sabato 21 febbraio 2009

Per le europee, liste unitarie della Sinistra. Ecco l'appello.

La democrazia italiana è in pericolo. La legge sulla sicurezza voluta dalla maggioranza ha privato dei diritti fondamentali più elementari - alla salute, all'alloggio, ai ricongiungimenti familiari, alle rimesse alle famiglie dei loro guadagni - centinaia di migliaia di stranieri che vivono e lavorano in Italia. Sta per essere varato un federalismo che dividerà l'Italia tra regioni ricche e regioni povere, rompendo, di fatto, il patto costituzionale dell'uguaglianza sul quale si è retta fino ad oggi l'unità della Repubblica. Nel pieno di una crisi economica, la cui gravità non ha precedenti, il governo ha perseguito la rottura dell'unità sindacale e l'emarginazione del sindacato più rappresentativo. Strumentalizzando l'emozione per il dramma di Eluana Englaro, il Presidente del Consiglio ha aperto uno scontro istituzionale con la magistratura e con il Presidente della Repubblica; ha provocato una spaccatura del paese sui temi della laicità dello Stato, della dignità della persona e della sua autodeterminazione; ha tentato di rompere gli equilibri istituzionali, minacciando di rivolgersi direttamente al popolo per cambiare la Costituzione qualora non sia riconosciuto il suo potere illimitato e incontrollato quale incarnazione della volontà popolare. Paura, razzismo, odio per i diversi, disprezzo per i deboli, infine, sono i veleni quotidianamente iniettati nella società dalle politiche e dalla propaganda del governo quali fonti inesauribili di consenso.

Una simile emergenza costituzionale rende insensate le attuali divisioni della sinistra, le quali rischiano, in presenza dell'attuale sbarramento del 4% alle prossime elezioni, di provocarne la definitiva irrilevanza. C'è d'altro canto uno specifico fattore di crisi della democrazia che, congiuntamente alle vocazioni populiste dell'attuale maggioranza, sta determinando il collasso della democrazia rappresentativa: la crescente occupazione delle istituzioni pubbliche da parte dei partiti e la sostanziale confusione dei secondi con le prime. Ne è conseguita la trasformazione dei partiti, da luoghi di aggregazione sociale e di elaborazione dal basso di programmi e di scelte politiche, in costose oligarchie costantemente esposte alla corruzione e al malaffare. Solo l'introduzione, purtroppo inverosimile, di una rigida incompatibilità tra cariche di partito e cariche istituzionali, cioè tra rappresentati e rappresentanti, sarebbe forse in grado di restaurare la distinzione e, con essa, il rapporto di rappresentanza e di responsabilità dei secondi rispetto ai primi, e così di restituire i partiti, quali organi della società anziché dello Stato, al loro ruolo costituzionale di strumenti della partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Le prossime elezioni del Parlamento europeo offrono tuttavia alle forze disgregate della sinistra un'occasione irripetibile per mettere in atto questo principio e, insieme, una prospettiva di superamento delle loro attuali divisioni. Non si tratta di concordare alleanze, o coalizioni o fusioni di gruppo dirigenti. Si tratta di chiedere ai partiti della sinistra di rinunciare a presentare proprie liste e, più semplicemente ma ben più efficacemente, costruire una lista unitaria della sinistra, "Per la democrazia", dalla quale restino esclusi i dirigenti dei partiti, che pure sono invitati a promuoverla insieme al più ampio arco di forze e movimenti della società civile. Una simile lista varrebbe a dare voce e rappresentanza ad un'ampia fascia di elettori - non meno del 10% dell'elettorato - che non si riconoscono nel Partito democratico e neppure nei tanti frammenti alla sua sinistra, dalle cui rivalità interne e dalle cui competizioni e rivendicazioni identitarie risulterebbe tuttavia al riparo. E, soprattutto, essa varrebbe - in un momento come l'attuale, di pericolosa deriva populista, razzista, autoritaria e anticostituzionale del nostro sistema politico - a riaffermare, nel nostro paese, l'esistenza di una forza democratica e di sinistra, intransigente nella difesa della Costituzione e dei suoi valori di uguaglianza, di libertà e di solidarietà.


Mario Agostinelli, Alessandra Algostino, Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Pasquale Beneduce, Maria Luisa Boccia, Michelangelo Bovero, Paolo Cacciari, Lorenza Carlassarre, Bruno Cartosio, Luciana Castellina, Marcello Cini, Maria Rosa Cutrufelli, Giorgio Dal Fiume, Claudio De Fiores, Donatella della Porta, Ornella De Zordo, Alfonso Di Giovine, Peppino Di Lello, Piero Di Siena, Mario Dogliani, Angelo D'Orsi, Ester Fano, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Pino Ferraris, Lia Fubini, Luciano Gallino, Francesco Garibaldo, Paul Ginzburg, Marina Graziosi, Pietro Ingrao, Cristiano Lucchi, Giulio Marcon, Alfio Mastropaolo, Tecla Mazzarese, Roberto Musacchio, Alberto Olivetti, Guido Ortona, Valentino Parlato, Valentina Pazzè, Mario Pianta, Tamar Pitch, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Enrico Pugliese, Carla Ravaioli, Rossana Rossanda, Cesare Salvi, Francesco Scacciati, Pierluigi Sullo, Ermanno Vitale, Aldo Tortorella, Danolo Zolo, Grazia Zuffa

Il 2 marzo parte in Irpinia il forum della Sinistra.

Si sono riuniti, questo pomeriggio, Pasquale Puorro, Presidente dei Verdi, Emanuele Esposito, coordinatore di Unire la Sinistra, Gennaro Imbriano, portavoce del Movimento per la Sinistra, per discutere delle prossime amministrative in provincia di Avellino.
Al termine dell'incontro è stato stilato un documento politico unitario nel quale, tra l'altro, si legge:
"Le forze politiche della Sinistra e degli ecologisti esprimono forte preoccupazione per l'ulteriore avanzata delle destre, testimoniata anche dalle recenti elezioni regionali in Sardegna.
E nel contempo sollecitano il PD a chiudere definitivamente, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, la fase nefasta dell'autosufficienza ed a contribuire alla costruzione di un centro-sinistra nuovo, alternativo al berlusconismo e alla vecchia politica".

Verdi, MpS, UpS, hanno anche convocato un'assemblea provinciale -aperta a tutte le donne e gli uomini di Sinistra e al mondo ambientalista- per decidere, in maniera part ecipata e dal basso, la piattaforma politica da proporre unitariamente alla Conferenza Programmatica del PD.
Il Forum provinciale della Sinistra e degli ecologisti si svolgerà lunedì 2 marzo, ore 17, al Centro Sociale di Avellino. Nel corso di questa iniziativa saranno definite le proposte sulle principali questioni: lavoro e nuovo modello di sviluppo, ambiente e tutela del territorio, diritti sociali e civili, beni comuni e lotta alla camorra.Puorro, Esposito e Imbriano invitano tutte le forze politiche della Sinistra e quanti sono impegnati nell'associazionismo, nel sindacato, nei movimenti, nella società civile a partecipare attivamente al Forum.


Federazione dei Verdi di Avellino
Associazione Unire la Sinistra - Provincia di Avellino
Movimento per la Sinistra - Provincia di Avellino

venerdì 20 febbraio 2009

Fine dell'autosufficienza del Pd.

Con le dimissioni di Veltroni -dichiara Gennaro Imbriano,
portavoce del Movimento per la Sinistra- si chiude finalmente un ciclo
politico, quello della presunta autosufficienza del PD.

Di fronte all'avanzata delle destre, che mette in discussione diritti
e libertà nel nostro Paese, nessuno nel proprio isolamento può
considerarsi autosufficiente. Occorre, invece, ricostruire lo spirito e il progetto di un nuovo centro-sinistra se si vuole bloccare l'egemonia
berlusconiana e la sua fabbrica della paura.

In tal senso mi pare positiva, seppure in ritardo, la decisione del Pd di
aprire, con la conferenza programmatica, una fase di ascolto con le forze
politiche e sociali dell'Irpinia.

Penso che la Sinistra non debba compiere l'errore di sottrarsi al
confronto, ma deve invece scegliere di essere protagonista di quel passaggio
portando il proprio prezioso contributo di idee: su lavoro, ambiente,
modello di sviluppo, diritti civili e sociali, lotta alla camorra.

E se il Pd dovesse accogliere le nostre priorità programmatiche,
credo che a quel punto la Sinistra, unitariamente, dovrà essere
capace di partecipare, con autorevoli candidature, alle Primarie di
coalizione.

Infatti, l'opacità che ha contraddistinto le amministrazioni Galasso e
De Simone impone alla Sinistra di attraversare le primarie facendo vivere
una grande domanda di rinnovamento.

Nichi Vendola a Napoli.

mercoledì 18 febbraio 2009

Alle europee, appello di Vendola, lista unitaria della sinistra.

"L'esito delle elezioni in Sardegna - dichiara Nichi Vendola del Movimento per la Sinistra - è drammatico ancor più di quanto non appaia a prima vista. Si rafforza l'egemonia delle destre e le conseguenze della offensiva berlusconiana verranno pagate duramente dalle fasce più povere e svantaggiate della popolazione italiana e immigrata. La crisi del Pd è ormai profondissima, senza però che nessuna delle forze della sinistra ne tragga alcun vantaggio. Di fronte a questo disastro sarebbe folle insistere in logiche politiciste di piccolo cabotaggio, concentrarsi sul calcolo meschino oltre che effimero delle proprie percentuali e dei propri eventuali piccoli vantaggi."

"Io chiedo a tutti, a tutte le forze della sinistra, di fare un passo indietro, di anteporre le esigenze del resistere e dell'esistere ai propri egoismi e alla ricerca dei propri vantaggi. In gioco c'è molto di più, in gioco c'è qualcosa che non riguarda solo le forze politiche, ma tutta la nostra gente. Per questo torniamo a proporre con massima forza e decisione l'urgenza di trovare un minimo comun denominatore capace di unire in una sola lista tutte le forze della sinistra."

sabato 14 febbraio 2009

Quale sinistra per la piazza dello sciopero?

di Gennaro Migliore - MPS



Settecentomila donne e uomini in piazza a Roma, molte, molte di più fuori dalle fabbriche, dagli uffici del pubblico impiego, dai posti di lavoro: una forza immensa. Non si oppongono solo all'accordo separato. Chiedono di non essere loro a pagare, ancora una volta, come sempre, i costi di una crisi provocata da decenni di politica economica dissennata, guidata dalla logica del massimo profitto nel minor tempo possibile.

Perché questa, e non altra, è la posta in gioco nella partita dell'accordo separato: è qui che si deciderà se a uscire ulteriormente rafforzati dalla crisi saranno gli stessi che l'hanno provocata o se alla fine del tunnel si aprirà lo sbocco per una politica economica radicalmente diversa da quella che ha flagellato, sotto i nomi discreti di “globalizzazione” e “finanziarizzazione”, il pianeta intero per decenni.

Non è una partita che riguardi solo i metalmeccanici o i lavoratori del pubblico impiego. E' una partita generale. Come lo sciopero di ieri.

Ma per chi, come noi, è impegnato nel difficile compito di dar vita a una forza della sinistra che non sia nuova solo nel nome, lo sciopero di ieri vuol dire qualcosa in più. Ci consegna un'indicazione che sarebbe criminoso disattendere, perché le nostre radici affondano proprio lì, nella piazza stracolma e nelle fabbriche vuote di ieri. Una forza di sinistra deve essere capace di dar voce al lavoro, a quello che si finge stabile a quelle precario, a quello dipendente e a quello mascherato da lavoro autonomo ma altrettanto sfruttato: il grande rimosso della società berlusconiana. Ma una sinistra davvero in grado di fronteggiate questi tempi deve anche essere pronta a raccogliere le istanze di democrazia reale, di partecipazione diretta, di innovazione nelle forme della rappresentanza che percorrevano la manifestazione di ieri come percorrono da mesi e da anni ogni momento di mobilitazione, ogni movimento, ogni conflitto sociale.

E' la strada diametralmente opposta a quella dell'accordo separato quella che dobbiamo percorrere. Lì una brutale limitazione del diritto di sciopero, in pieno spregio della Costituzione, l'imposizione arrogante di una drastica limitazione della rappresentanza sociale. Qui la restituzione del potere decisionale a tutte e a tutti, a ciascuna e ciascuno. La sfida per la costruzione di un nuovo soggetto che intenda mettere in campo non un ennesimo altro partito ma un'altra sinistra è tutta qui.

Ma qualcosa di importante, ieri, non lo hanno detto solo le presenza in piazza. Altrettanto eloquenti sono state le assenze. L'assenza del Pd, fatti salve alcune presenze individuali che, pur importanti, non potevano compensare la defezione del principale partito dell'opposizione, il Pd. Ma anche quella dell'Idv, il partito che cinicamente cerca di lucrare sulla crisi della sinistra politica, salvo scomparire e ammutolirsi ogni volta che entra in ballo il conflitto sociale.

Non c'era il Pd in piazza ieri, come non c'è mai stato davvero nella lotta contro l'accordo separato, troppo diviso al proprio interno per osare una presa di posizione netta. E non c'era Di Pietro. Nell'Italia del dopo 14 aprile, significa che a fianco della lavoratrici e dei lavoratori, ieri, non c'era nessuna forza d'opposizione in Parlamento. Nell'Italia di oggi, significa che le fasce sociali già più deprivate, i lavoratori dipendenti, i precari, i disoccupati, sono seccamente prive di rappresentanza politica. Sanare questa ferita politica e sociale prima che si cronicizzi, ma senza arrendersi alle sirene di una rappresentanza solo testimoniale, ininfluente e perciò tanto più gradita ai potenti, deve essere il primo obiettivo del Movimento per la Sinistra. Da subito. Dalle prossime elezioni europee e amministrative.

