venerdì 8 maggio 2009
La Sinistra c'è...
Sono state presentate le liste dei candidati per le Elezioni Europee del 6 e
7 giugno. Tante donne (di cui tre sono a capo delle 5 liste
circoscrizionali), molte personalità non riconducibili a nessun partito ma
espressione della diffusa "società civile" di sinistra, qualche
amministratore locale, gli ottimi europarlamentari uscenti (tra i più
presenti e attivi, secondo le statistiche, al Parlamento di Strasburgo),
pochi "uomini d'apparato" e l'impegno diretto del Presidente della Regione
Puglia Nichi Vendola, unico candidato in tutte le circoscrizioni: questi i
tratti salienti delle liste.
Tra i nuovi personaggi più significativi vanno segnalati senz'altro: Lisa
Clark, storica attivista pacifista (capolista nel nordovest), Giuliana
Sgrena, giornalista del Manifesto (capolista al centro), Sergio Staino,
celebre vignettista dell'Unità, il cabarettista Bebo Storti, la scrittrice
per l'infanzia Bianca Pitzorno, Michele Dalai, direttore di Linus, Imma
Battaglia, leader del movimento gay, Mauro Palma, presidente del Comitato
europeo per la prevenzione della tortura, nel Comitato dei Direttori della
Treccani, Carlo Flamigni, noto endocrinologo, nel Comitato Nazionale di
Bioetica e Presidente dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti,
il consulente informatico Alessandro Bottoni, leader del Partito Pirata
Italiano che si batte per la libertà della rete, Simonetta Salacone,
dirigente scolastico dalla cui scuola elementare romana è partita la
protesta anti-Gelmini.
L'obiettivo dunque è quello di superare lo sbarramento del 4% e ridare
speranza ad una prospettiva di Sinistra moderna, in Italia e in Europa.
Circoscrizione 4 Sud
1 Vendola Nichi (Presidente Regione Puglia)
2 Di Lello Marco (coordinatore segreteria PS)
3 Di Palma Dino (presidente Consiglio provinciale Napoli)
4 Catizone Eva (ex sindaca di Cosenza)
5 Vozza Salvatore (sindaco di Castellamare di Stabia)
6 Santroni Daniela (già consigliera regionale Abruzzo)
7 Battaglia Imma (dirigente informatico, leader storica movimento gay,
presidente di Gay Project)
8 Barretta Francesco (presidente CIA Crotone)
9 Marello Luigi (assessore provinciale Cosenza)
10 Cammarano Raffaele (Presidente IACP Salerno)
11 Caruso Franz (avvocato penalista)
12 D'Aimmo Isadora (assessora provinciale Napoli)
13 Durante Giuseppe (oncologo, primario Don Uva Bari)
14 Massaro Maria Grazia (studentessa universitaria medicina)
15 Pignataro Fernando (già segretario regionale CGIL Calabria)
16 Ragosta Michele (consigliere regionale Campania)
17 Rosania Gerardo (consigliere regione Campania)
18 Salvatore Giovanna (operaia)
7 giugno. Tante donne (di cui tre sono a capo delle 5 liste
circoscrizionali), molte personalità non riconducibili a nessun partito ma
espressione della diffusa "società civile" di sinistra, qualche
amministratore locale, gli ottimi europarlamentari uscenti (tra i più
presenti e attivi, secondo le statistiche, al Parlamento di Strasburgo),
pochi "uomini d'apparato" e l'impegno diretto del Presidente della Regione
Puglia Nichi Vendola, unico candidato in tutte le circoscrizioni: questi i
tratti salienti delle liste.
Tra i nuovi personaggi più significativi vanno segnalati senz'altro: Lisa
Clark, storica attivista pacifista (capolista nel nordovest), Giuliana
Sgrena, giornalista del Manifesto (capolista al centro), Sergio Staino,
celebre vignettista dell'Unità, il cabarettista Bebo Storti, la scrittrice
per l'infanzia Bianca Pitzorno, Michele Dalai, direttore di Linus, Imma
Battaglia, leader del movimento gay, Mauro Palma, presidente del Comitato
europeo per la prevenzione della tortura, nel Comitato dei Direttori della
Treccani, Carlo Flamigni, noto endocrinologo, nel Comitato Nazionale di
Bioetica e Presidente dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti,
il consulente informatico Alessandro Bottoni, leader del Partito Pirata
Italiano che si batte per la libertà della rete, Simonetta Salacone,
dirigente scolastico dalla cui scuola elementare romana è partita la
protesta anti-Gelmini.
L'obiettivo dunque è quello di superare lo sbarramento del 4% e ridare
speranza ad una prospettiva di Sinistra moderna, in Italia e in Europa.
Circoscrizione 4 Sud
1 Vendola Nichi (Presidente Regione Puglia)
2 Di Lello Marco (coordinatore segreteria PS)
3 Di Palma Dino (presidente Consiglio provinciale Napoli)
4 Catizone Eva (ex sindaca di Cosenza)
5 Vozza Salvatore (sindaco di Castellamare di Stabia)
6 Santroni Daniela (già consigliera regionale Abruzzo)
7 Battaglia Imma (dirigente informatico, leader storica movimento gay,
presidente di Gay Project)
8 Barretta Francesco (presidente CIA Crotone)
9 Marello Luigi (assessore provinciale Cosenza)
10 Cammarano Raffaele (Presidente IACP Salerno)
11 Caruso Franz (avvocato penalista)
12 D'Aimmo Isadora (assessora provinciale Napoli)
13 Durante Giuseppe (oncologo, primario Don Uva Bari)
14 Massaro Maria Grazia (studentessa universitaria medicina)
15 Pignataro Fernando (già segretario regionale CGIL Calabria)
16 Ragosta Michele (consigliere regionale Campania)
17 Rosania Gerardo (consigliere regione Campania)
18 Salvatore Giovanna (operaia)
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SINISTRA e LIBERTA'
Bertinotti: Voto per Sinistra e Libertà.
1 - Presidente Bertinotti, lei è il primo firmatario dell’appello al voto per Roberto Musacchio. Perché l’urgenza di questa preferenza?
Intanto con Roberto c’è una lunga collaborazione, una lunga storia comune nel movimento operaio e in Rifondazione Comunista e poi una presenza insieme nel parlamento europeo nella prima parte della legislatura dove abbiamo lavorato assieme nel Gue. Roberto ha svolto la funzione di capogruppo con passione politica e capacità di applicazione ai problemi della gente, ai conflitti. Ha svolto una funzione di ponte con i movimenti, si pensi, ad esempio, a come ha contribuito alla lotta contro la direttiva Bolkestein: un elemento tra i tanti che parlano di una modalità di presenza in Europa che mi auguro possa proseguire. Infine Roberto sta in una lista che non si vuole rassegnare allo stato della sinistra in Italia e che si considera una presenza utilmente provvisoria.
2 - Musacchio si presenta in Sinistra e Libertà, un nuovo soggetto politico, che nasce in un momento travagliato della sinistra italiana, mai così dispersa ed espulsa anche dalle aule parlamentari…
Siamo passati da una condizione in cui in c’erano due sinistre, una radicale e una riformista a una condizione in cui in Italia non c’è una sinistra politica, mentre c’è un popolo e ci sono dei conflitti di sinistra. Non c’è un discorso pubblico di sinistra in grado di intervenire con forza in una crisi di proporzioni devastanti, cioè la crisi di un modello economico e sociale che da ragione a chi, come il movimento alter mondista e la sinistra radicale, avevano criticato la globalizzazione capitalistica. Il paradosso è che mentre i fatti le davano ragione la sinistra è pressoché muta e neanche i movimenti le restituiscono la parola. Il problema è quindi quello di una ricostruzione di una sinistra in Europa e in Italia. Per questo penso che alle elezioni dovrebbero essere premiati quelle donne e quegli uomini e quelle forze che si propongono questo obiettivo.
3 - Le lotte di questi mesi, degli insegnanti e degli studenti, sono lotte di sinistra ma senza sinistra, senza rappresentazione
E’ vero, le lotte sociali hanno preso una piega inedita, si pongono sotto il segno dell’indipendenza, che è cosa diversa dall’autonomia. Tutti prima hanno avuto a che fare, anche per configgere laddove ce ne fosse stato bisogno, con i partiti del movimento operaio. Le lotte di oggi hanno assunto invece un carattere indipendente, questo per tutelarsi. Basti pensare che per la prima volta lo sciopero generale della Cgil si è svolto senza l’adesione del più grande partito d’opposizione.
4 - In un suo recente intervento lei ha detto che l’Europa oggi vive una crisi della politica e che in questa crisi si inserisce la crisi politica della sinistra. Che cosa succede? La storia del 900 è arrivata al capolinea?
Il ‘900 è finito. Grandi studiosi hanno suddiviso la storia del movimento operaio in cicli: il ‘900 è finito con il crollo dei regimi dell’est e con l’avvento di quella rivoluzione capitalistica restauratrice che abbiamo chiamato globalizzazione. In questa nuova scena irrompe la crisi e propone la rinascita di un nuovo movimento operaio, di una nuova sinistra. Il tratto che questa nuova sinistra può ereditare da quella vecchia è la critica del capitalismo come modo di produzione ma tutto il modello sociale a cui tendere è da reinventare, a partire dalla rideclinazione del concetto di uguaglianza, senza il quale non c’è la sinistra. Mi pare che ci troviamo di fronte a due paradossi. Il primo: la sinistra non c’è più quando i fatti le davano ragione. Secondo paradosso: l’Europa non c’è quando il mondo ne avrebbe bisogno, è il terreno fondamentale delle sfide politiche del futuro.
5 - Perché dice che l’Europa non c’è?
L’Europa non c’è perché ha subito un processo di omologazione al modello nordamericano, l’Europa non c’è perché ha subito un processo di unificazione mercantile nel quale il mercato ha mangiato la democrazia, perché ha rinunciato alla sovranità dei popoli in nome dell’assunzione dei dogmi indotti dalla cultura liberista (si pensi ai parametri di Maastricht), l’Europa non c’è perché in quest’ultima fase si è costruita su un sistematico deficit di democrazia colmato da una crescente attribuzione di poteri a strutture tecnocratiche, come la Banca Centrale Europea. L’Europa non c’è perché ha buttato l’occasione della costruzione della Costituzione sostituendola con le intese intergovernamentali e con le decisioni della commissione. Così si è presentata nuda alla crisi.
6 - Insomma lei vede un Europa debole
I grandi soggetti che stanno prendendo decisioni nel mondo sono Obama negli Usa, la Cina, il concerto dei paesi latino americani. Invece l’Europa è rifluita nelle scelte dei governi e dei singoli paesi. Non c’è un programma economico europeo, non un piano di investimenti e persino con i grandi casi industriali, come quello dell’auto, non si vede affiorare un’idea di politica industriale, di riconversione industriale, di condizionamento dell’esborso di finanza pubblica alla realizzazione di obiettivi strategici sia riguardanti i diritti dei lavoratori, sia il perseguimento di obiettivi ecologici, sia l’introduzione di obiettivi di democrazia economica. Eppure l’Europa costituisce la scala necessaria per realizzare politiche e obiettivi in grado di pesare realmente sull’uscita dalla crisi e sulla sua direzione di marcia.
7 - Gli effetti devastanti della crisi sono sotto gli occhi di tutti. A migliaia di precari non viene rinnovato il contratto, esplode il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, e ci attendiamo una ondata di licenziamenti che forse il paese non può permettersi. Quali sono secondo lei le misure concrete da attivare? La convinceva la proposta di Franceschini di un salario minimo ai disoccupati?
Per uscire dalla crisi occorre una piena e buona occupazione, quindi l’obiettivo è il mantenimento dell’occupazione non gli ammortizzatori sociali. Il problema è costruire una politica economica . Dovremmo fare una discussione pubblica su questo, una grande assise su quale programmazione economica adottare per i prossimi 5 anni. Ci vuole un indirizzo pubblico, non bisogna avere paura di questa parola. Bisogna da un lato rispondere ai punti di crisi, dall’altro indirizzare la politica economica. E’ un discorso non rinviabile a domani, con il “poi vediamo” paghi gravemente la crisi e ti avvii su una strada che acceca.
8 - Da una recente ricerca Ipsos è risultato che gli operari votano a destra, una tendenza già in atto negli scorsi anni ma che adesso sembra drammatica. Che segnale è secondo lei?
Gli operai sono condannati alla solitudine e nella solitudine uno prova ad arrangiarsi o con il sogno e con l’egoismo. Non è la prima volta. Il voto operaio si è indirizzato a sinistra in Europa con la nascita del movimento operaio e dei grandi partiti di massa nei “trenta anni gloriosi” dopo la vittoria dal nazifascismo ma non è una condizione permanente della storia. Perché ci sia il voto operaio bisogna che ci sia un movimento operaio. La sinistra oggi non c’è e gli operai orfani votano secondo la tendenza di egoismo mercantile a cui tutti siamo sottoposti. Piuttosto che stupirci che gli operai votano a destra, stupiamoci che non ci sia la sinistra.
9 - Oggi da dove può ricominciare la sinistra?
Da tutte le parti. Fino a ieri ci siamo battuti perché si ricominciasse intanto da una forza politica. Oggi non esistono punti di partenza che si propongano come esclusivi, o da qui o da nessun altra parte. Se si vuole cominciare occorre partire da un big bang, cioè da una rimessa in discussione di tutto ciò che c’è. Accettare che c’è stata una cesura con il ‘900. Deve nascere un nuovo movimento operaio perché c’è bisogno di una nuova storia di liberazione da tutte le forme di sfruttamento, alienazione, oppressione che possono ritornare, persino la schiavitù. Mai come oggi le conquiste di mezzo secolo sono in discussione, compresa la democrazia. Per questo penso di incoraggiare Roberto Musacchio e quelle forze, come Sinistra e Libertà, che si propongono di concorrere alla ricostruzione di una grande sinistra europea.
(Intervista di Luciana Cimino)
Intanto con Roberto c’è una lunga collaborazione, una lunga storia comune nel movimento operaio e in Rifondazione Comunista e poi una presenza insieme nel parlamento europeo nella prima parte della legislatura dove abbiamo lavorato assieme nel Gue. Roberto ha svolto la funzione di capogruppo con passione politica e capacità di applicazione ai problemi della gente, ai conflitti. Ha svolto una funzione di ponte con i movimenti, si pensi, ad esempio, a come ha contribuito alla lotta contro la direttiva Bolkestein: un elemento tra i tanti che parlano di una modalità di presenza in Europa che mi auguro possa proseguire. Infine Roberto sta in una lista che non si vuole rassegnare allo stato della sinistra in Italia e che si considera una presenza utilmente provvisoria.
2 - Musacchio si presenta in Sinistra e Libertà, un nuovo soggetto politico, che nasce in un momento travagliato della sinistra italiana, mai così dispersa ed espulsa anche dalle aule parlamentari…
Siamo passati da una condizione in cui in c’erano due sinistre, una radicale e una riformista a una condizione in cui in Italia non c’è una sinistra politica, mentre c’è un popolo e ci sono dei conflitti di sinistra. Non c’è un discorso pubblico di sinistra in grado di intervenire con forza in una crisi di proporzioni devastanti, cioè la crisi di un modello economico e sociale che da ragione a chi, come il movimento alter mondista e la sinistra radicale, avevano criticato la globalizzazione capitalistica. Il paradosso è che mentre i fatti le davano ragione la sinistra è pressoché muta e neanche i movimenti le restituiscono la parola. Il problema è quindi quello di una ricostruzione di una sinistra in Europa e in Italia. Per questo penso che alle elezioni dovrebbero essere premiati quelle donne e quegli uomini e quelle forze che si propongono questo obiettivo.
3 - Le lotte di questi mesi, degli insegnanti e degli studenti, sono lotte di sinistra ma senza sinistra, senza rappresentazione
E’ vero, le lotte sociali hanno preso una piega inedita, si pongono sotto il segno dell’indipendenza, che è cosa diversa dall’autonomia. Tutti prima hanno avuto a che fare, anche per configgere laddove ce ne fosse stato bisogno, con i partiti del movimento operaio. Le lotte di oggi hanno assunto invece un carattere indipendente, questo per tutelarsi. Basti pensare che per la prima volta lo sciopero generale della Cgil si è svolto senza l’adesione del più grande partito d’opposizione.
4 - In un suo recente intervento lei ha detto che l’Europa oggi vive una crisi della politica e che in questa crisi si inserisce la crisi politica della sinistra. Che cosa succede? La storia del 900 è arrivata al capolinea?
Il ‘900 è finito. Grandi studiosi hanno suddiviso la storia del movimento operaio in cicli: il ‘900 è finito con il crollo dei regimi dell’est e con l’avvento di quella rivoluzione capitalistica restauratrice che abbiamo chiamato globalizzazione. In questa nuova scena irrompe la crisi e propone la rinascita di un nuovo movimento operaio, di una nuova sinistra. Il tratto che questa nuova sinistra può ereditare da quella vecchia è la critica del capitalismo come modo di produzione ma tutto il modello sociale a cui tendere è da reinventare, a partire dalla rideclinazione del concetto di uguaglianza, senza il quale non c’è la sinistra. Mi pare che ci troviamo di fronte a due paradossi. Il primo: la sinistra non c’è più quando i fatti le davano ragione. Secondo paradosso: l’Europa non c’è quando il mondo ne avrebbe bisogno, è il terreno fondamentale delle sfide politiche del futuro.
5 - Perché dice che l’Europa non c’è?
L’Europa non c’è perché ha subito un processo di omologazione al modello nordamericano, l’Europa non c’è perché ha subito un processo di unificazione mercantile nel quale il mercato ha mangiato la democrazia, perché ha rinunciato alla sovranità dei popoli in nome dell’assunzione dei dogmi indotti dalla cultura liberista (si pensi ai parametri di Maastricht), l’Europa non c’è perché in quest’ultima fase si è costruita su un sistematico deficit di democrazia colmato da una crescente attribuzione di poteri a strutture tecnocratiche, come la Banca Centrale Europea. L’Europa non c’è perché ha buttato l’occasione della costruzione della Costituzione sostituendola con le intese intergovernamentali e con le decisioni della commissione. Così si è presentata nuda alla crisi.
6 - Insomma lei vede un Europa debole
I grandi soggetti che stanno prendendo decisioni nel mondo sono Obama negli Usa, la Cina, il concerto dei paesi latino americani. Invece l’Europa è rifluita nelle scelte dei governi e dei singoli paesi. Non c’è un programma economico europeo, non un piano di investimenti e persino con i grandi casi industriali, come quello dell’auto, non si vede affiorare un’idea di politica industriale, di riconversione industriale, di condizionamento dell’esborso di finanza pubblica alla realizzazione di obiettivi strategici sia riguardanti i diritti dei lavoratori, sia il perseguimento di obiettivi ecologici, sia l’introduzione di obiettivi di democrazia economica. Eppure l’Europa costituisce la scala necessaria per realizzare politiche e obiettivi in grado di pesare realmente sull’uscita dalla crisi e sulla sua direzione di marcia.
7 - Gli effetti devastanti della crisi sono sotto gli occhi di tutti. A migliaia di precari non viene rinnovato il contratto, esplode il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, e ci attendiamo una ondata di licenziamenti che forse il paese non può permettersi. Quali sono secondo lei le misure concrete da attivare? La convinceva la proposta di Franceschini di un salario minimo ai disoccupati?
Per uscire dalla crisi occorre una piena e buona occupazione, quindi l’obiettivo è il mantenimento dell’occupazione non gli ammortizzatori sociali. Il problema è costruire una politica economica . Dovremmo fare una discussione pubblica su questo, una grande assise su quale programmazione economica adottare per i prossimi 5 anni. Ci vuole un indirizzo pubblico, non bisogna avere paura di questa parola. Bisogna da un lato rispondere ai punti di crisi, dall’altro indirizzare la politica economica. E’ un discorso non rinviabile a domani, con il “poi vediamo” paghi gravemente la crisi e ti avvii su una strada che acceca.
8 - Da una recente ricerca Ipsos è risultato che gli operari votano a destra, una tendenza già in atto negli scorsi anni ma che adesso sembra drammatica. Che segnale è secondo lei?
Gli operai sono condannati alla solitudine e nella solitudine uno prova ad arrangiarsi o con il sogno e con l’egoismo. Non è la prima volta. Il voto operaio si è indirizzato a sinistra in Europa con la nascita del movimento operaio e dei grandi partiti di massa nei “trenta anni gloriosi” dopo la vittoria dal nazifascismo ma non è una condizione permanente della storia. Perché ci sia il voto operaio bisogna che ci sia un movimento operaio. La sinistra oggi non c’è e gli operai orfani votano secondo la tendenza di egoismo mercantile a cui tutti siamo sottoposti. Piuttosto che stupirci che gli operai votano a destra, stupiamoci che non ci sia la sinistra.
9 - Oggi da dove può ricominciare la sinistra?
