venerdì 29 febbraio 2008

Domani Bertinotti nel castello di Ottaviano sequestrato al clan Cutolo

La Sinistra Arcobaleno contro la camorra
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Il Presidente della Camera dei Deputati e candidato premier per la Sinistra l'Arcobaleno, Fausto Bertinotti, apre in Campania la sua campagna elettorale.
Lo farà in un luogo simbolo, a Ottaviano, nel castello mediceo che fu del boss della camorra Raffaele Cutolo ed oggi confiscato dallo Stato, in quel simbolo del potere criminale oggi restituito ai cittadini.
Lì Bertinotti terrà un incontro con i rappresentanti della Rete delle associazioni anticamorra.
Alle 15 Bertinotti sarà intervistato da un gruppo di giovani della rete delle associazioni anticamorra. Tra queste anche la radio web radio onda pazza, di San Giovanni a Tedducio, che seguirà in diretta l'evento. Al termine dell'incontro Bertinotti parlerà con i giornalisti.
All’importante iniziativa sarà presente una folta delegazione Irpina.

“Partire dal sud e partire dalla lotta alla camorra –dichiara Gennaro M. Imbriano , Segretario provinciale di Rifondazione Comunista- è un segnale coraggioso e necessario. Anche per questo la richiesta di candidatura avanzata da Bertinotti allo scrittore Roberto Saviano è qualcosa di assolutamente condivisibile.
La Sinistra, dal castello confiscato al clan Cutolo, lancia un chiarissimo messaggio di lotta ai poteri criminali che in questa regione continuano a controllare ampi settori dell'economia, della politica e della società.
Per far ripartire il sud, per tutelare i diritti sociali ambientali e del lavoro, si deve contrastare la camorra, ma anche la degenerazione morale che avanza in tanta parte della politica e delle amministrazioni locali del Mezzogiorno.
Non c’è dubbio, la Sinistra Arcobaleno è l’unica vera alternativa”.

Bertinotti incontra le associazioni GLBTQ pt.3

Bertinotti incontra le associazioni GLBTQ pt.2

Bertinotti incontra le associazioni GLBTQ pt.1

Conferenza stampa la Sinistra l'Arcobaleno

ATTACCO AEREO ISRAELIANO A GAZA: DISTRUTTA LA SEDE DI MEDICAL RELIEF, UCCISO UN NEONATO

Care tutte e tutti,

vi invio sotto la drammatica notizia dell'ultimo attacco a Gaza. L'attacco ha distrutto la sede centrale del Palestinian Medical Relief Society (PMRS) a Gaza e ha ucciso un neonato di 5 mesi.

La sede del PMRS ospitava la clinica principale del PMRS nella Striscia di Gaza, la principale farmacia, un'ambulanza, un centro di sostegno per portatori di handicap e gli uffici amministrativi.
L'ambulanza, tutti i medicinali e la maggior parte della strumentazione medica sono stati distrutti. Anche l'edificio è stato seriamente danneggiato e non potrà essere utilizzato senza prima aver effettuato dei lavori.

Un abbraccio

Luisa Morgantini
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Ramallah 28-02-2008. Un attacco aereo israeliano diretto contro la sede del Ministero dell’Interno a Gaza ha distrutto anche la vicina sede del Medical Relief, assassinando un neonato di cinque mesi in un edificio residenziale dell’area.

La sede di Medical Relief ospitava la principale clinica e farmacia della Striscia di Gaza, un’ambulanza, un centro di sostegno per persone con handicap e gli uffici amministrativi. L’ambulanza, tutte le medicine e buona parte delle attrezzature sono andate distrutte. Lo stesso edificio e’ seriamente danneggiato e non potra’ essere nuovamente utilizzato senza costosi interventi di consolidamento e recupero.

L’attacco ha inoltre colpito un edificio residenziale, uccidendo nella sua casa Mohamad Nasser Al-Borey, di cinque mesi.

Mustafa Barghouthi, membro dell’assemblea legislativa palestinese e presidente del Medical Relief, ha dichiarato che “la punizione collettiva dei palestinesi di Gaza ha raggiunto livelli inaccettabili. Questo ultimo attacco ha devastato una parte essenziale del gia’ seriamente devastato sistema sanitario di Gaza. Israele ha perso ogni senso di umanita’, e l’indifferenza della comunita’ internazionale gli consente una sanguinaria escalation di violenza contro un popolo imprigionato in un gigantesco carcere. Queste continue violazioni del diritto internazionale devono avere fine. Secondo le Convenzioni di Ginevra, colpire personale medico e’ un crimine. Organizzazioni regionali e singoli stati devono intraprendere azioni immediate per proteggere il popolo palestinese da Israele. Tutto questo deve finire, adesso”.

Abdel Hadi Abu Khussa, direttore del Medical Relief nella Striscia di Gaza, ha dichiarato che “la distruzione della piu’ importante clinica e della farmacia, dell’ambulanza e degli uffici e’ un colpo terribile per le attivita’ di Medical Relief, e aumentera’ le sofferenze del popolo di Gaza. Siamo vittime di una punizione collettiva da parte di Israele”.


*Medical Relief e’ in Palestina tra le principali organizzazioni non governative che offrono servizi sanitari, e nel 2007 ha raggiunto circa un milione e mezzo di palestinesi in quasi cinquecento citta’ e villaggi. Tutto questo e’ stato ottenuto attraverso un’ampia rete di infrastrutture e risorse umane costruita a Gerusalemme, nella West Bank e nella Striscia di Gaza nel corso di 29 anni di attivita’.
A Gaza, Medical Relief gestisce quattro centri per servizi primari, due ambulanze e due cliniche mobili, oltre che un ampio programma di sostegno a persone con handicap, in particolare bambini. Si occupa inoltre di programmi individuali per pazienti in speciale stato di necessita’, e ha un centro di fisioterapia.
Davanti al completo blocco di Gaza attuato da Israele a partire dal gennaio 2008, il Medical Relief ha avviato programmi di emergenza per il sostegno alla popolazione di Gaza.

Per ulteriori informazioni - Palestinian Medical Relief Society - www.pmrs.ps - telefono 00972 5 99 94 00 73 – fax 00972 2 296 99 91

NETWORK IRPINO DEI GIOVANI DELLA SINISTRA ARCOBALENO

SI PUO' FARE... DI PIU', A SINISTRA...
DAL 1 MARZO PARTE LA CAMPAGNA DEI GIOVANI DELLA SINISTRAARCOBALENO

Siamo donne ed uomini della sinistra irpina; siamo convintiche sia giunto il tempo di costruire in Italia una sinistraunita e plurale capace di dare alle giovani generazioni,alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese unarappresentanza reale e una speranza concreta ditrasformazione. La Sinistra che vogliamo deve ripartire dailuoghi del disagio, dalle fabbriche ai call-center, dalleperiferie delle nostre città al tessuto sociale dellenostre comunità.La sinistra che vogliamo deve essere interprete delleistanze di rinnovamento e di cambiamento che giungono dallasocietà italiana, declinando con forza il tema di unanuova questione morale, del rispetto della legalità, diuna nuova etica pubblica. Anche in Irpinia è necessariomettere in moto forze ed energie, superando tatticismi edopportunismi, affermando con forza che la sinistraarcobaleno non è un cartello elettorale, ma il cantiere diuna nuova sinistra. Per questo è necessario costruiremomenti collettivi di decisione e di azione politica, sin daora. Il network dei giovani della sinistra arcobalenointende iniziare da subito questo percorso, a partire dallacampagna elettorale, che ci vedrà impegnati unitariamentedal 1 marzo al corso ad avellino dalle ore 17 con "lacompagnia dei precari", costruendo una rete delle nuovegenerazioni della sinistra. A cominciare dai prossimi giornilanceremo iniziative sui temi della lotta alla precarietà,toccheremo la questione dei diritti civili, dell’ambiente,della pace e della legalità che riteniamo fondantidell’identità della sinistra nuova.Ci auguriamo che, a tutti i livelli, ed anche nella nostraprovincia le forze ispiratrici della Sinistra Arcobaleno,sappiano difendere ed alimentare le ragioni dell’unità edella solidarietà, per rendere più forte ed efficace lanostra campagna elettorale, e per costruire, dal basso, lanuova forza della sinistra.Noi facciamo una scelta di parte!
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Programma:
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1 marzo Avellino_ dalle ore 17.00 in poi c/o corso vittorioemanuele (davanti la villa comunale) "FAI UNA SCELTA DIPARTE" apertura della campagna del network dei giovani dellasinistra arcobaleno.Parole,suoni,racconti sulla precarietà attraverso unlinguaggio che và dalla musica al teatro di strada,dallapoesia alla giocoleria ,dal disegno all´arte culinaria, lacompagnia dei precari si propone di comunicare allospettatore il senso d´ instabilità ed incertezza checaratterizza i nostri tempi.I personaggi visti nel loro insieme danno l´idea dellaprecarietà attraverso: i trampolieri,giocolieri,disegnicreati al momento e attaccati in modo precario ad un filoche illustrano le storie cantate.Sono tutti simboli dell´essere precario e contribuiscono a dare un idea diprecarietà che coinvolge tutti e cinque i sensi. Lospettacolo è una fotografia felliniana delirante eirriverente,del tema della precarietà. I personaggi sonosempre in bilico trà realtà e fantasia,realtàrappresentata dai vestiti indossati che richiamano le formetipiche dei lavori precari (operaio ricercatore impiegatointerinale etc) e che permette al pubblico d´identificarsi con i personaggi ,fantasia presentata dalcontesto irreale in cui tali personaggi si muovono eagiscono.

Sotto l'arcobaleno: Nasce PENSIERO SALZESE

Pensiero Salzese,Rifugio Intellettuale Aspettando La Salvezza.
Pensiero Salzese è Un cammino di voci e azioni verso la liberazione da condizioni indesiderabili: La Salvezza.
Si riapre un'altra stagione politica di altissima innovazione -non novità- ma di poca liberalità,e ahimè di ridotte speranze di ritornare al governo.
Abbiamo di fronte a noi tre sinistre: una - forse delusa- degli operai, dei medici, di chi è più precario di prima, delle persone che aspettavanouna risposta, un qualcosa di più che non li facesse sentire "isolati" e dimenticati dal governo in cui siamo stati parte viva. Un'altra che è quella he vive in noi, nella nostra "geometrica" sede, su questo sito, nella nostre testa e nelle nostre notti, nei viaggi per l'Irpinia, nei circoli e nelle strade fredde. Che soffia sulle tastiere, che fa rinascere, pensieri e preoccupazioni, attese, ma soprattutto sorrisi. Sorrisi di chi sa che è di nuovo in gioco, che ha ancora una volta la possibilitàdi "dire" la sua. Non solo nelle urne, ma ovunque si possa dire che la possibilità di una scelta diversa,migliore, di sinistra, di parte, sia ancora lì ad aspettarci, per cambiare il nostro paese.
La terza sinistra, non si vede. E' nei circoli del PLD, del PD, e dei "cosisti bianchi", è tra le sedie morbide che aspetta i culi griffati de La destra. Aspetta di esseresorrisa. Due parole di vera politica, due parole di vera libertà e di vera speranza. Io sono qui, per sorridere e dire due parole. Sperando ancora. Aspettando l'Arcobaleno.
Ci unisca la fiducia nella possibilità di vincere queste battaglie, mettendo a frutto le energie materiali e morali dellanostra magnifica Irpinia.
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mercoledì 27 febbraio 2008

Avellino, Libere tutte Liberi tutti: Diritti @ Laicità @ Identità

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4 marzo, ore 17:30
Piazza Libertà n 11, “D-wine”
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modera:
Maria Tolmina Ciriello / Il Mattino
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introduce:
Maria Grazia Valentino / Prc-Se
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intervengono:
Annalisa Famoso / PdCI
Erika Picariello / Sd
Cinzia Spiniello / Prc-Se
Stefania Iadalora / Verdi
Antonella Mancusi / Rosso fisso
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conclude:
Titti DE SIMONE
Deputata Prc-Se

SI PUO' FARE

Designazione di Capo di Bomba a segretario provinciale del PD irpino

"Guarda figlio - o nipote ndr - tutto quello che vedi, un giorno, sarà tuo"...
E fu così che Capo di Bomba fu designato segretario provinciale del PD irpino...

GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO ORE 21, a Mirabella: L’ISTRUTTORIA di Claudio Fava

STAGIONE TEATRALE 2008
MULTISALA CARMEN – Mirabella Eclano (AV)
GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO ORE 21
CLAUDIO GIOE’ (protagonista de “Il Capo dei capi”)
DONATELLA FINOCCHIARO (protagonista de “ Il regista di matrimoni”)


ne: L’ISTRUTTORIA di Claudio Fava

unica data in Campania

Fuor di retorica, ci sono spettacoli necessari, urgenti. Che servono alla coscienza e alla riflessione personale e collettiva. Per non dimenticare. “L’istruttoria” di Claudio Fava, con la regia di Ninni Bruschetta (per la compagnia “Nutrimenti Terrestri”), è uno di questi. Uno spettacolo importante, modello esemplare di teatro civile che mette in scena gli atti del processo per l’omicidio del giornalista Giuseppe Fava avvenuto a Catania vent’anni fa, personaggio scomodo alla mafia per aver denunciato un sistema di collusioni col potere politico ed economico. A spendersi nell’impresa appassionata di ricordare una pagina viva di storia personale e del nostro Paese, è stato il figlio Claudio (giornalista ed eurodeputato, scrittore e sceneggiatore del celebre film “I cento passi”) che ha tratto dall’enorme malloppo di seimila pagine di verbali, una drammatizzazione che fa leva su alcune testimonianze di personaggi alcuni dei quali oggi ancora vivi o in posti di potere. La vibrante messinscena, che vede sfilare diverse deposizioni - dal collega all’amica, dall’onorevole al pentito, dal giornalista al killer, al cugino del boss - si sviluppa come un oratorio al quale prestano voce due bravissimi interpreti: Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro, i quali vivono quel dramma secondo due diverse sensibilità. Gioè, attore di razza, è magistrale nel mutare di registri vocali, di pose e atteggiamenti, che si fanno dolenti e grotteschi, comici e violenti. Di toccante verità umana. Che risalta sullo sfondo delle suggestive musiche mediterranee dal vivo del gruppo Dounia.
Biglietto d’ingresso € 15.00
Direttore artistico: Giambattista Assanti
Per informazioni e prenotazioni infoline: 334.3405841 – 0825.447367

martedì 26 febbraio 2008

Paternopoli: La fabbrica dell'ARCOBALENO

Car* compagn*,
vi invio delle idee e dei pensieri che in questi ultimi
due anni il gruppo PRC-SE di Paternopoli ha messo a disposizione del dibattito che
riguarda tutta la Sinistra. Sicuri e certi che pubblicherete sul
nostro/vostro blog "hirpinialinke", l'occasione è gradita per annunciare anche che
a fine mese faremo una grande manifestazione di livello provinciale che
riguarderà le ragioni della Sinistra Arcobaleno, della partecipazione,
della salvaguardia dei diritti civili, della laicità dello Stato e dei
lavoratori. In questi giorni dettaglieremo con un programma socio -
poitico e culturale, insieme ai compagni degli altri partiti e movimenti
della nostra colorata nuova casa politica.
Saluti.
Giuseppe Rabasca
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(ndr)
I contributi di riflessione de* compagn* di Paternopoli saranno presto presentati come commenti alla presente nota inviata da Giuseppe.

OCCUPAZIONE EX BASE NATO MONTEVERGINE: ASSOLTI CARUSO E NO GLOBAL

Doppia assoluzione per Francesco Caruso, il parlamentare di Rifondazione comunista, accusato di danneggiamento alle strutture della ex base militare Nato di Montevergine (Avellino). I fatti risalgono al 2002 quando Caruso, che sarebbe stato poi eletto deputato nel 2006, con altri giovani 'disobbedienti' dei centri sociali di Napoli, dopo aver reciso la rete metallica occupo' simbolicamente l'area che da tempo era stata sostanzialmente abbandonata per protestare contro la guerra in Iraq.Il giudice monocratico di Avellino, Davide Di Stasio, ha anche dichiarato il non luogo a procedere per l'accusa di imbrattamento: i manifestanti avevano scritto con lo spray slogan pacifisti. Nel corso del dibattimento, sono stati ascoltati come testimoni anche il presidente dei senatori di Rifondazione comunista, Giovanni Russo Spena, e don Vitaliano Della Sala.Assolti anche tre giovani no global di Napoli che vennero denunciati insieme a Caruso per il quale il pm, Isabella De Asmundis, aveva chiesto la condanna a due mesi di reclusione. Francesco Caruso: rioccuperemo in centinaia l'ex base NATO di Montevergine a Pasquetta
Ringrazio il pm De Asmundis per la richiesta di attenuanti per l'alto valore morale dell'azione e il giudice Di Stasio per l'assoluzione.Le ragioni della pace hanno prevalso sulle follie della guerra.Forti di questa sentenza, torneremo ancora una volta a occupare l'ex base nato di montevergine per rilanciare la nostra battaglia a favore del riutilizzo sociale delle aree militari dismesse, perchè vogliamo che la base di Monevergine da fabbrica di guerra e di morte diventi un laboratorio di educazione all'ambiente e alla pace.Quella montagna espropriata da decenni dall'esercito USA deve tornare a disposizione della collettività e della cittadinanza irpina.Per questo motivo il giorno di pasquetta ci recheremo in centinaia all'interno della base nato per un "pic-nic di lotta", per una giornata di mobilitazione e di svago contro la guerra, alla quale parteciperanno artisti, cantanti e personalità importanti del mondo della cultura e dello spettacolo.

lunedì 25 febbraio 2008

Il 26 febbraio 2008, "CON LE DONNE, CON LA LEGGE 194" al centro sociale Samantha Della Porta

Riceviamo da Giuseppina Buscaino:
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L’irruzione dei poliziotti nella clinica di ostetricia dell’Università di Napoli, costituisce una violenza inaccettabile verso le donne, un segnale preoccupante al quale occorre reagire.
Respingiamo l’ennesimo attacco alla Legge 194 del 1978, che ancora una volta in questi giorni viene riproposto come leitmotiv di una campagna elettorale che con cinismo si vuole giocare sulla pelle delle donne. La proposta di moratoria sull’aborto avanzata da Giuliano Ferrare costituisce l’ennesimo attacco contro la libertà delle donne ed è particolarmente ripugnante perché vuole stabilire un vile paragone con la grande conquista rappresentata dalla moratoria sulla pena di morte,ponendo sullo stesso piano donne che responsabilmente decidono della propria vita, con Stati che si arrogano il diritto di uccidere esseri umani. Perché tanto livore contro le donne? La 194 è una legge buona, non solo una buona legge. Una legge buona perché rispetta la libertà delle donne, la loro autodeterminazione e conosce il dolore della rinuncia alla maternità. Che sia stata e sia tutt’ora una buona legge, lo dimostrano i fatti. Dal 1982 ad oggi, infatti, ha ridotto del 60% il ricorso all’aborto, garantendo informazione ed assistenza a tante donne costrette a scegliere sulla propria pelle se portare avanti la gravidanza.
Fa veramente indignare che gli uomini ingaggino un duello elettorale su questa legge. Introdurre strumentalmente il tema dell’eugenetica, che nulla ha a che vedere con l’aborto e con l’autodeterminazione e la salute psicofisica delle donne, serve solo ad aprire la strada ad una battaglia politica conservatrice, che punta a minare alle radici la libertà delle donne e il diritto di tutti i cittadini italiani ad uno Stato laico e rispettoso della libertà di coscienza.
.Ora che lo scenario politico italiano è in cambiamento, con il possibile avvento della Destra al Governo, più di prima dobbiamo cercare di porre un freno a questo attacco all’autonomia e alla libertà delle donne e alla laicità del nostro Paese che proviene dalla chiesa e da soggetti politici ad essa vicini. Dobbiamo cercare di impedire ciò che sta accadendo in Lombardia, guidata dalla giunta di centrodestra di Formigoni, che ha annunciato proprie linee di intervento sull’aborto terapeutico.
Noi invece chiediamo nuove politiche di prevenzione, di promozione e diffusione della contraccezione nelle scuole; lo stanziamento di risorse per il potenziamento dei consultori pubblici; la garanzia della presenza di mediatori linguistici in tutte le strutture socio sanitarie pubbliche.
Nell’applicazione della legge è fondamentale il ruolo dei consultori familiari, sui quali bisogna continuare ad investire per estendere e potenziare la rete su tutto il territorio nazionale. La crescita del numero di consultori è certamente auspicabile anche perché i consultori sono la metà di quelli che la legge prevede e di quelli esistenti, solo pochi sono detti primari cioè con équipes formate da ostetrico, ginecologo, psicologo e assistente sociale, gli altri secondari dove c’è o soltanto un’ostrica o un ginecologo.

La libertà delle donne è misura di libertà e di democrazia per l’interasocietà: oggi lo ribadiamo con forza, convinte e convinti che toccare la194 significhi attaccare i diritti di tutto il paese.Le nascite si difendono abrogando la legge 30 e il precariato, che impediscono ai giovani di farsi una famiglia, non criminalizzando chi compie consapevolmente una scelta sempre drammatica.

CON LE DONNE, CON LA LEGGE 194, CONTRO LA PROPOSTA DI MORATORIA SULL’ABORTO DI GIULIANO FERRARA

Incontro organizzato da Sinistra Democratica il 26 febbraio 2008 al centro sociale Samantha Della Porta alle ore 17,30

Partecipate numerose e numerosi.

domenica 24 febbraio 2008

Nasce la sinistra radicata:"Felce e Mirtillo"

di Alvise Spano'

Corriamo anche noi, ma dall'altra parte. Nasce la sinistra radicata. Felce e Mirtillo: un partito agricolo per tornare alle radici, piantarla coi compromessi, far fiorire la giustizia sociale, coltivare i semi della speranza e far fruttare l'esperienza dei movimenti. E far rosicare Ferrara.
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"Per portare l'immaginazione al potere e' nata Felce e Mirtillo, una nuova formazione agropolitica che e' riuscita a salvare due piante prima che fossero catturate dalla botanica dei partiti. La quercia, l'ulivo, la margherita, la rosa nel pugno, il garofano e l'edera erano ormai perduti, assieme al girasole dei "Radicali di sinistra", la spiga del Movimento Autonomo Agricoltori e la stella alpina del Südtiroler Volkspartei. Ma noi siamo i primi a far sposare due piante, che assieme avranno una forte connotazione simbolica ma da sole continueranno a farsi i cazzi loro: nessuno potra' piu' piegarle alla propria ideologia. La felce arriva dal sottobosco dei movimenti di base e dalla gente con i piedi per terra. Il mirtillo migliora la vista e allunga l'orizzonte ai grandi progetti di cambiamento. Il simbolo del partito e' no-copyright, e puo' essere usato per decorare erboristerie, negozi di fiori e sagre vegetariane. Il programma e' in un punto solo: il partito sei tu. Chiamate la segreteria centrale galattica allo 06916504836 e/o lasciate una traccia sul blog: paparazzin. splinder.com , e fateci sapere se la priorita' del partito sara' la salvaguardia della Foca Monaca, l'estinzione del Giuliano Ferrara o la riproduzione delle Binetti in cattivita'. Decideremo assieme come salvare il pianeta dal grigiore del bipolarismo. Onore e gloria per chi inviera' all'indirizzo paparazzin@gmail.com i manifesti di propaganda piu' belli, per appiccicarli su quelli dei partiti che ci stanno antipatici. E ora la parola al popolo!"

