“Abbiamo trascorso una notte intera a presidiare gli ingressi del CDR di Avellino, le 42.000 eco-balle di talquale scortate dalla celere, per il momento, non sono ancora arrivate. Meglio così. Conosciamo bene, Genova 2001, l’attitudine allo zelo di De Gennaro quando a comandare è Silvio Berlusconi. E, non sia mai che per il primo Consiglio dei Ministri promesso a Napoli per “risolvere la questione dei rifiuti” dovesse esserci un po’ di “munnezza” in giro; si potrebbe finire, già da subito, con il mettere in discussione le doti da “re taumaturgo” del cavaliere di Arcore. De Gennaro, quindi, incurante dei patti con le istituzioni locali e dei pareri dell’ARPAC, sceglie Pianodardine. Un sito che insiste su un’area che già vive una condizione di inquinamento diffuso in concentrazioni superiori ai limiti di legge sia nel suolo (presenza di PCB, rame, piombo, vanadio, tallio e berilio), sia nelle acque superficiali, specie quelle del fiume Sabato (ammoniaca totale, fosforo totale e tensioattivi anionici) che in quelle sotterranee (ferro, manganese e solfati). Per non dire delle polveri sottili e dell’ozono presenti già adesso, ben oltre i limiti accettabili, nell’aria. A Pianodardine, inoltre, non esiste un’impermeabilizzazione del sito di stoccaggio che, oltre ad essere nei pressi del fiume Sabato, insiste al di sopra di una falda superficiale. Pur riconoscendo il ruolo prezioso svolto dai comuni della media valle del Sabato e dalla Presidente De Simone auspico, però, il coinvolgimento nelle scelte future per quell’area dei comitati di lotta dei cittadini che da mesi, dati alla mano, segnalano il rischio di esporre la zona ad ulteriori pericoli. C’è un dato che penalizza le attuali condizioni di lotta: l’inconsistenza della raccolta differenziata nella città capoluogo. L’affermazione di un modello irpino in materia di rifiuti passa, necessariamente, da quei numeri”.
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