mercoledì 28 maggio 2008

Lettera aperta di Nichi Vendola a Ferrero e Grassi sul partito e sul dolore.

Caro Paolo Ferrero, caro Claudio Grassi,
vi scrivo pubblicamente perché sento che la nostra vicenda politica sta pertoccare un punto di non ritorno. La discussione congressuale è diventataun'arena per gladiatori, con un livello bassissimo di analisi eapprofondimento e, viceversa, con un tasso crescente di "militarizzazione"del partito. Un minuto dopo la sconfitta elettorale mi ero permesso dichiedere a tutta la nostra comunità, così dolorosamente ferita, di nonimboccare l'abbrivio della ricerca dei "colpevoli" o delle rese dei contiinterne ai gruppi dirigenti. Siamo tutte e tutti sconfitti e tutte e tuttibisognosi di capire le ragioni profonde della nostra marginalità, e dunquebisognosi di ritrovare quelle passioni forti che ci danno il fiato e ilcoraggio per rimetterci in cammino. Invece si è scelto il peggio: giudizisommari e offese personali hanno guadagnato la scena pubblica, i sentimentisi sono stravolti in risentimenti, la cultura del sospetto invade i blog erompe relazioni politiche e anche antichi rapporti umani. Che tristezza!Siamo finiti in questo copione grottesco, una lunga estenuante rissa dopouna drammatica sconfitta. E io sono un target facile per campagne, anchediffamatorie, più adatte a "Libero" che non a "Liberazione". Davvero io voglio sciogliere il partito? O voglio portarlo, udite udite, nelPd? O voglio piegarlo al mio "leaderismo poetico"? O voglio gonfiare iltesseramento? O voglio portarlo su posizioni clericali? O voglio sostituirela mummia di Lenin con quella di Padre Pio? O voglio la Tav? E domani cosasi dirà, che la mia candidatura è un imbroglio (già detto), anzi è unainsidia della stampa borghese (già detto), anzi è un epifenomeno diveltronismo (già detto). Se continua così non c'è alcun rischio discioglimento del partito. Perché ci accorgeremo che nella foga congressualelo avremo già strozzato, questo povero partito. Perché ognuno di noi sisentirà già sciolto: nell'acido di una polemica cattiva e insensata.Caro Paolo e caro Claudio, non ho mai avuto una tale concentrazione didolori (privati e pubblici insieme) come in questi durissimi mesi. Sonostato assediato da fatti di morte e di malattia che, per così dire, hannoaccompagnato la scossa violenta del 14 aprile. Mi sono sentito scorticatovivo e ho pensato che ci saremmo presi cura gli uni degli altri, come si fain una comunità solidale nella quale le differenze sono ricchezza e nonminaccia. Ma le cose che leggo, quelle che ascolto, sono di una taleviolenza, che mi sta passando come una nuvola nera in testa: un generespeciale di dolore, direi uno svuotamento di senso, come un lentosoffocamento. Se mi guardo attorno, se vedo i giorni e le notti diquest'Italia ridisegnata e "significata" dalle destre governanti, se annusola puzza di bruciato di tutte le pulizie para-fasciste che spazzolano ilPaese, allora capisco l'urgenza di rimettere insieme un argine democratico,una difesa civile e culturale, una rete di soggetti che non si piegano alnuovo conformismo autoritario. Vedo il lavoro necessario a cui dovrebbededicarsi Rifondazione comunista. Questo partito io, fin dalle origini, hocontribuito a costruirlo: nelle strade polverose prima che nelleistituzioni. Io pensavo fosse giusto e cruciale portarlo ad un cimento assaialto: quello di mettere in campo un processo costituente che ricostruisse ilvasto campo della sinistra. Altro che scioglierlo, piuttosto farlo viverecome strumento efficace, socialmente utile, per le giovani generazioni, peril lavoro frammentato e abbandonato alla solitudine del mercatomondializzato, per le diversità che chiedono diritti e la luce del sole, perun altro modello di sviluppo. Sulle tracce di quell'altro mondo possibileche abbiamo prefigurato e desiderato, ed eravamo moltitudini immense, aGenova. Volevo fare un Congresso su queste cose. Non voglio passare il miotempo a difendermi da livide fantasie. Anzi, vi dico che non mi difenderò:anche perché sono un comunista di lungo corso, forse antico, ma se sento ilprofumo dell'odio non respiro forte, non mi inebrio, non mi rinvigorisco.Semplicemente, io mi spezzo.