Per questo siamo usciti da un Prc prigioniero delle sue derive identitarie e delle due impotenti nostalgie. Per questo siamo alternativi a un Pd vittima del suo stesso moderatismo, della sua incapacità di schierarsi, di un interclassismo degenerato in ignavia.

E per questo, da oggi, diamo vita a un sito rinnovato e enormemente arricchito, che ha l'ambizione di collaborare alla costruzione del nuovo soggetto della sinistra italiana con un organo di informazione e dibattito quanto più orizzontale, democratico e partecipato possibile. Uno dei cantieri in cui reinventare la sinistra politica e sociale, ma non certo l'ultimo per importanza e ricchezza di prospettive.

mercoledì 11 febbraio 2009

Imbriano - MPS: "Una nuova Sinistra per rilanciare l'Irpinia"

Intervista di Gianbattista Lanzilli a Gennaro M. Imbriano, portavoce irpino del Movimento Per la Sinistra, pubblicata su Ottopagine del 10/02/09.

1. Imbriano, cominciamo dal chiarire un punto: ma quella dei vendoliani
è o no una scissione? Siete usciti definitivamente da Rifondazione?


Siamo usciti da Rifondazione, perché ormai era diventata, come ha notato
giustamente Fausto Bertinotti, "irriconoscibile". In pochi mesi è stata
stravolta la cultura politica aperta e innovativa che avevamo accumulato in
questi anni, quella che abbiamo imparato da Genova in poi, dai movimenti
altermondialisti non-violenti e pacifisti.
Si sono fatti prevalere i risentimenti ai sentimenti, si è scelta una deriva
settaria e dogmatica.
Dunque era inevitabile partire per un nuovo viaggio, il Movimento per la
Sinistra.

2. Quali sono stati i motivi che vi hanno spinto ad una decisione così netta?
La Rifondazione che abbiamo costruito e fatto crescere in questi anni è
stata uccisa al Congresso di Chianciano, lì è prevalsa una restaurazione
comunista: un'idea minoritaria e populista, con venature nostalgiche e
identitarie. Basti pensare al tentativo di riabilitare il muro di Berlino e
al licenziamento punitivo del Direttore di Liberazione.
E quando si misurano progetti così differenti e divergenti, non puoi far
finta di non vedere, non si può vivere da separati in casa.

3. Adesso, si lavora al progetto di riunificare le forze della
sinistra: il comunismo verrà del tutto abbandonato?


Il comunismo non può essere un dogmatismo ossequioso del passato, ma una
domanda di libertà per il presente. Il Comunismo non può essere la stanca
replica di una liturgia, ma una ricerca e una lotta per leggere e cambiare
oggi la società.
E soprattutto, i comunisti, di fronte al rischio che venga cancellata
l'intera sinistra dal nostro Paese, non possono pensare di essere
autosufficienti o di essere l'avanguardia di qualcosa, ma devono aprirsi e
contaminarsi con le altre culture critiche che vivono a sinistra, con chi ha
storie e culture diverse.
Dobbiamo ricostruire la Sinistra, da capo. Con quanti stanno nei partiti, ma
soprattutto con la sinistra diffusa: penso ai tanti che stanno nel
sindacato, nei movimenti, nell'associazionismo, agli intellettuali, ai tanti
delusi dal PD. Ha ragione Bertinotti, ci vuole un "big bang".

4. Il fallimento dell'operazione dell'Arcobaleno è ancora una nota
dolente: come pensate di ovviare a quella brutta esperienza? Il Movimento
per la Sinistra non corre lo stesso rischio? Quali sono le caratteristiche
che differenziano questo impegno da quello precedente?


La differenza deve essere abissale. La Sinistra nuova che dobbiamo costruire
non può essere la somma di tante debolezze, non può essere l'aggregazione di
tanti polverizzati ceti politici assemblati a Roma. La nuova Sinistra che
vogliamo costruire è aperta alla partecipazione, e deve scegliere le
primarie anche per la scelta delle candidature e dei propri dirigenti.
Oggi, con l'attacco di Berlusconi alla Costituzione e alla Cgil, c'è bisogno
di una Sinistra del lavoro e delle libertà.

5. Nel frattempo, in città i giochi entrano nel vivo. Festa, Gengaro,
Galasso, più il candidato che potrebbe arrivare ad un'eventuale intesa
Pdl-Udc. Voi da che parte state?


Io penso che le carte vadano sparigliate, e che è sbagliato partire dal
toto-sindaco. Così regaliamo l'Irpinia in mano alle destre e ai demitiani.
La Sinistra deve parlare di programmi, delle cose da fare. Dopo, se ci
saranno le condizioni, si potrà individuare anche un nome, il più condiviso
possibile nel centro-sinistra.
E da subito, anche in Città, si devono costruire liste unitarie della
Sinistra, liste aperte alla società, con esperienze radicali e riformiste.

6. Il progetto comune della sinistra sarà concretamente realizzabile
anche per le elezioni provinciali? Su quali presupposti partite per la
scelta delle candidature nei vari collegi?


Ribadisco. Dobbiamo costruire liste unitarie della Sinistra alle
provinciali, ma anche nei Comuni in cui si va al voto a partire dal
Capoluogo.
E si deve praticare da subito il massimo grado di apertura, anche
utilizzando le primarie di collegio per la scelta dei nostri candidati.

7. Come tutte le altre formazioni politiche più "piccole", avete
gridato alla 'truffa' sullo sbarramento europeo del 4%. A questo punto un
dialogo con il Partito Democratico è ancora ipotizzabile o no?


Il PD è attraversato da una crisi profonda, di organizzazione e di progetto
politico. Lo ha detto finanche D'Alema.
E di fronte a questa crisi, a Veltroni non basterà lo sbarramento per
salvarsi. Stavolta il voto sarà utile per dare forza e vita ad una nuova
Sinistra nel nostro Paese.
A livello locale il centro-sinistra è in nettissimo ritardo. La Sinistra
deve sfidare il PD sul terreno del cambiamento e del progetto che ancora non
ci sono.

8. Imbriano, un'ultima domanda. La prossima che competizione elettorale
sarà per l'Irpinia? Sarà uno scontro tra diverse ideologie (centrodestra e
centrosinistra) o uno tra opposti schieramenti dove a cambiare saranno quasi
esclusivamente gli uomini che ne fanno parte?


E'uno scenario ancora aperto.
Io penso che la Sinistra, in irpinia, deve lavorare per costruire un
centro-sinistra che sia realmente alternativo alle destre e alla vecchia
politica. Si deve aprire una nuova stagione politica.

Antonella Cammardella - MPS, ad Avellino, per "inDIFESE".

Antonella Cammardella, Consigliera regionale del Movimento per la Sinistra, parteciperà all'iniziativa contro la violenza sulle donne organizzata dal PD di Avellino, venerdì 13 febbraio alle ore 17:30 nello spazio della Chiesa del Carmine in Piazza del Popolo.

martedì 10 febbraio 2009

Avellino, le pietre e la polvere.

di Generoso Picone ed Ugo Santinelli - Edizioni Mephite



Presentazione del libro:

Avellino, Convitto Nazionale, Corso V. Emanuele,

venerdì 13 febbraio, ore 17.30


Quattro voci per Avellino: Franco Arminio, paesologo, e Franco Festa, inventore del commissario Melillo, dialogano con gli autori.

Ognuno ha affrontato in tempi e modi diversi la città che abitano o attraversano, con panni altrui o con un “io“ letterario trasfigurante, anche per sfuggire alle convenienze del partito preso, da soddisfare nell’immediato.

Eppure Avellino resta un oggetto concreto e materiale per il quale vale la domanda di sempre: quale presente per quale futuro.

lunedì 9 febbraio 2009

Difendiamo la Costituzione per una questione di vita e di morte!

In queste settimane abbiamo vissuto con rispettoso silenzio il dolore della famiglia Englaro e ci siamo indignati x la volgare messa in scena di una politica violenta verso i corpi e sentimenti delle persone, asservita ai diktat del Vaticano e distante dal sentimento diffuso dello stesso mondo cattolico.

L'elogio della cattiveria di questo governo è l'epifenomeno di una vocazione eversiva della coscienza civile e dei diritti fondamentali delle persone.

Le ragioni stesse della Costituzione, gli equilibri istituzionali, lo stato di diritto stesso, sono calpestati da un atto autoritario e brutale del governo Berlusconi che non ha precedenti.
Imponendo un decreto contro il parere del presidente della Repubblica e imponendo al Parlamento l'approvazione di una legge in poche ore, si va ben oltre la già praticata tirannia della maggioranza: si colpiscono i valori democratici, la sovranità del Parlamento, l'autonomia della magistratura.

Ciò che sta avvenendo non solo è umanamente spietato ma è un colpo gravissimo allo stato di diritto che Berlusconi e la maggioranza di centro destra vogliono sottomettere ad una logica proprietaria delle istituzioni.

E' una rottura costituzionale da regime.

Per queste ragioni la coscienza civile e democratica del paese si sente profondamente ferita ed angosciata.

La risposta non può non essere che un'immediata mobilitazione.


Beatrice Giavazzi Movimento per la sinistra

venerdì 6 febbraio 2009

Sinistra: Liste unitarie anche alle amministrative.

di Gennaro M.Imbriano - MPS

La Camera ha appena approvato, in prima lettura, lo sbarramento al 4% per le
prossime elezioni europee. Una scelta, di cui è complice Veltroni, che mira
a cancellare definitivamente la sinistra dalla politica italiana. E con essa
rischiano di scomparire dal dibattito pubblico, come abbiamo già iniziato a
vedere in questi mesi, il mezzogiorno, i diritti civili, il contrasto alla
precarietà, la difesa dei soggetti sociali più deboli, il lavoro.

Francamente, non credo che basterà lo sbarramento al 4% per cancellare tutto
questo, ma non possiamo sottovalutare il grande rischio che abbiamo di
fronte.

Oggi occorre fare i conti con i nostri limiti, le nostre inadeguatezze, le
recenti sconfitte, e ripensare le prospettive della sinistra. Anche in
Irpinia.

Un confronto sempre più necessario, anche alla luce della costituzione in
Consiglio Regionale del Coordinamento della Sinistra da parte di Verdi,
Socialisti, Sd e Movimento per la Sinistra.

Ne sono convinto, è questo il momento di lavorare alla costruzione di liste
della sinistra, non solo per le prossime europee ma anche per affrontare il
difficile turno delle amministrative, a partire dalla Provincia di Avellino
e dal Comune capoluogo.

Liste aperte, alle tante culture critiche che vivono nella sinistra: quella
ambientalista, del lavoro, meridionalista, femminista, pacifista, laica e
libertaria. Aperte al contributo politico delle esperienze radicali e di
quelle riformiste.

Liste plurali, costruite col contributo di chi si riconosce negli attuali
partiti della sinistra; di chi è deluso dalla deriva centrista del Pd; ma
anche e soprattutto di quanti, nel popolo della sinistra, si sentono
distanti e non rappresentati: penso alla società civile, alle esperienze dei
comitati locali e dei movimenti, al mondo delle associazioni e del
sindacato.

Liste partecipate e costruite democraticamente nei territori, anche facendo
ricorso alle primarie.

Non solo un'operazione elettorale difensiva, la cui utilità credo non sfugga
a nessuno, ma anche un'aggregazione che sia in grado di indicare un'idea
condivisa di cambiamento, di progresso solidale per l'Irpinia. Per un nuovo
modello di sviluppo che investa su un lavoro di qualità, sulla riconversione
ecologica dell'industria, su un intervento pubblico di manutenzione del
territorio e di messa in sicurezza delle scuole. Per politiche sociali in
grado di attenuare il peso devastante della crisi e rispondere a vecchie e
nuove povertà. Per l'avanzamento dei diritti civili, contrastando ogni
discriminazione. Per la difesa dei servizi pubblici e, in particolare,
dell'acqua. Per iniziative di contrasto all'emigrazione dei giovani e allo
spopolamento dei nostri paesi. Per un utilizzo virtuoso dei fondi europei.
Per una pratica della partecipazione, della legalità e della moralità nella
pubblica amministrazione, in grado anche di arrestare l'infiltrazione della
camorra. Per una difesa e una valorizzazione dei nostri territori.

A questo è utile la sinistra.

Una sinistra più unita, che sappia indicare la sfida dell'innovazione al
Partito Democratico e alle forze del centro-sinistra, che oggi faticano a
determinare un'alternativa al nuovo e pericoloso asse PdL-demitiani.

Una sinistra né subalterna né marginale, che contribuisca in maniera
decisiva alla costruzione di un nuovo centro-sinistra per le nostre
comunità.

Dunque, subito liste unitarie, aperte, partecipate per sfuggire alla
frammentazione e all'inefficacia, ma anche per indicare la prospettiva di
una nuova sinistra tutta da costruire nei prossimi mesi.

Lo ha detto recentemente Fausto Bertinotti: la sinistra ha bisogno di un
"big bang", di ricominciare da capo, di novità clamorose e fino a ieri
impensabili. È proprio così, anche in Irpinia. Siamo chiamati a percorrere
strade nuove, senza paura!

mercoledì 4 febbraio 2009

Regione Campania, in consiglio, nasce il coordinamento della Sinistra.

Regione Campania: Nasce in Consiglio il Coordinamento della
Sinistra tra le forze politiche di Sinistra Democratica, Socialisti, Verdi
e Movimento per la Sinistra.
Programma di fine legislatura e costruzione di un nuovo soggetto politico le
priorità da seguire.


Napoli 3 Febbraio 2009: Si è svolto nel corso della giornata , presso la
sede del Consiglio Regionale della Campania , l'incontro che ha tenuto a
battesimo la nascita del Coordinamento della Sinistra tra le forze
politiche di Sinistra Democratica, Socialisti, Verdi e Movimento per la
Sinistra.

Dall'incontro a cui hanno partecipato i consiglieri Marcello Chessa, Angelo
Giusto, Tonino Scala, Stefano Buono, Michele Ragosta, Fausto Corace, Gennaro
Mucciolo, GennaroOliviero, Antonella Cammardella, Gerardo Rosania, è
emersa la volontà di dar vita ad un coordinamento tra le forze di sinistra
presenti in Consiglio. E'nostra intenzione spiegano i consiglieri di
Sinistra Democratica, Socialisti, Verdi e Movimento per la Sinistra
lavorare ad un programma di fine legislatura sulle questioni più importanti
che riguardano le cittadine e i cittadini della nostra regione. Un programma
di fine legislatura che sia propedeutico alla costruzione di una nuova
stagione politica e amministrativa, per la nascita di un nuovo e rinnovato
centro sinistra. Il coordinamento ha l'ambizione di essere il punto di
partenza di un percorso che porti alla costruzione di un nuovo soggetto
politico della sinistra. Un soggetto che vada oltre i prossimi appuntamenti
elettorali. Un soggetto che abbia una chiara ispirazione meridionalista.


Nelle prossime settimane il coordinamento solleciterà le forze politiche a
cui si ispira ad avviare una serie di iniziative pubbliche di confronto e di
dibattito con il mondo delle associazioni, della cultura e del lavoro su
tutto il territorio campano.

Luisa Morgantini:"PARITA’, OBAMA SIA UN MODELLO"!

di Cinzia Ficco

Intervista con Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Europeo(Gruppo Confederale della sinistra Europea/ Sinistra verde Nordica).

Ha letto della prima legge sulla parità di Obama? Cosa pensa?
Entusiasta, ho solo paura che Obama possa essere ucciso, come lo è stato Martin Luther King o il Presidente Kennedy.
Le differenze salariali tra donne e uomini che svolgono le stesse mansioni sono diffuse in tutto il mondo. Ci sono poi differenze anche tra donne per diverse appartenenze etniche o sociali. Spesso dagli Stati Uniti sono arrivati insegnamenti positivi come gli affermative acts e le misure contro le discriminazioni verso le donne. Obama nelle sue dichiarazioni fatte alla firma della legge ha sostenuto che la parità salariale non è solo una questione economica, ma definisce anche chi siamo ed ha ribadito la necessità di agire secondo i valori che si affermano e che non possono esserci cittadini di serie B. Non solo entusiasta, sono quasi commossa visto che viviamo in un mondo dalla lingua biforcuta. Trovare coerenza tra le parole e il fare dovrebbe essere normale ed, invece, è eccezionale.

E l'Unione dei 27 Paesi europei cosa fa per cancellare le disuguaglianze tra uomo e donna?
Sono molte le iniziative, le proposte ed anche i progetti per la promozione della pari opportunità. Vi sono anche linee di bilancio per la formazione a livello nazionale, locale europeo. Vi sono aiuti per il microcredito, la creazione dei posti di lavoro, direttive che prevedono azioni affermative contro le discriminazioni nei posti di lavoro o nelle assunzioni, quote nelle candidature di donne, ma anche nelle elette, politiche a favore della libertà riproduttiva, della sanità, contro il traffico delle donne e la violenza domestica e nei luoghi di lavoro.
Ma molte sono le direttive inattuate, ritorniamo ad Obama non basta enunciare, bisogna fare e sostenere tutti i movimenti e i centri di donne

Nel Parlamento europeo in quale percentuale rosa è presente l'Italia?
Non siamo ultimi, ma siamo davvero ad una percentuale bassa, la presenza italiana è di 62 uomini e 16 donne , il 25% .

Quale il Paese più rosa?
Estonia e Lussemburgo hanno la parità 50%, mentre sono molto alte le percentuali in Olanda (48.14%), Svezia (47.36%), Francia (44,87). In Gran Bretagna c’è il 25,64% qualcosa in più che in Italia, ma è un dato molto basso perchè si possa parlare di un Paese avanzato.

Quale è quello in cui la donna fa fatica ad imporsi?
Credo che la fatica sia ovunque, ma le presenze più negative sono Cipro e Malta con nessuna presenza femminile. E poi Polonia con il 14.18% e la Repubblica Ceca con il 20.83%.

Pensa che in Italia avremo mai una Merkel?
Secondo un recentissimo studio dell'Istituto medico legale dell'Aeronautica militare, le donne pilota sarebbero adatte al comando piu degli uomini. Eppure non abbiamo ancora mai avuto né un presidentre della Repubblica, né un presidente del Consiglio donna al comando del Paese.. Semplicemente perchè sono attività più complicate che guidare un aereo? La mediazione è una caratteristica più femminile?Sarei molto felice se avessimo una donna come presidente del Paese o del Consiglio, ma non basta che abbia un corpo di donna, vorrei che fosse anche l' espressione di una politica che pratica la solidarietà, la valorizzazione delle diversità, delle politiche sociali che rispondano ai bisogni degli emarginati, politiche dove sanità, educazione, lavoro, casa siano centrali nei programmi di governo e che sia contro le guerra e la violenza. Spero che le nuove generazioni sappiano scegliere in questo senso.
Non abbiamo ancora avuto nessuna presidente perchè in realtà siamo ancora in un Paese dominato dagli uomini e dove alcune caratteristiche come le mediazione che lei indica come più femminile e sulla quale concordo non fanno parte della cultura politica maschile.

Pensa che le donne abbiano più capacità nel gestire problemi sovranazionali, e quindi siano piu brave ad uscire da una dimensione più territoriale?
Ovviamente non vale per tutte le donne, la mia esperienza con tante altre donne è il nostro essere cittadine del mondo, più capaci di rompere barriere e frontiere, più capaci di metterci in relazione con l'altro, capaci di essere radicate ma anche di spostarci fuori di noi. Penso che abbiamo una grande capacità: quella di essere legate alla quotidianità, ai bisogni concreti, ma di saper vedere oltre. Forse sono importanti anche l'esperienza della maternità e la necessità di rompere il cordone ombelicale, il tentativo di relegarci al privato, cosicchè l'acquisizione di spazio pubblico è sempre una conquista e questo ci permette di non accontentarci del nostro territorio.

