giovedì 12 giugno 2008

Sicurezza, tra bravi ragazzi e ronde degli onesti.

E’questo stesso secolo nuovo a volere la violenza. Sembra quasi che sia la violenza a modulare, intorno a sé, piccolissimi e fragili spazi di egoista ed atrofizzata cittadinanza. Quasi che una volta messa in discussione la comunità del lavoro, i suoi antichi legami di solidarietà, quello che rimane, insieme al mutuo, alle bollette da pagare ed all’ultimo modello di cellulare, sia l’immaterialità di una linea di confine ed il timore di difenderla. Un mese e mezzo fa, a Verona, in pieno centro, la notte del primo maggio, veniva ucciso col futile pretesto di una sigaretta, dal branco dei “bravi ragazzi”, Nicola Tommasoli. Un ragazzo ucciso da quei figli di quelle buone e normali famiglie che di tanto in tanto finiscono con il togliere le prime pagine dei giornali a quegli altri. A quella rassicurante diversità, a quella prevedibile devianza aliena, “foresta”, clandestina o, comunque, altra. Quella che, in un certo senso, ci assolve tutti perchè fa giungere il pericolo dall’aldilà di un’immaginaria linea che sta tra un mondo ed un altro. Tra chi appartiene e chi, invece, no. A Verona, gli assassini, quindi, presidiavano una certa parte del confine. Difendevano quella linea. Bravi ragazzi che, come il sindaco Tosi, in giro, non vogliono vedere troppi terroni, troppi froci, troppi negri, troppi rom o troppa gente strana vestita chissà come o che fa chissà cosa. Bravi ragazzi, dunque, pronti a prendere a calci tutte le paure dell’universo dal quale provengono ma anche, quella notte, i ventinove anni di Nicola. I fatti di Verona hanno, però, ribaltato il tema politico degli ultimi mesi: La sicurezza. Quella che manca, quella che non viene percepita, quella che nel rimbalzo massmediatico ci restituisce il senso dell’assedio. Quella che fa mettere ad un sindaco la stella di sceriffo e che consegna pistole e sfollagente anche ai vigili urbani. Quella diventata, qualche anno fa, incubo dei tabaccai e dei benzinai. Quella che ha messo e che ancora mette in movimento sia le rotative dei giornali che le “ronde degli onesti”. Quelle che a Napoli hanno portato allo sgombro ed all’incendio di un campo nomadi, a Ponticelli, ex zona operaia in cui, tendenzialmente a favore del Pci e della sinistra, diversamente anche dai quartieri popolari del centro storico, un tempo si consumava una differenza. Oppure, solo poche ore dopo, quelle in cui le “madri costrette a coprire gli occhietti dei loro piccoli”, tra i rovi e le sterpaglie della periferia romana, filmate da un vergognoso servizio del Tg1, braccavano, catturavano ed arrestavano due prostitute transessuali. Che si fa, quindi, quando il pericolo arriva dall’interno, quasi dal didentro? Quando la violenza sembra essere, per usare le parole di Wilhelm Reich sul fascismo, la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio? A Verona, intanto, il gip Sandro Sperandio, il magistrato che segue l’inchiesta, ha negato all’assassinio la motivazione politica. Basta il legame consolidato degli aggressori con Forza Nuova e con altre organizzazioni della desta veronese per parlare di azione fascista anziché di futili motivi? Oppure, a Roma, al Pigneto, è sufficiente un tatuaggio del “Che” sull’avambraccio per respingere la modalità e l’istinto fascista sotteso all’assalto delle attività commerciali gestite da migranti in un’area della capitale definita a buona integrazione? La destra, però, da delle risposte. O, almeno, così pare. Non esiste finora un solo atto di governo che non agisca in connessione con e su questi istinti all’interno di un’adesività tra fatto di cronaca e risposta politica. Difficile capire chi alimenta cosa. La ronda ed il governo o, come titolava il manifesto, di ronda e di governo. E’, sicuramente, anche questo parte dell'impianto valoriale, socialmente e culturalmente dominante, su cui il centrodestra è plasmato. Sicuramente questa, è, però, la fotografia che nitidamente il voto di aprile ci consegna. Se già agli occhi di Pasolini la civiltà dei consumi è una civiltà dittatoriale (…) che ha bene realizzato il fascismo perché capace di una irregimentazione reale che ha rubato (…) anche l’anima. Non siamo oggi, forse, di fronte ad un’inedita saldatura tra gli eredi del fascismo archeologico, come il poeta delle ceneri di Gramsci definiva l’allora Msi, ed i rappresentanti – Berlusconi in testa - della società dei consumi? Due domande sole: Quanto durerà? E, soprattutto, mai come oggi scritto con un grande punto di domanda, che fare?

Generoso Bruno

Nessun commento: