoi colori e le sue cento tessere con gli istinti che animano la società civile confezionando un'idea generale di restaurazione che poi rinvia alla società trasformandola in politica, senza che però ne abbia più l'apparenza: una sottile proposta di complicità. La Nuova destra cambia il registro della politica e la destra smette di essere minoritaria, ruolo a cui l'aveva consegnata la rottura operata dalla Resistenza e il lungo dopoguerra italiano. Neppure i precedenti governi di Berlusconi avevano risolto alla destra questo suo problema storico. Ma ora l'Italia è davvero entrata in una nuova era politica. Bisognerà tornare su un tema propriamente gobettiano, quale quello dell'autobiografia di una nazione, per riflettere approfonditamente sulle onde lunghe che solcano la storia del nostro paese, sui costi e sulle impronte corrosive lasciate dalle mancate rivoluzioni e dalle maturazioni impedite in tornanti decisivi della sua storia, per capire meglio cosa sia accaduto nello scomporsi e nel formarsi delle coscienze e dei nuovi linguaggi in questa modernizzazione senza modernità che ci ha investito. Capire a fondo cosa sta prendendo corpo sulla disfatta della sinistra, sulla cocente sconfitta del PD e sulla vittoria della Nuova destra, oltreché essere una bussola per la costruzione dell'opposizione nel paese, è anche assai importante per risalire alla causa di fondo della sconfitta e per affrontarla. Ci sono parole che vanno maneggiate con cura, in politica, perché possono produrre, se si affermassero, quando sbagliate, guai molto seri. Tanto più sono pesanti, tanto più vanno vagliate con particolare attenzione. Una di queste è la parola regime. Proprio la considerazione della centralità dei movimenti nelle politiche della sinistra, proprio l'esigenza primaria di non sottovalutarne mai la realtà concreta quando si manifestano, né le loro possibilità di affermazione e di crescita, proprio l'esigenza di ricercarne tutti i varchi che si possano aprire nel sistema politico, economico e sociale induce ad una giusta diffidenza nei confronti di questa definizione della realtà che indica una situazione se non impossibile (quando mai ce n'è una?) certo molto chiusa. Perciò non ci convinse il ricorso al suo uso di fronte al precedente governo Berlusconi, quando, pur in presenza di elementi assai preoccupanti, grandi contraddizioni animavano, più in generale, il quadro del paese. Ben diversa è la condizione attuale. Credo si debba ora azzardare la tesi, in prima approssimazione e sottoponendola a verifica critica, che quello che sta prendendo corpo è un nuovo regime, il regime leggero. Prendendoci una qualche licenza, si può dire che lo connota l'a-privativa; privativa della stessa politica, se intesa in senso forte come, cioè, idea di società. Nessun terreno è escluso dalla privazione, nell'organizzazione della democrazia, della rappresentanza, del governo. Comincia dalla Repubblica. L'avvio l'ha fornito il discorso di Fini di apertura della legislatura e, più ancora, la fortissima area di consenso con cui è stato salutato quello che si proponeva come il discorso del primo Presidente della Camera della nuova Repubblica, seconda o terza che sia. Con l'arco costituzionale veniva fatto cadere il fondamento della Costituzione repubblicana, la discriminante antifascista, nella sua forza generatrice, almeno come potenzialità aperta, di una nuova nazione, di un altro paese. L'uscio tornava così sui vecchi cardini, ma proprio nel senso contrario a quello allora auspicato da Salvemini. Ci dovrebbe toccare, d'ora in poi, una Repubblica a-fascista e, dunque, a-antifascista , una Repubblica senza radici e senza storia. Al suo interno, il Parlamento non è più il luogo dello scontro tra governo e opposizione, del confronto rispettoso delle persone ma netto nell'opposizione delle politiche, affinché siano chiare le scelte e leggibili gli interessi che vengono rappresentati. Il Parlamento si presenta ora come luogo non già della rappresentanza, ma della governabilità, e tutto intero si configura come una sorta di governo allargato; solo resta una diversa nuance, ma all'interno della medesima dimensione, quello tra governo reale e governo ombra. Un Parlamento a-politico. E' come se sotto gli scranni del Parlamento ci fosse una gigantesca calamita che tira verso il governo, la calamita del mercato. La stessa forza che attrae dentro queste istituzioni, l'altra grande metà della politica, le relazioni sociali. Anche le relazioni sindacali che si stanno ridefinendo (perché con il governo?) vanno in direzione dell'allargamento