[Firenze]: incontro nazionale 1 e 2 Marzo

Sette anni di carcere sono stati comminati dal Tribunale di Firenze a tredici attivisti, coinvolti in una carica della polizia durante una manifestazione contro la guerra, nei giorni dei bombardamenti della Nato sulla Federazione Yugoslava nel 1999. Questa condanna si aggiunge alla rinuncia a fare verità e giustizia sui fatti di Genova 2001, alle condanne fino a 11 anni nei processi per le manifestazioni contro il G8, le richieste di condanna fino a 7 anni di carcere per gli attivisti imputati nel processo di Cosenza per aver contribuito alla organizzazione delle manifestazioni genovesi. Oltre a quelle più conosciute, sono moltissime le situazioni analoghe che nei prossimi mesi rischiano di rovinare la vita a centinaia di persone per il loro impegno politico e sociale. Non accade in nessuna democrazia del mondo. Non è possibile che fatti di piazza legati a manifestazioni politiche siano trattati alla stregua, e in molti casi assai più duramente, di delitti gravissimi contro la vita delle persone. Il nostro paese sta vivendo una profonda crisi politica, civile e morale. Tanto più è importante vigilare affinché non vengano intaccate le libertà democratiche, di associazione e di espressione del dissenso garantite dalla Costituzione. Denunciamo il tentativo di dare risposte di carattere giudiziario e repressivo ad atti che sono invece di dissenso politico. Questo non è solo ingiusto, è anche estremamente pericoloso perché, come spesso è avvenuto con successo in passato, si punta a marginalizzare e rendere inoffensivi movimenti e conflitti sociali impantanandoli nella spirale di repressione\risposta alla repressione\nuova repressione. I movimenti sociali italiani sono uniti nel denunciare e rifiutare questa trappola. E' per questo importante rilanciare azioni che abbiano un ampio respiro politico e coinvolgano, nel rispetto delle differenze, tutti quei soggetti che hanno partecipato alla importante stagione dei movimenti degli anni passati, che hanno realizzato quello straordinario evento che è stato il Social Forum di Firenze, e che continuano in forme diffuse a animare vertenze, conflitti sociali, pratiche alternative in tutto il paese. Torniamo a Firenze, in solidarietà con i condannati, per incontrarci e confrontarci in positivo sui grandi temi del movimento: la pace, l’antirazzismo, i diritti sociali e civili, i beni comuni dell’umanità.
Bruno Paladini, Vincenzo Striano, Tommaso Fattori, Francesca Chiavacci, Andrea Bagni, Ugo Biggeri, Ornella De Zordo, Francesca Foti, Chiara Giunti, Cristiano Lucchi, Jason Nardi, Sara Nocentini, Emanuele Rossi, Alessandro Santoro, Massimo Torelli, Salvatore Tassinari

PROGRAMMA

Sabato 1 marzo

Ore 17.00 “La guerra permanente e il securitarismo: le sfide della nuova fase”

Ore 21.00 Spettacolo

Domenica 2 marzo

Ore 10.00 “ Genova, Porto Alegre, Firenze, 15 febbraio, e il nuovo ciclo dei movimenti sociali”

Ore 14.00 “Precarietà e nuove povertà: nessuno può farcela da solo”

Il lavoro irrompe in campagna elettorale. Il 2008 non è il '53, ma alla Thyssenkrupp si muore come a Marcinelle.

di Fausto Bertinotti
Walter Veltroni conosce bene il linguaggio dei simboli e della comunicazione, dunque sa bene di cosa parliamo quando polemizziamo sulle candidature dell'operaio e dell'imprenditore. Parliamo delle classi sociali e della lotta tra di esse, cioè della lotta di classe. Bel tema, per capire come ci si colloca in questa società contemporanea e quali interessi e istanze sociali una forza politica vuole difendere.
Penso che se si dice di volerli difendere tutti, in realtà si finisce col difendere solo i più forti. Perciò credo che la politica della sinistra debba essere di parte, cioè organizzare e rappresentare, nel terreno sociale, in primo luogo, gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori. Del resto così è stato sempre, non solo per i comunisti ma per i socialisti, i socialdemocratici e i labouristi e così continua ad esserlo.
Le classi c'erano nell'Ottocento come nel Novecento, come nel Duemila; diversa è la loro natura, si pensi alla diversità tra i primi del ‘900 e il neo-capitalismo della società dei consumi, diversa la loro composizione, e dunque diverse sono le caratteristiche del conflitto. Ma per sapere che esistono due punti di vista diversi nell'impresa e tra loro conflittuali non c'è bisogno di Marx e neppure dei coniugi Webb, basta la sociologia del lavoro, ben compresa quella americana.
Veltroni dovrebbe sapere che non c'è nulla di più vecchio e di più volte smentito dalla storia come dalla cronaca che la tesi della scomparsa delle classi, della lotta di classe e del capitalismo. Quante volte ne è stato decretato il superamento, salvo ritrovarselo di fronte, ogni volta mutato, e ogni volta portatore di vecchie e nuove diseguaglianze.
Oggi addirittura ce lo troviamo di fronte luccicante nella nuova veste della globalizzazione, una veste così nuova da volerci far credere, proprio mentre il capitalismo tende a farsi totalizzante, così da mettere all'opera non solo le mani ma le menti e i corpi, che si è invece volatilizzato. Qualche anno fa, caro Walter, si è teorizzata la fine del lavoro e il lavoro è scomparso dalla politica, dalle comunicazioni e dalle arti. Ma quando è riapparso ha persino preso la forma drammatica dei corpi degli operai uccisi sul lavoro. Il 2008 non è il '53. Ma alla ThyssenKrupp si muore come a Marcinelle. Storie di operai e di padroni.

venerdì 22 febbraio 2008

Bertinotti Teatro Piccolo Eliseo 20 Febbraio 4

Bertinotti Teatro Piccolo Eliseo 20 Febbraio 3

Bertinotti Teatro Piccolo Eliseo 20 Febbraio 2

Bertinotti Teatro Piccolo Eliseo 20 Febbraio

Bertinotti. 5 Racconti per la Sinistra l'arcobaleno 4

Bertinotti. 5 Racconti per la Sinistra l'arcobaleno 2

Bertinotti. 5 Racconti per la Sinistra l'arcobaleno 3

Bertinotti. 5 Racconti per la Sinistra l'arcobaleno 5

Bertinotti. 5 Racconti per la Sinistra l'arcobaleno

Veltroni: quando democrazia fa rima con dinastia

Sull'esclusione del Presidente Ciriaco De Mita dalle liste del PD interviene, anche con un pizzico di ironia, il Segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Gennaro M. Imbriano.
Molti sembrano rapiti dal grande sforzo di innovazione di cui sarebbe protagonista il leader del PD Walter Veltroni. Non mi riferisco semplicemente all'arcinota vicenda De Mita, al quale Walter avrebbe chiesto si adottare lo slogan "weekend" -che allude evidentemente ad un periodo di vacanza e di riposo- invece dell'ormai noioso e straripetuto "we can".
Parlo piuttosto della scelta di far eleggere nelle liste del PD i figli di Colaninno, Sensi, Benetton e Mondadori. A me pare -commenta Imbriano- che il presunto rinnovamento veltroniano sia fortemente intriso di una concezione dinastica e feudale, un'idea secondocui basterebbe eleggere il rampollo di una famiglia per cambiare la politica italiana. Sarà per questo che Veltroni aveva chiesto anche la candidatura di AntoniaDe Mita in sostituzione del padre? Alla politica -conclude l'esponente de La Sinistra Arcobaleno- non serve un rinnovamento di facciata o di casta, se vuole ricostruire un radicamentonella società e se intende recuperare la fiducia da parte dei cittadini.La politica deve avere un alto rigore morale e soprattutto deve aprirsi davvero ai giovani e alle donne, non ai figli di, ma a quelli che vivono una vita precaria, a chi non arriva alla fine del mese, a quanti sono costretti a fare la valigia ed a cercarsi un lavoro al Nord.

L'Europa chiede nuovamente la fine del blocco a Gaza:La politica di isolamento e di punizione collettiva è fallita.


Strasburgo 21 febbraio 2008

Oggi il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che chiede ancora una volta, dopo una precedente risoluzione votata l’11 ottobre 2007, per la fine del blocco israeliano alla Striscia di Gaza.

"Ora, l’Unione Europea non ha più scuse –ha dichiarato Luisa Morgantini- Dobbiamo immediatamente intraprendere azioni efficaci per applicare tali risoluzioni e fermare l’illegale e collettiva punizione di civili nella Striscia, dove 98 ammalati palestinesi, compresi 17 bambini, sono già morti a causa della mancanza di medicine e di cure dovuta all’assedio: la delegazione di Membri del Parlamento Europeo che insieme a me ha visitato l’ospedale di Shifa a Gaza, ha visto almeno 30 bambini prematuri tenuti in vita grazie alle incubatrici ma che moriranno se i generatori si fermeranno a causa della mancanza di carburante dovuta al taglio dei rifornimenti e alla chiusura decisi dal Governo Israeliano. Tutto questo è illegale e disumano”.
“La risoluzione votata oggi, chiedendo ad Israele “la fine del blocco, una riapertura controllata dei valichi da e verso Gaza, di garantire la circolazione delle persone e delle merci a Rafah, Karni e agli altri valichi”, afferma inoltre chiaramente che “la politica di isolamento della Striscia di Gaza è fallita sia a livello politico che a livello umanitario”- ha aggiunto Luisa Morgantini. “Ricordando che “la popolazione civile deve essere risparmiata da ogni azione militare e punizione collettiva”, attraverso la risoluzione di oggi, il Parlamento Europeo chiede con urgenza a Israele di “adempiere ai suoi obblighi internazionali, come forza occupante, garantendo un flusso continuo e sufficiente di aiuti umanitari, assistenza umanitaria nonché di merci e servizi essenziali, fra cui carburante e forniture energetiche” e condanna allo stesso tempo la decisione di introdurre un progressivo 5% a settimana nei tagli di rifornimenti di energia elettrica alla Striscia –non sufficiente per i bisogni minimi umanitari. IL PE ha inoltre accolto con favore la petizione di 10 organizzazioni israeliane per i diritti umani contro i tagli di carburante e di elettricità alla Striscia”.
“Infine – ha concluso Luisa Morgantini- la risoluzione di oggi ricorda all’Europa che deve essere capace di maggiore efficacia non solo nella condanna di ogni violenza, di ogni azione militare che uccide e mette in pericolo i civili e di ogni assassinio extra-giudiziale attuati da Israele -così come di ogni razzo Qassam lanciato contro la città israeliana di Sderot, perpetrati da alcuni gruppi estremisti palestinesi- ma deve anche dimostrare di essere efficace con fatti e impegni precisi.
Il tempo delle parole vuote e delle promesse tradite è finito: tutti i Palestinesi e gli Israeliani che vogliono la pace meritano il nostro sostegno e i nostri sforzi per lavorare concretamente per garantire il rispetto della legge umanitaria internazionale, per la ripresa dei negoziati di pace, che siano il più inclusivi possibile e comprendano anche la Lega Araba, basati sul congelamento di tutti gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, sulla fine dell’occupazione militare e l’istituzione di uno Stato Palestinese, libero, sovrano e unito, costituito dalla West Bank e da Gaza, sui confini del ’67 in coesistenza, sicurezza e pace con lo Stato israeliano.