Da tutte le parti. Fino a ieri ci siamo battuti perché si ricominciasse intanto da una forza politica. Oggi non esistono punti di partenza che si propongano come esclusivi, o da qui o da nessun altra parte. Se si vuole cominciare occorre partire da un big bang, cioè da una rimessa in discussione di tutto ciò che c’è. Accettare che c’è stata una cesura con il ‘900. Deve nascere un nuovo movimento operaio perché c’è bisogno di una nuova storia di liberazione da tutte le forme di sfruttamento, alienazione, oppressione che possono ritornare, persino la schiavitù. Mai come oggi le conquiste di mezzo secolo sono in discussione, compresa la democrazia. Per questo penso di incoraggiare Roberto Musacchio e quelle forze, come Sinistra e Libertà, che si propongono di concorrere alla ricostruzione di una grande sinistra europea.
(Intervista di Luciana Cimino)
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martedì 28 aprile 2009
Antonio Gramsci.
In occasione del 72esimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, una delegazione di Sinistra e Libertà composta da Patrizia Sentinelli e Roberto Musacchio si è recata al Cimitero Inglese. Roberto Musacchio, europarlamentare di Sinistra e Libertà, ha dichiarato: "La lezione di Gramsci è sempre attuale. Riforma morale del paese e sovversivismo dall'alto delle classi diirigenti sono temi di straordinaria attualità. In particolare il sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti è una chiave di interpretazione per quel populismo che rappresenta uno dei rischi più gravi della nostra democrazia. In questo paese troppe volte i potenti usano le condizioni di difficoltà dei deboli per alimentare il proprio potere; la riforma morale di cui parla Gramsci serve a proseguire nei valori della nostra Costituzione attuandoli pienamente"
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venerdì 24 aprile 2009
Buonventicinqueaprile.
Nel discorso di Torino sulla democrazia, alla vigilia del 25 aprile, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha ricordato che le principali istituzioni della democrazia , concepite in antitesi a ogni dispotismo, sono “la garanzia di diritti di libertà (in primis libertà di pensiero e di stampa), la divisione dei poteri, la pluralità dei partiti e la tutela delle minoranze politiche“. Citando Norberto Bobbio, il presidente ha anche rammentato l’importanza della rappresentatività del Parlamento, dell’indipendenza della magistratura e del principio della legalità.
Non a caso il monito del garante della Costituzione arriva in un momento in cui sempre più spesso assistiamo all’arroganza di un esecutivo che, continuamente, a colpi di decreti, si appropria di prerogative legislative in nome della “governabilità”, spogliando di fatto il Parlamento delle proprie funzioni.
Il Capo dello Stato, che si è rivolto a Berlusconi pur senza citarlo direttamente, ha affermato che “oggi il governo dispone già di molto potere rispetto al Parlamento, essendo passato il tempo in cui le Camere prevalevano sull’esecutivo, e mette in guardia dalla continua richiesta di maggiori poteri che perviene dai vincitori delle elezioni, ammonendo che “la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie“.
Il Presidente della Repubblica non poteva essere più netto nel bocciare il “berlusconismo” nella parte più incisiva e politica del suo intervento, che probabilmente è stato anche il più impegnativo dal suo insediamento al Quirinale.
La denuncia di Napolitano arriva dopo un periodo di duro scontro istituzionale, cominciato diversi mesi fa, e che ha visto nelle dichiarazioni del premier sul “caso Eluana”, il momento più critico. Proprio in quell’occasione Berlusconi aveva manifestato minacciosamente l’intenzione di svuotare i poteri del Capo dello Stato e di cambiare la Carta fondamentale che, secondo il premier, era nata “sotto l’influsso della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione sovietica come un modello”.
In quelle dichiarazioni si condensa l’idea di fondo della democrazia secondo Berlusconi: governare senza alcun contrappeso, trasformare il Parlamento in una mera sede di ratifica delle decisioni governative, concentrare tutto il potere nelle proprie mani di una sola persona.
Un’idea plebiscitaria e autoritaria della democrazia nella quale, come afferma Stefano Rodotà si entra in ”una terra incognita” in cui “i diritti fondamentali delle persone non sono più affidati alla garanzia della legge, ma alle pulsioni delle maggioranze” con l’effetto di sconvolgere la stessa democrazia costituzionale che sulla Carta si fonda e che induce il Capo dello stato a ribadire che “la Costituzione repubblicana non è una specie di residuato bellico come da qualche parte si verrebbe talvolta fare intendere e che poggia sui valori maturati nell’opposizione al fascismo, nella Resistenza“.
Per questo non si può non essere d’accordo con Napolitano quando dice: “Rispettare la Costituzione significa anche riconoscere il ruolo fondamentale del controllo di costituzionalità, e dunque l’autorità di istituzioni di garanzia. Queste non dovrebbero formare mai oggetto di attacchi politici e di giudizi sprezzanti, al di là dell’espressione di responsabili riserve su loro specifiche decisioni”.
“La Costituzione non è una semplice carta dei valori. È legge fondamentale e legge suprema anche e innanzitutto nel segnare i limiti entro cui può svolgersi ogni potere costituito e viene disciplinata la stessa volontà sovrana del popolo”.
Potere costituito di cui il Parlamento è espressione, secondo una logica di rappresentatività della volontà popolare messa a dura prova da quelle norme che, concepite per evitare un’eccessiva frammentazione politica, hanno indebolito la rappresentanza stessa e messo in discussione la libertà di voto e che, in assenza di valide procedure di formazione delle candidature e di meccanismi di ancoraggio fra eletti, territorio ed elettori, hanno contribuito a indebolire la nostra democrazia.
Un vulnus che con la sciagurata richiesta di un “voto utile” ha menomato quel pluralismo, sociale, politico e istituzionale che costituisce la sostanza della democrazia, causando l’estromissione di alcune componenti politiche dal Parlamento e che la soglia di sbarramento europea, imposta dalla maggioranza con l’assenso di tutta l’attuale opposizione parlamentare , rischia di aggravare.
Per questo la ricorrenza del 25 aprile non è soltanto occasione di celebrazioni e di ricordi, ma, oggi più che mai, deve diventare occasione di riflessione sui rischi autoritari verso i quali può scivolare la nostra democrazia.
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martedì 21 aprile 2009
ITALIA SI, ITALIA NO, ITALIA BOH.
di Marco Senaldi* - Flash Art n.274 Febbraio - MArzo 09
REALITY SHOW
L’ITALIA È UN paese magnifico, o un posto da incubo? In Italia si pagano troppe tasse, o se ne evadono ancor di più? L’industria italiana svetta per eccellenza, o inquina a più non posso? Le università italiane sfornano cervelli da esportazione, o sono incestuosi covi del malaffare? E gli artisti italiani, infine, sono geni incompresi o provinciali mammoni? Girala come vuoi, da queste domande opposte non se ne esce. O meglio, quello che esce è la solita immagine dell’Italia, un paese impossibile, una nazione paradossale, un coacervo di contraddizioni che si rimpallano, che si ripetono, che sfuggono anche a hi vorrebbe risolverle, e che alla fine stremano tutti col risultato che si va in qualche modo avanti. Eppure, dài che ti do, alla fin fine di tutto questo gran parlare, scatenarsi, incatenarsi, stracciarsi le vesti, e ricucirle per poi rimettersele, magari a rovescio, il dì seguente qualcosa, nella percezione comune e forse nelle cose stesse, è cambiato.
Un primo cambiamento riguarda senz’altro il livello del dibattito. Quasi Impercettibilmente, dato il fragore generale, siamo transitati dalle sottigliezze politiche, o dalle invettive ideologiche esasperate, a un piano diverso, direi di irresistibile trasparenza. Un giornalista d’assalto come Marco Travaglio può dare del mafioso a uno (di fatto condannato) come il senatore Dell’Utri, e questo resta in parlamento; salvo poi demandare al portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, il compito di apostrofare in diretta Tv proprio il Travaglio con l’epiteto di “coglione”.
A un livello (gerarchicamente) più elevato lo stesso Berlusconi può spingersi a ricordare come un “eroe” Vittorio Mangano, il suo stalliere mafioso, e il suo avversario Antonio Di Pietro può rimbeccarlo, senza che questo però generi alcuna conseguenza effettiva. In altro ambito, la polemica tra Francesco Bonami e Achille Bonito Oliva sulla mostra “Italics” ricalca questo modello: ci si rinfaccia apertamente quello che una volta si sarebbe sussurrato con prudenza agli orecchi di un confidente. Benché tanta apertura linguistica e mentale non generi nessun mutamento reale, di fatto però rende le cose interessanti da un altro punto di vista, cioè da quello che potremmo definire “espressivo”. L’Italia è un caso unico in cui in definitiva tutti sanno tacitamente che la capacità di fornire una riflessione obiettiva non è demandata né ai politici (consapevoli del fatto che, come diceva Mussolini, “governare gli italiani non è difficile, è impossibile”), né ai giornalisti o ai media (che sono già capillarmente collocati per fasce di artito), né ai vertici religiosi (storicamente screditati da una prossimità geopolitica esagerata), e nemmeno alla cosiddetta società civile e ai suoi rappresentanti, anch’essi di frequente collusi coi potentati di vario rango. Che cosa resta allora, se non la traduzione in termini artistici di questo impasto dei mali dell’(ex) Bel Paese, e la loro relativa nobilitazione creativa? La conseguenza, essa stessa paradossale, è che, oggi, se un sociologo volesse conoscere come funziona l’Italia, farebbe meglio a vedere un reality show che analizzare i (peraltro discutibili) indici Istat. Se uno storico volesse ricostruire le vicende del paese farebbe meglio a guardarsi un film recente di qualità, anziché compulsare fonti spesso contraddittorie. E se un italiano volesse capire in che paese abita forse sarebbe bene che cominciasse a guardarsi intorno e osservasse che opere producono i suoi artisti.
Dopo molti decenni, infatti, di “complesso di inferiorità culturale”, di “non facciamoci
riconoscere”, e di “perché non siamo un paese normale” (come non pensare a certi film come Fumo di Londra, in cui l’Albertone nazionale sviscerava tutta la xenofilia che ci contraddistingue?), oggi molti artisti, scrittori, registi e designer tornano a concentrarsi su temi tipicamente locali, con la consapevolezza che non sono eventi marginali di una provincia dell’impero, ma fatti a loro modo epocali degni di diventare soggetti artistici. Non è un caso che il nuovo cinema italiano dei vari Garrone, Virzì, Sorrentino, Vicari, si sia concentrato su temi di politica e di società assolutamente italiani — come la camorra o la longevità politica di Andreotti, spesso in stretta correlazione con la narrativa emergente di autori come Saviano, Ammanniti, Veronesi, Brizzi. D’altra parte non è un caso che i nuovi designer italiani, come Giulio Iacchetti, abbiano addirittura realizzato un libro-archivio di tutti gli oggetti, reali o virtuali che definiscono l’identità italiana, dal calendario di Frate Indovino alla Coccoina, dalla Festa dell’Unità alla liquirizia Tabù (raccolti nel volume collettivo Italianità, Corraini, Modena), mentre Roberto Giolito ha ridato vita, con sensibilità e intelligenza, a un mito del tutto italiano come la Fiat 500 (Il marketing del fantasma. Nuova Fiat 500, di Fulvio Carmagnola, in OT/ Orbis Tertius, 1, Mimesis, 2008). Anche la fotografia italiana si segnala per questo recupero: basti pensare all’opera di Francesco Jodice o di Paola di Bello, di Massimo Siragusa o di Paola Salerno per capirlo. Tuttavia, qui è fondamentale stabilire alcune distinzioni. Una serie di artisti e di opere si è focalizzata sui guasti italiani con grande serietà, ma fatalmente ricalcando atteggiamenti tradizionali. Lo stesso esempio di Gomorra — il libro più del film — indica che quando si affrontano temi “alti” si tende a ricorrere a linguaggi altrettanto alti, di severa “riscossa civile” come, in questo caso, il recupero del Neorealismo, stile che però rischia di non essere più in sintonia coi tempi. Nelle molte operazioni attuali in cui ritorna il vecchio cliché della denuncia, si conserva una (immotivata) fiducia nel fatto che ci sia qualcosa da (d)enunciare a qualcuno, e che sia possibile farlo da un luogo di (d)enunciazione neutrale, non coinvolto, “obiettivo” sui fatti, la cui inesistenza invece è proprio ciò che rende tanto paradossale la situazione (e la storia tutta) del nostro paese.
Alcune recenti operazioni artistiche che hanno toccato il senso dell’appartenenza italiana, invece, partono proprio dall’impossibilità di una presa di posizione “obiettiva”. Operazioni come l’Art Parade di Francesco Spampinato con le bandiere italiane spixellate, o l’opera di Goldiechiari Confine immaginato, l’installazione sonora che riproduceva con campionamenti di scrosci d’acqua e sciacquone l’inno italiano Fratelli d’Italia, o la faccia di Berlusconi trasformata in icona bizantina nei mosaici di Leonardo Pivi testimoniano, più che una volontà di mettere alla berlina usi e costumi italioti, il radicale confronto con un’identità fantasmatica, scollata da se stessa come i bordi di una foto mossa, dove il culto del calcio, la foto del leader e l’inno di Mameli (tutte cose per altro stranamente collegate!) si scambiano ruoli e significati. In questo
senso, l’opera di Cattelan, che sovente ha toccato il tema dell’identità italiana, resta
profondamente indicativa. Da Ninna Nanna del lontano 1994, installazione realizzata con le macerie del PAC dopo l’attentato che lo aveva distrutto, fino a All, 2008, i nove marmi che sembrano altrettanti morti ammazzati, Cattelan non si è mai arreso alla logica della semplice denuncia, preferendo la strada indiretta dell’interrogativo e dell’ambiguità riflessiva. Non è un caso che al suo collodiano Charlie don’t surf (il ragazzetto con le mani trafitte da due matite) sia dedicata l’omonima ballata dei Baustelle — e non è nemmeno un caso che un’allegoria ricorrente nell’arte contemporanea, proprio a cominciare da Cattelan, fino ad arrivare alla parodia di quel duo geniale e irresistibile che sono Bertozzi & Casoni, passando per Manganelli e Carmelo Bene, sia proprio il dis-eroico Pinocchio. In questo senso, più che alla ricerca delle radici di una presunta identità italiana, gli artisti nostrani migliori hanno afferrato che la verità di questa nostra terra risiede soprattutto in una differenza intrinseca, disidentità di sé da sé, inaugurata sicuramente da uno come Pirandello. È in questa chiave che andrebbero recuperate le tradizioni anti-tradizionali della dis-italianità. Sinceramente, è bello che un curatore di livello internazionale come Bonami abbia incluso nella sua mostra “Italics” figure desuete quali Guttuso o Ferroni, ma in un certo senso, ciò che è davvero singolare non è il gesto di includerli in mostra, ma lo stupore che esso ha suscitato. Anche questo è un tratto tipico dell’italiotismo più becero: in Francia, per esempio, quando una personalità raggiunge un rango storico, può essere sottoposta a una critica postuma anche feroce, ma entra automaticamente a far parte di un pantheon da cui non è più rimossa, e in cui trovano posto tanto Luigi XVI che Napoleone, tanto Céline che Sartre. Qui, invece, l’ultimo arrivato pretende di fare piazza pulita di tutti quelli che lo hanno preceduto; così, benché non si possa non sottoscrivere la feroce critica che uno come Luca Beatrice ha indirizzato ai cascami ideologici dell’Arte Povera, bisognerebbe anche avere la magnanimità di ammettere che, ormai, è roba archiviata, fa parte della nostra storia
come il Futurismo o la poesia visiva. Così, in una mostra sull’italianità quello che più stupisce non è la presenza di Guttuso (mossa senz’altro talentuosa), ma invece la mancanza degli autentici eroi anti-italiani: se siamo d’accordo su Cattelan, perché non inserire le indimenticabili due puntate di Carmelo Bene da Costanzo del 1994? In quell’operazione mediatica, in cui un personaggio così poco televisivo come Bene ebbe il coraggio e la follia di darsi in pasto a un pubblico immensamente più grande di lui, alligna tutta la forza malapartiana dell’italianità più paradossale e più vera. E non dovremmo dire lo stesso degli interventi televisivi di De Dominicis, o del dimenticato ma pazzescamente geniale Orlando Furioso di Luca Ronconi (1975), che, a rivederlo con gli occhi di oggi, non può non ricordare le elaborate meccaniche visive di una Tacita Dean o di un Matthew Barney? E quando un artista di vaglia come Alfredo Jaar, nella sua ultima personale italiana, si spinge a chiedere con grandi manifesti “dove sta Gramsci”, l’operazione risulta inevitabilmente ideologica perché Gramsci è elevato a bandiera della benedetta “coscienza nazionale”, che l’Italia proprio non ha e la cui mancanza è anzi la sua caratteristica, e le sue “ceneri” andrebbero invece accostate senza timore a quelle dei pochi che hanno condiviso con lui il destino di plasmare questo paese nel bene e nel male, sia pur da sponde politicamente diverse, come Croce, o persino Gentile, della cui storica riforma scolastica siamo tutti (finora!) inevitabilmente figli e debitori. Queste sono le cose che gli artisti di oggi mostrano a tratti di intendere sennonché, forse, un po’ troppo tardi. Ormai, ora che ci stavamo riappassionando al nostro paese, altre realtà vanno affacciandosi sul palcoscenico
della Storia, e forse è l’Europa tutta a essere destinata a un inevitabile declino. Adesso, che avevamo capito di contare qualcosa, non per le nostre presunte e sempre ripetute virtù, ma proprio per i nostri difetti, adesso è il momento di prender congedo. D’altra parte, questo strano destino è in linea con una indimenticabile intuizione di uno dei migliori dis-italiani che mai abbiano calcato il suolo natìo, cioè Pier Paolo Pasolini, che poco prima di morire ebbe a dire: “È dunque assolutamente necessario morire, perché, finché siamo vivi, manchiamo di senso”.
*Marco Senaldi, critico d’arte e filosofo, collabora con la cattedra di Educazione Estetica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
giovedì 9 aprile 2009
Ricostruiamo la Casa dello studente.
Sinistra e Libertà ha aperto un Conto corrente bancario dedicato alla sottoscrizione in favore delle popolazioni dell'Abruzzo: Sinistra e Libertà Solidarietà Abruzzo IT 82 B 0832703221 000000003346 da utilizzare per versamenti attraverso bonifici. I soldi raccolti contribuiranno alla ricostruzione della Casa dello studente.
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martedì 7 aprile 2009
Appello alla Solidarietà con l’Abruzzo.
Cari compagni e compagne, amici e amiche,
stiamo cercando di organizzare una rete di solidarietà e primo aiuto per la popolazione abruzzese colpita dal sisma. Tutte le nostre iniziative saranno coordinate con la Protezione Civile, da cui stiamo attendendo informazioni e direttive più dettagliate.
RETE DI ACCOGLIENZA SFOLLATI
Stiamo predisponendo una rete di persone disponibili ad ospitare gli sfollati. Per questa ragione vi chiediamo, se abitate in regioni prossime alle zone interessate dal sisma e siete nella condizione di ospitare qualcuno, di comunicarci a partire da ora le seguenti informazioni:
nome, cognome, indirizzo, telefono, indirizzo e-mail, numero delle persone che potete accogliere, numero delle stanze e durata approssimativa della disponibilità.
Il nostro indirizzo e-mail è sinistraeliberta.volontari@gmail.com e tel. Annagrazia 328.8638712
GRUPPI DI VOLONTARI
Stiamo comunicando alla Protezione Civile le disponibilità dei nostri militanti, attivisti e simpatizzanti a recarsi in Abruzzo per fornire assistenza, aiuto e soccorso alla popolazione. Chi di voi fosse disponibile può comunicarcelo fin da ora all’indirizzo: sinistraeliberta.volontari@gmail.com e al numero di tel. Annagrazia 328.8638712. Comunicateci anche, nel caso le aveste, le competenze specifiche che potrebbero essere utili ai soccorsi (es. medici, ingegneri, infermieri, psicologi, assistenti sociali, cuochi).
RACCOLTA COPERTE, MEDICINALI, VESTIARIO, MATERIALI UTILI A RIMUOVERE LE MACERIE
Stiamo verificando con la protezione civile la reale necessità di una raccolta di materiale di cui sopra. Nelle prossime ore vi daremo nuove informazioni attraverso le newsletter e il nostro sito, e nel caso fosse realmente utile predisporremo centri di raccolta.
RACCOLTA FONDI PER L’EMERGENZA ABRUZZO
Stiamo raccogliendo fondi da destinare all’emergenze immediata e i soccorsi. Per farlo stiamo aprendo un apposito conto corrente di Sinistra e Libertà che sarà attivo da domani.
DONAZIONI DI SANGUE
Pare dagli ultimi aggiornamenti che non ci sia un’emergenza sangue, in ogni caso se si dovesse ripresentare questo problema chi vuole donarlo può farlo
in Abruzzo: presso l'ospedale di Pescara - Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO "Spirito Santo" Via Fonte Romana 8 - 65124 Pescara Telefono 0854252687. Oppure ci si può rivolgere agli altri ospedali abruzzesi.
Nel resto d’Italia si può donare sangue in tutte le sedi Avis del paese. Per trovare quella più vicina: www.avis.it
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venerdì 3 aprile 2009
Il 4 aprile per un nuovo Piano nazionale del lavoro.
di Alessandro Sabiucciu Mps
Sabato saremo a Roma, a fianco della CGIL, con le nostre bandiere, con i nostri programmi. Non si tratta solamente di una scelta, pur importante, di solidarietà verso la più grande organizzazione sindacale sottoposta ad un attacco virulento da parte della destra che governa l’Italia. Si tratta di scendere in piazza per rivendicare misure concrete, a favore del lavoro, in una crisi dalle conseguenze drammatiche per i lavoratori e gli strati più deboli della popolazione, per sostenere una diversa qualità della relazione tra ambiente e lavoro attraverso la quale costruire anche le condizioni di uscita dalla crisi, per porre un argine alla deriva autoritaria della democrazia che si manifesta a partire dalla negazione del diritto di voto ai lavoratori.
Il governo Berlusconi persevera nella pratica degli annunci (operazioni di marketing politico), senza che alcun provvedimento concreto si sia ancora visto, mentre le condizioni materiali delle persone continuano a peggiorare, come confermato da tutti gli indicatori statistici (CIG, CIGS, Mobilità, iscrizioni al collocamento). Cresce l’incertezza e l’insicurezza sociale ed aumentano i processi di fragilizzazione delle identità individuali, in un quadro di precarietà sistemica. Senza una chiara ripresa del conflitto sociale, senza una ritrovata, ricostruita, capacità della sinistra di definire un progetto politico unificante per questa società frantumata, c’è il pericolo che si saldino, ancora di più, le derive razziste con le spinte populiste: una miscela devastante, tesa a perseguire una “privatizzazione del tutto” (dall’acqua alla scuola), che colpirà tutte le reti di protezione sociale.
Credo che la posta in gioco sia chiara e possiamo già anticipare, dai segnali che arrivano dai territori per numero di pullman e di treni speciali, che la partecipazione sarà grandiosa. La straordinaria riuscita della manifestazione sarà utile ad impedire il consolidamento di un blocco sociale conservatore, con venature persino reazionarie, razziste e xenofobe, e potrà aiutare la definizione di una piattaforma sociale, culturale, politica, per la quale noi del Movimento per la Sinistra ci rendiamo disponibili. Dalla difesa del Contratto Nazionale di Lavoro, al raddoppio della durata della Cassa Integrazione per coprire tutto il periodo della crisi, all’aumento dell’indennità di disoccupazione, fino al rilancio degli investimenti sulla ricerca, l’istruzione, sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie dolci come sfida anche occupazionale per il presente ed il futuro prossimo, tutte le proposte della CGIL sono condivisibili.
Vogliamo portare il nostro contributo proponendo una totale ed incondizionata “moratoria” dei licenziamenti, che serve soprattutto per quelle lavoratrici e lavoratori precari e o della piccola e piccolissima impresa e dell’artigianato: moratoria che si può ottenere estendendo, erga omnes, la cassa integrazione a tutte e tutti a prescindere sia dai settori merceologici di appartenenza e che dalla dimensione occupazionale della struttura di lavoro. L’obiettivo deve essere: nessun licenziamento durante la crisi! Per realizzarlo serve un po’ di “deficit spending” con buona pace dei turbo liberisti.
Nell’immediato queste misure servono come una sorta di “terapia della riduzione del danno”, sono utili a salvaguardare soglie fondamentali di reddito e di consumi, sono imprescindibili per mantenere un “pavimento” dei diritti ed evitare di passare da una crisi economica, per quanto gravissima, ad una depressione economica che travolgerebbe soprattutto i più deboli.
La rimessa in campo di una sinistra degna di questo nome non può realizzarsi, però, limitandosi ad interventi, per quanto importanti, di natura congiunturale. Serve un PIANO NAZIONALE per il LAVORO. Dopo la sconfitta alla Fiat degli anni ’50, Giuseppe Di Vittorio seppe riaprire i percorsi politici e propose il Piano per il Lavoro. Oggi serve uno scatto di analoga forza politica. Serve al mondo del lavoro ed al sindacato e serve alla sinistra politica.
La ricostruzione della centralità sociale del lavoro, la messa in campo di una proposta complessiva di ridisegno dei diritti del lavoro, oggi devastati dalle diverse legislazioni e dalla polverizzazione produttiva, la possibilità di sviluppare nuove piattaforme sociali unitarie anche attraverso forme di salario sociale, passano solo attraverso un disegno strategico di grande spessore culturale, politico e sociale. Un Piano Nazionale per il Lavoro come strumento per la tutela dei diritti, per una stagione di sviluppo economico armonico tra lavoro e ambiente, come piattaforma per la ricostruzione della sinistra politica in Italia ed in Europa. Proponiamo alla CGIL di avviare i confronti per costruirlo sfidando, per questo obiettivo, l’insieme delle forze di sinistra e democratiche.
Sabato saremo a Roma, a fianco della CGIL, con le nostre bandiere, con i nostri programmi. Non si tratta solamente di una scelta, pur importante, di solidarietà verso la più grande organizzazione sindacale sottoposta ad un attacco virulento da parte della destra che governa l’Italia. Si tratta di scendere in piazza per rivendicare misure concrete, a favore del lavoro, in una crisi dalle conseguenze drammatiche per i lavoratori e gli strati più deboli della popolazione, per sostenere una diversa qualità della relazione tra ambiente e lavoro attraverso la quale costruire anche le condizioni di uscita dalla crisi, per porre un argine alla deriva autoritaria della democrazia che si manifesta a partire dalla negazione del diritto di voto ai lavoratori.
Il governo Berlusconi persevera nella pratica degli annunci (operazioni di marketing politico), senza che alcun provvedimento concreto si sia ancora visto, mentre le condizioni materiali delle persone continuano a peggiorare, come confermato da tutti gli indicatori statistici (CIG, CIGS, Mobilità, iscrizioni al collocamento). Cresce l’incertezza e l’insicurezza sociale ed aumentano i processi di fragilizzazione delle identità individuali, in un quadro di precarietà sistemica. Senza una chiara ripresa del conflitto sociale, senza una ritrovata, ricostruita, capacità della sinistra di definire un progetto politico unificante per questa società frantumata, c’è il pericolo che si saldino, ancora di più, le derive razziste con le spinte populiste: una miscela devastante, tesa a perseguire una “privatizzazione del tutto” (dall’acqua alla scuola), che colpirà tutte le reti di protezione sociale.
Credo che la posta in gioco sia chiara e possiamo già anticipare, dai segnali che arrivano dai territori per numero di pullman e di treni speciali, che la partecipazione sarà grandiosa. La straordinaria riuscita della manifestazione sarà utile ad impedire il consolidamento di un blocco sociale conservatore, con venature persino reazionarie, razziste e xenofobe, e potrà aiutare la definizione di una piattaforma sociale, culturale, politica, per la quale noi del Movimento per la Sinistra ci rendiamo disponibili. Dalla difesa del Contratto Nazionale di Lavoro, al raddoppio della durata della Cassa Integrazione per coprire tutto il periodo della crisi, all’aumento dell’indennità di disoccupazione, fino al rilancio degli investimenti sulla ricerca, l’istruzione, sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie dolci come sfida anche occupazionale per il presente ed il futuro prossimo, tutte le proposte della CGIL sono condivisibili.
Vogliamo portare il nostro contributo proponendo una totale ed incondizionata “moratoria” dei licenziamenti, che serve soprattutto per quelle lavoratrici e lavoratori precari e o della piccola e piccolissima impresa e dell’artigianato: moratoria che si può ottenere estendendo, erga omnes, la cassa integrazione a tutte e tutti a prescindere sia dai settori merceologici di appartenenza e che dalla dimensione occupazionale della struttura di lavoro. L’obiettivo deve essere: nessun licenziamento durante la crisi! Per realizzarlo serve un po’ di “deficit spending” con buona pace dei turbo liberisti.
Nell’immediato queste misure servono come una sorta di “terapia della riduzione del danno”, sono utili a salvaguardare soglie fondamentali di reddito e di consumi, sono imprescindibili per mantenere un “pavimento” dei diritti ed evitare di passare da una crisi economica, per quanto gravissima, ad una depressione economica che travolgerebbe soprattutto i più deboli.
La rimessa in campo di una sinistra degna di questo nome non può realizzarsi, però, limitandosi ad interventi, per quanto importanti, di natura congiunturale. Serve un PIANO NAZIONALE per il LAVORO. Dopo la sconfitta alla Fiat degli anni ’50, Giuseppe Di Vittorio seppe riaprire i percorsi politici e propose il Piano per il Lavoro. Oggi serve uno scatto di analoga forza politica. Serve al mondo del lavoro ed al sindacato e serve alla sinistra politica.
La ricostruzione della centralità sociale del lavoro, la messa in campo di una proposta complessiva di ridisegno dei diritti del lavoro, oggi devastati dalle diverse legislazioni e dalla polverizzazione produttiva, la possibilità di sviluppare nuove piattaforme sociali unitarie anche attraverso forme di salario sociale, passano solo attraverso un disegno strategico di grande spessore culturale, politico e sociale. Un Piano Nazionale per il Lavoro come strumento per la tutela dei diritti, per una stagione di sviluppo economico armonico tra lavoro e ambiente, come piattaforma per la ricostruzione della sinistra politica in Italia ed in Europa. Proponiamo alla CGIL di avviare i confronti per costruirlo sfidando, per questo obiettivo, l’insieme delle forze di sinistra e democratiche.
mercoledì 1 aprile 2009
martedì 31 marzo 2009
Chi semina, raccoglie.
"Seminare sinistra per raccogliere libertà” è il tema di una campagna nazionale non proibizionista che inizia il 4 aprile allo Spazio Pubblico Leoncavallo di Milano e si concluderà il 9 maggio a Roma all’interno della Million Marijuana march.
E’ una appello e al tempo stesso una proposta politica che contiamo si moltiplichi in centinaia di occasioni in tutto il paese.
Si è da poco conclusa la quinta Conferenza nazionale delle politiche antidroga a Trieste: un fallimento nel fallimento. Nel disastro prodotto dalle politiche proibizioniste su scala globale si è potuto toccare con mano quello della legge Fini- Giovanardi (49/2006) a tre anni dalla sua approvazione: consumi ai massimi, riduzione dell'età di prima assunzione, esplosione del narcotraffico. Una legge largamente segnata da un approccio ideologico, fatta di improvvisazione e attacco al servizio pubblico sulle tossicodipendenze. Alle sperimentazioni di riduzione del danno e del rischio largamente diffuse in Europa si è opposta una cieca retorica, alle politiche di prevenzione e all’informazione si è sostituita un’affabulazione con tratti di farsa. E invece è una tragedia: nei prossimi anni il governo condanna centinaia di migliaia di cittadini e le loro famiglie ad una battaglia solitaria, e molti di più al girone delle sanzioni penali e amministrative.
E’ un centrodestra liberista in materia economica e fortemente autoritario nel campo dei diritti civili e delle libertà. Dal testamento biologico alle unioni civili, alla limitazione del diritto di sciopero e di manifestare, attraverso una sequenza di provvedimenti, pacchetti, apparentemente volti alla “sicurezza dei cittadini” e che lambiscono ormai le garanzie costituzionali.
E' ormai chiaro che servono approcci radicalmente nuovi: la Sinistra scende letteralmente in campo e guarda alle sperimentazioni che qua è là in Europa e nel mondo disegnano le possibili alternative.
Non casualmente la prima iniziativa di questa campagna si svolge la sera del 4 aprile, al termine della grande manifestazione della CGIL: un modo chiaro per segnare il rapporto ormai strettissimo che lega oggi diritti civili e sociali.
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Primarie: Ecco i seggi.
Domenica 5 aprile 2009, dalle ore 8.00 alle 21.00, si terranno le elezioni primarie per la scelta del candidato Presidente della Provincia di Avellino e del sindaco di Avellino della coalizione di centro-sinistra
Possono votare tutti i cittadini italiani o dell'Unione Europea o di altri paesi che, al momento del voto, siano in possesso dei seguenti requisiti:
a) siano residenti nel Comune di Avellino per l’elezione del candidato a sindaco;
b) siano residenti nei 119 Comuni della provincia di Avellino per l’elezione del candidato alla Presidenza della Provincia.
c) abbiano compiuto i sedici anni di età;
d) dichiarino di riconoscersi nella proposta politica della coalizione del centrosinistra, accettando di sostenerlo alle prossime elezioni amministrative e di essere registrate nell’Albo elettori del centrosinistra, registrazione che può avvenire anche al momento del voto;
e) siano in possesso, qualora cittadini di paesi non facenti parte dell’Unione Europea, di regolare permesso di soggiorno in corso di validità.
Al momento del voto si versa un contributo di almeno un Euro.
Ogni elettore può votare solo nel seggio del comune di residenza. Per i cittadini di Avellino e Ariano verranno indicati e specificati i seggi in base al propria sezione elettorale.
L’elettore esprime una unica preferenza tracciando una croce sulla scheda in corrispondenza del candidato prescelto
Qui di seguito l'elenco dei seggi.
NUM
COMUNE
SEDE
UBICAZIONE
SEZ
NOTE
1
ARIANO IRPINO
PALAZZO DEGLI UFFICI
VIA D'AFFLITTO
1 - 6 - 7
-8 - 9 -10 - 11 -12 - 13 -14 - 15 -25
VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 2. (ARIANO 1)
2
ARIANO IRPINO
PALAZZO DEGLI UFFICI
VIA D'AFFLITTO
2 - 3 - 4 - 5 16 - 17 - 18 19 - 20 - 21 22 - 23 - 24
VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 3. (ARIANO 2)
1
BONITO
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA ROMA
1
CASALBORE
SEDE PD
VIA BATTISTI
1
FLUMERI
AULA S. ROCCO
PIAZZA SAN ROCCO
1
GRECI
LOCALE
CORSO CAROSENO
1
GROTTAMINARDA
SALA ENZO FERRARO
VIA CONDOTTI
1
MELITO IRPINO
AUDITORIUM COMUNALE
P.ZZA DELLA REPUBBLICA
1
MONTAGUTO
CENTRO POLIVALENTE
VIA PEPE
1
MONTECALVO IRPINO
LOCALE ADIACENZE CHIESA
VIA BELLA DONNA
1
SAVIGNANO IRPINO
CIRCOLO ACLI
C.So VITTORIO EMANUELE
1
VILLANOVA DEL BATTISTA
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA POZZO
1
ALTAVILLA I.
SEDE PD
C.SO GARIBALDI
1
AVELLINO
GAZEBO DI FRONTE NUOVA PREFETTURA
CORSO V. EMANUELE
1- 10
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI PIAZZA GARIBALDI E NELLA
SCUOLA MEDIA "L. DA VINCI"
1
AVELLINO
GAZEBO PIAZZA DI FRONTE FERROVIA
VIA F. TEDESCO
49 - 52
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA FONTANATETTA
1
AVELLINO
GAZEBO ADIACENZE SCUOLA ELEMENTARE
RIONE PARCO
39 - 40
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA G. ROTONDI
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
P.ZZA STURZO-S. TOMMASO
41 - 48
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI CONTRADA SAN TOMMASO E NELLA
SCUOLA MEDIA DI CONTRADA SAN TOMMASO
1
AVELLINO
GAZEBO
P.ZZA RIONE MAZZINI
58 - 62
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI RIONE MAZZINI
1
AVELLINO
CENTRO SERVIZI VOLONTARIATO
CORSO EUROPA
35 - 38
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE PROLUNGAMENTO VIA ROMA
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
11 - 17
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "D. ALIGHIERI" E NELLA SCUOLA
MATERNA DI VIA PIAVE
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
18 - 21
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA DEGLI IMBIMBO
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
22 - 27
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "E. COCCHIA"
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
66 - 71
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE "PERNA"
1
AVELLINO
GAZEBO
PIAZZA DI PICARELLI
56 - 57
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE PICARELLI
1
AVELLINO
GAZEBO ADIACENTE BAR DALLAS
VALLE
29-34
CHI NORMALMENTE VOTA ALLA SCUOLA MEDIA "F. SOLIMENA" E NELLA SCUOLA
ELEMENTARE DI VIA COLOMBO
1
AVELLINO
GAZEBO
PIAZZA VALLE
53-55
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MATERNA FRAZIONE VALLE
1
AVELLINO
LOCALE PRIVATO 18
VIA GIANCOLA-BELLIZZI
63 - 65
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE BELLIZZI
1
CAPRIGLIA I.
RISTORANTE IL PASSO
Fraz. SAN FELICE
1
CASTELVETERE
LOCALE PRIVATO
PIAZZA MONUMENTO
1
GROTTOLELLA
LOCALE PRIVATO
VIA ANGELO MAGLIO
1
MANOCALZATI
CASA DELLA CULTURA
VIA UMBERTO I
presso il Seggio di MANOCALZATI votano i residenti nel Comune di CANDIDA
1
MERCOGLIANO
SEDE PD
CORSO GARIBALDI
1
MONTEFALCIONE
SEDE PD
VIA MARCONI
1
MONTEFREDANE
AUDITORIUM COMUNALE
VIA ROMA
1
MONTEFUSCO
LOCALE PRIVATO
VIA S.NICOLA DE FRANC
presso il Seggio di MONTEFUSCO votano i residenti nel Comune di SANTA
PAOLINA - TORRIONI
1
MONTEMILETTO
SEDE PRO LOCO
VIA PIASSI
presso il Seggio di MONTEMILETTO votano i residenti nel Comune di TORRE LE
NOCELLE
1
OSPEDALETTO
SEDE PD
VIA PRINCIPE DI NAPOLI 1
presso il Seggio di OSPEDALETTO votano i residenti nel Comune di SUMMONTE
1
PAROLISE
BIBLIOTECA COMUNALE
PIAZZA MARINO
1
PIETRADEFUSI
SEDE PD
VIA ROMA - FRAZ. DENTECANE
1
PRATA P.U.
SEDE PD
VIA MATTEOTTI
1
PRATOLA SERRA
SEDE PROLOCO
CORSO VITTORIO EMANUELE
1
SAN MANGO S. C.
LOCALE PRIVATO
VIA PROVINCIALE 8S
1
SAN POTITO U.
SEDE PD
VIA ROMA
1
SORBO SERPICO
LOCALE PRIVATO
VIA AMATUCCI
presso il Seggio di SORBO SERPICO votano i residenti nel Comune di SALZA
IRPINA
1
TUFO
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA PIESCO
presso il Seggio di TUFO votano i residenti nel Comune di CHIANCHE - PETRURO
1
VENTICANO
LOCALE PRIVATO
VIA L. CADORNA
1
VOLTURARA I.
EX CINEMA
VIA RIMEMBRANZA
1
AIELLO DEL SABATO
CENTRO SOCIALE
VIA MANCINI
1
ATRIPALDA
EX SALA CONSILIARE
P.ZZASPARAVIGNA
1
AVELLA
CASA COMUNALE
P.ZZA MUNICIPIO
1
BAIANO
SEDE PD
C.SO GARIBALDI
1
CERVINARA
CASA COMUNALE
P.ZZA TRESCINE
1
CESINALI
CENTRO ANZIANI
PIAZZA MUNICIPIO
1
CONTRADA
SEDE PD
VIA MARCONI 19
1
DOMICELLA
SEDE COMUNALE
PIAZZA FERRANTE
1
LAURO
AUDITORIUM
VIA PRINCIPE LANCELLOTTI
1
MARZANO DI NOLA
MUNICIPIO
VIA NAZIONALE
1
MONTEFORTE IRPINO
LOCALI SOTTOSTANTI ISTITUTO COMPRENSIVO
VIA AURIGEMMA
1
MONTORO INFERIORE
SEDE PD
VIA PIRONTI - PIANO
1
MONTORO SUPERIORE
BIBLIOTECA COMUNALE
FRAZ. SAN PIETRO VIA ROMA
1
PAGO DEL VALLO DI LAURO
MUNICIPIO
1
PIETRASTORNINA
LOCALE PRIVATO
VIA SABATINO MINUCCI - TRAVERSA CORSO PARTENIO
presso il Seggio di PIETRASTORNINA votano i residenti nel Comune di
SANT'ANGELO A SCALA
1
QUINDICI
CENTRO SOCIALE
VIA S.ANTONIO EX SCUOLA MEDIA
1
ROCCABASCERANA
EX SEDE PROLOCO
VIA IMBRIANI
1
ROTONDI
LOCALE PRESSO CASA COMUNALE
VIA VACCARIELLO
1
SAN MARTINO VALLE CAUDINA
SEDE PD
PIAZZA ROMA
1
SAN MICHELE DI SERINO
SEDE PD
VIA LARGO MERCATO
1
SANTA LUCIA DI SERINO
CENTRO SOCIALE
PIAZZA S. GIUSEPPE MOSCATI
1
SERINO
BIBLIOTECA FRAZ. DOGANA VECCHIA
VIA G. MARCONI
1
SOLOFRA
SEDE PD
PIAZZA UMBERTO I
1
TAURANO
LOCALE
PIAZZA FRECONIA
1
AQUILONIA
SEDE PD
CORSO VITTORIO EMANUELE
1
BAGNOLI IRPINO
SEDE PD
P.ZZA L. DI CAPUA
1
BISACCIA
CENTRO ANZIANI
CORSO ROMULEO
1
CALABRITTO
LOCALE FORUM DEI GIOVANI
VIA ALLENDE
1
CALITRI
SEDE PD
VIA PITTOLI
1
CAPOSELE
SEDE PD
PIAZZA DANTE
1
CASSANO IRPINO
SEDE PD
VIA CROCE
1
CASTELBARONIA
LOCALI
ADIACENZE COMUNE
1
CASTELFRANCI
BIBLIOTECA
VIA FORIA
1
CONZA DELLA C.
CASA DELLA COMUNITÀ
C.SO XXIII NOVEMBRE
1
FONTANAROSA
EX PROLOCO
VIA MAZZINI 24
1
FRIGENTO
CENTRO CARITAS
VIA ALDO MORO
1
GESUALDO
EX ASILO COMUNALE
PIAZZA NEVIERA
1
LACEDONIA
SEDE PD
VIA G. VICO
1
LIONI
EDIFICIO PLURIUSO
P.ZZA DELLA VITTORIA
1
LUOGOSANO
GAZEBO
PIAZZA DE GASPERI
1
MONTELLA
SEDE PD
PIAZZA BARTOLI
1
MONTEVERDE
SEDE PD
VIA CIRILLO 6
1
NUSCO
SEDE PD
CORSO UMBERTO I
1
PATERNOPOLI
SALA OTTAGONALE CENTRO CEPAS
VIA TROISI
1
SAN NICOLA BARONIA
CENTRO SOCIALE
VIA GRAMSCI
1
SAN SOSSIO BARONIA
LOCALE SCUOLA MATERNA
VIA PIANO
1
SANT'ANDREA DI C.
SEDE PD
VIA ROMA
1
SANT'ANGELO DEI L
SEDE PD
CORSO VITTORIO EMANUELE
presso il Seggio di SANT'ANGELO DEI LOMBARDI votano i residenti nel Comune
di ROCCA SAN FELICE
1
SCAMPITELLA
SEDE PD
VIA CITTÀ DI CONTRA
1
SENERCHIA
PALAZZETTO DELLO SPORT
VIA PIANO DI ZONA
1
STURNO
AUDITORIUM
PIAZZA MUNICIPIO
1
TEORA
SEDE PD
CORSO PLEBISCITO
1
TORELLA DEI LOMBARDI
SEDE PD
VIA CARACCIOLO
1
VALLATA
SEDE PD
VIA CHIANCHIONE
1
VALLESACCARDA
CENTRO SOCIALE
VIA CASA CIARLA
Possono votare tutti i cittadini italiani o dell'Unione Europea o di altri paesi che, al momento del voto, siano in possesso dei seguenti requisiti:
a) siano residenti nel Comune di Avellino per l’elezione del candidato a sindaco;
b) siano residenti nei 119 Comuni della provincia di Avellino per l’elezione del candidato alla Presidenza della Provincia.
c) abbiano compiuto i sedici anni di età;
d) dichiarino di riconoscersi nella proposta politica della coalizione del centrosinistra, accettando di sostenerlo alle prossime elezioni amministrative e di essere registrate nell’Albo elettori del centrosinistra, registrazione che può avvenire anche al momento del voto;
e) siano in possesso, qualora cittadini di paesi non facenti parte dell’Unione Europea, di regolare permesso di soggiorno in corso di validità.
Al momento del voto si versa un contributo di almeno un Euro.
Ogni elettore può votare solo nel seggio del comune di residenza. Per i cittadini di Avellino e Ariano verranno indicati e specificati i seggi in base al propria sezione elettorale.
L’elettore esprime una unica preferenza tracciando una croce sulla scheda in corrispondenza del candidato prescelto
Qui di seguito l'elenco dei seggi.
NUM
COMUNE
SEDE
UBICAZIONE
SEZ
NOTE
1
ARIANO IRPINO
PALAZZO DEGLI UFFICI
VIA D'AFFLITTO
1 - 6 - 7
-8 - 9 -10 - 11 -12 - 13 -14 - 15 -25
VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 2. (ARIANO 1)
2
ARIANO IRPINO
PALAZZO DEGLI UFFICI
VIA D'AFFLITTO
2 - 3 - 4 - 5 16 - 17 - 18 19 - 20 - 21 22 - 23 - 24
VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 3. (ARIANO 2)
1
BONITO
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA ROMA
1
CASALBORE
SEDE PD
VIA BATTISTI
1
FLUMERI
AULA S. ROCCO
PIAZZA SAN ROCCO
1
GRECI
LOCALE
CORSO CAROSENO
1
GROTTAMINARDA
SALA ENZO FERRARO
VIA CONDOTTI
1
MELITO IRPINO
AUDITORIUM COMUNALE
P.ZZA DELLA REPUBBLICA
1
MONTAGUTO
CENTRO POLIVALENTE
VIA PEPE
1
MONTECALVO IRPINO
LOCALE ADIACENZE CHIESA
VIA BELLA DONNA
1
SAVIGNANO IRPINO
CIRCOLO ACLI
C.So VITTORIO EMANUELE
1
VILLANOVA DEL BATTISTA
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA POZZO
1
ALTAVILLA I.
SEDE PD
C.SO GARIBALDI
1
AVELLINO
GAZEBO DI FRONTE NUOVA PREFETTURA
CORSO V. EMANUELE
1- 10
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI PIAZZA GARIBALDI E NELLA
SCUOLA MEDIA "L. DA VINCI"
1
AVELLINO
GAZEBO PIAZZA DI FRONTE FERROVIA
VIA F. TEDESCO
49 - 52
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA FONTANATETTA
1
AVELLINO
GAZEBO ADIACENZE SCUOLA ELEMENTARE
RIONE PARCO
39 - 40
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA G. ROTONDI
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
P.ZZA STURZO-S. TOMMASO
41 - 48
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI CONTRADA SAN TOMMASO E NELLA
SCUOLA MEDIA DI CONTRADA SAN TOMMASO
1
AVELLINO
GAZEBO
P.ZZA RIONE MAZZINI
58 - 62
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI RIONE MAZZINI
1
AVELLINO
CENTRO SERVIZI VOLONTARIATO
CORSO EUROPA
35 - 38
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE PROLUNGAMENTO VIA ROMA
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
11 - 17
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "D. ALIGHIERI" E NELLA SCUOLA
MATERNA DI VIA PIAVE
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
18 - 21
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA DEGLI IMBIMBO
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
22 - 27
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "E. COCCHIA"
1
AVELLINO
CENTRO SOCIALE
VIA MORELLI E SILVATI
66 - 71
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE "PERNA"
1
AVELLINO
GAZEBO
PIAZZA DI PICARELLI
56 - 57
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE PICARELLI
1
AVELLINO
GAZEBO ADIACENTE BAR DALLAS
VALLE
29-34
CHI NORMALMENTE VOTA ALLA SCUOLA MEDIA "F. SOLIMENA" E NELLA SCUOLA
ELEMENTARE DI VIA COLOMBO
1
AVELLINO
GAZEBO
PIAZZA VALLE
53-55
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MATERNA FRAZIONE VALLE
1
AVELLINO
LOCALE PRIVATO 18
VIA GIANCOLA-BELLIZZI
63 - 65
CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE BELLIZZI
1
CAPRIGLIA I.
RISTORANTE IL PASSO
Fraz. SAN FELICE
1
CASTELVETERE
LOCALE PRIVATO
PIAZZA MONUMENTO
1
GROTTOLELLA
LOCALE PRIVATO
VIA ANGELO MAGLIO
1
MANOCALZATI
CASA DELLA CULTURA
VIA UMBERTO I
presso il Seggio di MANOCALZATI votano i residenti nel Comune di CANDIDA
1
MERCOGLIANO
SEDE PD
CORSO GARIBALDI
1
MONTEFALCIONE
SEDE PD
VIA MARCONI
1
MONTEFREDANE
AUDITORIUM COMUNALE
VIA ROMA
1
MONTEFUSCO
LOCALE PRIVATO
VIA S.NICOLA DE FRANC
presso il Seggio di MONTEFUSCO votano i residenti nel Comune di SANTA
PAOLINA - TORRIONI
1
MONTEMILETTO
SEDE PRO LOCO
VIA PIASSI
presso il Seggio di MONTEMILETTO votano i residenti nel Comune di TORRE LE
NOCELLE
1
OSPEDALETTO
SEDE PD
VIA PRINCIPE DI NAPOLI 1
presso il Seggio di OSPEDALETTO votano i residenti nel Comune di SUMMONTE
1
PAROLISE
BIBLIOTECA COMUNALE
PIAZZA MARINO
1
PIETRADEFUSI
SEDE PD
VIA ROMA - FRAZ. DENTECANE
1
PRATA P.U.
SEDE PD
VIA MATTEOTTI
1
PRATOLA SERRA
SEDE PROLOCO
CORSO VITTORIO EMANUELE
1
SAN MANGO S. C.
LOCALE PRIVATO
VIA PROVINCIALE 8S
1
SAN POTITO U.
SEDE PD
VIA ROMA
1
SORBO SERPICO
LOCALE PRIVATO
VIA AMATUCCI
presso il Seggio di SORBO SERPICO votano i residenti nel Comune di SALZA
IRPINA
1
TUFO
BIBLIOTECA COMUNALE
VIA PIESCO
presso il Seggio di TUFO votano i residenti nel Comune di CHIANCHE - PETRURO
1
VENTICANO
LOCALE PRIVATO
VIA L. CADORNA
1
VOLTURARA I.
EX CINEMA
VIA RIMEMBRANZA
1
AIELLO DEL SABATO
CENTRO SOCIALE
VIA MANCINI
1
ATRIPALDA
EX SALA CONSILIARE
P.ZZASPARAVIGNA
1
AVELLA
CASA COMUNALE
P.ZZA MUNICIPIO
1
BAIANO
SEDE PD
C.SO GARIBALDI
1
CERVINARA
CASA COMUNALE
P.ZZA TRESCINE
1
CESINALI
CENTRO ANZIANI
PIAZZA MUNICIPIO
1
CONTRADA
SEDE PD
VIA MARCONI 19
1
DOMICELLA
SEDE COMUNALE
PIAZZA FERRANTE
1
LAURO
AUDITORIUM
VIA PRINCIPE LANCELLOTTI
1
MARZANO DI NOLA
MUNICIPIO
VIA NAZIONALE
1
MONTEFORTE IRPINO
LOCALI SOTTOSTANTI ISTITUTO COMPRENSIVO
VIA AURIGEMMA
1
MONTORO INFERIORE
SEDE PD
VIA PIRONTI - PIANO
1
MONTORO SUPERIORE
BIBLIOTECA COMUNALE
FRAZ. SAN PIETRO VIA ROMA
1
PAGO DEL VALLO DI LAURO
MUNICIPIO
1
PIETRASTORNINA
LOCALE PRIVATO
VIA SABATINO MINUCCI - TRAVERSA CORSO PARTENIO
presso il Seggio di PIETRASTORNINA votano i residenti nel Comune di
SANT'ANGELO A SCALA
1
QUINDICI
CENTRO SOCIALE
VIA S.ANTONIO EX SCUOLA MEDIA
1
ROCCABASCERANA
EX SEDE PROLOCO
VIA IMBRIANI
1
ROTONDI
LOCALE PRESSO CASA COMUNALE
VIA VACCARIELLO
1
SAN MARTINO VALLE CAUDINA
SEDE PD
PIAZZA ROMA
1
SAN MICHELE DI SERINO
SEDE PD
VIA LARGO MERCATO
1
SANTA LUCIA DI SERINO
CENTRO SOCIALE
PIAZZA S. GIUSEPPE MOSCATI
1
SERINO
BIBLIOTECA FRAZ. DOGANA VECCHIA
VIA G. MARCONI
1
SOLOFRA
SEDE PD
PIAZZA UMBERTO I
1
TAURANO
LOCALE
PIAZZA FRECONIA
1
AQUILONIA
SEDE PD
CORSO VITTORIO EMANUELE
1
BAGNOLI IRPINO
SEDE PD
P.ZZA L. DI CAPUA
1
BISACCIA
CENTRO ANZIANI
CORSO ROMULEO
1
CALABRITTO
LOCALE FORUM DEI GIOVANI
VIA ALLENDE
1
CALITRI
SEDE PD
VIA PITTOLI
1
CAPOSELE
SEDE PD
PIAZZA DANTE
1
CASSANO IRPINO
SEDE PD
VIA CROCE
1
CASTELBARONIA
LOCALI
ADIACENZE COMUNE
1
CASTELFRANCI
BIBLIOTECA
VIA FORIA
1
CONZA DELLA C.
CASA DELLA COMUNITÀ
C.SO XXIII NOVEMBRE
1
FONTANAROSA
EX PROLOCO
VIA MAZZINI 24
1
FRIGENTO
CENTRO CARITAS
VIA ALDO MORO
1
GESUALDO
EX ASILO COMUNALE
PIAZZA NEVIERA
1
LACEDONIA
SEDE PD
VIA G. VICO
1
LIONI
EDIFICIO PLURIUSO
P.ZZA DELLA VITTORIA
1
LUOGOSANO
GAZEBO
PIAZZA DE GASPERI
1
MONTELLA
SEDE PD
PIAZZA BARTOLI
1
MONTEVERDE
SEDE PD
VIA CIRILLO 6
1
NUSCO
SEDE PD
CORSO UMBERTO I
1
PATERNOPOLI
SALA OTTAGONALE CENTRO CEPAS
VIA TROISI
1
SAN NICOLA BARONIA
CENTRO SOCIALE
VIA GRAMSCI
1
SAN SOSSIO BARONIA
LOCALE SCUOLA MATERNA
VIA PIANO
1
SANT'ANDREA DI C.
SEDE PD
VIA ROMA
1
SANT'ANGELO DEI L
SEDE PD
CORSO VITTORIO EMANUELE
presso il Seggio di SANT'ANGELO DEI LOMBARDI votano i residenti nel Comune
di ROCCA SAN FELICE
1
SCAMPITELLA
SEDE PD
VIA CITTÀ DI CONTRA
1
SENERCHIA
PALAZZETTO DELLO SPORT
VIA PIANO DI ZONA
1
STURNO
AUDITORIUM
PIAZZA MUNICIPIO
1
TEORA
SEDE PD
CORSO PLEBISCITO
1
TORELLA DEI LOMBARDI
SEDE PD
VIA CARACCIOLO
1
VALLATA
SEDE PD
VIA CHIANCHIONE
1
VALLESACCARDA
CENTRO SOCIALE
VIA CASA CIARLA
venerdì 27 marzo 2009
Primarie: Lettera aperta alle Irpine e agli Irpini.
Care e Cari,
dopo una lunga riflessione la Sinistra irpina ha deciso di partecipare alle Primarie del 5 aprile, in Provincia e al Comune capoluogo.
Ci siamo, dunque. E non semplicemente per una testimonianza.
Per rendere autentiche queste Primarie, e far sì che non siano una noiosa resa dei conti interna al PD.
Per rappresentare un punto di contatto con quei mondi oggi troppo lontani e delusi dalla politica. Per provare ad aprire una finestra verso la società civile, il mondo del lavoro e della cultura, i movimenti, i giovani.
Per dare un’alternativa reale a quelle donne e a quegli uomini che vogliono davvero scrivere una pagina nuova per l’Irpinia.
Quella che proponiamo è un’altra Irpinia: attenta alle fasce sociali e alle famiglie più deboli, vicina ai lavoratori oggi esposti alla durezza della crisi, che scommette sulla partecipazione come metodo irrinunciabile di governo, che investe sulle nuove generazioni, sull’innovazione, sulla valorizzazione e la tutela dei nostri territori.
Le primarie, dunque, ce lo dicono le eccezionali esperienze di Vendola e Obama, possono essere uno straordinario strumento di cambiamento. Un’occasione che, spero, le irpine e gli irpini non mancheranno.
Ma queste Primarie sono soprattutto un segnale forte, di unità e partecipazione, contro il Governo Berlusconi. Un governo che ha mandato i militari sul Formicoso e a Savignano, che invia le ronde nelle città, che umilia e deruba il Mezzogiorno, che attacca il contratto nazionale di lavoro e il diritto di sciopero, che occulta e non affronta la crisi, che taglia la scuola e la sanità, che mette in discussione la laicità e i diritti, che alimenta insicurezze e paure.
Per questo non faccio uno scontato appello al voto per i candidati della Sinistra.
Chiedo al popolo di centro-sinistra di fare uno sforzo di vitalità, di uscire dalla rassegnazione, di moltiplicare in questi giorni i luoghi di incontro e discussione, di partecipare liberamente e scegliere il futuro dell’Irpinia. Insieme.
Gennaro M. Imbriano
dopo una lunga riflessione la Sinistra irpina ha deciso di partecipare alle Primarie del 5 aprile, in Provincia e al Comune capoluogo.
Ci siamo, dunque. E non semplicemente per una testimonianza.
Per rendere autentiche queste Primarie, e far sì che non siano una noiosa resa dei conti interna al PD.
Per rappresentare un punto di contatto con quei mondi oggi troppo lontani e delusi dalla politica. Per provare ad aprire una finestra verso la società civile, il mondo del lavoro e della cultura, i movimenti, i giovani.
Per dare un’alternativa reale a quelle donne e a quegli uomini che vogliono davvero scrivere una pagina nuova per l’Irpinia.
Quella che proponiamo è un’altra Irpinia: attenta alle fasce sociali e alle famiglie più deboli, vicina ai lavoratori oggi esposti alla durezza della crisi, che scommette sulla partecipazione come metodo irrinunciabile di governo, che investe sulle nuove generazioni, sull’innovazione, sulla valorizzazione e la tutela dei nostri territori.
Le primarie, dunque, ce lo dicono le eccezionali esperienze di Vendola e Obama, possono essere uno straordinario strumento di cambiamento. Un’occasione che, spero, le irpine e gli irpini non mancheranno.
Ma queste Primarie sono soprattutto un segnale forte, di unità e partecipazione, contro il Governo Berlusconi. Un governo che ha mandato i militari sul Formicoso e a Savignano, che invia le ronde nelle città, che umilia e deruba il Mezzogiorno, che attacca il contratto nazionale di lavoro e il diritto di sciopero, che occulta e non affronta la crisi, che taglia la scuola e la sanità, che mette in discussione la laicità e i diritti, che alimenta insicurezze e paure.
Per questo non faccio uno scontato appello al voto per i candidati della Sinistra.
Chiedo al popolo di centro-sinistra di fare uno sforzo di vitalità, di uscire dalla rassegnazione, di moltiplicare in questi giorni i luoghi di incontro e discussione, di partecipare liberamente e scegliere il futuro dell’Irpinia. Insieme.
Gennaro M. Imbriano
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SINISTRA e LIBERTA'
mercoledì 25 marzo 2009
lunedì 23 marzo 2009
Avellino, Vendola lancia Sinistra e Libertà.
di Manuela Di Pietro - irpinianews
Avellino - Non la somma di un ceto politico residuale ma l’inizio di un
cammino comune dopo lo schianto terribile dell’Arcobaleno: da questo input è
nato “Sinistra e Libertà” (che ha unito Movimento per la Sinistra, Partito
Socialista, Verdi, Sinistra Democratica), tenuto oggi a battezzo al Viva
Hotel di Avellino dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
accompagnato dallo slogan “La primavera della Sinistra arriva il 20 marzo”.
A fare gli onori di casa Gennaro Imbriano, Maria Grazia Valentino, Generoso
Bruno e Peppe De Cristofaro che hanno “ospitato” gli alleati: Franco
Vittoria, Rodolfo Salzaruolo, Angelo Flammia, Edmondo Marra, Rosanna Repole,
Giuseppe Vetrano, Marcello Zecchino, Domenico Ranaudo, Peppe Sarno, Vanni
Chieffo, Lello De Stefano, Pasquale Puorro, Luciano Vecchia, Luigi De
Vincentiis, Luigi Mainolfi, Toni Ricciardi, Luigi Famiglietti.
Ad Imbriano l’onore e l’onere dell’annuncio: la Sinistra presenterà liste
unitarie al Comune di Avellino e alla Provincia.
Ma a suonare la sveglia di una Sinistra “rimasta con un libro vuoto in
mano”, “senza più parole da comunicare” ma pronta a riscrivere una storia“ è
stato proprio l’ex esponente di Rifondazione Comunista che ha mosso la
carica rispetto ad un Paese “affondato nel lessico di un vocabolario
parafascista”. In cui le risposte non possono essere date “dallo sceriffo Di
Pietro” e dai “talk show di Franceschini”.
Vendola non ha nascosto le sue preoccupazioni nè la determinazione di
ripartire da una cultura politica padrona dei processi di fondo che animano
il Paese e non solo. Cavalli di battaglia: lavoro e formazione. Le uniche
armi in grado di contrastare “l’egemonia della destra” che è “al tramonto
nel mondo ma non in Europa e in Italia dove è entrata nei sogni e nella vita
dei cittadini”.
Il grave momento economico, che lascia prospettare un futuro davvero
apocalittico, diventa spunto per un parallelo tra la questione morale e
quella sociale. Una l’equazione: formazione sinonimo di crescita e qualità .
Il tutto per essere competitivi attraverso competenze e acquisizioni che
inseriscano a pieno titolo il Paese nel mercato globale.
La prima idea è quella di una moratoria sui licenziamenti, condizione
indispensabile “se gli imprenditori intendono fronteggiare la crisi con
aiuti da parte del governo”. Condizione necessaria ma non sufficiente a cui
è d’obbligo aggiungere interventi mirati su coloro che sono interessati da
ammortizzatori sociali. In proposito un dictat su tutti: detassazione.