del governo coinvolgendovi le parti sociali in una concertazione che da eccezione è diventata regola e ora si accinge a farsi sistema, vanificando ogni autonomia del sindacato, sospinto a farsi istituzione tra le istituzioni. Così la a privativa arriva direttamente al cuore della democrazia, al conflitto. Se negarlo è impossibile, quel che invece è possibile è sospingerlo in una dimensione patologica perché priva della legittimazione sociale e politica garantita solo dal riconoscimento del suo carattere progressivo e di attore della giustizia sociale. Relazioni sindacali e sociali a-conflittuali guidate da parametri esterni alla condizione di lavoro ne costituiscono il suggello. Si consuma così in un "regime leggero" la crisi profonda della rappresentanza democratica che ci costringe a percorrere un impegnativo cammino a ritroso per indagarne i prodromi, le anticipazioni, i processi di passivizzazione, di spoliticizzazione, le distrazioni colpevoli, gli errori della sinistra e i nostri in essa. E' infatti nella lunga e strisciante crisi della democrazia, nella progressiva sostituzione della rappresentanza col governo che si è consumata la crisi della sinistra. Così come, al contrario, nel caso italiano, cioè nella straordinaria stagione del cambiamento, l'allargamento della democrazia e la sua apertura alla democrazia conflittuale e partecipata aveva accompagnato l'ascesa della sinistra, così nella crisi della democrazia si consuma la crisi della sinistra e il suo crollo elettorale. E se quella è stata la stagione delle passerelle, dei ponti, delle cerniere che consentivano gli attraversamenti, le contaminazioni arricchenti, l'ingresso dei prima esclusi, questa che si vuol aprire oggi è la stagione del fortino: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Dentro il sistema, dentro il governo allargato; fuori dal governo allargato, fuori dalla rappresentanza. La questione della sinistra nella politica, della sua disfatta come della sua possibile ricostruzione, si fa, forse, più chiara anche se non di più facile soluzione. In ogni caso è evidente che si tratta di un destino che condivide, di fatto, con le forze sociali e culturali che nella società si trovano ad affrontare il tema del loro riconoscimento, dell'inclusione. Per loro, in primo luogo, vale oggi il dentro o fuori. Bisognerà ricordare che la diffusione anche delle più orribili tendenze xenofobe e di discriminazione si alimentano nel corpo della società quando si rivelano, cinicamente funzionali a difendere assetti sociali, altrimenti indifendibili. Dall'impedire che tutto ciò si consolidi in regime dipende ormai il futuro della sinistra. L'avvento di quello ha segnato la cancellazione della sinistra. Il rischio ci era presente. Solo per testimoniarlo ci permettiamo di ricordare ciò che Alternative per il socialismo scrisse sul suo secondo numero, il luglio di un anno fa: "La sinistra in Europa si trova oggi di fronte alla sfida forse più difficile della sua storia: quella dell'esistenza politica. Non è solo, come è successo tante altre volte, il rischio della sconfitta, dello scompaginamento, di un duro ma temporaneo ridimensionarsi della sua forza: quel che si affaccia è l'orizzonte di un vero e proprio declino. E questa volta l'urgenza della risposta è davvero grande: non ci sono dati nè tempi lunghi nè solide certezze sugli strumenti con i quali attrezzarsi. E' un po' come quando tocca insieme correre e cercare la strada, ed è anche possibile che non si riesca a trovarla. Ma se finisse così l'esito sarebbe drammatico: l'eredità del movimento operaio del '900 ne sarebbe, semplicemente, cancellata". Rossana Rossanda lucidamente parlò all'inizio della campagna elettorale della sfida, per la Sinistra l'Arcobaleno, consistente nel portare a casa la pelle. La crisi era evidente, il rischio di scomparsa era, drammaticamente, nel novero delle cose prevedibili. Non ne avevamo però previsti i tempi e i modi, non avevamo previsto (non lo aveva previsto nessuno) la violenta accelerazione della crisi, il suo esito elettorale disastroso. La sinistra è stata messa dal voto fuori dal Parlamento; il PD è stato sconfitto. Per le forze della Sinistra l'Arcobaleno, la débâcle è senza appello. Ma è nel paese che si è aperto il vuoto più inquietante, il vuoto della sinistra politica.
(...)
*Questo articolo, di cui qui pubblichiamo solo la parte relativa alla premessa, appare oggi, per intero, sul quotidiano “La Repubblica”, informiamo, inoltre, che il testo completo sarà presente sul prossimo numero della rivista "Alternative per il socialismo".

