mercoledì 5 novembre 2008

"STATI GENERALI DELLA SCUOLA DEL MEZZOGIORNO", dal 7 al 9 novembre a Castelvolturno (CE),

Gli Assessori delle Regioni del Sud hanno lanciato l'idea degli "STATI GENERALI DELLA SCUOLA DEL MEZZOGIORNO", che dal 7 al 9 novembre si svolgeranno Castelvolturno (CE), scenario della strage dei ghanesi e della guerra che i clan camorristici stanno portando allo Stato, per ripensare la scuola in un'ottica multietnica, disegnando le nuove prospettive per un sistema scolastico del Mezzogiorno di qualità che, partendo da un paradigma di accoglienza e di accettazione delle diversità, sappia proporsi in positivo e superare le difficoltà strutturali e di prassi che la relegano tra gli ultimi posti in Europa, utilizzando al meglio le opportunità del programma comunitario 2007/2013.
La politica di tagli all'Istruzione di questi ultimi anni ha infatti avuto le sue ricadute più pesanti proprio sulla scuola nel Sud. Occorre dunque a nostro avviso una mobilitazione delle Istituzioni, delle donne e degli uomini del Mezzogiorno e di tutte le forze genuinamente democratiche che ritengono che le scelte sinora operate dal Governo e dal Parlamento creino una situazione di impoverimento di tutto il sistema e che, in particolare, rischiano di rendere insanabili le differenze tra il Nord ed il Sud del Paese. Proprio perchè crediamo necessario il coinvolgimento di chi vive la Scuola, abbiamo strutturato un evento a carattere partecipativo - sintetizzato qui di seguito - e riteniamo indispensabile iniziare a raccogliere contributi e suggerimenti. In questa particolare congiuntura normativa appare più che mai urgente ed indifferibile un confronto fattivo sui riflessi delle recenti determinazioni del Governo e del Parlamento sulla struttura complessiva del sistema di istruzione nel Mezzogiorno.
Le Regioni del Sud vogliono concordare una comune strategia che rappresenti al meglio le esigenze di sviluppo del sistema scolastico del Sud, già colmo di carenze organizzative e strutturali, rivendicando l'attenzione ed il sostegno necessario alla crescita dei singoli territori, non usando il vittimismo con cui si tende a marchiare il meridionalismo, ma, consapevoli di essere agli ultimi posti in Europa e partendo dalle buone prassi e dalle risorse già esistenti, progettare e concertare, ai differenti livelli istituzionali (partiti, parlamento, governo), una strategia di rilancio del Mezzogiorno a partire dal suo sistema educativo e formativo attraverso la stesura di un manifesto delle Regioni del Sud sulla Scuola di Qualità.
Tutti i suggerimenti ed i contributi potranno essere trasmessi al portale interamente dedicato all'evento www.scuoledelmezzogiorno.com

Diamoci da fare, subito, per evitare un giorno di dover dire alle nuove generazioni "non abbiamo potuto".


Corrado Gabriele
Assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Lavoro - Regione Campania


*Ndr: sabato 8 ci saranno, in 2 differenti appuntamenti, Nichi Vendola e Fausto Bertinotti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

VI GIRO L'INTEVISTA DEL MANIFESTO A MIGLIORE ...la parola scissione non compare ma ..

Io penso che convivere con chi fa una politica ancora ferma al 900, sia realmente impossibile, tuttavia, questo non deve significare la fermezza dei nostri obbiettivi e perciò...avanti tutta con tutta la sinistra unificata e senza aggettivi.(punto)

Voi cosa ne pensate?

Saluti Franco


SINISTRA
Migliore: «Liste con Mussi Anche se Ferrero non ci sta»
L'area vendoliana di Rifondazione a un passo dalla scissione
Matteo Bartocci