Quale la donna impegnata politicamente che le piace di più, in Italia e all'estero?
Sinceramente non me lo sono mai chiesta, ci sono molte donne che mi piacciono e stimo molto. Intendo l'impegno politico, non necessariamente l'essere parlamentare o in un partito o in un governo.
Penso di voler molto bene ad Habiba Sorabi, attualmente unica donna governatrice in Afghanistan, Gertrude Mongela, Presidente del Parlamento Pan Africano, e poi le mie amiche palestinesi e israeliane, Suad Amiry, Zahira Kamal, Nayla Ayesh, Vera Tamari, Rema Hammami, Daphna Golan, Judith Blanc, Naomi Chazan, Nurit Peled, Debbie Lerman e tante tante altre, in Africa, America latina, in Asia, negli Stati Uniti, la mamma di Rachel Corrie.
In Italia sono tante le donne alla quali voglio bene e non vorrei scordarne qualcuna, per cui cito solo una donna politica di cui ho molto rispetto anche per aver saputo attraversare culture diverse: Marisa Rodano e poi una donna che per me è simbolo di modestia e di forza: Michela Buscemi, che ha saputo ribellarsi alla mafia e per vivere fa la domestica.

E veniamo ai fronti caldi in cui lei è da anni impegnata. Il Medio Oriente. Molto vicina al mondo palestinese, sembrapoco clemente con Israele. Ci sono Paesi prediletti e Paesi rifiutati?
Non sono clemente con le politiche militari e coloniali dei diversi governi dello Stato d' Israele. Opero una netta distinzione tra ebrei e Israele, e rabbrividisco di fronte ad ogni espressione di antisemitismo. Sono vicina a tutte le culture e nazionalità, sopratutto sono per la difesa dei diritti umani, sociali e politici ovunque siano violati. Ritengo in compagnia delle Nazioni Unite e delle sua risoluzione che il popolo palestinese debba essere libero e liberato da una occupazione militare che dura ormai da più di 40 anni. Chi viola le risoluzioni delle Nazioni Unite è il governo israeliano che continua a costruire colonie ed a rubare terra su quello che dovrebbe essere lo Stato Palestinese nei territori occupati nel 1967. Purtroppo la Comunità Internazionale -Europa compresa - pratica una politica di due pesi e due misure, Israele, stretto alleato degli Usa rimane sempre impunito per le violazioni della legalità Internazionale che commette ogni giorno nei confronti della popolazione palestinese. Dico questo senza naturalmente condividere, anzi condannando le scelte di estremisti palestinesi di colpire la popolazione civile israeliana.

A proposito di guerre, razzismi, sterimini pensa che l'olocausto sia usato dagli ebrei per sembrare sempre vittime e mai carnefici?
Mai più, abbiamo detto, dopo la Shoah, abbiamo detto mai più. Sono stati l'orrore e la volontà di sterminare gli ebrei, e i diversi, rom, sinti, omosessuali, comunisti, oppositori della dittatura. Negare o ridimensionare la Shoah, è pura follia, invece bisogna ricordare e agire perchè non accada più, non solo la Shoah. Che non ci siano più guerre. C'è un libro bellissimo di Avraham Burg che è stato anche Presidente del Parlamento israeliano. Si intitola Sconfiggere Hitler e questo vuol dire che bisogna sconfiggere Hitler dentro ognuno di noi, nessuno è immune da responsabilità e Burg si interroga, come hanno fatto altri storici come Tom Segev sul trauma e l'uso della Shoah a fini politici.
Penso che il trauma della Shoah condizioni la politica israeliana che invece di dire mai più a nessuno, dice mai più a me e questo non permette di vedere la sofferenza e l'ingiustizia che si fa ad altri, nel caso di Israele nei confronti della popolazione palestinese, che ha il diritto di vivere sulla propria terra, di avere giustizia e libertà. Solo in questo modo Israele potrà avere pace e sicurezza.

Una volta Dacia Maraini ha detto di lei: Ci sono delle donne nel nostro Paese che, se non vivessimo in un clima di stupida distrazione, presi da stupidi modelli femminili basati sulla pura seduzione del corpo, sarebbero carissime alle nuove generazioni sempre in cerca di figure femminili in cui identificarsi''.
Cosa avrà voluto dire?

Penso si rivolgesse anche ai media e alla cultura che, invece, di essere attenta ai valori è più attenta a modelli femminili in cui la seduzione del corpo conta più di quella della mente. Sono i corpi e non le buone azioni che vengono sbattuti in prima pagina. Ma per fortuna ci sono sempre più donne belle e intelligenti che hanno a cuore non il successo mediatico, ma l'impegno quotidiano, perchè questo mondo possa essere vivibile ed ognuno sia d'aiuto all'altro.

Emilio Ciotta, Lioni: "In movimento per unire la Sinistra".

di Emilio Ciotta

Credo che sia doveroso da parte mia ufficializzare in questa sede quello che ho già reso pubblico sugli organi di stampa. E cioè il mio uscire dal Partito della Rifondazione Comunista e la mia adesione al Movimento per la Sinistra.
Movimento che è nato dal seminario di Rifondazione per la Sinistra, tenutosi Chianciano il 24-25 gennaio 2009 e a cui ho preso parte.
Sbagliano i giornali nazionali quando parlano di scissione nel PRC.
A Chianciano in Gennaio non è nato un nuovo Partito, se mai un nuovo partito (o forse sarebbe più corretto dire un vecchio partito), è nato sempre a Chianciano ma fine Luglio 2008 nel VII congresso del PRC. Congresso dove, con una manovra di alta alchimia matematica, quattro tesi (in molti punti in contraddizione tra loro) hanno raggiunto un accordo per sostituirsi agli indirizzi del 47% del partito unito su una unica tesi.
In questi mesi l’indirizzo politico del PRC è stato solo quello di arroccarsi, di chiudersi a riccio, di delegittimare e di distruggere tutto quello che nell’ultimo decennio sono stati gli obiettivi del mio Partito della Rifondazione Comunista. La mia Rifondazione Comunista è stata il tentativo di costruire un unione di forze a sinistra che superasse gli steccati dei tanti partitini e movimenti e che guardasse già da subito oltre i confini italiani e da qui PRC-Sinistra Europea.
Per dirla con le parole di Vendola:
“la radicalità deve essere in grado di diventare processo sociale, inchiesta, indagine, deve essere lotta politica esplicita, deve fare politica e dare senso alle persone. La radicalità deve andare alla radice delle cose, non sublimare la realtà dentro una retorica del comunismo come avvento, del comunismo come identità autoreferenziale, ossessionata dalle proprie storie e dal bisogno di esistere. I Comunisti ci hanno insegnato che i partiti, i sindacati, le organizzazioni della società, non sono delle mummie, sono dei corpi viventi, e che dentro quei corpi ci sono storie politiche, ideologiche, intellettuali, umane. Ci sono le persone. Pensate a Togliatti che alla fine del fascismo si rivolge ai giovani che erano stati fascisti. Pensate a chi ha della politica l’idea di un grimaldello che forza consuetudini e pigrizie, che rompe muri. Non la politica come statica visione della realtà.”
Beh, in questo ci sono le mie ragioni del mio uscire dal Partito della Rifondazione Comunista e la mia adesione al Movimento per la Sinistra.