Ieri 20 febbraio, Luisa Morgantini, Vice Presidente del PE (GUE/NGL), e il Generale Philippe Morillon (ALDE) hanno organizzato una conferenza stampa intitolata “Di ritorno da Gaza e Sderot” con la partecipazione dei Membri del Parlamento Europeo appartenenti ai diversi gruppi politici che hanno preso parte alla missione di osservazione in Israele e Palestina, dal 2 al 7 febbraio 2008: al centro della conferenza i risultati della missione e la descrizione della situazione travata sul terreno, con particolare attenzione alla crisi umanitaria a Gaza. MEP Jill Evans (Verdi), che ha partecipato alla missione a Gaza e Sderot ha affermato che “La situazione in Palestina sta raggiungendo un punto di rottura. L’assedio è una punizione collettiva disumana e illegale per la popolazione di Gaza e sta causando enormi sofferenze. Deve essere subito fermato. Deve esservi un’azione internazionale per la fine dell’assedio, la fine dell’occupazione e per la ripresa dei negoziati di pace”. MEP Richard Howitt, Vice-Presidente della Sub-Commissione per i diritti umani e anche lui membro della delegazione in Israele e Palestina, ha aggiunto: "Si tratta di un assedio che impone alla popolazione di Gaza delle condizioni medievali ed è oggi considerato dal Parlamento Europeo come una chiara violazione dei diritti umani. I Paesi UE dovrebbero guidare all’interno del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite un’azione di sostegno per cercare di rafforzare il rispetto della legge umanitaria internazionale”
“A Gaza, c’è una crisi umanitaria e un collasso dell’economia che può solo favorire altra violenza, la mancanza della giustizia e i fanatismi da entrambe le parti: dobbiamo sostenere tutte le persone che vogliono una vita “normale” e in pace prima che diventi impossibile “- ha dichiarato MEP Jean Lambert (Verdi) che ha visitato anche lui con la delegazione Gaza e Sderot. “Entrambe le parti in conflitto sono ostaggio dei propri estremismi. Ecco perché la Comunità Internazionale dovrebbe sostenere una pace duratura sia in Israele che in Palestina: è l’interesse principale degli amanti della pace sia palestinesi che israeliani” ha aggiunto Gyula Hegyi (PSE) altro MEP partecipante alla missione.

Palestina, le punizioni collettive di Tel Aviv "LIBERAZIONE 19 FEBBRAIO 2008" di Luisa Morgantini*



Ondata di retate, sequestri e uccisioni in Cisgiordania.
I racconti dei testimoni del villaggio di Beit Ummar.



Dopo tre giorni consecutivi di assedio e coprifuoco israeliano a Beit Ummar, un piccolo villaggio palestinese di 10mila abitanti a pochi km da Hebron nel sud della Cisgiordania, venerdì scorso i carri armati se ne sono andati e l'acqua e la luce sono state ripristinate. Qui i tank israeliani e gli agenti dello Shin Bet -secondo testimoni locali almeno 30 veicoli e bulldozer- sono entrati nel villaggio all'una di notte circa di mercoledì 13 febbraio, portando avanti rastrellamenti di casa in casa, prelevando i civili di sesso maschile dai 18 ai 25 anni e distruggendo abitazioni, infrastrutture, negozi, come anche testimoniato dai Christian Pacemaker Teams (CPT) che a Maan news hanno confermato la brutalità dell'invasione: «I soldati hanno circondato la moschea, impedito qualsiasi movimento nel villaggio per persone, automobili ma anche medicinali e ambulanze».
«Una vera e propria punizione collettiva è stata inflitta ai ragazzi e agli uomini del villaggio, sequestrati e condotti nel campo di calcio di un cortile di una scuola dove sono stati picchiati ripetutamente e almeno in 85 trattenuti per ore al freddo di temperature sotto lo zero», ha raccontato al telefono, con disperazione ed impotenza, Ali Abu Awwad, palestinese di 35 anni e pacifista gandhiano che insieme ad Elik El Hanan, israeliano, raccontano al mondo il loro bisogno di pace e giustizia. Entrambi hanno sofferto sulla propria pelle un lutto famigliare a causa del conflitto: Ali ha perso un fratello, ucciso a freddo da un soldato israeliano ad un check point, Elik, una sorella, rimasta vittima di un attentato kamikaze nel 1997. Oggi insieme sono attivisti del Parents Circle -Forum di oltre 500 famiglie israeliane e palestinesi che hanno perso i propri cari ma che da più di 12 anni diffondono un messaggio forte: «Se noi che abbiamo pagato il prezzo più alto possiamo continuare a parlare, allora tutti potrebbero farlo» dice Ali a chiusura di "Madri", documentario di Barbara Cupisti (Rai Cinema) sulle testimonianze di 15 mamme israeliane e palestinesi che hanno avuto i propri figli uccisi, presentato lo scorso settembre al Festival di Venezia.
Al telefono Ali, che è anche fondatore di Al Tariq "la via" -movimento di diverse associazioni palestinesi che ogni giorno lottano per il diritto ad uno stato libero, per la fine dell'occupazione, contro la logica del nemico e ogni violenza- ha detto che dei volantini con la scritta «Non siete stati capaci di educare i vostri figli a non tirare le pietre. Ora lo faremo noi» sono stati lasciati a Beit Ummar dai soldati israeliani che hanno occupato alcune case del villaggio per farne il loro quartier generale.
Durante l'invasione, inoltre, le forze di occupazione israeliana hanno demolito con bulldozer case e negozi del centro del villaggio, distrutto gli impianti e le tubature per l'acqua e le fogne, confiscato computer, documenti, telefoni cellulari, senza motivare le ragioni di queste operazioni, e sequestrato 25 persone, tuttora in stato di arresto e rinchiuse nelle carceri israeliane, ma ancora non si sa dove: tra queste anche minori come Muntaser Fakhri Ikhlayel, 15 anni e suo cugino Adam Hasan Ikhalyel di 16, arrestati a Beit Ummar mercoledì notte, e come anche Youssef Hassan Abarneh, manager locale di Fatah e cofondatore di Al Tariq, che si vanno ad aggiungere agli oltre 11mila prigionieri politici palestinesi tuttora nelle prigioni israeliane in Israele e nei Territori Occupati.
Nelle ultime settimane Beit Ummar era stato lo scenario di varie manifestazioni da parte della cittadinanza che protestava contro l'amministrazione del villaggio da parte di Hamas. Non sarà un caso che tra i 25 arrestati delle ultime ore vi siano, oltre a Youssef Hassan Abarneh, anche altri dirigenti locali di Fatah a cui l'amministrazione di Hamas aveva consegnato le chiavi del Consiglio municipale in segno di distensione con la piazza.
Intanto le chiusure, i raid e le invasioni israeliani si succedono in tutta la Cisgiordania e a Gaza: nella sola giornata di mercoledì scorso almeno 60 persone sono state sequestrate in West Bank dall'esercito Israeliano ed è del 15 febbraio la notizia della morte di Fawzia Abdel Fattah, un'anziana palestinese malata di cuore che non è riuscita a raggiungere in tempo l'ospedale perché respinta al checkpoint dai soldati israeliani nei pressi di Tulkarem, mentre era accompagnata dal marito 71enne Mahmoud Yussef Qab.
Secondo Palestine Monitor, dal 28 novembre, data della Conferenza di pace di Annapolis, gli attacchi israeliani, circa 880 in Cisgiordania e a Gaza, sono cresciuti del 220%, 178 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 3 bambini, e circa 617 feriti.Tutto questo senza una protesta da parte della Comunità Internazionale e da Beit Ummar non si tirano neppure i Kassam.
Sembra chiaro che il governo israeliano non sappia e non voglia uscire da una politica militarista, coloniale e di conquista di terre come dimostra ampiamente la politica di espansione di colonie nei territori palestinesi e voglia continuare a tenere il medio Oriente in conflitto permanente, basta vedere l'assassinio extraterritoriale compiuto contro il dirigente di Hezbollah Imad Mughniyeh- a Damasco. Uccidono, distruggono e sono convinti di dover essere capiti e amati, ma per essere amati bisogna saper amare e rispettare. Non mi sembra sia il caso del governo e dell'esercito israeliano. Però non disperiamo, perchè tante sono le voci in Israele come quelle di Elik che difendono il futuro del loro paese manifestando con tanti palestinesi davanti il muro di Bi'lin o al valico di Eretz a Gaza denunciando con forza che la politica di occupazione militare e di espansione coloniale serve solo a rafforzare nell'uno e nell' altro campo forze estremiste e fondamentaliste.

*Vicepresidente del Parlamento Europeo
19/02/2008
www.luisamorgantini.net; luisa.morgantini@europarl.europa.eu;

Cariche a Savignano. SOLIDARIETA' AI MANIFESTANTI

Sulle cariche delle forze dell’ordine, verificatesi contro i cittadini che manifestavano, in località Pustarza, interviene il Segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Gennaro M. Imbriano.

“Le cariche avvenute a Pustarza sono un episodio molto grave, che testimonia un’ingiustificabile approssimazione nella gestione dell’ordine pubblico” dichiara l’esponente de la Sinistra – l’Arcobaleno.

“Sono profondamente preoccupato per quanto è avvenuto a Savignano: è un fatto che rischia di acuire la tensione in un momento già così difficile e delicato. Chiedo al Prefetto, al Questore e al Commissario De Gennaro di evitare in futuro qualsiasi prova muscolare: non serve la militarizzazione, ma occorre il confronto e l’ascolto con le popolazioni per uscire dall’emergenza rifiuti.
Ai cittadini e al giornalista feriti nel corso delle cariche esprimo la nostra solidarietà”.

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
SEGRETERIA PROVINCIALE

PUSTARZA

Protesta del popolo della velle del cervaro, contro la costruzione di una mega discarica a Savignano Irpino, a 2 km da Difesa Grande

di catello2

Scontri a località Pustarza - Savignano Irpino

lunedì 18 febbraio 2008

PACE

(Adnkronos) - Mezzo secolo, ancora contemporaneo. Compie cinquant'anni il simbolo della pace, composto da una linea verticale e due linee inclinate verso il basso, inscritte in un cerchio.
Diventato negli anni uno dei loghi più conosciuti, associato all'America degli anni ‘60 e alla cultura hippie, nasce in realtà in Gran Bretagna nel 1958 come simbolo della Cnd (Campaign for nuclear Disarmement), organizzazione pacifista che aveva tra i suoi promotori il filosofo Bertrand Russell (1872-1970). Il primo utilizzo pubblico del simbolo risale infatti alla marcia di Aldermaston, località sede di una base militare e di una fabbrica di armi nucleari, in Inghilterra, come descritto in un articolo sulla manifestazione dal ‘Manchester Guardian’.
A inventare il simbolo, che è riuscito a imporsi sul suo più diretto concorrente, la colomba della pace di Picasso, è stato Gerald Holtom. Obiettore di coscienza durante la Seconda guerra mondiale, decisione non scontata per quei tempi, Holtom, al termine del conflitto si avvicinò al Cnd diventandone presto attivista. Ai membri dell’organizzazione propose uno strano logo disegnato, qualche tempo prima, in nome della pace.
L’idea nacque dopo aver studiato l'opera di Goya sui popolani madrileni fucilati dalle truppe di Napoleone. In particolare, la sua attenzione cadde su due personaggi: uno morto con le braccia abbassate e un altro vivo con le braccia alzate. Stilizzando tali posizioni e ispirandosi alla gestualità che i marinai utilizzano per comunicare a distanza tramite le bandierine (la lettera ‘N’ di ‘nuclear’, indicata dalla linea verticale, la lettera ‘D’ di ‘disarmament’, corrispondente alle linee inclinate, e il cerchio che rappresenta la parola ‘globale’), realizzò il simbolo della pace che i pacifisti inglesi riprodussero durante le marce da Londra ad Aldermaston.
Proprio nel 1958 vennero realizzati i primi distintivi in ceramica con il simbolo della pace. Oggetti che furono distribuiti con un foglietto ‘di istruzioni’ nel quale si spiegava che in caso di disastro atomico quello sarebbe stato uno dei pochi manufatti umani a restare integro.
Alle marce tra Londra e Aldermaston parteciparono molte persone tra cui un collaboratore di Martin Luther King, Bayard Rustin, che, affascinato dall'idea, 'esportò' il simbolo negli Stati Uniti dove venne adottato dagli attivisti per i diritti civili. Nella metà degli anni ‘60, comparve nelle dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, dipinto sulle bandiere americane, sui vestiti dei contestatori e persino sugli elmetti dei militari impegnati al fronte, oltre che su milioni di spille, magliette, affiancato allo slogan “Fate l'amore non fate la guerra”, mobili e tessuti di arredamento, portaceneri, asciugamani.
Nello stesso periodo, ‘sponsorizzate’ dalle chiese fondamentaliste americane, nacquero leggende circa supposte origini sataniche del simbolo, visto che con molta fantasia lo si può interpretare come una croce spezzata. Ma il successo popolare continua da mezzo secolo, sui muri di Sarajevo e di Timor Est, nelle manifestazioni, sui diari o gli zainetti dei ragazzi. E la cosa curiosa è che nessuno, né Holtom né la Cnd, ha mai registrato il marchio.
Secondo il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, nonostante il mezzo secolo di vita, quello della pace “non è affatto un simbolo sorpassato e, anzi, è entrato a pieno titolo nella modernità”. Ferrero spiega all'ADNKRONOS che ''nella società di oggi i 'valori' e i simboli hanno più valore di un tempo. La società ha bisogno di identificazioni simboliche''.
''Sia come simbolo pacifista che come simbolo antimilitarista” - afferma Ferrero – il simbolo della pace “fa parte del vissuto contemporaneo e non è affatto stato ‘soppiantato’ dalla bandiera con i colori dell'iride. La bandiera – spiega - ha una caratterizzazione più nettamente pacifista o, se si vuole buonista. Mentre il simbolo della pace ha anche una carica antimilitarista, è simbolo dell'obiezione di coscienza. Non solo quindi ricerca della pace, ma rifiuto delle armi, dell'impegno personale contro l'uso delle violenza e per il riconoscimento dei diritti”.
E conclude: ''E' un simbolo che ho incontrato dappertutto: in Europa come in America. E' un simbolo universale, riconosciuto in tutto il mondo. E questo – sottolinea - è fose dovuto proprio al fatto che non è stato mai registrato. Non è di nessuno quindi è di tutti''.

Intervento di Rocco Giacomino - Ass. RossoVerde

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Siamo davvero ad un passaggio storico. Ciò richiede a ciascuno di noi assunzione di responsabilità e parole semplici e chiare,come spesso sono le questioni politiche decisive.
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Il 14 Aprile potrebbe non esserci più una sinistra: sia quella in crisi e conosciuta del ‘900 fondata sui grandi partiti di massa e sulla forza trasformatrice del movimento operaio,ma anche quella sinistra nuova, all’altezza delle sfide del mondo contemporaneo, per la quale tante e tanti di noi da alcuni anni si stanno impegnando. La sinistra rischia la marginalizzazione, la residualità e financo la scomparsa come forza autonoma ed incidente nella società e nelle istituzioni. È dunque in gioco l’autonomia ideale, politica ed organizzativa della sinistra nel nostro paese. Ovviamente questo esito non è scontato, ma il rischio incombe. Occorre averne lucida consapevolezza per scongiurarlo. È evidente che se dalle urne emergesse una bipartitizzazione del voto,ossia un consenso plebiscitario alle due forze maggiori, PD e PDL, ed un risultato modesto per la SINISTRA e le altre formazioni,saremmo di fronte ad una rivoluzione del sistema politico in forza della quale nulla più sarà come prima.
Giungerebbe a maturazione il processo di americanizzazione del nostro paese sia nelle relazioni sociali che nella sfera della politica, negando autonoma rappresentanza e ruolo al mondo del lavoro e ad ogni altra istanza di cambiamento. Si tratta di un processo iniziato da tempo e perseguito dai poteri forti e dalla borghesia influente quale approdo dell’egemonia esercitata da questa modernizzazione capitalista neoliberista. Contro questo pericolo occorre battersi evidenziandolo al paese durante il confronto elettorale. Dovremmo sviluppare una campagna elettorale “binaria” ossia da un lato sottolineare perché è utile una sinistra all’Italia e quale è la sua idea di società e dall’altro attivare e far vivere nei territori quel processo costituente di un nuovo soggetto politico della sinistra che troppi ritardi e resistenze ha subito. E non penso tanto all’impazienza di quelle associazioni della sinistra,come noi di Rossoverde, che sin dall’estate del 2006 posero il tema del percorso costituente,ma soprattutto ai fatti politici ed alle spinte giunti dal popolo di sinistra in questa direzione nel corso dell’ultimo anno e rimasti inascoltati.

Ora occorre fare presto e bene con una campagna elettorale costituente che veda fortemente impegnato il Movimento politico per la Sinistra-Arcobaleno a cui abbiamo dato vita lo scorso 10 Febbraio a Roma con l’assemblea al cinema Farnese. Non potremo limitarci a chiedere il voto per fare opposizione,ciò accentuerebbe la tendenza, già in atto,e che diventerà sempre più martellante al cosiddetto voto utile ai due maggiori partiti. Andrebbe invece posto l’accento sulla nostra idea di società in particolare su due grandi questioni,ovviamente insieme alle altre:il Lavoro e l’Ambiente,quali elementi fondativi di una sinistra nuova. La riemersione dall’invisibilità del lavoro,la sua dignità,il suo valore e con esso la condizione di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori,la loro insicurezza, precarietà e perdita di potere d’acquisto devono essere una priorità. La sinistra per essere tale non può limitarsi ad una indistinta rappresentanza del cittadino-consumatore.
La sinistra o rinnova il suo radicamento sociale nel lavoro o semplicemente non è,a partire da quegli operai del nord che in questi anni non si sono riconosciuti nella sinistra politica ed hanno votato a destra. L’altro tema è la crisi ecologica planetaria che in forme inedite e devastanti mette a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana. Oramai il modello economico fondato sui combustibili fossili è al capolinea. Innanzitutto perchè il pianeta non regge più il tasso d’inquinamento che produce drammatici mutamenti del clima,ma soprattutto perché tra pochi anni vi sarà il picco del petrolio,nel 2010 per alcuni istituti di ricerca,e dunque sarà in via di esaurimento. Stiamo entrando in una fase di transizione energetica che cambierà profondamente le nostre società ed in cui la sinistra dovrà rideclinare le sue ragioni per un percorso di liberazione delle persone e per contrastare nuove forme di alienazione e sfruttamento. La sinistra del XXI secolo non può che essere ecologista,lo sfruttamento della natura è l’altra faccia di quello del lavoro,entrambi piegati a merce per la valorizzazione del capitale. Ci attende una difficile campagna elettorale, solo rendendo drammaticamente chiara la posta in gioco potremo conquistare una prospettiva di cambiamento per il paese ed un futuro per una sinistra nuova,popolare e di trasformazione.

sabato 16 febbraio 2008

Riunione Coordinamento Movimento politico per la Sinistra L'Arcobaleno

Come concordato alla riunione del 10 febbraio 08
la riunione del coordinamento del movimento si svolgerà
mercoledì 20 presso il Rialto Occupato,
via di S. Ambrogio 4 c/o Forum Ambientalista,
alle ore 15.00.

All'odg

- Campagna elettorale
- nomina gruppo di coordinamento ristretto
- varie e eventuali.

venerdì 15 febbraio 2008

Bertinotti alla presentazione del simbolo de La Sinistra-L'Arcobaleno

"M'illumino di meno: si spengono le luci al Parlamento Europeo "

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COMUNICATO STAMPA di Luisa Morgantini Vice Presidente del Parlamento Europeo(GUE/NGL)
Oggi 15 gennaio il Parlamento Europeo spegnerà le sue luci fra le ore 18.00 e 18:10, aderendo all'iniziativa "M'illumino di meno", proposta da Umberto Guidoni (GUE/NGL) e dai tre Vice Presidenti italiani, Luisa Morgantini, Mario Mauro e Mario Cocilovo e accolta dal presidente del PE Hans Gert Pöttering, alla vigilia dell'anniversario dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.
La quarta edizione di "M'illumino di meno", promossa dalla trasmissione radiofonica Caterpillar in onda su Rai Radio2 ha creato una grande mobilitazione internazionale sul risparmio energetico.

Riprendendo le parole del Presidente del PE Pöttering Luisa Morgantini ha ribadito l'importanza di questa iniziativa, perché "promuove la partecipazione popolare e istituzionale per il risparmio di energia e le concrete azioni quotidiane, che consentono di limitare lo spreco di elettricità, coinvolgendo migliaia di persone in una gara etica di buone pratiche ambientali".

"Ovviamente -ha aggiunto Luisa Morgantini- spegnere per dieci minuti le luci di monumenti, edifici, uffici dal Parlamento Europeo alle tantissime città di tutto il mondo è un bel segnale ma non è sufficiente: la lotta contro i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, la desertificazione che avanza, il rispetto e la difesa di risorse naturali come l'acqua che è e deve rimanere un bene collettivo e un diritto umano per tutte e tutti, devono essere un impegno quotidiano e rappresentare innanzitutto la coerenza di un nuovo modo di fare politica per un futuro, in cui, in Italia come in Europa, l'accento sia posto sulla sostenibilità delle pratiche ambientali attraverso scelte strategiche che, strettamente correlate ad una politica di pace, abbiano come priorità il bene collettivo e la salute del pianeta."

"Insomma, illuminiamoci di meno e allo stesso tempo agiamo concretamente per creare una maniera nuova di vivere, crescere, consumare, ma anche di fare politica, che sia più illuminata", ha concluso Luisa Morgantini.

Montella, torna Giordano Bruno

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Dopo venti lunghi anni di oblio, finalmente il monumento a Giordano Bruno è stato ricollocato nella piazza di Montella, sulla facciata della biblioteca comunale.
Un busto commissionato nel 1909 da Ferdinando Cianciulli, uomo libero, socialista della prima ora, per rendere omaggio al grande filosofo nolano, alla laicità ed al libero pensiero.
L'opera, che potè trovare realizzazione soprattutto grazie alle donazioni di molti socialisti montellesi emigrati in America, trasfondendo il credo di libertà dei suoi sottoscrittori, ci trasmette il sentimento delle radici ed il legame dei migranti con la propria terra vissuto più che come volontà di lasciare un segno, soprattutto, come necessità di indicare un cammino di libertà, di emancipazione e di progresso per quelle stesse terre che pur generandoli li spinsero a partire.
Domenica mattina per celebrare la ricollocazione del busto nella piazza principale di Montella, si terrà una manifestazione che avrà inizio alle ore 11, nei pressi della Villa De Marco.

Di fronte agli integralismi crescenti occorre una mobilitazione dei corpi e delle coscienze.