Il modello da seguire è quello di Obama a cui Vendola rende il merito di
aver scritto una pagina nuova negli Stati Uniti attraverso provvedimenti di
sostegno a scuola e sanità pubblica oltre alla tassazione delle rendite e
dei patrimoni. L’esatto contrario di quanto sta accadendo in Italia. “Qui si
parla solo di tagli. Soprattutto nella scuola e nella sanità . Per quanto
riguarda l’istruzione, tagliare vuol dire privarci dell’acquisizione di
competenze in grado di renderci competitivi. In tema sanità i tagli non
riguardano gli sprechi, così come dovrebbe essere, ma i servizi e il diritto
alla salute”.
Poi una malinconia facile da superare e compensata dalla speranza di un
futuro di rinnovamento: “Ho amato falce, martello e stella ma oggi servono
altri simboli maggiormente in grado di intercettare i sogni delle nuove
generazioni”. Dunque un taglio con il passato e l’inizio di un nuovo libro.
Per ora ancora in bianco. “Perchè una Sinistra che sa già tutto è destinata
a morire rapidamente”.
foto archivio irpinianews
Avellino - Non la somma di un ceto politico residuale ma l’inizio di un
cammino comune dopo lo schianto terribile dell’Arcobaleno: da questo input è
nato “Sinistra e Libertà” (che ha unito Movimento per la Sinistra, Partito
Socialista, Verdi, Sinistra Democratica), tenuto oggi a battezzo al Viva
Hotel di Avellino dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
accompagnato dallo slogan “La primavera della Sinistra arriva il 20 marzo”.
A fare gli onori di casa Gennaro Imbriano, Maria Grazia Valentino, Generoso
Bruno e Peppe De Cristofaro che hanno “ospitato” gli alleati: Franco
Vittoria, Rodolfo Salzaruolo, Angelo Flammia, Edmondo Marra, Rosanna Repole,
Giuseppe Vetrano, Marcello Zecchino, Domenico Ranaudo, Peppe Sarno, Vanni
Chieffo, Lello De Stefano, Pasquale Puorro, Luciano Vecchia, Luigi De
Vincentiis, Luigi Mainolfi, Toni Ricciardi, Luigi Famiglietti.
Ad Imbriano l’onore e l’onere dell’annuncio: la Sinistra presenterà liste
unitarie al Comune di Avellino e alla Provincia.
Ma a suonare la sveglia di una Sinistra “rimasta con un libro vuoto in
mano”, “senza più parole da comunicare” ma pronta a riscrivere una storia“ è
stato proprio l’ex esponente di Rifondazione Comunista che ha mosso la
carica rispetto ad un Paese “affondato nel lessico di un vocabolario
parafascista”. In cui le risposte non possono essere date “dallo sceriffo Di
Pietro” e dai “talk show di Franceschini”.
Vendola non ha nascosto le sue preoccupazioni nè la determinazione di
ripartire da una cultura politica padrona dei processi di fondo che animano
il Paese e non solo. Cavalli di battaglia: lavoro e formazione. Le uniche
armi in grado di contrastare “l’egemonia della destra” che è “al tramonto
nel mondo ma non in Europa e in Italia dove è entrata nei sogni e nella vita
dei cittadini”.
Il grave momento economico, che lascia prospettare un futuro davvero
apocalittico, diventa spunto per un parallelo tra la questione morale e
quella sociale. Una l’equazione: formazione sinonimo di crescita e qualità .
Il tutto per essere competitivi attraverso competenze e acquisizioni che
inseriscano a pieno titolo il Paese nel mercato globale.
La prima idea è quella di una moratoria sui licenziamenti, condizione
indispensabile “se gli imprenditori intendono fronteggiare la crisi con
aiuti da parte del governo”. Condizione necessaria ma non sufficiente a cui
è d’obbligo aggiungere interventi mirati su coloro che sono interessati da
ammortizzatori sociali. In proposito un dictat su tutti: detassazione.
Il modello da seguire è quello di Obama a cui Vendola rende il merito di
aver scritto una pagina nuova negli Stati Uniti attraverso provvedimenti di
sostegno a scuola e sanità pubblica oltre alla tassazione delle rendite e
dei patrimoni. L’esatto contrario di quanto sta accadendo in Italia. “Qui si
parla solo di tagli. Soprattutto nella scuola e nella sanità . Per quanto
riguarda l’istruzione, tagliare vuol dire privarci dell’acquisizione di
competenze in grado di renderci competitivi. In tema sanità i tagli non
riguardano gli sprechi, così come dovrebbe essere, ma i servizi e il diritto
alla salute”.
Poi una malinconia facile da superare e compensata dalla speranza di un
futuro di rinnovamento: “Ho amato falce, martello e stella ma oggi servono
altri simboli maggiormente in grado di intercettare i sogni delle nuove
generazioni”. Dunque un taglio con il passato e l’inizio di un nuovo libro.
Per ora ancora in bianco. “Perchè una Sinistra che sa già tutto è destinata
a morire rapidamente”.
foto archivio irpinianews
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SINISTRA e LIBERTA'
domenica 22 marzo 2009
Vendola ad Avellino: «Ripartiamo dall’unità per restituire speranza al Paese».
di Marco Staglianò - Buongiorno Irpinia
«Lungi dal volere essere un cartello elettorale, Sinistra e Libertà rappresenta una speranza da costruire contro la fabbrica della paura berlusconiana. Ripartiamo oggi per un nuovo cammino, il cui approdo dovrà essere quello dell’unità della sinistra del ventunesimo secolo. Una sinistra unita e rinnovata, capace di superare le gabbie della chiusura identitaria, per coniugare il proprio capitale storico in un nuovo linguaggio capace di inserirsi nelle fratture di una società dinamica ed in continua evoluzione. Una sinistra che in Irpinia vuole contrastare l’avanzata di una destra antimeridionale ed antidemocratica, che cerca ancoraggio nel trasformismo demitiano. Una sinistra che vede nella propria coesione ideale e nella propria unità, la via maestra per spingere il Partito democratico sul terreno del rinnovamento e che proprio per questo, si presenterà alle prossime amministrative con liste unitarie, aperte anche a coloro che hanno scelto pretestuosamente di non essere qui stasera». Questo, in sintesi, il senso delle riflessioni sviluppate dal dirigente provinciale del Movimento per la Sinistra, Gennaro Imbriano, all’incontro tenutosi ier presso la sala convegni del Viva Hotel di Avellino, per presentare il nuovo cartello elettorale che ha unito Movimento per la Sinistra, Verdi, Sinistra democratica e Partito Socialista. Un progetto che se pare essere decollato a livello nazionale, in Irpinia si è arenato sullo scoglio delle divisioni, tra chi, come Sinistra democratica, ha scelto la strada del centrosinistra alternativo, e chi, invece, ha scelto di seguire la strada del confronto programmatico con il Pd. Il discorso di Imbriano, ha preceduto quello di diversi esponenti della sinistra irpina, tra cui quello del Presidente provinciale dei Verdi, Pasquale Puorro e del socialista Giuseppe Sarno. Ma a suonare la carica di «una sinistra che vuole rinascere dal rifiuto dei vecchi simboli e dalla nostalgia dei muri abbattuti dal peso della storia», ci ha pensato il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Un discorso avvolgente nella retorica ma solido nei contenuti, più volte interrotto dagli applausi di una platea tanto folta quanto partecipe, tra le cui fila spiccava la presenza di tanti dirigenti provinciali del Partito democratico, primo fra tutti, il segretario Vittoria. Parte da lontano Vendola. Parte, cioè, dalla descrizione di un mondo in evidente trasformazione, nell’ambito del quale «la vecchia Europa appare sempre più vecchia perchè avviatata sulle proprie paure. L’Europa della xenofobia e delle piccole patrie, che ha in una Chiesa Cattolica reazionaria, chiusa in un dogmatismo sterile e distante dal sentore degli stessi credenti, il suo vero emblema. Una Chiesa che per bocca del suo Pontefice, da un lato punta il dito contro l’uso del preservativo in Africa, e dall’altro riabilita, tra le fila del Clero, le peggiori espressioni del conservatorismo clerico fascista. Ma il mondo cambia. L’Africa violentata dal potere delle multinazionali vede lentamente fiorire nella sua pancia i semi dell’emancipazione. Il Sud America, che per tanti decenni è stato il teatro delle sperimentazioni dittatoriali di matrice statunitense, oggi risorge grazie al democratico diffondersi di un vero riformismo socialista. E poi c’è il coraggio di Obama. Di un Presidente che con quattro parole, nel proprio discorso di insediamento, ha consegnato definitivamente alla storia tutto il paradigma neoconservatore, dandoci l’esatta misura di quanto sia vecchia l’Europa, e di quanto in quest’Europa, l’Italia di Berlusconi assuma il ruolo più regressivo. Basti in tal senso riflettere su quanto siano distanti le risposte date alla crisi da questo esecutivo rispetto a quelle date da Obama sul fronte della tassazione, dell’istruzione e della sanità. Mentre li si tassano i redditi più alti, si finanzia l’istruzione e la ricerca e si investe nella sanità, qui si fa l’esatto contrario. Viviamo in un regime che fonda la propria forza sulla connessione tra regressione culturale e regressione civile. Un regime che nasconde la tragicità di una crisi che solo in Puglia ha visto negli ultimi due mesi, più di 25000 lavoratori andare in cassa integrazione. Una crisi alla quale si risponde non finanziando gli ammortizzatori sociali o proponendo una moratoria sui licenziamenti, ma offrendo al popolo bue, il capro espiatorio costituito dal diverso, dal rom, dal clandestino. Viviamo in un regime che ha rielaborato in senso regressivo il panorama valoriale di un popolo, imponendo per mezzo di un insopportabile strapotere mediatico, un vocabolario che non esito a definire parafascista. Definiscono gli studenti che protestano pacificamente, guerriglieri. Schedano i barboni. Invitano i medici a tradire il giuramento di Ippocrate, e violentano la sofferenza di un padre che cerca di regalare alla propria figlia una morte dignitosa. Istituiscono le ronde e per paura di quello che potrà accadere di qui a qualche mese, restringono il diritto allo sciopero ed attaccano il mondo del lavoro. Viviamo in un regime che ci ha fatto sprofondare nelle tenebre medioevali e al quale occorre opporsi con la speranza. Quella speranza che vogliamo e dobbiamo ricostruire ripartendo da noi stessi, dai nostri sogni e dalle nostre idee. Noi abbiamo l’orgoglio e l’ambizione di rappresentare una sinistra senza più aggettivi connotativi. Una sinistra consapevole dei propri fantasmi e vogliosa di liberarsi dalle vecchie gabbie identitarie. Una sinistra che vuole ripartire dal lavoro e dall’ambiente, per costruire un mondo davvero libero. Dobbiamo riappropriarci della parola libertà. Quella parola fa parte del nostro dna ma oggi pare essere di proprietà della destra. Ce l’hanno rubata. La vera libertà non è scegliere tra mille canali televisivi che ti propinano quoridianamente sempre la stessa merda. La verà libertà non è quella che vuole piegare l’esistenza delle donne ai bisogni degli uomini. La vera libertà è quella dai luoghi comuni, dalla paura e dall’ignoranza. Ma per ricostruire una sinistra capace di riappropriarsi della parola libertà, dobbiamo riaprire quel libro prodigioso che contiene tutte le parole del mondo. Dobbiamo comprendere che non basta sventolare una bandiera con la falce ed il martello per essere credibili. Servono simboli e linguaggi nuovi. Serve cioè una sinistra capace di rinominare e di descrivere il mondo con parole nuove. Al cospetto di un mondo nuovo, una sinistra che dice di sapere già tutto è destinata a morire precocemente. Il nostro cammino sarà lungo ed insidioso, ma se sapremo riscoprire il valore del dubbio, girando le spalle ad un’autoreferenzialità goffa e salottiera, potremo restituire la speranza al nostro popolo».
«Lungi dal volere essere un cartello elettorale, Sinistra e Libertà rappresenta una speranza da costruire contro la fabbrica della paura berlusconiana. Ripartiamo oggi per un nuovo cammino, il cui approdo dovrà essere quello dell’unità della sinistra del ventunesimo secolo. Una sinistra unita e rinnovata, capace di superare le gabbie della chiusura identitaria, per coniugare il proprio capitale storico in un nuovo linguaggio capace di inserirsi nelle fratture di una società dinamica ed in continua evoluzione. Una sinistra che in Irpinia vuole contrastare l’avanzata di una destra antimeridionale ed antidemocratica, che cerca ancoraggio nel trasformismo demitiano. Una sinistra che vede nella propria coesione ideale e nella propria unità, la via maestra per spingere il Partito democratico sul terreno del rinnovamento e che proprio per questo, si presenterà alle prossime amministrative con liste unitarie, aperte anche a coloro che hanno scelto pretestuosamente di non essere qui stasera». Questo, in sintesi, il senso delle riflessioni sviluppate dal dirigente provinciale del Movimento per la Sinistra, Gennaro Imbriano, all’incontro tenutosi ier presso la sala convegni del Viva Hotel di Avellino, per presentare il nuovo cartello elettorale che ha unito Movimento per la Sinistra, Verdi, Sinistra democratica e Partito Socialista. Un progetto che se pare essere decollato a livello nazionale, in Irpinia si è arenato sullo scoglio delle divisioni, tra chi, come Sinistra democratica, ha scelto la strada del centrosinistra alternativo, e chi, invece, ha scelto di seguire la strada del confronto programmatico con il Pd. Il discorso di Imbriano, ha preceduto quello di diversi esponenti della sinistra irpina, tra cui quello del Presidente provinciale dei Verdi, Pasquale Puorro e del socialista Giuseppe Sarno. Ma a suonare la carica di «una sinistra che vuole rinascere dal rifiuto dei vecchi simboli e dalla nostalgia dei muri abbattuti dal peso della storia», ci ha pensato il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Un discorso avvolgente nella retorica ma solido nei contenuti, più volte interrotto dagli applausi di una platea tanto folta quanto partecipe, tra le cui fila spiccava la presenza di tanti dirigenti provinciali del Partito democratico, primo fra tutti, il segretario Vittoria. Parte da lontano Vendola. Parte, cioè, dalla descrizione di un mondo in evidente trasformazione, nell’ambito del quale «la vecchia Europa appare sempre più vecchia perchè avviatata sulle proprie paure. L’Europa della xenofobia e delle piccole patrie, che ha in una Chiesa Cattolica reazionaria, chiusa in un dogmatismo sterile e distante dal sentore degli stessi credenti, il suo vero emblema. Una Chiesa che per bocca del suo Pontefice, da un lato punta il dito contro l’uso del preservativo in Africa, e dall’altro riabilita, tra le fila del Clero, le peggiori espressioni del conservatorismo clerico fascista. Ma il mondo cambia. L’Africa violentata dal potere delle multinazionali vede lentamente fiorire nella sua pancia i semi dell’emancipazione. Il Sud America, che per tanti decenni è stato il teatro delle sperimentazioni dittatoriali di matrice statunitense, oggi risorge grazie al democratico diffondersi di un vero riformismo socialista. E poi c’è il coraggio di Obama. Di un Presidente che con quattro parole, nel proprio discorso di insediamento, ha consegnato definitivamente alla storia tutto il paradigma neoconservatore, dandoci l’esatta misura di quanto sia vecchia l’Europa, e di quanto in quest’Europa, l’Italia di Berlusconi assuma il ruolo più regressivo. Basti in tal senso riflettere su quanto siano distanti le risposte date alla crisi da questo esecutivo rispetto a quelle date da Obama sul fronte della tassazione, dell’istruzione e della sanità. Mentre li si tassano i redditi più alti, si finanzia l’istruzione e la ricerca e si investe nella sanità, qui si fa l’esatto contrario. Viviamo in un regime che fonda la propria forza sulla connessione tra regressione culturale e regressione civile. Un regime che nasconde la tragicità di una crisi che solo in Puglia ha visto negli ultimi due mesi, più di 25000 lavoratori andare in cassa integrazione. Una crisi alla quale si risponde non finanziando gli ammortizzatori sociali o proponendo una moratoria sui licenziamenti, ma offrendo al popolo bue, il capro espiatorio costituito dal diverso, dal rom, dal clandestino. Viviamo in un regime che ha rielaborato in senso regressivo il panorama valoriale di un popolo, imponendo per mezzo di un insopportabile strapotere mediatico, un vocabolario che non esito a definire parafascista. Definiscono gli studenti che protestano pacificamente, guerriglieri. Schedano i barboni. Invitano i medici a tradire il giuramento di Ippocrate, e violentano la sofferenza di un padre che cerca di regalare alla propria figlia una morte dignitosa. Istituiscono le ronde e per paura di quello che potrà accadere di qui a qualche mese, restringono il diritto allo sciopero ed attaccano il mondo del lavoro. Viviamo in un regime che ci ha fatto sprofondare nelle tenebre medioevali e al quale occorre opporsi con la speranza. Quella speranza che vogliamo e dobbiamo ricostruire ripartendo da noi stessi, dai nostri sogni e dalle nostre idee. Noi abbiamo l’orgoglio e l’ambizione di rappresentare una sinistra senza più aggettivi connotativi. Una sinistra consapevole dei propri fantasmi e vogliosa di liberarsi dalle vecchie gabbie identitarie. Una sinistra che vuole ripartire dal lavoro e dall’ambiente, per costruire un mondo davvero libero. Dobbiamo riappropriarci della parola libertà. Quella parola fa parte del nostro dna ma oggi pare essere di proprietà della destra. Ce l’hanno rubata. La vera libertà non è scegliere tra mille canali televisivi che ti propinano quoridianamente sempre la stessa merda. La verà libertà non è quella che vuole piegare l’esistenza delle donne ai bisogni degli uomini. La vera libertà è quella dai luoghi comuni, dalla paura e dall’ignoranza. Ma per ricostruire una sinistra capace di riappropriarsi della parola libertà, dobbiamo riaprire quel libro prodigioso che contiene tutte le parole del mondo. Dobbiamo comprendere che non basta sventolare una bandiera con la falce ed il martello per essere credibili. Servono simboli e linguaggi nuovi. Serve cioè una sinistra capace di rinominare e di descrivere il mondo con parole nuove. Al cospetto di un mondo nuovo, una sinistra che dice di sapere già tutto è destinata a morire precocemente. Il nostro cammino sarà lungo ed insidioso, ma se sapremo riscoprire il valore del dubbio, girando le spalle ad un’autoreferenzialità goffa e salottiera, potremo restituire la speranza al nostro popolo».
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SINISTRA e LIBERTA'
giovedì 19 marzo 2009
Acqua: La beffa di Tremonti.
Il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale).
Già a Latina, la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno puo' appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale).
Già a Latina, la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno puo' appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.
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mercoledì 18 marzo 2009
Bruno - MpS: "Quattro aprile, data sbagliata per le primarie".
- Il quattro d’aprile c’è altro da fare. Saremo a Roma, insieme alla CGIL, per difendere il diritto al futuro per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di studenti e di giovani precari. Aumentano le fabbriche chiuse o in cassa integrazione ed il quattro aprile saremo a Roma contro le politiche del governo delle destre perché, ancora una volta, a pagare il costo della crisi sono le lavoratrici ed i lavoratori di questo Paese.
l’Irpinia, con la cassa integrazione, addirittura, in anticipo per gli operai della Fma di Pratola Serra e la crisi di tutto l’indotto dell’auto, in questi mesi sembra essere il termometro del paese reale, rappresentando, davvero, la difficoltà e l’asprezza della fase. Il centrosinistra, già durante le primarie, dovrà dimostrare di poter essere un riferimento credibile non solo nel governo dei territori, ma, soprattutto, nella capacità di marcare, bene, il tema del lavoro e della speranza.
Ancora una volta, però, non posso non sottolineare la lontananza che il Pd irpino dimostra alla CGIL, prima con l’assenza, il due febbraio scorso, al presidio del Gesualdo, durante la visita dei sette ministri del governo Berlusconi e, oggi, attraverso la proposta delle primarie il quattro d’aprile. Il bollino d’autenticità alle primarie, a metterlo, saranno, semplicemente, i cittadini con il loro voto e la loro disponibilità. Mi sento in dovere, perciò, di chiedere alle forze del centrosinistra di voler, necessariamente, indicare, per le primarie, un giorno differente. La data possibile: Domenica 5 aprile. Come si dice: ‘Pasqua, non viene mai di sabato’. –
Generoso Bruno - MpS
l’Irpinia, con la cassa integrazione, addirittura, in anticipo per gli operai della Fma di Pratola Serra e la crisi di tutto l’indotto dell’auto, in questi mesi sembra essere il termometro del paese reale, rappresentando, davvero, la difficoltà e l’asprezza della fase. Il centrosinistra, già durante le primarie, dovrà dimostrare di poter essere un riferimento credibile non solo nel governo dei territori, ma, soprattutto, nella capacità di marcare, bene, il tema del lavoro e della speranza.