Dicevo che la stampa sbaglia a parlare di scissione, perché a Chianciano il 25 Gennaio non si è staccata una costola da Rifondazione per formare un nuovo partitino della sinistra, ma tanti compagni escono da un progetto che non è più il loro e si mettono in cammino. In cammino per la costruzione di una nuova sinistra, unita e senza steccati, senza presentare nulla, nulla di pre-costituito, nulla di già definito ma il mettersi a disposizione per un cammino comune con tutto quello che esiste a sinistra.
Cammino che sta partendo in Irpinia e che dovrà partire anche a Lioni.
La nostra dovrà essere una Sinistra capace d’interloquire con tutti, a partire dai referenti sociali. Ad esempio, siamo vicini alla Cgil, che in questo momento, sulla vicenda del contratto nazionale sta giocando una partita decisiva, e esprimo il mio pieno appoggio al sit-in che la CGIL provinciale in questo momento sta tenendo davanti al Teatro Carlo Gesualdo.

Dal punto di vista locale non credo che questa scelta possa generare problemi e difficoltà all’interno dell’accordo programmatico “Centrosinistra per lioni”, anzi una scelta diversa da parte mia sarebbe stata contraddittoria.

Per una nuova sinistra.

di Nicola Santoro

Le ultime elezioni politiche hanno decretato per la sinistra un risultato
politico francamente disastroso per la sua portata: per la prima volta,
l'assenza nel Parlamento. Si apre così nel PRC, inaspettatamente, una fase
drammatica e lacerante di confronto/scontro che da subito (!) prende il via
quando Ferrero, ministro uscente del governo Prodi, trova nel gruppo
dirigente del partito il "capro espiatorio", si sviluppa in una guerra senza
quartiere - unilateralmente dichiarata - contro questi compagni, colpevoli
di ogni bassezza politica, ed ha il suo "naturale " epilogo nel Congresso di
Chianciano dove la mozione Vendola (maggioranza relativa del 47,3%) viene
posta in minoranza dalla singolare quanto variegata alleanza tra la mozione
Ferrero e le altre due; si giunge, in un clima da resa dei conti,
all'elezione per un soffio (142/281) a segretario del compagno Ferrero. E'
la "svolta a sinistra del PRC" (!) dichiara il neosegretario.

Il "nuovo" corso viene poi svelato da alcuni fatti: l'irrilevanza politica
assegnata ai compagni dell'area vendoliana, la volgare aggressione verbale
durante la manifestazione dell'11 ottobre e sulle pagine di Liberazione al
compagno Bertinotti, la dichiarazione di Ferrero sull'uso della storia del
partito; il fatto di certo emblematico e su cui riflettere, il licenziamento
del direttore di Liberazione, Piero Sansonetti, e la "liquidazione" di tutto
quel gruppo di lavoro perchè non in linea con la nuova maggioranza, in una
autoritaria visione di "giornale di partito", al contrario di ciò che questo
giornale era stato fino a quel momento, luogo di libero confronto aperto al
contributo di tanti; l'inopinato quanto inopportuno intervento sul
commissariamento del circolo cittadino nel quale, senza una approfondita
conoscenza dei fatti e per "motivazioni profondamente politiche", Ferrero si
avventura in una interpretazione di questi che lo porta a dare gravi giudizi
sulla Federazione provinciale, materializzando lo spettro di quella politica
- autoritaria ed autoreferenziale - che ha soffocato per anni questa
Federazione ma che è stata sconfitta con il Congresso del 2005. La semina
del germe della divisione ha dato i suoi frutti, forse da tempo attesi!.
Eppure si lanciano appelli alla "gestione unitaria" del partito sostenendo
che "è di tutti" e ci si erge a giudice degli altri. Chi intende dare
lezioni di democrazia e di correttezza deve agire di conseguenza. La verità
è che in questa maggioranza è viva una forte spinta ad operare
autisticamente piuttosto che a dialogare, ad acutizzare la contrapposizione
piuttosto che a stemperarla, a dividere piuttosto che ad aggregare.

L'aspetto di tutta questa vicenda che mi è parso insopportabile è il clima
da "resa dei conti" creato, dove il vincolo di appartenenza, elemento
necessario - tanto più in un partito comunista - per riconoscersi
"comunità", sembra non trovare più cittadinanza! Parafrasando Asor Rosa, si
può dire che siamo giunti più ad un punto di arrivo che di partenza.

Ma ciò detto. In una fase storica drammaticamente difficile, in cui la
globalizzazione selvaggia ha dilaniato la società individualizzando ogni
espressione di comunità (mondo del lavoro, città, famiglia), in cui siamo di
fronte ad un forte arretramento della società sul piano dei diritti civili,
ad una destra così aggressiva e d'altra parte così presente, ad un paese
sempre più spostato a destra, credo che il devastante risultato elettorale
imponga una profonda ed attenta riflessione. Innanzitutto sulle cause del
perchè il disagio e la protesta non ci vedono più come referenti ma prendono
altre strade (spostamento a destra del voto operaio), come se si fosse
spezzato il legame tradizionale fra sinistra e ceti sfruttati, in una sorta
di allarmante schizofrenia tra coscienza politica e sociale; anche sul fatto
che, in questi termini, non è più solo una sconfitta politica ma, come ha
notato Bertinotti "culturale....una crisi epocale" che attiene alla capacità
di cogliere le sfumature di un mondo che è cambiato, di interpretare il
disagio, i bisogni e rispetto a cui il partito rischia di essere solo
elemento di testimonianza: è a rischio la nostra stessa esistenza
politica!!. Questo terremoto epocale si può affrontare e superare con la
semplicistica ricetta dell'identitarismo, del miope arroccamento sulle
proprie posizioni chiudendosi nel fortino della propria ideologia come fa
Ferrero e la maggioranza del partito. E' pensabile che sbandierare con forza
i propri simboli, come carta d'identità, possa essere la strada per
rilanciare politicamente il PRC e "ripartire dal basso" come sostiene
Ferrero; è proponibile quale modalità per costruire una forte ed incisiva
opposizione il "ricominciare" prendendo impulso da una sorta di
preguidizialismo di chi tiene più alle proprie radici come punto di
differenza piuttosto che dal dialogo da una posizione aggregante. Eppure.