Nelle ultime ore sono state migliaia le donne che in molte città italiane hanno manifestato in difesa dei diritti civili e della libertà di tutti noi.

Anche l’irpinia laica deve riprendere, nuovamente, la sua parola.

Lettera alla politica contro l'offensiva clericale verso le donne

Una lettera di 12 donne "importanti", dalla Hack a Dacia Maraini, da Natalia Aspesi a Sabina Guzzanti indirizzata a Bertinotti, "ma anche" a Veltroni sui valori non negoziabili che dovranno attraversare i programmi degli schieramenti che ad aprile si presenteranno al voto.
La Sinistra l'Arcobaleno su diritti, donne e laicità c'è... Il Pd chissà...
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Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti,ora basta!
L'offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta - ha raggiunto livelli intollerabili. Ma egualmente intollerabile appare la mancanza di reazione dello schieramento politico di centro-sinistra, che troppo spesso è addirittura condiscendenza.
Con l'oscena proposta di moratoria dell'aborto, che tratta le donne da assassine e boia, e la recente ingiunzione a rianimare i feti ultraprematuri anche contro la volontà della madre (malgrado la quasi certezza di menomazioni gravissime), i corpi delle donne sono tornati ad essere “cose”, terreno di scontro per il fanatismo religioso, oggetti sui quali esercitare potere.
Lo scorso 24 novembre centomila donne – completamente autorganizzate – hanno riempito le strade di Roma per denunciare la violenza sulle donne di una cultura patriarcale dura a morire.
Queste aggressioni clericali e bigotte sono le ultime e più subdole forme della stessa violenza, mascherate dietro l’arroganza ipocrita di “difendere la vita”. Perciò non basta più, cari dirigenti del centro-sinistra, limitarsi a dire che la legge 194 non si tocca: essa è già nei fatti messa in discussione. Pretendiamo da voi una presa di posizione chiara e inequivocabile, che condanni senza mezzi termini tutti i tentativi – da qualunque pulpito provengano – di mettere a rischio l'autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze. Esigiamo perciò che i vostri programmi (per essere anche nostri) siano espliciti: se di una revisione ha bisogno la 194 è quella di eliminare l'obiezione di coscienza, che sempre più spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate, e rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità (nel quadro di una politica capace di sradicare la piaga della precarietà del lavoro).
Questi sono per noi valori non negoziabili, sui quali non siamo più disposte a compromessi.

PRIME FIRMATARIE:

Simona Argentieri
Natalia Aspesi
Adriana Cavarero
Isabella Ferrari
Sabina Guzzanti
Margherita Hack
Fiorella Mannoia
Dacia Maraini
Alda Merini
Valeria Parrella
Lidia Ravera
Elisabetta Visalberghi

Potrai dare la tua adesione sul sito www.firmiamo.it/liberadonna.


giovedì 14 febbraio 2008

Per una volta che Moretti smette d’esser “autarchico”…

Altro che “caos calmo”, la CEI, attraverso le parole di don Nicolò Anselmi, è ormai sul piede di guerra. Dopo pacs, nuovi diritti, omosessualità, 194 e moratoria , adesso, prendendo spunto dalla scena di sesso tra Nanni Moretti ed Isabella Ferrari, protagonisti, appunto, di caos calmo, film tratto dall’omonimo romanzo di Veronesi, puntuale, arriva l’appello contro le scene di sesso nei film invitando, udite, udite, gli operatori sui set all’obbiezione di coscienza.
“Sono sessant’anni, dice Ermanno Olmi, che ascolto gli stessi discorsi. Direi di più: mi sembrano questioni che risalgono al Concilio di Trento, quando si misurava la gravità del peccato a seconda dell’entità della penetrazione, stiamo ancora tutti lì con il pisellino ed il centimetro per misurare. Non c’è aspetto della vita, per quanto tragico o scandalosamente offensivo della dignità umana, che non possa essere rappresentato quando sia riscattato dalla poesia”.
Ogni giorno, ormai, la nostra vita, le nostre scelte d’amore e di passione, sembrano sempre più subire una pruriginosa torsione neo-guelfa mentre in televisione e nei principali media di massa i corpi delle donne e degli uomini subiscono l’offesa di una tale mercificazione, da apparire vuoti. Per chi come noi non ha mai pensato che “Ultimo tango a Parigi” fosse un lungo spot del burro o che “Gola profonda”, fosse un documentario di otorinolaringoiatria, rivendichiamo la libertà della poesia, dell’amore e del piacere nella bellezza che ogni artista saprà rappresentare e che ogni persona saprà donare e donarsi.

ABORTO: "CACCIA ALLE STREGHE"

"In merito al blitz intimidatorio e repressivo messo in atto dalla Polizia, al Policlinico di Napoli, esprimiamo la nostra più ferma indignazione". Dicono, in una nota congiunta, Maria Grazia Valentino, della Segreteria regionale del Partito della Rifondazione Comunista, e Cinzia Spiniello, componente della Segreteria provinciale del Partito di Bertinotti.
"La cronaca racconta che sei poliziotti hanno fatto irruzione nel reparto di ostreticia, per controllare un aborto effettuato da una giovane donna.
E' chiaro, oramai, che dalle parole si è passati ai fatti: dopo giorni e settimane di campagna contro la libertà delle donne e dopo le continue ingerenze vaticane, si è passata la misura cercando di incriminare una donna che stava sottoponendosi ad una interruzione volontaria di gravidanza nei termini previsti dalla legge.
Di fronte ad un fatto di tale gravità, la politica deve assumersi la responsabilità di chiarire da che parte sta: dalla parte delle donne che vedono mortificata la propria dignità oppure dalla parte di chi, come Giuliano Ferrara, propone un'ignobile moratoria.
Noi ci ritroviamo ancora una volta a difendere la 194 e a ricordare che per qualsiasi donna l'aborto è sempre una scelta dolorosa e sofferta.
Noi chiediamo all'Assessore Montemarano di condannare quanto è avvenuto, di avviare la sperimentazione della pillola RU486, di rilanciare il ruolo dei consultori e le pratiche di prevenzione.
Ora è il momento di rompere il silenzio e di alzare una voce unica a difesa dei diritti delle donne e della laicità .
Per questo parteciperemo alla manifestazione che si terrà giovedì (oggi) ¬ 14 febbraio - a Napoli in piazza Vanvitelli alle ore 17.
Per questo domenica 17, alle 11, saremo a Montella alla marcia in onore del filosofo Giordano Bruno".
13 febbraio 2008

Adriano Celentano - L'arcobaleno

L'arcobaleno

Io son partito poi così d'improvviso
Che non ho avuto il tempo di salutare
L'istante è breve, ancora più breve
Se c'è una luce che trafigge il tuo cuore.
L'arcobaleno è il mio messaggio d'amore
Può darsi un giorno ti riesca a toccare
Con i colori si può cancellare
Il più avvilente e desolante squallore.
Son diventato, sai, tramonto di sera
E parlo come le foglie d'aprile
E vibro dentro ad ogni voce sincera
E con gli uccelli vivo il canto sottile
E il mio discorso più bello e più denso
Esprime con il silenzio il suo senso.
Io quante cose non avevo capito
Che sono chiare come stelle cadenti
E devo dirti che è un piacere infinito
Portare queste mie valige pesanti.
Mi manchi tanto amico caro, davvero
E tante cose son rimaste da dire
Ascolta sempre e solo musica vera
E cerca sempre, se puoi, di capire.

mercoledì 13 febbraio 2008

Imbriano:"un caro saluto ad HirpiniaLink(e), spazio pubblico a disposizione del popolo del 20 Ottobre"

Riceviamo e pubblichiamo il saluto di Gennaro M. Imbriano, segretario provinciale del PRC/SE, ad HirpiniaLink(e)


Un caro saluto a tutt* le/i compagn* che frequentano www.hirpinialinke.blogspot.com e un ringraziamento di cuore a quanti hanno voluto promuovere questa importante e innovativa esperienza, questo spazio pubblico a disposizione del popolo del 20 ottobre.

Oggi, che la sinistra è impegnata in un processo unitario, vanno moltiplicati i luoghi di confronto, di scambio di informazioni, di dibattito, di partecipazione.
E sono convinto che da questa piazza virtuale possano venire forti stimoli ad accelerare, anche in Irpinia, il processo per la costruzione di una sinistra autonoma, non burocratizzata, articolata sui territori e popolare, aperta e plurale, capace di stare nei conflitti sociali. Oggi c’è bisogno di questo.
E c’è bisogno di una spinta dal basso ad un processo fin ora troppo lento e che non può riguardare soltanto i gruppi dirigenti dei quattro partiti. Credo che
www.hirpinialinke.blogspot.com ci dica sopratutto questo.

Condivido, dunque, il vostro appello a fare presto, anche perchè –dopo la caduta del Governo Prodi ad opera degli estremisti di centro- abbiamo di fronte una difficile tornata elettorale.
Da una parte, dovremo lavorare per tenere in vita una prospettiva di trasformazione e di sinistra per il nostro Paese e per la nostra provincia.
Dall’altra, dovremo fare ogni sforzo per evitare l’inciucio, e cioè per costruire un’alternativa al probabile governo Veltrusconi.
A noi toccherà, come sinistra, lanciare una sfida egemonica e dire che siamo noi l’unica vera alternativa alle destre, sul terreno della precarietà, del lavoro, dei diritti civili, dell’ambiente, della moralità pubblica, dei giovani, delle donne, del mezzogiorno e della pace.
Dunque, non ci aspetta una semplice campagna elettorale ma qualcosa di molto più ambizioso.
Dobbiamo avviare, di qui ai prossimi giorni, anche grazie alla spinta della leadership di Fausto Bertinotti, una autentica fase costituente della sinistra.
E magari, concordo con voi, promuovere dal basso, sui territori e nei luoghi di lavoro, a partire dal 1 e 2 marzo, un tesseramento preventivo a “la Sinistra – l’Arcobaleno”, così come hanno chiesto movimenti e associazioni dall’Assemblea nazionale del 10 febbraio.
Appunto, non una semplice campagna elettorale.
Dovremo chiedere non solo un voto per l’oggi, contro l’inciucio e su un programma davvero alternativo alle destre, ma un voto per il domani: per costruire la “casa rossa”, per avere da subito una forza unitaria e plurale della sinistra.
Non è che l’inizio!