Ancora una volta, però, non posso non sottolineare la lontananza che il Pd irpino dimostra alla CGIL, prima con l’assenza, il due febbraio scorso, al presidio del Gesualdo, durante la visita dei sette ministri del governo Berlusconi e, oggi, attraverso la proposta delle primarie il quattro d’aprile. Il bollino d’autenticità alle primarie, a metterlo, saranno, semplicemente, i cittadini con il loro voto e la loro disponibilità. Mi sento in dovere, perciò, di chiedere alle forze del centrosinistra di voler, necessariamente, indicare, per le primarie, un giorno differente. La data possibile: Domenica 5 aprile. Come si dice: ‘Pasqua, non viene mai di sabato’. –
Generoso Bruno - MpS
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lunedì 16 marzo 2009
SINISTRAeLIBERTA'.
Tutti - avversari compresi - dicono che ci sia bisogno di sinistra. E c'è bisogno di una sinistra che ricominci ad avere una sua rappresentanza nelle istituzioni. A cominciare da quelle europee. E dagli enti locali. C'è bisogno di sinistra, insomma, in un paese governato da una destra che ha uno slogan chiaro in testa: "Calce e randello, speculazione edilizia e ronde" (per usare la definizione di Nichi Vendola). La destra peggiore. Come contrastarla? Come contrastarla in un paese dove la maggioranza, d'intesa con l'opposizione democratica, ha fissato la soglia del quattro per cento, sotto la quale non c'è rappresentanza?
Lo strumento, lo strumento per garantire che ci sia una sinistra, che continui ad esistere una sinistra, è stato presentato stamattina. E' la lista unitaria che correrà per le europee. Si chiama "Sinistra e libertà". E' un "cartello" che vuole raccogliere quei mille pezzi di opposizione sparsi in Italia, che si sono manifestati in questi mesi. E' la lista che aggrega quattro forze politiche: il Movimento per la Sinistra, la Sinistra democratica, i Verdi e il Partito socialista (quello di Nencini).
Avrà un suo simbolo. Un cerchio rosso e bianco, sotto - piccoli - i "loghi" delle famiglie europee di appartenenza: il Pse, il Gue, i Verdi.
Si parte, insomma. Certo non si parte da zero, perché per dirla con Marco Di Lello, socialista, alla conferenza stampa, "i sondaggi non commissionati da noi ci danno fra il 3,3 ed il 6%. Lanciamo il quorum oltre l'ostacolo". Si comincia, ma certo non sarà facile. Perché la crisi, la devastante crisi economica - lo sanno tutti - in nessuna parte del mondo favorisce la sinistra. E allora, usando di nuovo l'espressione di Nichi Vendola, il primo compito "è quello di ritrovare le parole che mancano all'Italia".
Le prime due da "recuperare" sono appunto quelle contenute nel nuovo simbolo. Ecco come la vede Achille Occhetto, anche lui presente alla presentazione, in veste - ci ha tenuto a sottolinearlo - di "semplice militante". "Dobbiamo ridare alla sinistra la parola libertà. Il Pd ha demolito e tolto la parola sinistra. Senza libertà non c'é né democrazia né sinistra. Va recuperata la parola libertà, gettata nel fango da Berlusconi".
Una sinistra dei diritti, allora, una sinistra che recupera il suo rapporto col sociale. A cominciare da chi è vittima del disastro provocato dal neoliberismo. Su questo, sul dramma della situazione economica nel nostro paese, ha insistito molto Vendola: «Berlusconi ha detto che sono stati versati dei soldi verissimi alle imprese; perché allora le imprese licenziano? Se ricevono soldi noi chiediamo che ci sia una moratoria sui licenziamenti, uno stop". E ancora: "Proponiamo la detassazione della cassa integrazione". Senza contare che in Italia si potrebbe fare quello che, ad esempio, ha fatto la sinistra in Puglia: "Farsi carico degli oneri fiscali per le badanti". Anche per questa strada si sostengono i redditi più bassi, le persone più bisognose.
Altre proposte verranno dal confronto che la lista vuole sviluppare in tutto il paese, con i soggetti sociali interessati. Ma il programma, anche il più dettagliato, rimanda sempre allo stesso problema: in questo paese c'è bisogno di sinistra. Perché la sua assenza - è ancora il Governatore della Puglia - "pesa sulle persone e consente l'aggressione del lavoro e della Cgil da parte di questa destra che spadroneggia nei media dove si racconta un paese che non c'è".
Certo, dire sinistra non spiega tutto. E qui, sempre Vendola, se la cava con una battuta: "C'è bisogno di una sinistra con meno mitologie, simboli e bandiere, ma che sia in grado di difendere i diritti civili e sociali". Una sinistra che torni a fare politica. Che torni a progettare alleanze. Già, ma quali alleanze? "Io penso che occorra ecostruire un campo largo delle opposizioni al governo delle destre, uscendo dalle contese da talk show, mettendo mano alla leva fiscale per ridistribuire la ricchezza". Questo per l'oggi, e poi? "Penso che non possa funzionare il principio dell'autosufficienza sostenuto dal pd veltroniano, perchè significa candidarsi a perdere sempre. Bisogna costruire le alleanze. Ma in una condizione attuale in cui siamo minoranza tutti e battuti nel paese, la priorità è il programma concreto di alternativa alle destre e a Berlusconi. Il tema delle alleanza arriva un secondo dopo. Un secondo prima c'è l'attualità e l'alternativa che riusciamo a costruire !
e a far vivere nel cuore degli italiani".
Così, con queste idee si andrà alle europee. Il resto è ancora tutto da decidere. Per dirna una, le candidature sono ancora lontanissime dall'essere definite. Vendola - ad una domanda dei cronisti - ha risposto che lui preferirebbe non candidarsi, ma si dichiara "a disposizione". Il Ps candiderà sicuramente gli uscenti Pia Locatelli ed Alessandro Battilocchio. I Verdi punteranno sull'eurodeputato uscente Monica Frassoni. Il leader di Sd, Claudio Fava, potrebbe essere candidato, così come l'ex astronauta Umberto Guidoni, che alle scorse elezioni fu eletto nelle liste del Pdci. Ma quel che è più importante è che "oltre il 50% delle candidature - coem ha assicurato Di Lello - verrà deciso sul territorio". Decideranno le persone, insomma. Di più: non ci saranno suddivisioni a tavolino degli eletti, in caso di superamento del quorum. Chi prenderà più preferenze, insomma, andrà a Strasburgo, senza dimissioni pilotate. L'ultima: verrà rigorosamente rispettato il bilanciamento fra uomini e donne.
Resta da dire delle amministrative. La lista correrà anche per le provinciali e comunali? Claudio Fava, Sinistra democratica: "Dove sarà possibile, questa lista sarà presente, ma vogliamo evitare editti romani". O, come aggiunge, Grazia Francescato: "Rispettiamo le libere scelte sul territorio".
Tutto qui. E ora si comincia davvero.
di S.B.
Lo strumento, lo strumento per garantire che ci sia una sinistra, che continui ad esistere una sinistra, è stato presentato stamattina. E' la lista unitaria che correrà per le europee. Si chiama "Sinistra e libertà". E' un "cartello" che vuole raccogliere quei mille pezzi di opposizione sparsi in Italia, che si sono manifestati in questi mesi. E' la lista che aggrega quattro forze politiche: il Movimento per la Sinistra, la Sinistra democratica, i Verdi e il Partito socialista (quello di Nencini).
Avrà un suo simbolo. Un cerchio rosso e bianco, sotto - piccoli - i "loghi" delle famiglie europee di appartenenza: il Pse, il Gue, i Verdi.
Si parte, insomma. Certo non si parte da zero, perché per dirla con Marco Di Lello, socialista, alla conferenza stampa, "i sondaggi non commissionati da noi ci danno fra il 3,3 ed il 6%. Lanciamo il quorum oltre l'ostacolo". Si comincia, ma certo non sarà facile. Perché la crisi, la devastante crisi economica - lo sanno tutti - in nessuna parte del mondo favorisce la sinistra. E allora, usando di nuovo l'espressione di Nichi Vendola, il primo compito "è quello di ritrovare le parole che mancano all'Italia".
Le prime due da "recuperare" sono appunto quelle contenute nel nuovo simbolo. Ecco come la vede Achille Occhetto, anche lui presente alla presentazione, in veste - ci ha tenuto a sottolinearlo - di "semplice militante". "Dobbiamo ridare alla sinistra la parola libertà. Il Pd ha demolito e tolto la parola sinistra. Senza libertà non c'é né democrazia né sinistra. Va recuperata la parola libertà, gettata nel fango da Berlusconi".
Una sinistra dei diritti, allora, una sinistra che recupera il suo rapporto col sociale. A cominciare da chi è vittima del disastro provocato dal neoliberismo. Su questo, sul dramma della situazione economica nel nostro paese, ha insistito molto Vendola: «Berlusconi ha detto che sono stati versati dei soldi verissimi alle imprese; perché allora le imprese licenziano? Se ricevono soldi noi chiediamo che ci sia una moratoria sui licenziamenti, uno stop". E ancora: "Proponiamo la detassazione della cassa integrazione". Senza contare che in Italia si potrebbe fare quello che, ad esempio, ha fatto la sinistra in Puglia: "Farsi carico degli oneri fiscali per le badanti". Anche per questa strada si sostengono i redditi più bassi, le persone più bisognose.
Altre proposte verranno dal confronto che la lista vuole sviluppare in tutto il paese, con i soggetti sociali interessati. Ma il programma, anche il più dettagliato, rimanda sempre allo stesso problema: in questo paese c'è bisogno di sinistra. Perché la sua assenza - è ancora il Governatore della Puglia - "pesa sulle persone e consente l'aggressione del lavoro e della Cgil da parte di questa destra che spadroneggia nei media dove si racconta un paese che non c'è".
Certo, dire sinistra non spiega tutto. E qui, sempre Vendola, se la cava con una battuta: "C'è bisogno di una sinistra con meno mitologie, simboli e bandiere, ma che sia in grado di difendere i diritti civili e sociali". Una sinistra che torni a fare politica. Che torni a progettare alleanze. Già, ma quali alleanze? "Io penso che occorra ecostruire un campo largo delle opposizioni al governo delle destre, uscendo dalle contese da talk show, mettendo mano alla leva fiscale per ridistribuire la ricchezza". Questo per l'oggi, e poi? "Penso che non possa funzionare il principio dell'autosufficienza sostenuto dal pd veltroniano, perchè significa candidarsi a perdere sempre. Bisogna costruire le alleanze. Ma in una condizione attuale in cui siamo minoranza tutti e battuti nel paese, la priorità è il programma concreto di alternativa alle destre e a Berlusconi. Il tema delle alleanza arriva un secondo dopo. Un secondo prima c'è l'attualità e l'alternativa che riusciamo a costruire !
e a far vivere nel cuore degli italiani".
Così, con queste idee si andrà alle europee. Il resto è ancora tutto da decidere. Per dirna una, le candidature sono ancora lontanissime dall'essere definite. Vendola - ad una domanda dei cronisti - ha risposto che lui preferirebbe non candidarsi, ma si dichiara "a disposizione". Il Ps candiderà sicuramente gli uscenti Pia Locatelli ed Alessandro Battilocchio. I Verdi punteranno sull'eurodeputato uscente Monica Frassoni. Il leader di Sd, Claudio Fava, potrebbe essere candidato, così come l'ex astronauta Umberto Guidoni, che alle scorse elezioni fu eletto nelle liste del Pdci. Ma quel che è più importante è che "oltre il 50% delle candidature - coem ha assicurato Di Lello - verrà deciso sul territorio". Decideranno le persone, insomma. Di più: non ci saranno suddivisioni a tavolino degli eletti, in caso di superamento del quorum. Chi prenderà più preferenze, insomma, andrà a Strasburgo, senza dimissioni pilotate. L'ultima: verrà rigorosamente rispettato il bilanciamento fra uomini e donne.
Resta da dire delle amministrative. La lista correrà anche per le provinciali e comunali? Claudio Fava, Sinistra democratica: "Dove sarà possibile, questa lista sarà presente, ma vogliamo evitare editti romani". O, come aggiunge, Grazia Francescato: "Rispettiamo le libere scelte sul territorio".
Tutto qui. E ora si comincia davvero.
di S.B.
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sabato 14 marzo 2009
giovedì 12 marzo 2009
Saper immaginare.
Che succede a vivere al centro di una piattaforma logistica integrata? Non so quale risposta potrebbe offrire un comune cittadino a questa domanda. Riesco ad immaginare bene, però, il senso d’insicurezza e di precarietà che quella stessa persona potrebbe trasmettere se, proprio a lui, toccasse esporre il racconto e la narrazione dell’attuale crisi. Come spesso succede, comincerebbe col descrivere la difficoltà propria e la generale percezione relativa alla riduzione di opportunità che abita questi tempi e questi luoghi. Il due febbraio scorso, a rappresentare queste storie al governo paracadutato in Irpinia, insieme alla Cgil ed alla Sinistra, nel presidio al Gesualdo c’erano, ad esempio, i lavoratori della Cablauto e quelli della Fma. Storie di fatica, quindi, di Fiat e di automobile che solo poco più di dieci anni fa, invece che descrivere il clima dell’attuale “dismissione”, giusto per citare il romanzo di Ermanno Rea, avrebbero raccontato il senso di una battaglia “progressiva”, che, a Pratola Serra, pur nella sconfitta, pose, prima della Fiat di Melfi, il tema del salario, dell’orario e dei tempi di vita, infilando, inizialmente, di contropiede, anche il sindacato. Oggi non è così. Alla piazza dello sciopero generale dei metalmeccanici e della funzione pubblica si è sentita l’assenza del maggiore partito d’opposizione presente in parlamento, come, al Gesualdo quella del partito di maggioranza relativa in Irpinia. Bene ha fatto la Cgil, con l’intervento di Petroziello, alla conferenza programmatica del Pd a porre la questione. E, descrivendo il tentativo delle destre d’isolare la Cgil, a porre il tema dell’unità della Sinistra e del centrosinistra nella costruzione, già dalle prossime elezioni amministrative, un riferimento nel governo dei territori capace di porre al centro il tema del lavoro e della speranza. La fine dell’autosufficienza del Pd, deflagrata assieme a Veltroni all’apertura delle urne sarde, pone, dai territori, una nuova declinazione del tema delle alleanze. Non tanto o, forse, non solo, per consentire il “più uno” per battere il Pdl, quanto per cominciare a costruire un nuovo senso comune capace di contrastare quell’egemonia della destra che, popolando sogni, desideri e paure, agisce sin dal livello onirico essendo, per dirla quasi con le parole di Pasolini, avvenuta, ormai, la saldatura tra gli eredi del “fascismo archeologico” e “quella che i sociologi chiamano società dei consumi”. Occorre, per il centrosinistra, lavorare al tema del governo. Mutare l’idea stessa del potere. Sovvertire la percezione proprietaria che, troppo spesso, le istituzioni locali hanno trasmesso. Aprire, quindi, al tema della partecipazione popolare. La scelta delle primarie nella città capoluogo se, successivamente, non accompagnata da questa tensione potrebbe servire a poco. Con l’abolizione dei consigli circoscrizionali è il mutato quadro delle istituzioni comunali a necessitare di un’evoluzione, anche statutaria, verso l’inclusione e la partecipazione popolare a cominciare dai temi del bilancio a quelli dell’urbanistica verso un’apertura di sostanza alle associazioni, ai gruppi informali ed ai comitati anche nella possibilità dell’elaborazione della proposta. Confronto, vero, e decisione. Apertura e, quindi, scelta di governo, a cominciare dal piano strategico. Ad Avellino, come nella Fedora delle città invisibili di Italo Calvino, troppe cose, dal dopoterremoto ad oggi, sono state accettate come necessarie mentre non lo erano ed altre, invece, immaginate come possibili mentre un minuto dopo non lo erano più. Uno dei temi dei prossimi anni sarà quello degli spazi, della loro fruizione e della loro gestione. Il chi ed il come per la ex-Gil, per il parco del Fenestrelle, per l’ex Distretto Militare, per la Casina del Principe; ripensando la città a cominciare dall’idea dei tempi e della mobilità. Storicamente Avellino, oltre l’insediamento sulla collina della Terra, si è rivelata città sottile, nel senso di città di transito e, solo successivamente, città burocratica. Oggi, invece, senza più vocazione, quasi capoluogo “a stento”, può trovare svolta come snodo di una rete, all’interno del Piano Territoriale Regionale, valorizzando sia l’idea della connessione tra territori che il ruolo di città dei servizi. Ripensare la città, allora, elaborando il profilo di una nuova vocazione. Rappresentando, sin dalle primarie, il tema e la necessità del cambiamento. A tutti noi, quindi, il coraggio di saper immaginare.
Generoso Bruno – MpS
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martedì 10 marzo 2009
www.unitiasinistra.altervista.org
Dal 7 marzo è on-line il blog dell'Associazione Uniti a Sinistra.
Un "inboccaallupo" da Hirpinia Link(e) ad Angelo De Lucia ed a tutte le compagne ed i compagni di Uniti a Sinistra.
Buon Lavoro.
Un "inboccaallupo" da Hirpinia Link(e) ad Angelo De Lucia ed a tutte le compagne ed i compagni di Uniti a Sinistra.
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MpS: "Nusco, scandalose le dimissioni di Del Giudice".
"È una vicenda assolutamente scandalosa.
Ancora una volta Nusco è il laboratorio della discutibile politica
demitiana. Ma, in questa occasione -dichiara Maria Grazia Valentino,
Consigliera al Comune di Nusco ed esponente del Movimento per la Sinistra-
si rasenta addirittura il grottesco.
Prima la nomina ad assessore esterno di Nicola Di Iorio per tentare di
rioccupare la presidenza della Terminio Cervialto. Poi le dimissioni del
sindaco di Nusco che lascia il Comune per accomodarsi sulla poltrona di
coordinatore del Piano Sociale di Zona di Lioni.
Due esempi emblematici del nuovo corso della politica di De Mita e della sua
alleanza con le destre. Ora è chiarissimo a tutti, al centro di quel patto
scellerato e di potere c'è una spartizione ed un uso privatistico delle
istituzioni.
Le dimissioni di Del Giudice sono un atto irrispettoso e offensivo nei
confronti dei cittadini di Nusco".
"Promoveatur ut amoveatur dicevano i latini. E forse -conclude Maria Grazia
Valentino di MpS- il succo di questa spericolata operazione sta tutta qui".
Ancora una volta Nusco è il laboratorio della discutibile politica
demitiana. Ma, in questa occasione -dichiara Maria Grazia Valentino,
Consigliera al Comune di Nusco ed esponente del Movimento per la Sinistra-
si rasenta addirittura il grottesco.
Prima la nomina ad assessore esterno di Nicola Di Iorio per tentare di
rioccupare la presidenza della Terminio Cervialto. Poi le dimissioni del
sindaco di Nusco che lascia il Comune per accomodarsi sulla poltrona di
coordinatore del Piano Sociale di Zona di Lioni.
Due esempi emblematici del nuovo corso della politica di De Mita e della sua
alleanza con le destre. Ora è chiarissimo a tutti, al centro di quel patto
scellerato e di potere c'è una spartizione ed un uso privatistico delle
istituzioni.
Le dimissioni di Del Giudice sono un atto irrispettoso e offensivo nei
confronti dei cittadini di Nusco".
"Promoveatur ut amoveatur dicevano i latini. E forse -conclude Maria Grazia
Valentino di MpS- il succo di questa spericolata operazione sta tutta qui".
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lunedì 9 marzo 2009
GAZA, SGUARDI DI DONNE CAPACI DI VEDERE OLTRE.
Di LUISA MORGANTINI*- PRIMADONNA – SPECIALE 8 MARZO - RASSEGNA SINDACALE n. 9/2009-
"Disperata, indifesa, impaurita e preoccupata come le altre donne qui a Gaza": chi mi scrive è Laila, un'attivista che ora lavora all'Unrwa e si occupa dei programmi per la promozione della partecipazione delle donne alla vita politica e sociale nella Striscia. Lo fa nella notte del 13 gennaio mentre l'aggressione israeliana procedeva indisturbata, fino a lasciare dietro sé oltre 1300 morti, più di 300 i bambini, circa 5000 i feriti che continuano a morire per la violenza e l'embargo.
"Da casa posso vedere il Nord della Striscia e anche il mare che è pieno di navi da guerra israeliane" mi dice Laila, che a Gaza city vive in un palazzo di 11 piani vicino ad Al Shifa, un ospedale che più volte ho visitato con il cuore devastato di fronte a quella crudeltà che avrebbe potuto lasciar morire i bambini nati prematuri a causa della carenza del carburante per le incubatrici che li tenevano in vita, perché l'assedio che ben prima delle bombe distruggeva e puniva collettivamente un milione e mezzo di civili a Gaza, impediva l'accesso di rifornimenti, medicine e altri beni di prima necessità, creando una crisi umanitaria e sanitaria senza precedenti.
Laila e la sua famiglia sono stati risparmiati dall'operazione Piombo Fuso, dal fosforo bianco, dalle cluster bomb, dalle centinaia di freccette metalliche lanciate con violenza nell'impatto di micidiali ordigni e anche dalle bombe DIME che hanno lasciato migliaia di feriti palestinesi senza braccia, senza gambe, con disabilità permanenti, fisiche e psichiche, per sempre.
