«Non guardare il TG1 delle 20. Insegniamogli il rispetto a colpi di audience in fuga». Stasera parte la campagna di boicottaggio indetta dalla comunità Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender contro il telegiornale diretto da Gianni Riotta.Marcella Di Folco, portavoce del pride nazionale, spiega che il servizio andato in onda il 19 maggio in cui si mostra una folla di giovani in via Emilio Longoni, nel quartiere Prenestino, che si lancia nel buio, tra i cespugli, a caccia di prostitute transgender da "punire" «è stato indegno! Un resoconto di un linciaggio, un accanimento mascherato da giustizia privata, nella quale lo Stato, cioè le sue divise, sospende leggi e diritti e abdica le sue funzioni alla folla inferocita. Una grave legittimazione della furia di strada». Un servizio in cui «riprese e tono erano degne di un filmato amatoriale di Forza Nuova».Per questo si «invitano tutti coloro che non condividono questo tipo di informazione a boicottare un servizio pubblico che non corrisponde più a tale caratteristica».«Non sono un animale!» gridava una trans mentre veniva sbattuta in macchina da due agenti. «Come hanno iniziato a dar fuoco ai rom, qui succederà altrettanto» urla alle telecamere un "cittadino".In questi casi ci si aspetterebbe la condanna da parte del mondo politico capitolino ma l'unica cosa che si sentono di sostenere consiglieri come Fabrizio Santori (PdL) è ritenere «ridicole le accuse di omofobia, razzismo e intolleranza» mentre racconta di essere «rimasto spaventato dal via vai continuo e indisturbato delle automobili dei clienti che percorrono il quadrante in cerca della prestazione». Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay, si scaglia contro i media che «danno voce ai peggiori istinti razzisti, transfobici e omofobi, in cui si notano ragazzotti con le teste rasate che urlano «via i froci» (…)» mentre «si guardano bene dal dar voce alle associazioni trans, in rappresentanza delle vittime dell'aggressione, che perlomeno potrebbero spiegare per quali ragioni queste persone siano costrette a prostituirsi».In questo clima, legittimato da politici e informazione, la sera del 20 maggio, nelle stesse zone di Roma scenario del raid mascherato da servizio giornalistico, si è consumata un'altra aggressione a una trans.«Martedì un nostro iscritto, Giuseppe, si è presentato al circolo di cultura omossessuale Mario Mieli in lacrime, visibilmente scosso, per aver assistito - racconta Andrea Maccarrone, membro del direttivo del circolo - all'aggressione di una transessuale da parte di due uomini con le teste rasate e giubbotti neri. Il tutto mentre sul luogo era ferma un'auto delle forze dell'ordine che assistevano impassibili senza intervenire».Mentre i consiglieri di destra si appellano a Gianni Alemanno perché «preveda nel pacchetto sicurezza con il ministro dell'Interno Maroni maggiori strumenti d'intervento per le forze dell'ordine contro i supermercati del sesso» ma non contro chi aggredisce una transessuale, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha concesso il patrocinio al Pride che si svolgerà nella capitale il prossimo 7 giugno perché «in tempi in cui fra i cittadini si diffonde un senso di insicurezza, chi ha responsabilità pubbliche non deve fomentare le paure criminalizzando il diverso da sé e favorendo la ghettizzazione delle minoranze. Piuttosto che indicare nemici, per sconfiggere le paure, dobbiamo trovare soluzioni ai problemi».
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