Sicurezza, tra bravi ragazzi e ronde degli onesti.

E’questo stesso secolo nuovo a volere la violenza. Sembra quasi che sia la violenza a modulare, intorno a sé, piccolissimi e fragili spazi di egoista ed atrofizzata cittadinanza. Quasi che una volta messa in discussione la comunità del lavoro, i suoi antichi legami di solidarietà, quello che rimane, insieme al mutuo, alle bollette da pagare ed all’ultimo modello di cellulare, sia l’immaterialità di una linea di confine ed il timore di difenderla. Un mese e mezzo fa, a Verona, in pieno centro, la notte del primo maggio, veniva ucciso col futile pretesto di una sigaretta, dal branco dei “bravi ragazzi”, Nicola Tommasoli. Un ragazzo ucciso da quei figli di quelle buone e normali famiglie che di tanto in tanto finiscono con il togliere le prime pagine dei giornali a quegli altri. A quella rassicurante diversità, a quella prevedibile devianza aliena, “foresta”, clandestina o, comunque, altra. Quella che, in un certo senso, ci assolve tutti perchè fa giungere il pericolo dall’aldilà di un’immaginaria linea che sta tra un mondo ed un altro. Tra chi appartiene e chi, invece, no. A Verona, gli assassini, quindi, presidiavano una certa parte del confine. Difendevano quella linea. Bravi ragazzi che, come il sindaco Tosi, in giro, non vogliono vedere troppi terroni, troppi froci, troppi negri, troppi rom o troppa gente strana vestita chissà come o che fa chissà cosa. Bravi ragazzi, dunque, pronti a prendere a calci tutte le paure dell’universo dal quale provengono ma anche, quella notte, i ventinove anni di Nicola. I fatti di Verona hanno, però, ribaltato il tema politico degli ultimi mesi: La sicurezza. Quella che manca, quella che non viene percepita, quella che nel rimbalzo massmediatico ci restituisce il senso dell’assedio. Quella che fa mettere ad un sindaco la stella di sceriffo e che consegna pistole e sfollagente anche ai vigili urbani. Quella diventata, qualche anno fa, incubo dei tabaccai e dei benzinai. Quella che ha messo e che ancora mette in movimento sia le rotative dei giornali che le “ronde degli onesti”. Quelle che a Napoli hanno portato allo sgombro ed all’incendio di un campo nomadi, a Ponticelli, ex zona operaia in cui, tendenzialmente a favore del Pci e della sinistra, diversamente anche dai quartieri popolari del centro storico, un tempo si consumava una differenza. Oppure, solo poche ore dopo, quelle in cui le “madri costrette a coprire gli occhietti dei loro piccoli”, tra i rovi e le sterpaglie della periferia romana, filmate da un vergognoso servizio del Tg1, braccavano, catturavano ed arrestavano due prostitute transessuali. Che si fa, quindi, quando il pericolo arriva dall’interno, quasi dal didentro? Quando la violenza sembra essere, per usare le parole di Wilhelm Reich sul fascismo, la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio? A Verona, intanto, il gip Sandro Sperandio, il magistrato che segue l’inchiesta, ha negato all’assassinio la motivazione politica. Basta il legame consolidato degli aggressori con Forza Nuova e con altre organizzazioni della desta veronese per parlare di azione fascista anziché di futili motivi? Oppure, a Roma, al Pigneto, è sufficiente un tatuaggio del “Che” sull’avambraccio per respingere la modalità e l’istinto fascista sotteso all’assalto delle attività commerciali gestite da migranti in un’area della capitale definita a buona integrazione? La destra, però, da delle risposte. O, almeno, così pare. Non esiste finora un solo atto di governo che non agisca in connessione con e su questi istinti all’interno di un’adesività tra fatto di cronaca e risposta politica. Difficile capire chi alimenta cosa. La ronda ed il governo o, come titolava il manifesto, di ronda e di governo. E’, sicuramente, anche questo parte dell'impianto valoriale, socialmente e culturalmente dominante, su cui il centrodestra è plasmato. Sicuramente questa, è, però, la fotografia che nitidamente il voto di aprile ci consegna. Se già agli occhi di Pasolini la civiltà dei consumi è una civiltà dittatoriale (…) che ha bene realizzato il fascismo perché capace di una irregimentazione reale che ha rubato (…) anche l’anima. Non siamo oggi, forse, di fronte ad un’inedita saldatura tra gli eredi del fascismo archeologico, come il poeta delle ceneri di Gramsci definiva l’allora Msi, ed i rappresentanti – Berlusconi in testa - della società dei consumi? Due domande sole: Quanto durerà? E, soprattutto, mai come oggi scritto con un grande punto di domanda, che fare?