"Siamo fortunati" dice mentre tenta di descrivere l'orrore di quei giorni "ma essere bersagli della morte ogni secondo è un sentimento inimmaginabile. Un'esplosione ogni sette secondi. Da settimane nessuno dorme, rimaniamo in ascolto delle bombe e dei missili che sfiorano le nostre case e quelle dei nostri amici con l'impotenza di non poter fare niente. Quando c'è la corrente elettrica, accendiamo la radio e veniamo a sapere della gente che muore ovunque, di migliaia di persone, bambini, anziani, donne e uomini rimasti senza casa. Quando l'elettricità manca, al buio, ci stringiamo al lume delle candele".
Mentre scrive, la casa di Laila trema per una forte esplosione poco lontano. "Una vita orribile" aggiunge "Questa notte è la peggiore da sempre. Se chiudi gli occhi non puoi dormire dagli incubi. Una donna che ho ospitato è scoppiata a piangere chiedendomi scusa per il suo odore: provava vergogna perché non si era mai trovata nella condizione di non poter fare una doccia e ora era l'unica cosa che desiderava fare".
Da Gaza il grido di disperazione è sempre lo stesso. Oggi i valichi continuano ad essere aperti 'a singhiozzo' dalle Autorità Israeliane. Le Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie denunciano che Israele impedisce l'ingresso di più del 50% del minimo fabbisogno quotidiano necessario alla popolazione stremata. Persino la pasta e i datteri vengono respinti ai valichi. I tunnel al confine egiziano, attraverso cui si svolgeva anche il contrabbando di armi, ma che alimentavano un'economia sommersa di sopravvivenza per la gente della Striscia da anni sotto embargo, sono stati e continuano ad essere bombardati.
Senza una soluzione politica che porti stabilità, sicurezza e pace, tutto l'aiuto umanitario del mondo non sarà mai sufficiente ad alleviare le sofferenze umane alle migliaia di feriti gravi -che nei casi più fortunati verranno curati negli ospedali all'estero, ma che per la gran parte si vedranno negare il permesso di uscire dalla Striscia per 'motivi di sicurezza'- così come ai circa 350.000 giovani che – secondo il Gaza Mental Health Program- convivranno per sempre con gravissime conseguenze psicologiche e traumi indelebili.
Incluse le donne che a Gaza sommano la tragedia della guerra e il dolore per i loro lutti, ad una progressiva restrizione delle libertà personali e politiche dovuta principalmente al deterioramento della situazione nei Territori Occupati a partire dal 2002 e alle operazioni militari israeliane ma anche alla crescita del potere religioso che tenta di fare arretrare, spesso riuscendoci, il lavoro di diverse associazioni femminili che molte volte ho incontrato e seguito nel loro lavoro quotidiano per l'emancipazione, l'empowerment, la partecipazione attiva alla resistenza non violenta per la creazione del proprio Stato e alla determinazione in una società che vogliono contribuire a creare, protagoniste delle loro vite e delle loro scelte.
La seconda Intifadah con la sua deriva militare ha in realtà fatto arretrare le battaglie e le conquiste che le donne palestinesi hanno realizzato in tanti anni, molte delle donne attive nella prima Intifadah si sono ritirate, la presenza delle donne con tanti lutti e tanti morti è tornata ad essere per molte, quella del lavoro di cura, curare i feriti, occuparsi dei prigionieri, cercare di sopravvivere.
A Gaza, con la presa del potere da parte di Hamas e con il blocco economico la situazione per le donne si fa peggiore, lo sanno molto bene le donne del Women Affair Center - tra cui anche Nayla Ayesh premiata nella valle d'Aosta come donna dell'anno con il suo centro e il lavoro di promozione della partecipazione delle donne- o il centro The Culture and Free Thought Association di Khan Yunis, fondato nella prima Intifadah dai diversi gruppi politici delle donne chiuso e poi riaperto da Hamas.
In tutto ciò anche noi europei e rappresentanti della Comunità Internazionale portiamo una clamorosa e bruciante responsabilità avendo contribuito a sprecare più di un'occasione per la pace.
Avremmo potuto aiutare Hamas ad essere pienamente nell'arena democratica, invece di non riconoscere il governo liberamente eletto, invece di boicottare la proposta dei Prigionieri Politici, in primis Marwan Barghouti, di un governo di unità nazionale con tutte le fazioni palestinesi, e invece di appoggiare questo assedio criminale contro i civili di Gaza. Avremmo potuto dare il nostro contributo e lavorare per l'unità politica e territoriale palestinese, invece di assecondare l'imperativo israeliano del dividi et impera alimentando la lacerante spaccatura Fatah e Hamas. E infine avremmo potuto sostenere con più forza tutte quelle donne e tutti quegli uomini, sia in Israele che in Palestina, che gridano al mondo che distruggere la logica del nemico e della vendetta è possibile oltre che necessario, che si può farlo solo garantendo diritti e dignità per tutte e tutti, solo ponendo fine all'occupazione militare israeliana, agli insediamenti e all'assedio di Gaza. Con l'acutizzazione del conflitto, con il muro che impedisce di vedersi, i rapporti si sono incrinati anche tra le donne e le reti che si erano costruite in questi anni. E' difficile che le donne di Ramallah possano raggiungere quelle donne di Tel Aviv o di Gerusalemme: i muri, i check point sono là a dividerle e anche le relazioni con le Donne in nero italiane non sono più così fitte come un tempo.
Va contro questa tendenza l'IWC International Women's Commission prima Commissione di palestinesi, israeliane e internazionali, della quale anch'io faccio parte, nata, sotto l'egida dell'UNIFEM, dalla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza ONU, per la piena partecipazione delle donne nei negoziati, formali ed informali per una pace basata su principi di uguaglianza tra i generi, diritti umani delle donne, diritti umani internazionali e leggi umanitarie per la stabilità, democrazia e prosperità nell'intera regione, fuori dall'unilateralità e dal militarismo. Tra le palestinesi ci sono personalità come Hanan Ashrawi o Zahira Kamal, ma anche militanti come Hania Bitar o Nayla Aysh; tra le israeliane parlamentari come Naomi Chazan e militanti come Debbie Lerman e Molly Malekar: tutte insieme contro operazione Piombo fuso, così come già nella guerra del Libano, chiedevano con forza un durevole cessate il fuoco.
La nostra solidarietà alle donne palestinesi di Gaza e della Cisgiordania è essenziale, molte volte incontrandole ci hanno detto di quanto importante sia per loro non sentirsi sole e la loro forza è anche la nostra: le abbiamo viste nel Centro Al Mehwar a Beit Sahour –un centro bellissimo a Betlemme, finanziato anche dalla cooperazione italiana. Donne, che pur sotto occupazione militare riconoscono e lottano per la liberazione, donne che hanno subito violenza, principalmente domestica, che sono state abusate, ch hanno vissuto storie veramente terribili e tragiche, dallo stupro alla tortura, eppure continuano a lottare contro un sistema patriarcale e l' occupazione israeliana.
Abbiamo il dovere di denunciare ogni illegalità, l'occupazione militare, il muro d'Apartheid che confisca le terre in Cisgiordania e divide Palestinesi da Palestinesi, l'espansione coloniale. E al tempo stesso abbiamo la responsabilità di sostenere le donne di Gaza e i loro diritti, denunciando con capacità di critica e onestà intellettuale ogni politica repressiva o patriarcale venga essa da Hamas o da Fatah.
Dobbiamo farlo insieme, come donne cittadine del mondo, per il futuro di Gaza e di ragazze come Amira, 15 anni, che a Tel al-Hawa ha vissuto i giorni più duri di Gaza City e oggi è in un letto d'ospedale con una gamba ingessata e tenuta insieme da un chiodo d'acciaio conficcato in profondità nella carne. Per molti giorni dopo l'operazione Amira non ha parlato e ora lo fa solo con un sospiro. Nel suo passato ci sono ricordi atroci: padre e fratello e sorella adolescenti uccisi dalle bombe sotto i suoi occhi e lei che per tre giorni rimane sola, ferita e semi-cosciente, prima di poter finalmente essere salvata. Nel suo futuro c'è una lunga convalescenza, molte altre operazioni, mesi di riabilitazione e cure psichiatriche, ma il suo sogno è di diventare avvocato e "portare un giorno gli Israeliani in tribunale perché rispondano dei crimini che hanno commesso". Spero che Amira riesca e sia in compagnia di una giovane collega israeliana, unite, come tante donne in Palestina e Israele, nella ricerca della verità e della giustizia: il mondo e la pace hanno bisogno degli sguardi di queste donne capaci di vedere oltre.
* Vice Presidente del Parlamento Europeo
"Disperata, indifesa, impaurita e preoccupata come le altre donne qui a Gaza": chi mi scrive è Laila, un'attivista che ora lavora all'Unrwa e si occupa dei programmi per la promozione della partecipazione delle donne alla vita politica e sociale nella Striscia. Lo fa nella notte del 13 gennaio mentre l'aggressione israeliana procedeva indisturbata, fino a lasciare dietro sé oltre 1300 morti, più di 300 i bambini, circa 5000 i feriti che continuano a morire per la violenza e l'embargo.
"Da casa posso vedere il Nord della Striscia e anche il mare che è pieno di navi da guerra israeliane" mi dice Laila, che a Gaza city vive in un palazzo di 11 piani vicino ad Al Shifa, un ospedale che più volte ho visitato con il cuore devastato di fronte a quella crudeltà che avrebbe potuto lasciar morire i bambini nati prematuri a causa della carenza del carburante per le incubatrici che li tenevano in vita, perché l'assedio che ben prima delle bombe distruggeva e puniva collettivamente un milione e mezzo di civili a Gaza, impediva l'accesso di rifornimenti, medicine e altri beni di prima necessità, creando una crisi umanitaria e sanitaria senza precedenti.
Laila e la sua famiglia sono stati risparmiati dall'operazione Piombo Fuso, dal fosforo bianco, dalle cluster bomb, dalle centinaia di freccette metalliche lanciate con violenza nell'impatto di micidiali ordigni e anche dalle bombe DIME che hanno lasciato migliaia di feriti palestinesi senza braccia, senza gambe, con disabilità permanenti, fisiche e psichiche, per sempre.
"Siamo fortunati" dice mentre tenta di descrivere l'orrore di quei giorni "ma essere bersagli della morte ogni secondo è un sentimento inimmaginabile. Un'esplosione ogni sette secondi. Da settimane nessuno dorme, rimaniamo in ascolto delle bombe e dei missili che sfiorano le nostre case e quelle dei nostri amici con l'impotenza di non poter fare niente. Quando c'è la corrente elettrica, accendiamo la radio e veniamo a sapere della gente che muore ovunque, di migliaia di persone, bambini, anziani, donne e uomini rimasti senza casa. Quando l'elettricità manca, al buio, ci stringiamo al lume delle candele".
Mentre scrive, la casa di Laila trema per una forte esplosione poco lontano. "Una vita orribile" aggiunge "Questa notte è la peggiore da sempre. Se chiudi gli occhi non puoi dormire dagli incubi. Una donna che ho ospitato è scoppiata a piangere chiedendomi scusa per il suo odore: provava vergogna perché non si era mai trovata nella condizione di non poter fare una doccia e ora era l'unica cosa che desiderava fare".
Da Gaza il grido di disperazione è sempre lo stesso. Oggi i valichi continuano ad essere aperti 'a singhiozzo' dalle Autorità Israeliane. Le Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie denunciano che Israele impedisce l'ingresso di più del 50% del minimo fabbisogno quotidiano necessario alla popolazione stremata. Persino la pasta e i datteri vengono respinti ai valichi. I tunnel al confine egiziano, attraverso cui si svolgeva anche il contrabbando di armi, ma che alimentavano un'economia sommersa di sopravvivenza per la gente della Striscia da anni sotto embargo, sono stati e continuano ad essere bombardati.
Senza una soluzione politica che porti stabilità, sicurezza e pace, tutto l'aiuto umanitario del mondo non sarà mai sufficiente ad alleviare le sofferenze umane alle migliaia di feriti gravi -che nei casi più fortunati verranno curati negli ospedali all'estero, ma che per la gran parte si vedranno negare il permesso di uscire dalla Striscia per 'motivi di sicurezza'- così come ai circa 350.000 giovani che – secondo il Gaza Mental Health Program- convivranno per sempre con gravissime conseguenze psicologiche e traumi indelebili.
Incluse le donne che a Gaza sommano la tragedia della guerra e il dolore per i loro lutti, ad una progressiva restrizione delle libertà personali e politiche dovuta principalmente al deterioramento della situazione nei Territori Occupati a partire dal 2002 e alle operazioni militari israeliane ma anche alla crescita del potere religioso che tenta di fare arretrare, spesso riuscendoci, il lavoro di diverse associazioni femminili che molte volte ho incontrato e seguito nel loro lavoro quotidiano per l'emancipazione, l'empowerment, la partecipazione attiva alla resistenza non violenta per la creazione del proprio Stato e alla determinazione in una società che vogliono contribuire a creare, protagoniste delle loro vite e delle loro scelte.
La seconda Intifadah con la sua deriva militare ha in realtà fatto arretrare le battaglie e le conquiste che le donne palestinesi hanno realizzato in tanti anni, molte delle donne attive nella prima Intifadah si sono ritirate, la presenza delle donne con tanti lutti e tanti morti è tornata ad essere per molte, quella del lavoro di cura, curare i feriti, occuparsi dei prigionieri, cercare di sopravvivere.
A Gaza, con la presa del potere da parte di Hamas e con il blocco economico la situazione per le donne si fa peggiore, lo sanno molto bene le donne del Women Affair Center - tra cui anche Nayla Ayesh premiata nella valle d'Aosta come donna dell'anno con il suo centro e il lavoro di promozione della partecipazione delle donne- o il centro The Culture and Free Thought Association di Khan Yunis, fondato nella prima Intifadah dai diversi gruppi politici delle donne chiuso e poi riaperto da Hamas.
In tutto ciò anche noi europei e rappresentanti della Comunità Internazionale portiamo una clamorosa e bruciante responsabilità avendo contribuito a sprecare più di un'occasione per la pace.
Avremmo potuto aiutare Hamas ad essere pienamente nell'arena democratica, invece di non riconoscere il governo liberamente eletto, invece di boicottare la proposta dei Prigionieri Politici, in primis Marwan Barghouti, di un governo di unità nazionale con tutte le fazioni palestinesi, e invece di appoggiare questo assedio criminale contro i civili di Gaza. Avremmo potuto dare il nostro contributo e lavorare per l'unità politica e territoriale palestinese, invece di assecondare l'imperativo israeliano del dividi et impera alimentando la lacerante spaccatura Fatah e Hamas. E infine avremmo potuto sostenere con più forza tutte quelle donne e tutti quegli uomini, sia in Israele che in Palestina, che gridano al mondo che distruggere la logica del nemico e della vendetta è possibile oltre che necessario, che si può farlo solo garantendo diritti e dignità per tutte e tutti, solo ponendo fine all'occupazione militare israeliana, agli insediamenti e all'assedio di Gaza. Con l'acutizzazione del conflitto, con il muro che impedisce di vedersi, i rapporti si sono incrinati anche tra le donne e le reti che si erano costruite in questi anni. E' difficile che le donne di Ramallah possano raggiungere quelle donne di Tel Aviv o di Gerusalemme: i muri, i check point sono là a dividerle e anche le relazioni con le Donne in nero italiane non sono più così fitte come un tempo.
Va contro questa tendenza l'IWC International Women's Commission prima Commissione di palestinesi, israeliane e internazionali, della quale anch'io faccio parte, nata, sotto l'egida dell'UNIFEM, dalla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza ONU, per la piena partecipazione delle donne nei negoziati, formali ed informali per una pace basata su principi di uguaglianza tra i generi, diritti umani delle donne, diritti umani internazionali e leggi umanitarie per la stabilità, democrazia e prosperità nell'intera regione, fuori dall'unilateralità e dal militarismo. Tra le palestinesi ci sono personalità come Hanan Ashrawi o Zahira Kamal, ma anche militanti come Hania Bitar o Nayla Aysh; tra le israeliane parlamentari come Naomi Chazan e militanti come Debbie Lerman e Molly Malekar: tutte insieme contro operazione Piombo fuso, così come già nella guerra del Libano, chiedevano con forza un durevole cessate il fuoco.
La nostra solidarietà alle donne palestinesi di Gaza e della Cisgiordania è essenziale, molte volte incontrandole ci hanno detto di quanto importante sia per loro non sentirsi sole e la loro forza è anche la nostra: le abbiamo viste nel Centro Al Mehwar a Beit Sahour –un centro bellissimo a Betlemme, finanziato anche dalla cooperazione italiana. Donne, che pur sotto occupazione militare riconoscono e lottano per la liberazione, donne che hanno subito violenza, principalmente domestica, che sono state abusate, ch hanno vissuto storie veramente terribili e tragiche, dallo stupro alla tortura, eppure continuano a lottare contro un sistema patriarcale e l' occupazione israeliana.
Abbiamo il dovere di denunciare ogni illegalità, l'occupazione militare, il muro d'Apartheid che confisca le terre in Cisgiordania e divide Palestinesi da Palestinesi, l'espansione coloniale. E al tempo stesso abbiamo la responsabilità di sostenere le donne di Gaza e i loro diritti, denunciando con capacità di critica e onestà intellettuale ogni politica repressiva o patriarcale venga essa da Hamas o da Fatah.
Dobbiamo farlo insieme, come donne cittadine del mondo, per il futuro di Gaza e di ragazze come Amira, 15 anni, che a Tel al-Hawa ha vissuto i giorni più duri di Gaza City e oggi è in un letto d'ospedale con una gamba ingessata e tenuta insieme da un chiodo d'acciaio conficcato in profondità nella carne. Per molti giorni dopo l'operazione Amira non ha parlato e ora lo fa solo con un sospiro. Nel suo passato ci sono ricordi atroci: padre e fratello e sorella adolescenti uccisi dalle bombe sotto i suoi occhi e lei che per tre giorni rimane sola, ferita e semi-cosciente, prima di poter finalmente essere salvata. Nel suo futuro c'è una lunga convalescenza, molte altre operazioni, mesi di riabilitazione e cure psichiatriche, ma il suo sogno è di diventare avvocato e "portare un giorno gli Israeliani in tribunale perché rispondano dei crimini che hanno commesso". Spero che Amira riesca e sia in compagnia di una giovane collega israeliana, unite, come tante donne in Palestina e Israele, nella ricerca della verità e della giustizia: il mondo e la pace hanno bisogno degli sguardi di queste donne capaci di vedere oltre.
* Vice Presidente del Parlamento Europeo
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domenica 8 marzo 2009
Appunti di Programma.
Qui di seguito pubblichiamo la sintesi della piattaforma programmatica emersa nel primo appuntamento dell'Irpinia Forum - Assemblea della Sinistra e degli ecologisti irpini.
Non sono le proposte di un singolo partito ma il frutto di una discussione partecipata e dal basso.
All'assemblea programmatica hanno partecipato Verdi, MpS, Unire la Sinistra,
PDCI, esponenti socialisti, del sindacato e della sinistra diffusa.
Questi, anche, i temi che le forze della Sinistra e gli ambientalisti hanno proposto negli scorsi giorni, in maniera unitaria, alla conferenza programmatica del Partito Democratico.
Acqua
L'acqua è un bene comune. Per l'Irpinia, che ospita il più grande bacino
idrico del sud Europa, rappresenta una risorsa strategica da tutelare e
difendere.
Da difendere non solo di fronte ai crescenti livelli di inquinamento e al
progressivo impoverimento delle falde, ma anche e soprattutto dal tentativo
sempre più aggressivo di privatizzarla.
I movimenti ambientalisti e la sinistra irpina hanno già sventato, con una
significativa mobilitazione, che questo avvenisse. Ma dopo l'approvazione
della 133/2008 voluta dalle destre, questo rischio è nuovamente in campo.
Occorre difendere apertamente il governo pubblico dell'acqua e chiedere
investimenti straordinari per la manutenzione delle reti idriche e degli
impianti di depurazione. E va superato l'attuale sdoppiamento dell'Alto
Calore.
È necessario, inoltre, interrompere la spirale neoliberista che,
ideologicamente, ha proceduto alla privatizzazione dei servizi pubblici, con
grave danno per la qualità dei servizi offerti ai cittadini e per i diritti
dei lavoratori. La vertenza Global service al Comune di Avellino segna, da
questo punto di vista, una importante controtendenza, ed indica anche la
necessità di ridurre il bacino degli Lsu e della precarietà nella Pubblica
Amministrazione.
Crisi e lavoro
La crisi finanziaria è divenuta economica e ora rischia di avere pesanti
ricadute sociali.
E l'Irpinia è già nella morsa della crisi: sono circa seimila i lavoratori
cassintegrati e licenziati. Il sistema produttivo della nostra provincia si
trova in una condizione di particolare debolezza, maggiormente esposto alla
crisi per via della sua dipendenza dai mercati internazionali, a causa del
peso notevole che hanno i cosiddetti settori maturi e per via di una scarsa
propensione all'innovazione.
