di Gaetano Cataldo - Liberazione
Incollati alle parole, attenti fino al punto di prendere note nel quasi buio dello spazio dibattiti, duecento giovani comuniste/i hanno ascoltato l'appassionato e denso dialogo tra Maria Luisa Boccia e Nichi Vendola sulle culture politiche della sinistra. Una sfida che non può fermarsi perchè «non si ferma il capitalismo, che di crisi in crisi si ristruttura» come fa notare subito Vendola, sollecitato dalla riflessione interrogativa del moderatore, Anubi d'Avossa Lussurgiu, giornalista di Liberazione . E sempre Vendola aggiunge che «non c'è più una descrizione di un cambiamento prefigurato come avveniva quando c'era il Partito Comunista Italiano e i partiti comunisti». Questo spunto offre l'opportunità a Maria Luisa Boccia di sottolineare un aspetto che non c'è più oppure si stenta a individuare nella nostra parte politica cioè la «produzione di senso, anzi la produzione di cultura e di valorizzazione delle culture della trasformazione. Per questo - continua Boccia - quando si affrontano le questioni della scuola, il problema non è semplicemente sindacale-quantitativo ma è invece, culturale-qualitativo ovvero bisogna avanzare la proposta politica di una scuola capace di rappresentare le differenze e la complessità».Trascorre un'ora e i temi aumentano e si complicano fino ad arrivare alla convinzione che questi temi vadano affrontati più spesso e si giunge alle letture che hanno motivato Nichi Vendola e Maria Luisa Boccia nel loro percorso politico personale. «L'ideologia tedesca, dopo i Grundisse, resta il mio libro preferito di Marx perché narra di come il processo di struttura descritto ne Il Capitale nei suoi nessi materiali si afferma nella società come processi sociali e culturali». «Sputiamo su Hegel invece - per Boccia - perchè rompe l'dea naturale della definizione della donna rispetto all'uomo, passaggio che Marx non aveva criticato ma che solo il movimento femminista ha messo radicalmente in discussione». La sinistra ha mosso in questi anni i suoi passi all'interno del movimento dei movimenti e in questi ha visto da vicino le culture critiche del femminismo e dell'ambientalismo radicale. Questo ha consentito a Rifondazione Comunista di diventare un soggetto un po' meno antiquato e più capace di far vivere l'idea della trasformazione. «Questa idea, quella della trasformazione, non può prescindere, anzi deve muovere dall'idea della libertà, paradossalmente monopolizzata dalla destra. La libertà della destra è quella naturale del mercato e dei poteri forti mentre la scrittura di un nuovo vocabolario che contribuisca al processo di liberazione è compito nostro, è compito della sinistra». Per la Boccia «la prima, la libertà fondamentale per le donne è liberarsi dell'uomo inteso come soggetto artefice di una forma organizzata e oppressiva della società capitalista. Una critica da sinistra al capitalismo ma anche al marxismo». E' un dibattito libero in cui Vendola e Boccia si confrontano sulla debàcle elettorale, sulla fine della discussione congressuale senza però riproporre temi già dibattuti ma formulando nuove domande: tra tutte quella su come sfuggire alla morsa del consumismo che invece è considerata dal popolo a cui vorremmo parlare come una forma suprema e moderna di libertà.Il dialogo potrebbe continuare per ore ma termina non perchè la platea sia insofferente alle oramai oltre due ore trascorse ma perchè si ferma su un punto problematico essenziale illustrato da Maria Luisa Boccia. «Si tratta della costruzione di un punto di vista terzo tra una codificazione tecnocratica e presuntamente neutra opposta a quella fideistica propugnata dalla Chiesa e dai fondamentalismi. La sinistra si deve battere contro l'idea di una naturalità di origine, nella legge, nella cultura e nelle vite delle donne e degli uomini». Su questa proposta per una nuova ricerca si chiude l'iniziativa serale lasciando tutte e tutti alla festa che segue, dove le note meticce di El Muezzin accompagnano pensieri, discussioni, tante idee e tanti dubbi.
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