Generoso Bruno

venerdì 6 giugno 2008

In difesa di Oreste Scalzone e contro alcune piccole polemiche dalla periferia dell'impero.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Generoso Bruno, inviata al quotidiano Ottopagine, in risposta all'intervento di Sandro Feola (Udc) in merito alla presenza di Oreste Scalzone in Irpinia.

Gentilissimo Direttore,
sollecitato dall’intervento, di alcuni giorni fa, sul suo giornale, a firma di Sandro Feola e, ancor di più, da uno scambio di opinioni con alcuni amici e compagni le invio queste poche righe sperando che possano trovare pubblicazione.
Con piacere, dopo quasi un anno, la scorsa settimana ho rivisto Oreste Scalzone. Arrivava in Irpinia su invito dei Giovani Comunisti e di Rifondazione per una prima iniziativa, a Villamaina, legata alla mostra dei manifesti del maggio francese del ‘68. Di Oreste mi stupisce la ferma volontà di attraversare e di voler vedere da vicino le cose, i fatti, gli avvenimenti. Ed è, così, solo in questa maniera, che riesco a spiegarmi le notti passate ai presidii di Chiaiano o quella voglia di costruire relazioni e nuovi punti di connessione con i mutati scenari.
Scalzone è, quindi, persona vitale, curiosa, colta e, nonostante tutto, non è un reduce. Non offre la sua storia, ma, al contrario, sembra, disperatamente, volerne apprenderne di altre.
Non è l’uomo delle ricorrenze o degli anniversari, se non, forse, per una suonata di fisarmonica. Eppure, quel 16 marzo del ’68, a Roma, alla Sapienza, fu la storia, rompendogli la colonna vertebrale, a precipitargli addosso: il movimento, gli studenti, l’autunno caldo, Potere Operaio, l’Autonomia, il lungo attraversamento dal ’68 al ’77, il suggestivo quanto falso teorema accusatorio del Pm padovano Pietro Calogero, la fuga e l’esilio in Francia.
L’intera parabola di quel lungo sessantotto italiano, il “vogliamo tutto” come risposta di una generazione, o almeno di una larga parte di essa, rispetto ad una fortissima domanda di trasformazione capace di mutare in maniera radicale ed irreversibile le vite dei singoli e l’intera società. Si tentò, come Icaro, l’assalto al cielo, pur sapendo che era difficile, quasi impossibile. Così in alto e così vicino al sole.
E’ vero. Non tutto fu così romantico. La contiguità di certi ambienti con il terrorismo, sconfitto sia dalla fermezza del Pci ma anche, e, sicuramente, per motivi diversi – né con lo Stato né con le Br - dal movimento e dalla stessa Autonomia. Furono anni difficili. Inaugurati dalla violenza della repressione di piazza, il rischio concreto della svolta autoritaria, di tipo cileno, - Ankara, Atene, adesso Roma viene, scandivano i neofascisti nei loro cortei - i servizi deviati e le stragi di stato. Il quotidiano “bodycount” dei ragazzi morti ammazzati, rossi e neri, nel “gioco” di una giovane guerra civile per le strade d’Italia.
Sandro Feola, nel suo intervento ospitato da Ottopagine, pur tra diverse ed allusive imprecisioni sulla vita di Oreste Scalzone, cita un fatto, l’aiuto dato da Scalzone, per sua stessa ammissione, alla fuga degli autori del rogo di Primavalle. Su questa vicenda, tristissima, spero che le parole scritte da Lanfranco Pace, pochi anni fa, su Il Foglio, possano rappresentare il sentimento di quelli che c’erano: “Avremmo potuto consegnarli alla magistratura… Chiedere perdono alla famiglia Mattei… Avremmo potuto farlo, ma non lo facemmo. Ci sarebbe voluta tanta grandezza… Non ricordo tanta comprensione né tanta solidale vicinanza come quella volta che predicammo il falso”.
A parlare di quegli anni, quindi, occorre, comunque, prima di tutto, rispetto. Per le vite di chi non c’è più e per quelle di chi, invece, continua ad esserci. E’ troppo facile compiere l’esercizio di lettura, con le lenti che oggi ci ritroviamo sul naso, di una realtà lontana, gli ultimi decenni del secolo breve, e così profondamente diversa da quella odierna.
Una realtà, quella attuale, modulata e scandita dalla progressione della sconfitta iniziata nella Torino operaia con la marcia dei quarantamila e proseguita con gli effetti della riorganizzazione del capitale, dalla stessa produzione delle merci, dalla mutazione del luogo, la fabbrica, e dei soggetti, la molecolarizzazione della classe, in quello che è stato l’allineamento alle politiche della nuova stagione del neoliberismo su scala globale. La politica di oggi galleggia, per decenza ometto di dire cosa mi ricorda, sul limaccioso acquitrino prodotto dall’onda lunga del riflusso degli anni ’80, è lì che risiede la vittoria culturale della destra ed il “farepolitica” mutato. Sarebbe, quindi, interessantissimo ascoltare Franco Piperno, docente di fisica all’università di Cosenza, ex di Potere Operaio, tenere una lezione sul galleggiamento di un corpo in un liquido. Chissà se non finiremmo, addirittura, col capirne di più.