Avanti tutta con la sinistra «senza aggettivi». Per Gennaro Migliore, il coordinatore dell'area «vendoliana» del Prc, la sinistra unitaria deve prendere esempio dalle manifestazioni nelle scuole e nelle università di questi giorni. E sul piano politico se non è scissione poco ci manca. Liste aperte a chi ci sta e unità delle opposizioni, incluso il Pd, anche in piazza. Il movimento nelle scuole indica alla sinistra una strada chiara: «Si autorappresenta, non mendica spazio sui giornali, se lo prende e basta. E' una protesta che eccede rispetto alle previsioni di una politica incapace di scendere corpo a corpo con un senso comune di destra radicato ma non invincibile».
Migliore, sembra che alle europee si voti con la vecchia legge. Liberamente, senza sbarramenti.
E' ormai difficile immaginare colpi di mano della maggioranza. Il tramonto della riforma elettorale è il segno dei tempi, della fine dello sbocco bipartitico.
E che conseguenze vedi per la sinistra?
L'idea di una lista unitaria oggi è più forte perché deve interagire con movimenti «irrappresentabili» come quello nella scuola. A maggior ragione perché non c'è più lo sbarramento.
Uniti dunque, Ma in cosa dovrebbe essere diverso dall'Arcobaleno?
Una nuova finzione non si sopporta più. Sarà diverso innanzitutto perché oggi c'è la forza critica sufficiente per una sinistra senza aggettivi.
Anche se l'unità della sinistra è in contrasto con il documento del Prc approvato al congresso di Chianciano?
Sì, perché la politica deve adeguarsi alla realtà. A Chianciano si parlò di un deserto sociale che invece per fortuna mi sembra piuttosto affollato. E' la realtà a dettarci l'agenda. Da luglio a oggi possiamo veramente spostare a sinistra tutta l'opposizione, compreso il Pd. Anche la maggioranza di Rifondazione comunista che vinto il congresso non può più rappresentare la situazione a botte di falce e martello ma deve avere un respiro e una vocazione più lungimirante.
Cioè?
Cioè deve porsi il problema di tanti che non credono che esista un'identità preconfezionata ma vogliono una politica al loro servizio.
Quindi l'associazione per la sinistra andrà avanti comunque?
La nostra associazione parte subito. Parte perché pensiamo di avere un compito che guarda a tutte le forze della sinistra, maggioranza di Rifondazione inclusa. Parte perché c'è bisogno di spingere decisamente nella costruzione di una nuova rappresentanza politica. Parte perché ci sono tante realtà che sui territori stanno costruendo esperienze unitarie.
Ma c'è già un simbolo, un manifesto, uno statuto?
Dobbiamo andare avanti in modo diverso dal passato. Un partito non può certo nascere dalla testa della Minerva in base alle idee di un gruppo dirigente più o meno illuminato. Ciò che serve è una consultazione democratica di massa. Che migliaia di persone decidano sul simbolo come sulle regole di convivenza e la carta di intenti. Le leadership servono ma non esauriscono certo lo spazio della politica. Lo schema chiuso e federativo dell'arcobaleno è morto e sepolto.
Dal basso dunque. Ma rispetto all'Arcobaleno i Verdi sono indecisi e il Pdci mi pare punti a un'unità dei comunisti. Andrete avanti anche solo con Sd?
Se prevalgono le diplomazie di partito il discorso è già chiuso. Il processo invece deve partire dai territori. Sarà qui che si perfeziona la qualità e la credibilità dell'intero processo. In Puglia, a Firenze ci sono già esperienze positive di unità a sinistra. Ragioniamo insieme a Verdi e Pdci su liste unitarie. Non è un processo a tavolino che prescinde da quello che ci accade intorno. Cerchiamo di aprire gli occhi e di essere pronti. Io lancio questa proposta innanzitutto al mio partito, perché penso che una comunità politica anche se ferita non meriti questo ignorarsi reciproco. Non possiamo fare finta che gli altri non esistano. Né noi né i compagni in maggioranza. Non possiamo più aggrapparci a un lato non dico identitario ma ormai identitaristico.
Vedi un appuntamento pubblico a breve?
Il coagulo più alto tra politica e sociale è lo sciopero generale, già indetto dai dipendenti pubblici e dai metalmeccanici Cgil. E' questo il punto più alto della nostra lotta.
Ma pensi a un corteo col Pd?
La piazza del 25 ottobre è stata un successo ma ora bisogna far emergere un'opposizione intransigente in parlamento. Io auspico che il Pd faccia ostruzionismo sulla finanziaria. Ma sono sicuro che è possibile una convergenza sull'agenda sociale dai salari alla scuola. E auspico un'iniziativa comune delle opposizioni fino a una mobilitazione generale.