domenica 19 ottobre 2008

In difesa del diritto allo studio e contro la chiusura delle scuole nei piccoli comuni.

di Maria Grazia Valentino

Una riforma contro il futuro quella presentata dalla ministra Gelmini, contro cui ieri sono scese nelle piazze italiane 500mila persone tra studenti, insegnanti e genitori, accomunati da un’unica grande preoccupazione: la distruzione della scuola pubblica, dalla primaria all’università.
8 miliardi di euro da risparmiare con la soppressione di 87 mila e 400 cattedre, 44 mila e 500 posti di personale ATA da decurtare, 100 mila docenti precari senza più un lavoro: sono queste le cifre di quei tagli che per la Gelmini e Tremonti sono ingiustificabili sprechi della scuola pubblica italiana. Intanto si rispolverano i grembiulini, l'alzabandiera, il voto in condotta, il maestro unico e le classi differenziate per i migranti, facendoci ritornare in mente periodi bui della nostra storia. Come se non bastasse, nascosto in un decreto sulle spese sanitarie, arriva agli enti locali il provvedimento sul ridimensionamento della rete scolastica. Entro il 30 novembre prossimo, il Governo impone alle regioni di procedere all’accorpamento degli istituti scolastici con meno di 500 alunni, mentre si vorrebbero chiudere 4200 scuole con meno di 50 alunni.
Rischiano così di trovarsi senza scuola i bambini di tanti piccoli comuni, spesso montani. Il 10% delle soppressioni riguarderà la Campania. E in Irpinia rischiano di essere cancellate le scuole di Cairano, Chianche, Greci, Montaguto, Parolise, Sant’Angelo a Scala, Sorbo Serpico, Tufo e Torrioni. Qui i genitori dei bambini in età scolare dovranno accompagnare i loro figli nel plesso scolastico del comune più vicino se vogliono garantire loro “il diritto allo studio”.
Ancora una volta la scure dei tagli del governo Berlusconi colpisce, mettendoli realmente in ginocchio, i piccoli centri che, a partire dalla scuola e passando per la sanità, non saranno più in grado di garantire ai loro cittadini i servizi essenziali per un vivere civile. E allora l’emigrazione, lo spopolamento, la desertificazione potranno essere di qui a breve la condizione di normalità a cui saranno condannati tanti, se non la maggior parte dei comuni della nostra provincia.
Perciò è proprio a cominciare dalla controriforma della scuola che occorre contrastare il Governo Berlusconi. Lo faremo chiedendo all’Assessore regionale Corrado Gabriele di intraprendere in tutte le sedi ogni iniziativa utile alla difesa del diritto allo studio. E lo dovremo fare anche scendendo in piazza per lo sciopero generale del prossimo 30 ottobre. Perché la scuola è fabbrica di futuro e di democrazia.

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