lunedì 17 marzo 2008

NOI CI AUTOISCRIVIAMO. Manifesto del wellfare per la Sinistra l'Arcobaleno

Con piacere pubblichiamo il testo del "Manifesto del wellfare" sottoscritto già da un centinaio di operatori campani del terzo settore che con attenzione guardano alla costruzione del soggetto de la Sinistra l'Arcobaleno e che già da subito s'impegnano con il pre-tesseramento.
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Siamo cittadini, operatori sociali pubblici, operatori del terzo settore, rappresentanti di associazioni e movimenti che lavorano e si impegnano nei servizi territoriali e negli spazi praticabili di democrazia partecipata per promuovere e garantire i diritti di cittadinanza sociali come diritti esigibili nel rispetto della Costituzione italiana, della Carta sociale europea, della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Siamo cittadini che credono nella inscindibilità della libertà individuale dalla giustizia sociale per tutti e nell’affermazione del lavoro, della creatività e della dignità dell’uomo come condizione essenziale della emancipazione delle persone e dei popoli.

Siamo cittadini che condannano ogni crimine ed ogni ideologia statalista che pratica l’oppressione delle libertà e rappresenta forme di regimi politici, anche autodefinitisi comunisti, in difesa di una casta di privilegiati e di oligarchi, giustificata per il fine del bene comune.

Siamo cittadini che condannano tutte le forme di liberismo economico fondate sull’aggressione del capitalismo verso l’ambiente e le persone ed i popoli in ritardo di sviluppo, giustificata come condizione naturale della società globale mentre si tratta, invece, della sovrastruttura culturale dello sfruttamento economico, della millenaria rapina sociale dei ricchi e dei potenti a danno della libertà e della emancipazione dei poveri e degli esclusi.


Siamo cittadini che respingono l’idea di un uomo passivo, senza libertà e senza emancipazione, senza personalità e senza identità collettiva, senza storia e senza evoluzione, rassegnato all’ingiustizia del proprio destino sociale.


Siamo cittadini che credono nelle opportunità pari per tutti e nella cultura del rispetto delle differenze, nella necessità di superare ogni disuguaglianza culturale, sociale e civile nel rispetto della identità personale di ognuno senza alcuna discriminazione religiosa, politica culturale o di genere.


Siamo cittadini che credono che le ineguali opportunità non sono una condizione naturale di libertà ma la conseguenza di stratificazioni di poteri materiali ed immateriali da smantellare con la democrazia politica e la partecipazione.


Siamo cittadini che credono nella democrazia e nella formazione continua, che credono nel cambiamento del mondo e nel superamento dell’attuale modello di sviluppo attraverso un grande processo di formazione ed educazione delle persone e dei popoli fondato sul confronto culturale, sulla coerenza e sulla testimonianza dei comportamenti di giustizia e di solidarietà.


Siamo cittadini che si ispirano ad un modello di società socialista fondato sulla democrazia, sulla giustizia e sulla libertà.


Siamo cittadini che credono nella necessità di praticare e promuovere una coerente radicalità etica, attraverso la pratica e la testimonianza della non violenza e della cultura della pace e della responsabilità nella rappresentanza della politica e nell’impegno sociale, soggettivo e collettivo.


Siamo cittadini che vogliono potersi confrontare con tutte le forme delle rappresentanze politiche per contribuire a costruire in Italia, in Europa e nel mondo una grande forza popolare e socialista. C’è bisogno, finché siamo in tempo, di lottare per lo sviluppo sostenibile, per la giustizia sociale, per la legalità e la trasparenza, fondate sulla cultura democratica dei diritti sanciti dalla Costituzione nata dalla resistenza antifascista.


Siamo cittadini che credono nella inscindibilità della responsabilità etica con la responsabilità della rappresentanza così come sono inscindibili giustizia sociale e libertà democratica.


Siamo cittadini che con queste sensibilità culturali e queste aspirazioni ideali propongono un MANIFESTO del WELFARE alla SINISTRA ARCOBALENO.

Noi ci autoiscriviamo alla sinistra arcobaleno perché pensiamo che, per una volta, ci deve essere un passo avanti di popolo e di comunità prima ancora che di un gruppo dirigente.
Questa è la necessità della fase storica e per questo pensiamo di assumerci questa pubblica responsabilità.
Proponiamo una auto-iscrizione di massa definita in ambito territoriale regionale per accelerare il processo di unificazione della sinistra arcobaleno.
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1- Il welfare dei diritti è la forma sociale della giustizia in democrazia. Il welfare dei diritti di cittadinanza effettivamente esigibili non è una forma risarcitoria di una opportunità non fruita, di un destino individuale e collettivo infelice, non è un servizio di compensazione della mancanza di lavoro, della disabilità, della povertà.
Il Welfare è la protezione necessaria per le opportunità uguali per tutti. Questo Welfare non è solo una teoria, è la forma di convivenza praticata nelle società più avanzate, è sancito nella Costituzione repubblicana sottoscritta da tutti i padri della nostra democrazia, è riaffermato come effettivo esercizio dei diritti nella Carta Sociale europea ed è ispirazione ideale della Carta dei diritti fondamentali dell’Uomo. Il Welfare è la condizione strutturale per una migliore qualità della vita, per garantire adeguati Indici di Sviluppo Umano nel mondo e per promuovere il patto di giustizia su cui fondare un modello di sviluppo sostenibile.