Le amministrative in Abruzzo credo diano bene il polso della reale
situazione. Il PRC ottiene solo il 2,84% e questa maggioranza, senza una
riflessione sulla evidente incapacità del PRC a intercettare voti
dell'elettorato in uscita dal PD e di quello che, in modo sempre più
massiccio, si astiene, esprime giudizi di soddisfazione! Di più, scopriamo
che è di attualità e appassiona la discussione sulla valenza del muro di
Berlino!!!! Autoconsolazione, astrattezza, semplificazione sembra che siano
l'abito politico di questa maggioranza e d'altra parte il segno di una
inadeguatezza, se non di una sorta di inconsapevolezza politica ad
affrontare i gravi e profondi problemi della società.

Penso che sia stringente per la sinistra riflettere su come sia possibile
uscire da sinistra dalla profonda crisi nella quale è precipitata perchè la
società chiede, ha bisogno di una vera e forte sinistra di opposizione in
una fase dove l'opposizione si esprime nell'inutile moderatismo del PD, nel
dannoso populismo dell'IdV - con il rischio che il risultato sia di ben
altro tipo.... - e nella marginalità evanescente di questo PRC. La scelta di
uscire dal PRC, mantenendo la propria identità politica, è fondata
innanzitutto sulla evidenza che questo partito è ormai altro
("irriconoscibile") rispetto a quello al quale abbiamo aderito per quanto
riguarda la strategia politica, tutta ripiegata su se stesso, ma anche per
il clima di rigida identificazione con la maggioranza che lo caratterizza;
due aspetti per la verità coerenti l'uno all'altro ma che riportano indietro
le lancette della storia: una visione monolitica della propria identità
politica articolata tra mito e rito. Di questo nessuno ne sente il bisogno,
tanto meno un moderno partito comunista - Vendola opportunamente ha
affermato che il comunismo dovrebbe essere difeso da alcuni comunisti -, e
tutti ne dobbiamo avere paura. Per uscire dalla crisi va ricostruito l'agire
politico e sociale, provando a dare un riferimento di vera opposizione a
quel grosso delle forze di sinistra diffuso nella società, non sempre
organizzato, che - giustamente - non si sente rappresentato da questa
opposizione ma che intende contare senza rimanere ai margini. Ecco la
necessità, l'impegno e la grande responsabilità che prende su di sè questo
progetto, il "Movimento per la sinistra"; un progetto per una nuova sinistra
aperta e plurale, che sappia ascoltare ed imparare dalle altre culture; più
forte e unitaria, che sia consapevole della propria insufficienza di fronte
a questo sommovimento; curiosa e attenta, che sappia interpretare una
società, assai più complessa e articolata di come altri la vedono; di
alternativa, che elabori e proponga un progetto credibile di cambiamento
della società; intelligente e d'impegno che non si limiti a raccogliere
consensi ma, come ha sostenuto Luciana Castellina, sia "capace di costruire
senso", per ritornare a vincere, innanzitutto, la battaglia culturale; di
passione, slancio, sogno che ricerchi un futuro migliore, perchè la politica
è tutto questo e non certo paura.

Dunque intraprendere e proporre questa strada non è, come qualcuno potrebbe
pensare, il rifugiarsi ancora una volta (ahi noi!) nella scissione, è
decisamente molto di più. Sono di fronte progetti politici sì diversi ma
francamente inconciliabili.

Dunque, mettiamoci in Movimento...

AAA Capo dell'opposizione cercasi. Disperatamente.

di Luca Criscuoli.

Ora non c'è più dubbio: Veltroni è giunto al capolinea , la sua parabola
politica è in picchiata e non sembra esserci sereno all'orizzonte. La
disgregazione interna al PD appare sempre più ingovernabile, la sua
leadership appare compromessa da una serie di decisioni e di prese di
posizione che sono evidentemente in controtendenza con i principi stessi del
giovane partito democratico. Non sembra nemmeno tanto astuto il buon
Veltroni e l'unica cosa che riesce a mettere in scena è una continua e
patetica dialettica mediatica che ormai non suscita alcun sentimento se non
di rassegnazione di fronte alla lenta caduta di un politico senza più armi
al suo arco.

Dalla sua bocca abbiamo ascoltato di tutto da un anno a questa parte, si è
fatto promotore del più ambizioso tentativo, mai tentato prima, di
"rivisitazione" dei momenti più importanti del '900, si è consumato nel
tentativo di cancellare i conflitti sociali che hanno caratterizzato la
storia italiana negli ultimi 50 anni, ha provato a mettere insieme padroni
ed operai (fino alla sfrontata candidatura del superstite della Tyssen), ha
rinnegato il suo passato di comunista (militante) per aprirsi al suo nuovo
immaginario moderato che, ovviamente, se ne è infischiato di lui.

Oggi il buon vecchio Veltroni è alla frutta, la sua salvezza si chiama
(udite, udite!!!) Silvio Berlusconi, il che è tutto dire. Può il capo
dell'opposizione parlamentare "vendersi" per non morire?

Certo che può, e Veltroni non ha vergogna e forse nemmeno dignità se la sua
miope visione della politica italiana lo vede attaccato , come diciamo da
queste parti, alla "pettola" di Silvio per garantirsi la sopravvivenza ed
evitare una fine politica ingloriosa.

Certo Veltroni è in buona compagnia, ha ancora chi lo appoggia, ma per
quanto? Fino a quando i suoi non decideranno che è arrivato il momento di
metterlo da parte per "conclamata incapacità" nel leggere le dinamiche
sociali che stanno attraversando il paese in piena crisi economica.

Veltroni che insegue Berlusconi, finge di bacchettarlo in televisione senza
riuscire mai, sottolineo mai, a sopravanzarlo sui contenuti e sulle
proposte. Infatti è ancora un mistero la "ricetta" veltroniana per
combattere la crisi che investe le famiglie italiane. La verità è che il
leader del PD ha già consumato il credito e la fiducia di milioni di
italiani che avevano riposto in lui la speranza.

Oggi forse è un peso per il suo stesso partito che in vista delle elezioni
europee non sembra godere di ottima salute, anzi i sondaggi danno il PD in
evidente declino.

Ma Veltroni queste cose le sa e cosa si inventa? Tira fuori dal cilindro
l'appoggio al Governo sul Federalismo e riceve in cambio la soglia di
sbarramento alle Europee. In pratica ritenta la carta del voto utile già
rivelatasi fallimentare alle ultime Politiche: se non si riesce a far
breccia tra i moderati di centro, tanto vale rifarsi a sinistra, anche se
la sinistra è diluita e frammentata, tanto vale cercare di costruire un
asse con la Lega, anche a costo di andare contro i principi fondamentali
della Costituzione, tanto vale abbandonare i rapporti con la CGIL e sperare
che il giocattolo non esploda tra le mani.

Evidentemente per Veltroni perseverare non è diabolico ma è l'unico
espediente per sopravvivere e non scomparire prima ancora di cominciare.
Sono certo che gli elettori del PD, gli iscritti e i simpatizzanti sapranno
riportare il loro segretario sulla retta via prima che sia troppo tardi per
tutti, prima che l'Italia venga consegnata nelle mani delle Destre per i
prossimi 20 anni.