sabato 8 novembre 2008

Vinicio Capossela: Tra l'Irpinia d'oriente ed il west.

di Generoso Bruno
Appuntamento speciale per il “Solo” tour di Vinicio Capossela al Carlo Gesualdo di Avellino, uno spettacolo robusto, “come il vino Taurasi”, e, quindi, con qualcosa in più. Il freak-show di Capossela profuma d’America, d’incanto e di storie di frontiera. Ed è, “sognando un western calitrano con i sottotitoli in inglese”, che, già in conferenza stampa, Vinicio difende la sua frontiera, quella dell’altipiano, quella del Formicoso, “dove dall’altra parte della sera il fieno cresce sempre al sole”, dal buco nero della discarica di Bertolaso e Berlusconi. Perché, dice Capossela durante il concerto, “la zolla di terreno dove cresci, quella, te la puoi scegliere, quella da dove vieni, no”. E, nella gabbia dorata del suo freak-show, come “lupi rancorosi”, insieme al Minotauro ed alla Medusa, ci finisce pure la “Banda della Posta” che, con l’esecuzione di “Franceschina la calitrana”, regala al pubblico del Gesualdo un assaggio in salsa “country-western” di quella ricerca delle radici che, presto, Vinicio presenterà al suo pubblico in un prossimo lavoro. Ma, quando le luci della gabbia dorata si spengono, “perche è dal ’93, da almeno quindici anni, che, come tutti, mi sento un po’ in gabbia” e, sul palco, resta Vinicio, il suo pianoforte, e l’insegna tenue e sbilenca del suo “Solo Show” che il cantautore, con “Ovunque proteggi”, compie il suo esorcismo dolce “a protezione del vento, del buio e delle cose che – nella metafisica del paesaggio – ci fanno paura”, per una terra, in cui “la notte è bella da soli”, fatta di paesi vuoti da dove, come nella scena finale del film “La donnaccia”, per nuovi motivi, “con sassi nelle scarpe e polvere sul cuore” si continua ad andar via.

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