La crisi qui porta al capolinea il modello di sviluppo figlio
dell'industrializzazione e dell'intervento a pioggia, della spesa pubblica
senza programmazione, degli investimenti pubblici privi di una vera politica
industriale. Ora è in crisi quel modello vecchio, fondato sulla compressione
traumatica dei costi sociali e l'esternalizzazione di quelli ambientali. È
andato in frantumi nel tentativo di inseguire i paesi del sud del mondo sul
terreno insidioso della concorrenza al ribasso.
Occorre indicare una via d'uscita, da sinistra, a questa crisi.
La Provincia deve costituire un Tavolo anti-crisi, per dare risposte
immediate alle tante vertenze aperte. E deve promuovere nuove misure di
welfare locale, l'attivazione rapida di interventi pubblici per
infrastrutture e lavori "verdi".
Ma la politica deve soprattutto indicare un nuovo modello di sviluppo per
l'Irpinia, investendo sulla riconversione ecologica dell'industria, sulla
riqualificazione del lavoro, sulla ricerca e l'innovazione. Paradigmatica è,
in questa ottica, la vicenda Fiat. Per superare la crisi non bastano le
rottamazioni, l'Irpinia deve candidare l'FMA come luogo di sperimentazione e
produzione di una nuova generazione di motori, quelli elettrici e a
idrogeno.
Europa
I fondi europei costituiscono una eccezionale occasione per delineare un
nuovo modello di sviluppo per l'Irpinia.
Ma per far ciò è indispensabile superare i limiti pesantissimi della
programmazione 2000-2006: polverizzazione della spesa, scarso impatto
sull'economia reale, logica clientelare nell'utilizzo dei fondi,
sovrapposizione degli interventi.
Occorre perciò una "cabina di regia", che svolga funzioni di programmazione
partecipata, ma anche di controllo e verifica. Una regia che deve svolgere
in primo luogo la Provincia, confrontandosi con i territori, le comunità, le
forze sociali.
Una regia che sappia indicare con forza le scelte strategiche per il futuro
dell'Irpinia, in termini di paradigma di sviluppo, infrastrutture materiali
e immateriali, nuova politica industriale, messa in sicurezza del
territorio.
Il corridoio VIII è una grande intuizione, che potrebbe consentire
all'Irpinia il salto di qualità: da zona periferica della Campania ad area
di cerniera tra l'Adriatico e il Tirreno. Ma quest'idea va riempita di
progetti, iniziative, opportunità che ci consentano di evitare che il nostro
territorio resti semplicemente un luogo di attraversamento di merci e
capitali e possa divenire, invece, luogo di creazione di valore.
La stessa Piattaforma Logistica integrata in Valle Ufita può essere in tal
senso utile, se è inserita dentro una programmazione interregionale tra
Campania e Puglia.
Giovani
Le ragazze e i ragazzi sono la risorsa più preziosa di cui dispone
l'Irpinia.
E purtroppo la stiamo progressivamente perdendo.
Da oltre vent'anni è in corso la diaspora dei giovani, partono per cercarsi
altrove un lavoro e una speranza di futuro. E così si spopolano e
invecchiano i nostri piccoli comuni, e l'intera provincia perde giorno dopo
giorno le sue intelligenze più vive.
L'Irpinia deve investire sui ragazzi e sul futuro, mettendo in sicurezza le
scuole pubbliche, attivando una Carta Giovani con accessi agevolati ai
cinema e ai teatri, con sconti per l'acquisto di libri e musica.
La politica deve affrontare questa enorme emergenza demografica, costruendo
strumenti affinché per i ragazzi non ci sia più la necessità di partire,
determinando condizioni di integrazione per i migranti, per dare
un'opportunità immediata a quei giovani che sono andati a lavorare al nord e
che oggi sono vittime della crisi.
La Provincia deve promuovere, anche con l'utilizzo di fondi europei, un
Piano per i Giovani, investendo sulla formazione e il ritorno dei ragazzi.
Ma occorre scommettere anche sulla creazione di una rete di spazi sociali
sull'intero territorio, luoghi di creatività, aggregazione, cultura che
facciano uscire le nuove generazioni dalla solitudine e li rendano
protagonisti.
Legalità
La legalità nella pubblica amministrazione, la lotta alla camorra, l'etica
nella politica rappresentano questioni fondamentali.
E per questo siamo convinti che le forze di centro-sinistra debbano
sottoscrivere un codice etico, nel quale ci si impegna a non candidare alle
prossime amministrative né condannati, né indagati, né esponenti coinvolti
in conflitti di interessi.
Occorre, inoltre, impedire che i fondi europei diventino una eccezionale
occasione di accumulazione per le economie criminali e camorristiche. Il
livello di attenzione contro l'infiltrazione camorristica nella pubblica
amministrazione va notevolmente innalzato, e si devono accrescere i
meccanismi di controllo e trasparenza sugli Enti da parte della Prefettura.
Partecipazione
La partecipazione è la pratica oggi richiesta, dai cittadini e dalle
cittadine, alla politica e agli enti.
E, non a caso, questi punti programmatici che qui presentiamo rappresentano
la sintesi della discussione emersa all'Irpinia Forum, uno spazio di
confronto aperto al mondo della Sinistra e degli ecologisti irpini.
La partecipazione democratica e la consultazione popolare devono essere la
regola sia nella fase della costruzione della coalizione e del programma, ma
anche in prospettiva nel governo degli enti locali.
Rifiuti
La Provincia di Avellino deve rilanciare con ancora più forza la
provincializzazione della gestione dei rifiuti e la pratica delle 4 erre:
riduzione, risparmio, riciclo, riuso.
La raccolta differenziata dei rifiuti va massimizzata ed estesa, con la
raccolta porta a porta, introducendo incentivi alla selezione, rendendo
centrale l'educazione ambientale a partire dalle scuole, per giungere nel
2010 a riciclare almeno il 65% dei rifiuti.
In questo quadro risulta del tutto inutile l'ipotesi di un inceneritore in
Provincia. Va invece costituita un'agenzia pubblica che sovrintenda alla
gestione degli impianti e al potenziamento della filiera del riciclaggio.
Tra discariche legali e illegali, in questa infinita emergenza rifiuti in
cui stiamo pagando un altissimo tributo ambientale, la nostra Provincia
rischia di diventare la pattumiera della Campania e non solo.
Dunque, basta con i commissariamenti e le militarizzazioni. Le scelte in
materia di rifiuti devono essere indicate, come prevede la legge, dall'Ente Provincia e dai Comuni, col coinvolgimento dei cittadini.
È fondamentale che la Provincia di Avellino porti avanti con grande
determinazione la lotta contro l'apertura della discarica del Formicoso.
Sud
Il Mezzogiorno è stato ormai cancellato dall'agenda politica del Governo e
del Parlamento.
La presunta questione settentrionale, imposta dalla Lega, ha di fatto
determinato un netto taglio di risorse a danno delle Regioni del Sud. E in
questa stessa direzione sembra andare anche la proposta del cosiddetto
federalismo, un'ulteriore mortificazione per i nostri territori.
Stretti tra i tagli del governo e i vincoli di bilancio imposti dal trattato
di Maastricht, le regioni del Mezzogiorno rischiano di non avere risorse
sufficienti per provare a colmare le crescenti distanze tra sud e nord.
Gli enti locali del sud devono far vivere una forte opposizione contro
questi provvedimenti governativi, che scardinano l'unità del Paese e minano
l'uguaglianza dei diritti tra i cittadini.
Territorio
Il territorio è uno dei fattori strategici da tutelare e su cui occorre
investire, anche per uscire positivamente dall'attuale crisi economica.
La manutenzione del territorio e la bonifica di alcune aree inquinate devono
essere uno dei filoni su cui attivare la spesa dei fondi europei.
La messa in sicurezza delle molte zone interessate da fenomeni franosi, la
bonifica ambientale di Difesa Grande, dell'Isochimica, di Solofra e della
Valle del Sabato, rappresentano l'occasione per attivare nuovi lavori
pubblici e per tutelare l'ambiente.
L'Irpinia deve anche scommettere convintamente sulle energie rinnovabili,
sulla loro promozione e pianificazione, a discapito delle centrali a
maggiori emissioni e di quelle nucleari (che il Governo Berlusconi vorrebbe
sconsideratamente riaprire).
Un modello di sviluppo ecosostenibile è anche una precondizione
indispensabile per far definitivamente decollare il turismo, l'agricoltura
di qualità e la produzione di prodotti Dop e Igt.
Welfare
Il welfare è uno strumento indispensabile, di fronte alla terribile crisi
economica che investe anche l'Irpinia.
E, se da una parte il Governo nazionale sta indebolendo il sistema dei
diritti, è tanto più urgente sperimentare nuove forme di welfare locale.
Investendo sui giovani, e sui precari, sulla possibilità per loro di avere
agevolazioni per l'acquisto e l'affitto della prima casa; rilanciando un
piano di edilizia pubblica e aumentando il numero di alloggi a canone
sociale.
In questo quadro drammatico, la Provincia deve promuovere il blocco degli
sfratti e l'attivazione di mutui a tasso zero per le fasce sociali più
deboli e per gli anziani.
Gli Enti Locali devono adottare politiche per la tutela del potere
d'acquisto delle famiglie ed il contenimento della dinamica di prezzi e
tariffe, individuando in modo condiviso e concertando con tutti gli attori
territoriali interessati -prefettura, camera di commercio, sindacati,
cooperative, associazioni di consumatori, associazioni di esercenti e
produttori- iniziative di contrasto al caro vita. Con Protocolli d'intesa
per l'acquisto di prodotti e di servizi a prezzi concordati e per ridurre la
filiera produttore-consumatore.
L'Irpinia deve scommettere sulla solidarietà.
Non sono le proposte di un singolo partito ma il frutto di una discussione partecipata e dal basso.
All'assemblea programmatica hanno partecipato Verdi, MpS, Unire la Sinistra,
PDCI, esponenti socialisti, del sindacato e della sinistra diffusa.
Questi, anche, i temi che le forze della Sinistra e gli ambientalisti hanno proposto negli scorsi giorni, in maniera unitaria, alla conferenza programmatica del Partito Democratico.
Acqua
L'acqua è un bene comune. Per l'Irpinia, che ospita il più grande bacino
idrico del sud Europa, rappresenta una risorsa strategica da tutelare e
difendere.
Da difendere non solo di fronte ai crescenti livelli di inquinamento e al
progressivo impoverimento delle falde, ma anche e soprattutto dal tentativo
sempre più aggressivo di privatizzarla.
I movimenti ambientalisti e la sinistra irpina hanno già sventato, con una
significativa mobilitazione, che questo avvenisse. Ma dopo l'approvazione
della 133/2008 voluta dalle destre, questo rischio è nuovamente in campo.
Occorre difendere apertamente il governo pubblico dell'acqua e chiedere
investimenti straordinari per la manutenzione delle reti idriche e degli
impianti di depurazione. E va superato l'attuale sdoppiamento dell'Alto
Calore.
È necessario, inoltre, interrompere la spirale neoliberista che,
ideologicamente, ha proceduto alla privatizzazione dei servizi pubblici, con
grave danno per la qualità dei servizi offerti ai cittadini e per i diritti
dei lavoratori. La vertenza Global service al Comune di Avellino segna, da
questo punto di vista, una importante controtendenza, ed indica anche la
necessità di ridurre il bacino degli Lsu e della precarietà nella Pubblica
Amministrazione.
Crisi e lavoro
La crisi finanziaria è divenuta economica e ora rischia di avere pesanti
ricadute sociali.
E l'Irpinia è già nella morsa della crisi: sono circa seimila i lavoratori
cassintegrati e licenziati. Il sistema produttivo della nostra provincia si
trova in una condizione di particolare debolezza, maggiormente esposto alla
crisi per via della sua dipendenza dai mercati internazionali, a causa del
peso notevole che hanno i cosiddetti settori maturi e per via di una scarsa
propensione all'innovazione.
La crisi qui porta al capolinea il modello di sviluppo figlio
dell'industrializzazione e dell'intervento a pioggia, della spesa pubblica
senza programmazione, degli investimenti pubblici privi di una vera politica
industriale. Ora è in crisi quel modello vecchio, fondato sulla compressione
traumatica dei costi sociali e l'esternalizzazione di quelli ambientali. È
andato in frantumi nel tentativo di inseguire i paesi del sud del mondo sul
terreno insidioso della concorrenza al ribasso.
Occorre indicare una via d'uscita, da sinistra, a questa crisi.
La Provincia deve costituire un Tavolo anti-crisi, per dare risposte
immediate alle tante vertenze aperte. E deve promuovere nuove misure di
welfare locale, l'attivazione rapida di interventi pubblici per
infrastrutture e lavori "verdi".
Ma la politica deve soprattutto indicare un nuovo modello di sviluppo per
l'Irpinia, investendo sulla riconversione ecologica dell'industria, sulla
riqualificazione del lavoro, sulla ricerca e l'innovazione. Paradigmatica è,
in questa ottica, la vicenda Fiat. Per superare la crisi non bastano le
rottamazioni, l'Irpinia deve candidare l'FMA come luogo di sperimentazione e
produzione di una nuova generazione di motori, quelli elettrici e a
idrogeno.
Europa
I fondi europei costituiscono una eccezionale occasione per delineare un
nuovo modello di sviluppo per l'Irpinia.
Ma per far ciò è indispensabile superare i limiti pesantissimi della
programmazione 2000-2006: polverizzazione della spesa, scarso impatto
sull'economia reale, logica clientelare nell'utilizzo dei fondi,
sovrapposizione degli interventi.
Occorre perciò una "cabina di regia", che svolga funzioni di programmazione
partecipata, ma anche di controllo e verifica. Una regia che deve svolgere
in primo luogo la Provincia, confrontandosi con i territori, le comunità, le
forze sociali.
Una regia che sappia indicare con forza le scelte strategiche per il futuro
dell'Irpinia, in termini di paradigma di sviluppo, infrastrutture materiali
e immateriali, nuova politica industriale, messa in sicurezza del
territorio.
Il corridoio VIII è una grande intuizione, che potrebbe consentire
all'Irpinia il salto di qualità: da zona periferica della Campania ad area
di cerniera tra l'Adriatico e il Tirreno. Ma quest'idea va riempita di
progetti, iniziative, opportunità che ci consentano di evitare che il nostro
territorio resti semplicemente un luogo di attraversamento di merci e
capitali e possa divenire, invece, luogo di creazione di valore.
La stessa Piattaforma Logistica integrata in Valle Ufita può essere in tal
senso utile, se è inserita dentro una programmazione interregionale tra
Campania e Puglia.
Giovani
Le ragazze e i ragazzi sono la risorsa più preziosa di cui dispone
l'Irpinia.
E purtroppo la stiamo progressivamente perdendo.
Da oltre vent'anni è in corso la diaspora dei giovani, partono per cercarsi
altrove un lavoro e una speranza di futuro. E così si spopolano e
invecchiano i nostri piccoli comuni, e l'intera provincia perde giorno dopo
giorno le sue intelligenze più vive.
L'Irpinia deve investire sui ragazzi e sul futuro, mettendo in sicurezza le
scuole pubbliche, attivando una Carta Giovani con accessi agevolati ai
cinema e ai teatri, con sconti per l'acquisto di libri e musica.
La politica deve affrontare questa enorme emergenza demografica, costruendo
strumenti affinché per i ragazzi non ci sia più la necessità di partire,
determinando condizioni di integrazione per i migranti, per dare
un'opportunità immediata a quei giovani che sono andati a lavorare al nord e
che oggi sono vittime della crisi.
La Provincia deve promuovere, anche con l'utilizzo di fondi europei, un
Piano per i Giovani, investendo sulla formazione e il ritorno dei ragazzi.
Ma occorre scommettere anche sulla creazione di una rete di spazi sociali
sull'intero territorio, luoghi di creatività, aggregazione, cultura che
facciano uscire le nuove generazioni dalla solitudine e li rendano
protagonisti.
Legalità
La legalità nella pubblica amministrazione, la lotta alla camorra, l'etica
nella politica rappresentano questioni fondamentali.
E per questo siamo convinti che le forze di centro-sinistra debbano
sottoscrivere un codice etico, nel quale ci si impegna a non candidare alle
prossime amministrative né condannati, né indagati, né esponenti coinvolti
in conflitti di interessi.
Occorre, inoltre, impedire che i fondi europei diventino una eccezionale
occasione di accumulazione per le economie criminali e camorristiche. Il
livello di attenzione contro l'infiltrazione camorristica nella pubblica
amministrazione va notevolmente innalzato, e si devono accrescere i
meccanismi di controllo e trasparenza sugli Enti da parte della Prefettura.
Partecipazione
La partecipazione è la pratica oggi richiesta, dai cittadini e dalle
cittadine, alla politica e agli enti.
E, non a caso, questi punti programmatici che qui presentiamo rappresentano
la sintesi della discussione emersa all'Irpinia Forum, uno spazio di
confronto aperto al mondo della Sinistra e degli ecologisti irpini.
La partecipazione democratica e la consultazione popolare devono essere la
regola sia nella fase della costruzione della coalizione e del programma, ma
anche in prospettiva nel governo degli enti locali.
Rifiuti
La Provincia di Avellino deve rilanciare con ancora più forza la
provincializzazione della gestione dei rifiuti e la pratica delle 4 erre:
riduzione, risparmio, riciclo, riuso.
La raccolta differenziata dei rifiuti va massimizzata ed estesa, con la
raccolta porta a porta, introducendo incentivi alla selezione, rendendo
centrale l'educazione ambientale a partire dalle scuole, per giungere nel
2010 a riciclare almeno il 65% dei rifiuti.
In questo quadro risulta del tutto inutile l'ipotesi di un inceneritore in
Provincia. Va invece costituita un'agenzia pubblica che sovrintenda alla
gestione degli impianti e al potenziamento della filiera del riciclaggio.
Tra discariche legali e illegali, in questa infinita emergenza rifiuti in
cui stiamo pagando un altissimo tributo ambientale, la nostra Provincia
rischia di diventare la pattumiera della Campania e non solo.
Dunque, basta con i commissariamenti e le militarizzazioni. Le scelte in
materia di rifiuti devono essere indicate, come prevede la legge, dall'Ente Provincia e dai Comuni, col coinvolgimento dei cittadini.
È fondamentale che la Provincia di Avellino porti avanti con grande
determinazione la lotta contro l'apertura della discarica del Formicoso.
Sud
Il Mezzogiorno è stato ormai cancellato dall'agenda politica del Governo e
del Parlamento.
La presunta questione settentrionale, imposta dalla Lega, ha di fatto
determinato un netto taglio di risorse a danno delle Regioni del Sud. E in
questa stessa direzione sembra andare anche la proposta del cosiddetto
federalismo, un'ulteriore mortificazione per i nostri territori.
Stretti tra i tagli del governo e i vincoli di bilancio imposti dal trattato
di Maastricht, le regioni del Mezzogiorno rischiano di non avere risorse
sufficienti per provare a colmare le crescenti distanze tra sud e nord.
Gli enti locali del sud devono far vivere una forte opposizione contro
questi provvedimenti governativi, che scardinano l'unità del Paese e minano
l'uguaglianza dei diritti tra i cittadini.
Territorio
Il territorio è uno dei fattori strategici da tutelare e su cui occorre
investire, anche per uscire positivamente dall'attuale crisi economica.
La manutenzione del territorio e la bonifica di alcune aree inquinate devono
essere uno dei filoni su cui attivare la spesa dei fondi europei.
La messa in sicurezza delle molte zone interessate da fenomeni franosi, la
bonifica ambientale di Difesa Grande, dell'Isochimica, di Solofra e della
Valle del Sabato, rappresentano l'occasione per attivare nuovi lavori
pubblici e per tutelare l'ambiente.
L'Irpinia deve anche scommettere convintamente sulle energie rinnovabili,
sulla loro promozione e pianificazione, a discapito delle centrali a
maggiori emissioni e di quelle nucleari (che il Governo Berlusconi vorrebbe
sconsideratamente riaprire).
Un modello di sviluppo ecosostenibile è anche una precondizione
indispensabile per far definitivamente decollare il turismo, l'agricoltura
di qualità e la produzione di prodotti Dop e Igt.
Welfare
Il welfare è uno strumento indispensabile, di fronte alla terribile crisi
economica che investe anche l'Irpinia.
E, se da una parte il Governo nazionale sta indebolendo il sistema dei
diritti, è tanto più urgente sperimentare nuove forme di welfare locale.
Investendo sui giovani, e sui precari, sulla possibilità per loro di avere
agevolazioni per l'acquisto e l'affitto della prima casa; rilanciando un
piano di edilizia pubblica e aumentando il numero di alloggi a canone
sociale.
In questo quadro drammatico, la Provincia deve promuovere il blocco degli
sfratti e l'attivazione di mutui a tasso zero per le fasce sociali più
deboli e per gli anziani.
Gli Enti Locali devono adottare politiche per la tutela del potere
d'acquisto delle famiglie ed il contenimento della dinamica di prezzi e
tariffe, individuando in modo condiviso e concertando con tutti gli attori
territoriali interessati -prefettura, camera di commercio, sindacati,
cooperative, associazioni di consumatori, associazioni di esercenti e
produttori- iniziative di contrasto al caro vita. Con Protocolli d'intesa
per l'acquisto di prodotti e di servizi a prezzi concordati e per ridurre la
filiera produttore-consumatore.
L'Irpinia deve scommettere sulla solidarietà.
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