Generoso Bruno

giovedì 5 giugno 2008

Vendola a Napoli.

Mercoledì 11 giugno, ore 18.00
Hotel Oriente Via Armando Diaz 44 NAPOLI
assemblea
con Nichi VENDOLA

Alternative per il Socialismo.

In occasione del numero speciale della rivista Alternative per il Socialismo, in uscita a Luglio,
promuove, a Roma, giovedì 12 giugno dalle ore 9,30 alle 18 presso il Centro Congresso Frentani, una giornata di studio sul tema: Le ragioni di una sconfitta.
Introduce:
FAUSTO BERTINOTTI

Rifondazione Comunista, inizia, in Irpinia, la fase congressuale.

Avellino - "Il Comitato Provinciale ha avviato un Congresso decisivo perRifondazione e importante per tutta la sinistra" è quanto dichiara GennaroM. Imbriano, Segretario provinciale di Rifondazione Comunista e tra isottoscrittori del Documento Vendola in occasione dell'inizio della fase congressuale del PRC. "E lo abbiamo avviato -aggiunge- nel migliore dei modi, con una riunione in cui è prevalsa la volontà di discutere econfrontarsi seriamente". È partita, infatti il due giugno con la riunione del Comitato Politico Provinciale la fase congressuale di Rifondazione comunista che vede in netto vantaggio il presidente della Regione PugliaNichi Vendola candidato alla carica di segretario nazionale. I Congressi di Circolo si terranno lungo tutto il mese di giugno, mentre il Congresso Provinciale sarà celebrato a metà luglio, prima dell'assise nazionale prevista per la fine del mese dal 24 al 27 luglio. Il Comitato politico ha istituito attraverso elezione una Commissione che garantirà l'operatività dei congressi. La Commissione è formata da Toni Della Pia e Roberto De Filippis (Documento Ferrero), Cinzia Spinello e Pompilio Albanese (Documento Vendola), Carmine Cogliano e Tommaso Iannuzzi (Documento Bettarello). L'Organo garante procederà alle deliberazioni attraverso un meccanismo di voto ponderato, in cui il voto dei rappresentanti di ciascun Documento sarà calcolato in base allesottoscrizioni raccolte da ogni Documento nel corso del Comitato Provinciale del 2 giugno. Il Presidente della Commissione Congressuale è Pompilio Albanese. Queste le percentuali dei sottoscrittori in Comitato Politico Provinciale: al Documento Vendola il 61,76%, al Documento Bettarello il 23,52%, al Documento Ferrero è andato il 14,72%.