Nichi Vendola

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Nichi, abbassiamo i toni e rispettiamo la verità

di Paolo Ferrero
Caro Nichi, sono d’accordo che occorre ridurre il grado di conflittualità interna. Sia per il rispetto delle persone sia perché questo partito, questa comunità di uomini e di donne, deve essere preservata. Il congresso deve servire a definire la linea politica, non a smontare il partito.
Propongo quindi a tutti di abbassare i toni e per quanto mi riguarda lo farò unilateralmente.
La scelta di abbassare i toni della polemica per essere efficace deve essere in primo luogo una scelta di verità e per questo colgo l’occasione per segnalarti quattro cose.
Io mi sono sentito dare del golpista, del doroteo, di avere pratiche che puzzano di stalinismo, di cercare il capro espiatorio della sconfitta. Una fila di contumelie che si è unita alla sistematica distorsione della posizione politica che sostengo, dove la ricostruzione della sinistra e della sua unità a partire dal sociale e dall’opposizione al governo Berlusconi, viene etichettata come la riproposizione di “logiche puramente minoritarie”. Disarmo unilaterale significa quindi togliere di mezzo ogni vittimismo, perché come diceva quel signore mediorientale 2000 anni fa: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
In secondo luogo io credo che per riportare sui binari giusti il dibattito congressuale è bene ristabilire la verità sui motivi della divisione del gruppo dirigente. Noi non ci siamo divisi sulle responsabilità della sconfitta elettorale. Come ho avuto modo di dire al Comitato Politico Nazionale e in ogni sede pubblica dove mi sia capitato di parlare o di scrivere, io sono responsabile della sconfitta come tutto il gruppo dirigente di maggioranza. Questa storia della ricerca del capro espiatorio è una balla priva di fondamento e forse sarebbe bene smettere di raccontarla per svelenire il clima.
Noi ci siamo divisi perché in campagna elettorale Fausto ha autorevolmente proposto di superare rifondazione per costruire un soggetto unico della sinistra in cui il comunismo fosse una tendenza culturale. Ci siamo divisi perché nelle ultime settimane di campagna elettorale una parte del gruppo dirigente che ha firmato la tua mozione, senza averne mai parlato in nessun organismo dirigente, raccoglieva firme all’esterno di Rifondazione Comunista su un appello per lanciare la costituente della sinistra. Ci siamo divisi perché ancora dopo la batosta elettorale il segretario ha proposto di accellerare il processo che “porti alla nascita del nuovo soggetto politico della sinistra”, “con chi ci stà”.
Non quindi sulla assurda ricerca di un capro espiatorio di una sconfitta che è collettiva e politica ci siamo divisi, ma sull’opportunità o meno di superare Rifondazione Comunista in una Costituente per una nuova forza politica. Un buon modo per svelenire il dibattito è quello di ripartire dai fatti per come sono avvenuti e dire con chiarezza cosa si intende fare. Per questo nel primo documento abbiamo scritto che rifondazione comunista ci deve essere per l’oggi e per il domani. Perché i compagnie e le compagne nel congresso devono potere scegliere una linea politica chiara, non dare una delega in bianco ad un gruppo dirigente.
Da ultimo due proposte. Io ed altri compagni e compagne abbiamo chiesto in tutte le salse di fare il congresso su un unico documento a tesi in modo da dare un segnale unitario. Tu e altri compagni e compagne avete rifiutato. Dopo di che abbiamo proposto di scrivere nei documenti - e lo abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro - che ci si impegnava dopo il congresso ad una gestione unitaria. Ritengo vitale per il partito una gestione unitaria perché il congresso decide la linea politica ma deve anche ricostituire la comunita dei compagni e delle compagne: tutti devono partecipare alla gestione del partito. Al Congresso di Venezia, con la logica che “chi vince prende tutto”, abbiamo sbagliato, perché il partito è di tutti e non della maggioranza del gruppo dirigente che ha vinto il congresso. Dobbiamo evitare che il sacrosanto percorso democratico congressuale si trasformi in un meccanismo di esclusione perpetuo di una parte dei compagni e delle compagne. La mozione di cui sei il primo firmatario non propone la gestione unitaria; perché non la proponi ora? sarebbe un segnale importante della volontà di preservare e rilanciare questa comunità politica.
In secondo luogo, per evitare che il congresso si avviti su se stesso, occorre ridislocare da subito il partito nella società, a fare politica. Per questo ho proposto al Comitato Politico Nazionale un ordine del giorno che lanciava la proposta di costruire il coordinamento di tutte le forze di sinistra - partiti, associazioni, comitati, ecc - per costruire immediatamente l’opposizione al governo Berlusconi. Perché non ci impegnamo tutti in questa costruzione, sul lavoro, sul nucleare, sulle grandi opere, sulla sicurezza, in modo che i giornali non abbiano solo da scrivere sui retroscena delle nostre beghe interne ma sul fatto che in Italia rinasce l’opposizione?