Gennaro M. Imbriano
Segretario provinciale Prc-Se

La Sinistra l'Arcobaleno, varato il simbolo unitario

Roma. È una fredda, tersa, giornata di sole, al Caffé di piazza di Pietra, poco lontano da Palazzo Chigi, dove viene presentato il nuovo simbolo della "Sinistra arcobaleno". Alla fine si è deciso di evitare di inserirvi sotto i simboletti dei quattro partiti, come avrebbero preferito inizialmente i comunisti italiani. Oltretutto in questo modo è più chiaro che non si tratta di una coalizione elettorale, cosa che comporterebbe altre regole e altri quorum, ma di un «nuovo soggetto politico», come ha specificato il segretario di Rifondazione Franco Giordano. Con la nuova legislatura, dopo il voto, i quattro formeranno gruppi parlamentari unici. Il superamento del richiamo alle identità delle quattro formazioni è un deciso avvicinamento ad una scelta unitaria e allontana l'impressione di aver costituito un mero cartello elettorale. La falce e martello «non va via, ognuno la porta con sè», cerca di confortare i nostalgici il presidente della Camera nella sua veste di prossimo candidato premier della sinistra arcobaleno, Fausto Bertinotti. La scommessa del resto è più alta e più rischiosa, come ha già avuto modo di dire anche in altre occasioni: è l'esistenza stessa di una vera sinistra, di una sinistra «radicata», di un soggetto che «non si arrende al duopolio». L'obiettivo del nuovo simbolo senza i vecchi riferimenti, è quello che sia più attraente, capace cioè di coinvolgere anche forze e persone che non si sono formate nel solco del marxismo e del costante riferimento alla classe operaia. In primis i Verdi, che sono tra i fondatori di questo nuovo raggruppamento, e poi settori del pacifismo e del movimento alternomondista. «Andiamo con questo simbolo in battaglia», ammette per niente rassegnato Bertinotti. E Pecoraro Scanio precisa che sarà un baluardo contro la prospettiva delle larghe intese e contro «ogni tipo di inciucio». Fabio Mussi alla presentazione del simbolo non c'è ma solo perché è ricoverato, reduce da un trapianto di reni (che non ha avuto complicazioni, come specifica il ministero dell'Università e della Ricerca). La sinistra arcobaleno si prepara a una campagna elettorale tutta incentrata su quelle che dovevano essere le parole d'ordine della verifica di inizio anno: lotta alla precarietà - Bertinotti ha già chiesto l'abolizione della legge Biagi - , laicità, riduzione delle spese militari e redistribuzione, con la replica della richiesta di aumento dei salari. L'obiettivo esplicito della Sinistra Arcobaleno che si presenta per la prima volta al voto del 13 e 14 aprile, è quello di sfondare il tetto della doppia cifra alle prossime elezioni. Il simbolo è, più o meno, quello presentato agli stati generali dell'otto e nove dicembre scorsi, con qualche aggiustamento grafico. La dicitura "sinistra", ad esempio, è ingrandita.

martedì 12 febbraio 2008

PRESENTAZIONE NUOVO SIMBOLO E CANDIDATURA BERTINOTTI

La Sinistra l'Arcobaleno: PRESENTAZIONE NUOVO SIMBOLO E CANDIDATURA BERTINOTTI

Alle 11,30, al caffè Fandango, con Rossana Praitano (circolo Mario Mieli), Diliberto, Giordano, Mussi e Pecoraro Scanio

ROMA -- Domani mattina (mercoledì 13 febbraio) alle 11,30, ospite del caffè Fandango (piazza di Pietra, 32), La sinistra/l'arcobaleno presenta ai media il nuovo simbolo e la candidatura a premier di Fausto Bertinotti per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile. La duplice presentazione sarà introdotta da Rossana Praitano, presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Alla conferenza stampa saranno inoltre presenti i segretari dei quattro partiti componenti La sinistra/l'arcobaleno: Oliviero Diliberto (Pdci), Franco Giordano (Prc), Fabio Mussi (Sd), Alfonso Pecoraio Scanio (Verdi).
Al termine della conferenza stampa i giornalisti, radio e cineoperatori saranno graditi ospiti di un brindisi inaugurale.

Aborto. La polizia irrompe al Policlinico di Napoli

L'Udi denuncia: "clima di intimidazione" di Anna Maria Bruni

“Nel reparto di interruzioni volontarie di gravidanza, nella serata dell'11 febbraio, alcuni agenti del Commissariato Arenella hanno fatto irruzione, senza alcun mandato, motivando di aver notizia di reato di 'feticidio'”. “Si trattava, invece, di un aborto terapeutico alla quarta settimana, regolarmente effettuato nel rispetto della legge 194 e della salute della donna che ha subìto l'intervento, e che ha espulso, peraltro, un feto morto”.

Questo l’inizio del comunicato con cui l’Udi, l’Unione delle donne italiane, ha denunciato l’incredibile intimidazione avvenuta ai danni di una donna ricoverata al Policlinico di Napoli, nella serata di lunedì.I medici, continua il comunicato, “di fronte ad un inedito agire della forza pubblica, hanno tutelato la donna, ma non hanno potuto evitare il sequestro del materiale abortivo e della fotocopia della cartella (anonima) della paziente”. Inoltre, fanno sapere dall’Udi, “gli agenti hanno intimidito la vicina di letto della donna esortandola a testimoniare in quel momento, altrimenti sarebbe stata chiamata a farlo davanti ad un giudice”. L'associazione, pertanto, denuncia “il clima che sta montando contro le donne, nel nostro paese e nel caso specifico in Campania, che genera procedure ai limiti della legittimità, ma soprattutto contrarie ad ogni buon senso. La libertà femminile - prosegue la nota - ha reso inevitabile l'agonia del patriarcato che, ottenebrato, mostra la sua faccia feroce, contrapponendosi alle donne con l'intimidazione”.Il direttore generale del Policlinico, Giovanni Canfora, ha avviato un'indagine conoscitiva interna. Il primario del reparto e direttore del Dipartimento di Ostetricia, prof. Carmine Nappi, ha consegnato alla direzione una relazione sulle modalità di svolgimento dell'aborto. “Si è trattato di un aborto praticato nel secondo trimestre, alla ventunesima settimana di gravidanza, che è previsto dall'articolo 6 della legge 194/78, eseguito con un' iniezione di prostaglandine”, ha detto il professor Nappi. “Il feto presentava un' alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il 40% di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico della stessa struttura universitaria sul rischio di 'grave danno alla salute psichica', che ha autorizzato l'intervento”. La donna che ha dovuto interrompere la gravidanza è stata poi dimessa lunedì mattina. Il professor Nappi ha poi precisato di essere un obiettore di coscienza, e che “nel nostro reparto siamo rigorosi nel rispetto della normativa".

Un caso esemplare di attuazione dello spirito che ha animato la 194: libertà, regolamentata, per l’interruzione di gravidanza e libertà per i medici obiettori di seguire la loro coscienza, fatti salvi i casi di grave rischio per la salute della donna e del bambino. La libertà di allora ha consentito uno spazio di condivisione nel rispetto delle diverse posizioni, il fondamentalismo attuale prevede la libertà solo per una parte, quella del potere, della Chiesa, e dei suoi servi, laici o cattolici che siano, che si realizza solo nella repressione della libertà civile.

Manu Chao - Me Llaman Calle

lunedì 11 febbraio 2008

Questione di genere

Con piacere pubblichiamo una sintesi dell'intervento di Antonella Mancusi -associazione ROSSOFISSO- all'assemblea "l'unione fa la sinistra".
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Per essere veri sulla questione di genere,non dobbiamo parlare come Ratzinger, prelati vari e Ferrara, come chi si arroga il diritto all’invadenza nelle tematiche femminili per manipolare le coscienze e conservare il potere, ma dobbiamo cercare le donne nella vita reale di tutti i giorni, d’improvviso troveremo, per dirne una, assurdo attaccare la legge 194 , su una pratica antichissima come l’aborto, che funziona benissimo e ha dimezzato il ricorso all’aborto, restituendo alle donne il diritto ad avere consapevolezza della propria natura e del proprio corpo, liberandole spesso dalla condanna crudele agli aborti clandestini.

Chiaro che, come dice Galimberti, l’aborto ha nel suo stesso essere qualcosa di difficile da accettare anche perché spesso fa emergere quel conflitto di fondo tra natura e individuo. Tra la natura che ci vuole solo funzionari della specie e l’individuo a molte dimensioni che deve a maggior ragione però, essere tutelato dalla natura come segno di civiltà. L’individuo chiaramente è la madre con la sua storia la sua complessità, non certo il feto che non è un bambino e inoltre certo non ha diritti come la madre.

Data l’efficienza della legge 194 è assolutamente inutile accettare la proposta dell’Udc di realizzare una commissione d’inchiesta sulla 194, ancora più aberrante l’iniziativa di introdurre una commissione di volontari per la vita nei consultori che inevitabilmente introdurrebbe aspetti che eccedono la condizione di sofferenza della donna esasperandone le contraddizioni di un momento già di per se difficilissimo. È arretrante, inutile, e oltre la realtà, concentrare l’attenzione dei consultori sull’etica e non sulla salute della donna.

E questo non significa come diceva Ferrara agire in nome di una schizofrenica e grottesca salute della donna. Schizofrenici sono questi uomini che con morbosità a convenienza, si preoccupano più di tutelare il feto che di tutelare i bambini e le mamme, questi uomini che legittimano la guerra e dicono di voler salvaguardare la vita, fregandosene inoltre di potenziare le strutture sanitarie, di accoglienza. Sarebbe sicuramente più coerente e meno ipocrita magari preoccuparsi di sviluppare strutture di assistenza alle madri e case famiglia.

Paradossale inoltre, è che oggi le donne sono costrette all’aborto e non possono scegliere di essere madri date le condizioni sociali ed economiche in cui vive la donna italiana .Il rapporto del Word economic forum sul gender gup , la disparità tra i sessi nel settore economico lavorativo, per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, l’incidenza politica, l’aspettativa di vita e salute, è eclatante, colloca l’Italia all’84, penultimo posto tra i paesi dell’unione europea! In Italia il tasso di disoccupazione femminile è il doppio di quello degli uomini, cifre elevatissime,inoltre, per quanto riguarda il tasso d’inattività tra le giovani donne meridionali. Se esplicitiamo meglio i dati sulle percentuali di omicidio e violenze poi( ¼ delle violenze avviene in casa, 7 vittime su dieci sono donne , e sette donne su dieci sono vittime di un compagno,e una donna su tre ha subito violenze sessuali nell’arco della propria vita) il tutto diventa agghiacciante!!

Ragionare sui rapporti di forza tra maschile e femminile, anche sull’ attrazione verso la forza e il potere oggi diventa necessario per un cambiamento radicale delle cose, in quanto ci aiuta a capire i presupposti delle peggiori sciagure della nostra umanità, e questo è anche un motivo in più per capire che la questione di genere ha un’importanza universale.
Se la violenza e gli istinti sono introiezioni di valori, bisogna capire che quei disvalori ovviamente come la competizione, l’aggressività che il nostro sistema capitalista e individualista ha rafforzato, andrebbero ribaltati lasciando spazio alla collaborazione la giustizia, la solidarietà che agli albori dell’umanità, al tempo del matriarcato le donne sapevano esprimere. Quelle donne oggi non più solidali perché in un mondo maschilista e fallocentrico!
Oggi che quei corpi scoperti ma teorizzati negli anni 70 diventano il luogo pubblico dove si celebra la liturgia dei consumi,oggi che sulla rete continuano ad avere utenze siti pro ana e pro mia, dove viene venerata la dea dell’anoressia, e della bulimia, oggi che più semplicemente i negozi di abbigliamento non hanno niente per le taglie ultra-large corrispondenti nella realtà ad una 44 al massimo ma nessuno ce lo dice, oggi che le bimbe continuano a veder pubblicità solo su trucchi e vestiti già a 12 anni, in una televisione spazzatura che se come dice Pasolini “ci dice molto sulla nostra realtà”, mai come oggi è realtà.,oggi che diventa davvero difficile avere fiducia in un mondo migliore!

Dunque io credo fermamente che qualsiasi politica di sinistra se vuole cambiare radicalmente le cose non può non partire dalla condizione femminile. Abbiamo bisogno oltre che di presenze femminili nelle politiche, nelle istituzioni, di presenze delle nuove soggettività e delle culture portatrici di nuovi e veri valori del femminismo. Rispetto alle nuove soggettività possiamo dire che l’esperienza del Candelora day ad Avellino ha avuto un’ottima risposta, sintomatica dell’esigenza che molti di noi hanno di ritrovarsi di fronte alla verità, di fronte a valori più umani più giusti che i transessuali grazie ad un’invidiabile consapevolezza sono capaci di esprimere. Vero che quando cominci a riflettere sulla questione di genere, entri in un circuito che ti fa vivere ogni cosa come una discriminazione verso il genere femminile, e dunque anche in quel mondo rimani delusa di fronte a un’incidenza maggiore di transessuali uomini a svantaggio delle transessuali donne, ma romanticamente mi piace pensare che anche questa è una dimostrazione dell’esigenza di transitare verso valori femminili valori nel pieno e fermo rispetto dell’altro. Forse basterebbe cominciare già abbandonando quella rincorsa al prestigio al potere che deve potere su qualcosa creando inevitabilmente subalternità e ingiustizia
Deve rimanere la consapevolezza in ognuno di noi che ovunque combattiamo le ingiustizie non possiamo dimenticarci che le ingiustizie verso le donne sono sempre più forti.

