"Ritengo le dichiarazioni di don Vitaliano pretestuose e fuori luogo. Del resto il nostro ci ha abituato alle sorprese, alle uscite sensazionali. Ci ha abituato negli anni al suo sfrenato protagonismo che talvolta è risultato utile in certe battaglie condivise proprio con Rifondazione e con i movimenti locali e nazionali.
Strana la sua avversione, strana la tempistica, strana la sua “improvvisa” attenzione alle vicende del PRC/SE, evidentemente c'era fuoco sotto la cenere ed allora quale miglior momento per esercitare il suo diritto di critica in una fase difficile per tutta la sinistra italiana.
Oggi posso affermare senza indugio che il Don vive il suo ruolo di coscienza critica della sinistra irpina con ambiguità e scorrettezza. I suoi non sono consigli , ma invettive contro una comunità che da anni si batte per la gente, per i lavoratori, per i precari, per i diritti (che bella la candelora rossa!!), per il territorio. Egli parla di corsa alle poltrone evidenziando così una scarsa attenzione e scarsa informazione altrimenti saprebbe che in questa provincia il mio partito non ricopre incarichi istituzionali. Questo è un fatto.
Ricordo con chiarezza il periodo della campagna elettorale dell'Unione, allora don Vitaliano non mostrò particolare astio nei nostri confronti di Rifondazione né per i suoi dirigenti.
Probabilmente perchè c'era un candidato a lui gradito in quella lista: il compagno Francesco Caruso.
Ma questa è storia passata, passiamo all'attualità: dice che rinuncerebbe , se gli venisse proposto, al posto di Assessore. Ma da cosa nasce questa convinzione, perchè mai il PRC/SE dovrebbe affidarsi a lui? Forse egli crede che il partito non abbia al suo interno compagne o compagni capaci e meritevoli di tale incarico oppure il suo è un modo (originale) di proporsi.
Sono convinto che Don Vitaliano saprà riflettere e correggere il tiro, sarà capace di usare parole più gentili per noi, sarà capace di spendere parole accorate sui problemi concreti che attanagliano la nostra provincia , riconoscendo al PRC una netta distinzione dai Partiti e da quei dirigenti che da anni governano ininterrottamente gli enti locali con risultati che sono sotto gli occhi di tutti (l'Isochimica è solo un esempio). E se fossi in lui mi preoccuperei anche dell'aria fascista che si diffonde dalle nostre parti e che certamente non si contrasta attaccando una forza comunista ed antifascita che ancora sopravvive seppur tra mille difficoltà, seppur tra contrasti interni e spaccature provocate da chi in modo anarchico ed autoreferenziale intraprende avventurose alleanze nel nome di un centro sinistra alternativo , il che denota tutto il provincialismo di una mentalità politica ridotta a semplice folclore e che abbatte di colpo il senso delle scelte condivise e delle regole in un partito che ha fatto dell'innovazione della politica e dell'apertura a tutto ciò che si muove a sinistra le sue più grandi risorse".
Luca Criscuoli Segretario PRC/SE Atripalda
domenica 9 novembre 2008
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1 commento:
CHE SE NE VADANO ADESSO
Scissione si, scissione no, nonostante un documento politico nato dalla sintesi politica della discussione, animata, realizzata nel corso dell'ultimo cngresso nazionale del PRC in quel di Chianciano, la componente Vendoliana, continua a mettere carne a cuocere nel dibattito, ormai asfittico ed oltremodo estunuante, interno a Rifondazione Comunista tra questi compagni che vogliono che si vada, sostanzialmente, al di la del PRC con la costruzione di un nuovo soggetto politico "genericamente di sinistra" e l'attuale maggioranza del partito che seguendo il documento anzidetto sostiene la tesi del rilancio di rifondazione comunista, e quindi di un grande partito comunista di massa sostanzialmente antagonista al PD.
Intorno a queste due linee politiche, diametralmente opposte, si sta praticando, quella che io definisco, "l'ennesima scissione dell'atomo".
Rifondazione per la sinistra, quindi i Vendoliani, tengono a battezzo l'associazione "per la sinistra" stringendo un patto di ferro con Sd, con i Verdi vicino a Paolo Cento, e con il PDCI di Katia Belillo innescando un percorso che approderà ad una lista unica, tra questi soggetti politici, per le prossime elezioni europee, strizzando sin d'ora, e tutti insieme, l'occhietto a D'Alema, in sostanza la "costola sinistra" del PD si sta palesando.
