mercoledì 26 novembre 2008

Generalizziamo lo sciopero.

Siamo precipitati in una terribile recessione. E siamo probabilmente solo
all'inizio del tunnel, se l'Ocse prevede che in Italia si passerà
dall'attuale tasso di disoccupazione del 6,9%, al 7,8% nel 2009 e fino
all'8% nel 2010.
La più grave crisi degli ultimi decenni, dunque, non solo per gli indici
delle borse mondiali ma soprattutto per milioni di lavoratori e di famiglie
che vedono un futuro sempre più difficile e incerto.
Questo è il risultato di oltre un ventennio di politiche economiche a favore
del mercato selvaggio. Anni in cui sono aumentate spaventosamente le
diseguaglianze.
Ora che c'è la crisi, finalmente, si parla di tornare all'intervento
pubblico. Ma il Governo Berlusconi al momento è intervenuto generosamente
solo per salvare le banche e i bancarottieri, mentre si tagliano i fondi per
le scuole, per la sanità, per l'edilizia popolare, per il Sud.
Per la spesa sociale e il welfare c'è lo spot a buon mercato della social
card, una elemosina da 40 euro al mese per i più poveri.
E dopo anni di continue riduzioni dei diritti e dei salari, anziché avviare
una fase redistributiva che potesse far crescere i consumi e la domanda
aggregata, il Governo delle destre, accogliendo le pressioni della
Confindustria, ha lanciato un'offensiva contro il Contratto Collettivo
Nazionale e quindi contro il mondo del lavoro.
In questo quadro, lo sciopero generale del 12 dicembre, proclamato dalla
Cgil, è un appuntamento assolutamente importante e necessario per la
democrazia, i salari, l'occupazione, la giustizia sociale.
Uno sciopero da generalizzare, costruendo alleanze sociali che consentano un
allargamento della piattaforma: con quel mondo che vuole difendere la
scuola, col movimento ambientalista e del Formicoso che si oppone a
Bertolaso, passando per ogni vertenza di lavoro e chiedendo al Governo il
cofinanziamento del reddito di cittadinanza.
Assieme all'onda studentesca, lo sciopero costituisce un'occasione
straordinaria di opposizione alle politiche delle destre.
Un'occasione che va sostenuta e partecipata dal basso, in primo luogo dalla
sinistra, con la costituzione di Comitati popolari in ogni territorio.


Gennaro Imbriano

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