Mi avvio a concludere ritornando solo un attimo sul tema iniziale del mio intervento, senza ipocrisia che a mio avviso è un peccato più grave della lussuria, ma per i politici cattolici sarebbe troppo controproducente definirsi peccatori, la sessualità è anarchica e per suo slancio rifugge spesso gli anticoncezionali sebbene nobilissimi sicuramente un po’ antierotici, è vero che anche per questa anarchia inevitabilmente bisogna ricorrere a volte all’aborto, ma è anche vero che migliorare la condizione sociale culturale ed economica della donna diminuirebbe ulteriormente gli aborti causati da ragioni molto meno stimolanti, non ci sorprende in fatti che all’aborto ricorrono prevalentemente donne straniere, e una ulteriore diminuzione degli aborti significa risparmiare alla donna un’ esperienza inevitabile, ma che certo rimane nella coscienza purtroppo come colpa per sempre.

Vi invito come ci ha sempre suggerito De Andrè a cercare sempre le cose nel profondo ,se vogliamo capire e migliorare la nostra realtà, e a riflettere su quelle contraddizioni che ogni giorno nelle nostre famiglie nei nostri rapporti nel nostro vivere ci rendono in qualche modo complici del sistema attuale inficiando il nostro effettivo essere di sinistra.

Se la critica al precariato resta dentro questo sistema delle merci...

Un saggio di Fausto Bertinotti pubblicato sul nuovo numero di "Alternative per il Socialismo".

Il lavoro, l'innovazione, il mercato Precarietà.

Prima ignorata e nascosta nella più elegante categoria della flessibilità, così moderna e così capace di fare tanto post-fordismo. Poi resa sfuggente, astratta seppure incombente. Infine disvelata da vicende sociali puntiformi quanto importanti, da inchieste, ricerche universitarie, lotte specifiche, racconti, libri e documentazioni. E poi il 20 ottobre. Se prima bisognava lavorarci, ora si può lavorarci. Nel senso di costruire soggettività, organizzazione politica e cultura. Per dare una mano a realizzare questo compito, intanto bisogna farla entrare sistematicamente nella composizione di un discorso politico......
Io penso che la potenza del lavoro nella definizione generale dell'assetto della società e della vita delle persone sia stata nell'ultimo quarto di secolo fortemente oscurata da un grande fraintendimento operato dalla nuova fantasmagoria del mercato e dall'ideologia dominante, quello secondo cui si sarebbe costruita una società post-industriale, in cui il lavoro sarebbe diventato socialmente irrilevante.....
Poi c'è un secondo fraintendimento; quello che è derivato dall'avere assegnato a una determinata figura di lavoratore e di lavoratrice, una capacità riassuntiva della condizione più generale del lavoratore nella storia moderna. In altre parole, è sembrato che l'esistenza stessa del lavoro ci fosse solo finché ci sarebbe stato un certo tipo di lavoro nell'industria manifatturiera, nella produzione di serie e nella grande industria. Riducendosi questo tipo di lavoro, anche se solo in alcune aree del mondo, e venendo a essere messa in discussione la centralità di quel modello di lavoro perché legato al ciclo fordista-taylorista ormai esaurito (cioè il modello del lavoro stabile a tempo pieno e a vita, dalla giovinezza sino alla vecchiaia), si è voluto ricavare, al contrario di quello che concretamente stava accadendo, la conclusione della fine del lavoro...
Quel che così veniva proiettato nell'immaginario collettivo fino a oscurare la realtà era, in effetti, il portato di una grande sconfitta sociale e politica del movimento operaio e di una altrettanto grande modernizzazione, quella rivoluzione capitalistica restauratrice che si è chiamata globalizzazione. Sarebbe bastato leggere qualche pagina dei coniugi Webb per essere avvertiti contro la mistificazione, per sapere che proprio il contrario accade, e accade sempre, nella realtà. Sarebbe bastato per sapere, cioè, che a condizionare l'essere sociale era ed è, insieme al lavoro astratto, il lavoro specifico ma non solo quello congiunturalmente o anche storicamente definito quale prevalente, bensì, allo stesso modo, quello non considerato come paradigmatico, dunque il precario, ma anche il senza lavoro, il disoccupato; ogni condizione di lavoro contribuisce a definire l'essere sociale......
La precarietà che ci investe non è il frutto dell'arretratezza ma dell'innovazione. Alla domanda "l'innovazione serve Dio o Mammona?" si può rispondere, come rispondeva il teologo, "serve Mammona", per poi aggiungere" a meno che". Con ciò si vuole sostenere, secondo me giustamente, chel'innovazione, in questo contesto, muove tendenzialmente in direzione della generazione di alienazione, a meno che l'intervento degli uomini tra loro organizzati, delle istituzioni, della politica, delle forze sociali imprima ad essa un altro corso. Ma c'è ancora una seconda domanda che si pone: questa dura e pesante precarietà è un fungo sconosciuto? Prima di noi, di questo nostro tempo, non c'è mai stata? La storia del capitalismo e dello sviluppo delle forze produttive incontra per la prima volta una siffatta precarietà, sorta per incanto di fronte al lussureggiare delle nuove tecnologie, dell'informatica,delle comunicazioni, oppure essa è una propensione che sta dentro la formazione economico-sociale capitalistica e solo - come è già accaduto nella storia - il conflitto di classe, l'intervento attivo della politica e delle organizzazioni sociali l'ha potuta comprimere fin quasi a sradicarla? Secondo me, è vera la seconda ipotesi. Alla fine dell'Ottocento e agli inizi del Novecento, il lavoro era precario, molto precario. Basta riferirsi al materiale assai vasto di ricerca che esiste a questo proposito, per poter dire che non siamo noi per primi a scoprire, qui e in questa parte del mondo, un fenomeno drammatico. Il Marx del capitolo del Capitale sul processo di accumulazione, con una formula che tutti ricordiamo, sia perché è assai nota, sia perché ha fatto parte del nostro bagaglio di citazioni in molte e diverse stagioni politiche, afferma che nell'organizzazione della produzione manifatturiera si produce la "fanteria leggera" del proletariato. Cos'era quella fanteria leggera generata dal capitale? Essa è costituita dai lavoratori vaganti, da coloro che non avevano alcuna stanzialità e che rincorrevano il lavoro laddove nascevano e si stabilizzavano le fabbricheper inseguirlo altrove quando ne venivano cacciati......
Una delle ragioni che spiega la diffusione così rapida e ampia della flessibilità e della precarietà (insieme alla forza del capitale che si ristruttura parallelamente alla sconfitta del movimento operaio) è il loro carattere ambiguo e, in apparenza, doppio. La flessibilità è, per sua natura, un fenomeno ambiguo. Contiene una doppiezza, specie se riferita al lavoro. Perché è il combinato disposto delle attese diverse di due soggetti con interessi antagonisti: uno, la lavoratrice, il lavoratore, e l'altro l'impresa. E' evidente che c'è, in astratto, una flessibilità che potrebbe interessare il lavoratore. Uso a proposito il condizionale e lo sottolineo. Potrebbe interessare il lavoratore? Sì, se la flessibilità determinasse una risposta ad un'attesa, che c'è e che andrebbe valorizzata, di una possibilità di scelta. Sono padre o madre, ho un figlio da accompagnare a scuola, se il mio orario di lavoro potesse essere flessibilizzato in ingresso e in uscita, questo mi starebbe bene perché mi consentirebbe di soddisfare un bisogno di organizzazione della vita. Se io ho una propensione allo studio, se mi matura l'esigenza di una determinata formazione e potessi prendermi un anno sabbatico, sarebbe bene. Sono esempi di flessibilità che risponderebbero, e se ne possono indicare molte altre, ad una domanda della lavoratrice o del lavoratore. Ma c'è un'altra flessibilità che invece sorge da una domanda dell'impresa di flessibilizzare la prestazione lavorativa per renderla funzionale agli andamenti mutevoli del rapporto tra l'impresa e il mercato. Il mercato condetermina la variabilità e i mutamenti della domanda sull'impresa e l'impresa la trasforma in una domanda di flessibilità sui lavoratori. Quando queste due istanze di flessibilità entrano in contrasto tra loro non è difficile sapere chi tra queste due vince. Sono entrate, in effetti, in contrasto e ha vinto l'impresa che ha schiantato la domanda di flessibilità come qualità della vita e ha imposto invece la flessibilità come funzionalizzazione della vita della lavoratrice e del lavoratore all'andamento del rapporto tra il mercato e l'impresa. Ecco perché la flessibilità, poi, slitta verso la precarietà. E' quella stessa esigenza di unilaterale governo del processo di lavoro che origina la richiesta di flessibilità che diventa moltiplicazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato. Il mercato del lavoro diventa così un supermarket, in cui l'azienda entra, esce, compra, prende la forza-lavoro col rapporto di lavoro che più è funzionale all'azienda stessa. E qual è quello che gli è più funzionale? Quello che riduce il costo del lavoro e che aumenta la dipendenza della forza-lavoro alle esigenze dell'impresa......
E' proprio l'analisi del lavoro salariato e della precarietà di questo capitalismo totalizzante che ci conduce alla ricerca di un orizzonte, di una cornice, entro il quale, le necessariamente assai articolate risposte di lotta alle diverse espressioni concrete della precarietà, possano affermarsi, e con loro la possibilità di costruire un lavoro sociale e politico che le possa connettere tra di loro e con le altre lotte sul lavoro, riaprendo il grande capitolo dell'unità della coalizione lavorativa e della sua soggettività. La tesi è infine la seguente: neppure questo compito che io credo sia assolutamente necessario svolgere per attivare un conflitto e un intervento diretto può avere un successo definitivo di risanamento e di bonifica dalla precarietà senza una modificazione del modello socio-economico. Se si pensa, come abbiamo provato a mostrare, che la precarietà sia frutto organico di questo modello, bisogna sapere che il risanamento dalla precarietà (per cui bisogna combattere quotidianamente per conquistare leggi, accordi, obiettivianche parziali) può essere perseguito, e la precarietà può essere sradicata, solo mettendo al centro dell'azione politica la modifica del modello economico e sociale, il mutamento dell'organizzazione della produzione, della riproduzione sociale e dei consumi. Se la competizione delle merci continua ad avvenire sul terreno in cui oggi si manifesta, la pressione che essa esercita sul lavoro e sui soggetti sociali è troppo forte perché possa risultare vincitrice la tendenza critica, se resta racchiusa all'interno del conflitto nel mercato del lavoro. Se non si produce attraverso un diverso livello del conflitto uno spiazzamento che cambi i termini stessi della produttività e della competitività, l'efficacia dell'azione sociale, pure assolutamente necessaria, non può divenire strutturale......
Se non riapriamo almeno qualche finestra in questa direzione, se non si conquista qualche elemento di un mutamento del modello di produzione, di riproduzione e di consumo, rischiamo di essere strangolati da questo meccanismo onnivoro e totalizzante, in ogni contesa che si apre nella società, a partire dalle grandi questioni del lavoro. Il tema della trasformazione della società capitalista non è un lusso, né una questione ideologica, è un tema propriamente politico.