Insomma sembra che la mazzata inflitta al cartello elettorale della "sinistra arcobaleno" non abbia sortito alcun effetto in questi compagni che ostinatamete e con profonda "ottusaggine" continuano a non vedere oltre il proprio naso, considerando ancora valido il progetto di una sinistra generica e senza alcun aggettivo.
Gennaro Migliore, portavoce nazionale, di questa componente o futuro partito (a secona della chiave di lettura che se ne vuole dare) continua ad asserire che bisogna andare oltre rifondazione comunista, partito, secondo lui, ormai seppellito, sotto le ceneri di un novecento ormai superato dagli eventi, e continua a spedire frecciate al PRC ( che fino a prova contraria resta ancora il suo stesso partito) gridando alla volontá di indire un congresso straordinario in virtù di un cambiamento del quadro sociale attuale.
La scissione nei fatti è reale anche se nessuno la vuole ammettere.
Non da meno, riferendomi alle vicende provinciali, la linea politica adottata da Gennaro Imbriano, che nella sostanza segue pari passo le direttive imposte dalla sua corrente o nuovo partito.
Basta analizzare meglio il documento politico proposto dallo stesso all'ultimo CPF, documento che sostanzialmente pone il PRC Irpino in netta subalternità al PD, dove tra formule politiciste si concretizza la volontá di riproposizione di vecchie formule politiche al fine di salvaguardare "qualche poltrona", e meno male che non lo sostenga solo io, ma che lo stesso Don Vitaliano Della Sala, intervistato dal Corriere dell'Irpinia dica la stessa cosa.
Il PRC Irpino, o meglio il suo gruppo dirigente, usando le esatte parole di Don Vitaliano: " è troppo legato alle poltrone".
In effetti la blindatura "assurda" e "oligarca" della segreteria provinciale (formata, udite udite, da quasi un terzo del CPF) mostra la vera natura di questo gruppo dirigente che non vuole ostacoli, e quindi nessuna voce critica, al suo disegno politico che mira essenzialmente ad entrare armi e bagagli nell'entourage "esterno" al PD Irpino, quindi costruisce una elefantiaca segreteria per aggirare nella sostanza la discussione nei CPF.
Le dichiarazioni del Segretario Provinciale, di qualche mese fa in cui asseriva di considerarsi a pieno titolo un "riformista" fotografano molto bene la volontá politica di Imbriano di andare oltre RIfondazione, schierandosi, senza veli, alla corte del riformismo irpino (vedi PD).
Questo agire, dimostra nei fatti, che la scissione è praticamente gia in atto e che, chi ogge muove le fila della maggioranza che attualmente "governa" la federazione provinciale del PRC, si legga Imbriano, Valentino, Bruno, si sente leggittimato a parlare più come rifondazione per la sinistra e non come invece dovrebbe essere a nome del PRC.
In Irpinia "la sinistra" si muove tra esclusico "ceto politico" senza alcun valore aggiunto.
Imbriano costruisce "la sinistra" essenzialmente tra dirigenti, forse, se mai dovesse riuscirci.
Rifondazione Comunista, invece, quella rifondazione comunista che in provincia, per un gioco sporco pianificato in fase di congresso provinciale, è minoranza, solo numerica, costruisce conflitto sociale nella quotidianeità delle sue iniziative sul territorio, non diviene "ceto politico" ma attore, così come deve essere, di battaglie sul territorio, chiama a raccolta la sua base e non la sua nomenKlatura politica.
Chi vuole costruire "altro" fuori dal PRC vive la contraddizione, di SD che a livello provinciale siede al tavolo dei "riformisti" ed al comune capoluogo costruisce con Gengaro il "centro sinistra alternativo, un PDCI spaccato in due tronconi, e Festa (verdi) che pensa ad una corsa alle amminstrative in solitario), allora quell'altro non si può che concretizzare in un disegno politico in solitario di un "triunvirato" che come dice bene anche Don Vitaliano: "pensa solo alla spartizione del potere".
In ultimo credo che un ragionamento ed una chiarificazione tra gli ormai post-comunisti, attuale gruppo dirigente, ed il partito che vuole rilanciare il PRC vada fatta, immediatamente, nel suo alveo naturale, evidentemente mi rifersisco al CPF, e che nel frattempo venga "congelata" l'attuale linea politica della federazione provinciale, credo, altresì che se si devono manifestare intenti scissionistici, che lo si faccia subito, senza, faziosamente, prendere ad ostaggio il corpo del partito per progetti di alleanze che inevitabilmente vanno verso altri soggetti politici.
CARMINE COGLIANO
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