2- Il Welfare deve essere praticato dai governi che promuovono più giustizia sociale e più libertà attraverso la definizione dei livelli essenziali, non minimi, di assistenza sociale per tutti e per ognuno. Nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, lo Stato si deve fare garante, perchè ha competenza legislativa esclusiva, della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. I governi che intendono garantire il Welfare di cittadinanza devono investire risorse strutturali per la garanzia dei bisogni-diritti sociali in tutte le regioni del Paese. La normativa quadro della legislazione sociale deve essere rispettata restituendo dignità ai cittadini ed agli operatori attraverso la garanzia della connessione indissolubile dei Rapporti civili, etico-sociali, economici e politici sanciti dai titoli I, II, III e IV della Costituzione: la inviolabilità della libertà personale è connessa al diritto all’assistenza;
la tutela del lavoro alla spesa per i servizi pubblici, che deve essere garantita da tutti i cittadini in ragione della loro capacità contributiva.
In questo modo si può affrontare, costituzionalmente, la priorità della spesa sociale rispetto a quelle degli sprechi, degli armamenti, e dei privilegi. Il welfare è la condizione dello sviluppo; non bisogna aspettare un punto di PIL in più per investire nei servizi sociali, è indispensabile investire nei servizi sociali per guadagnare un punto di PIL ed una prospettiva di sviluppo fondata sulla legalità. La questione meridionale è, per questo, indissolubilmente legata alla questione sociale del Paese.

3- La potestà legislativa primaria delle Regioni nella costruzione del Sistema Integrato dei Servizi Sociali del Welfare è una occasione storica per rilanciare anche l’economia dei territori a ritardo di sviluppo. L’applicazione della legge quadro 328/’00 deve passare attraverso una legislazione delle Autonomie Locali che garantisca standard di prestazioni, di personale e di risorse coerenti con la mappa sociale regionale dei bisogni. Un povero della Campania e della Toscana, un bambino calabrese ed uno lombardo devono vedersi assicurata la stessa possibile qualità della vita. La programmazione partecipata deve essere la strada maestra di questa strategia. I Piani Sociali Regionali devono garantire nuove risorse per la stabilizzazione della Rete Integrata dei Servizi Socio-sanitari e Socio-formativi. C’è una emergenza democratica per le pratiche clientelari diffuse e per l’esercizio del potere sempre più forte nell’area grigia della illegalità. La rappresentanza politica e la dirigenza dell’amministrazione pubblica devono recuperare un onore etico perduto. Ormai il rigore e la trasparenza sostanziale sono una eccezione. La legalità non può essere scissa dalla democrazia e le mafie e le camorre attecchiscono di più in quei territori dove al bisogno di lavoro si aggiunge l’assenza di una pubblica amministrazione trasparente. Reddito di cittadinanza, servizi sociali e scuola devono essere il primo investimento pubblico come presidio territoriale di legalità .

4- L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’ONU definiscono la salute delle persone e dei popoli come una risultante di più condizioni. Tra queste, oltre alla integrità fisica e funzionale del corpo e alle condizioni territoriali di sviluppo sostenibile delle Comunità, individuano la partecipazione. La partecipazione come condizione di salute e di qualità della vita. Un governo che sostiene il Welfare promuove, dunque, la partecipazione dei cittadini alla programmazione e alla realizzazione dei servizi, alla verifica della loro qualità e della loro coerenza con i bisogni delle comunità. La centralità della persona e della presa in carico dei suoi bisogni è la missione di un sistema integrato di servizi. Un progetto sociale individualizzato è la spesa prioritaria indispensabile per le persone più fragili, sulla base della classificazione funzionale internazionale dei bisogni. E’ il modo politico ed operativo per legare risorse ai bisogni veri. I bambini, i giovani e gli anziani di un paese e di un quartiere devono poter decidere la qualità sostenibile dei loro spazi urbani, dei loro servizi, delle loro relazioni e il loro futuro di cittadini. Dalla partecipazione a queste scelte di convivenza nella tolleranza e nel rispetto può nascere una nuova società civile.

5- Nei vari modelli di Welfare del mondo a volte si sono sacrificati i diritti civili - le libertà individuali - per affermare la priorità dei diritti sociali - una qualità sociale minima di vita. Altre volte, in nome dei diritti civili di libertà ed autodeterminazione, si sono sacrificati quelli sociali, negando ogni diritto di assistenza sanitaria e sociale o di scuola pubblica efficiente ed efficace a grandi fasce di popolazioni povere. Ciò è avvenuto sia nella stratificazione delle classi di un solo Paese sia nel gravissimo squilibrio globale della distribuzione delle risorse del Pianeta. Dopo il secolo breve dello sviluppo industriale e tecnologico bisogna completamente rivoluzionare il nostro modello culturale di crescita, rallentando progressivamente e sistematicamente i consumi e rinunciando alla velocità insostenibile della produzione. E’ il solo modo per connettere diritti sociali e civili. E’ il solo modo per rimettere il valore della democrazia al centro del nostro dibattito culturale. Una democrazia sostanziale e non formale che non rinuncia ai diritti di terza e quarta generazione: al diritto alla pace, alla conoscenza, alla comunicazione e ad un mondo sostenibile per tutti gli esseri viventi del pianeta.

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