Intervista a Gennaro Imbriano del 26/02/09
di Marco Staglianò - Buongiorno Irpinia
A circa cento giorni dalle amministrative, la sinistra soccombe sotto il
peso della frammentazione. Accomunate dal sogno di un soggetto politico
unitario, le anime della sinistra irpina si ritrovano divise tra chi ancora
crede nel dialogo con il Pd, e chi ha scelto la via dell'autonomia e del
centrosinistra alternativo. Una frattura che secondo alcuni può e deve
essere rimarginata, nella convinzione che l'unica alternativa che in questa
fase deve essere costruita, è quella alla destra berlusconiana.
Tra questi, c'è sicuramente Gennaro Imbriano, esponente provinciale di
riferimento per il neonato Movimento per la Sinistra ed ex segretario
provinciale di Rifondazione.
Allora Imbriano, Sinistra democratica, Rifondazione comunista e Partito
Socialista, hanno scelto la via dell'autonomia e del centrosinistra
alternativo, tanto per la corsa al Comune di Avellino che per quella a
Palazzo Caracciolo. Qual è la sua opinione in merito?
«La ritengo una scelta suicida, insensata e controproducente, che spero
possa essere presto riconsiderata. Parlare di un centrosinistra alternativo
mi sembra una contraddizione in termini. Quasi un ossimoro. La vera
alternativa che il popolo della Sinistra ci chiede di costruire è quella
alle destre ed al trasformismo demitiano. Privo com'è di un'effettiva
vocazione maggioritaria, un progetto simile non fa altro che risultare
funzionale all'avanzata del centrodestra. Non credo sia questo il desiderio
della nostra gente. Ripeto, mi sembra un'impostazione miope che non fa i
conti con i reali sentori del popolo della Sinistra. Quello che il nostro
elettorato ci chiede è unità per sconfiggere la destra ed una piattaforma
programmatica concreta per uscire da questa drammatica crisi economica ».
Secondo i dirigenti di quei partiti, però, la responsabilità di tale
frattura va attribuita ad un Pd immobile, incapace di aprirsi al
rinnovamento, e schiavo di una pretesa vocazione all'autosufficienza. E'
d'accordo?
«Paragonando il quadro politico attuale con quello di quattro anni fa,
emerge chiaramente l'inconsistenza di tale tesi. Mentre nel 2004 le
candidature per la Provincia e per il Comune furono definite senza alcun
confronto ed ufficializzate solo pochi giorni prima della presentazione
delle liste, oggi vi è ampio margine per il confronto programmmatico e per
le primarie. Si rileva, insomma, un'incomprensibile conraddizione tra il si
alle candidature di quattro anni fa, ed il no alle primarie ed al confronto
di oggi. Contraddizione, che emerge con ancora maggiore chiarezza, se si
considera che il peso elettorale e politico della sinistra di allora, era
molto più significativo di quello attuale».
Lei ha più volte affermato che prima di parlare di primarie è necessario
dare priorità ai contenuti e al programma. Quali pregiudiziali pone in tal
senso per la definizione dell'intesa con i democratici?
«Come già ho detto, siamo convinti che il popolo della sinistra aspetta
risposte concrete per la soluzione dei tanti problemi che attanagliano il
mondo del lavoro e più in generale le fasce sociali più deboli. Il Forum
della Sinistra indetto da noi, dai Verdi e da larga parte del PdCi, va
proprio in questa direzione. In altri termini, da quel confronto dovrà venir
fuori una piattaforma programmatica per lo sviluppo della Provincia. Con
quel bagaglio di proposte, ci presenteremo alla conferenza programmatica
indetta dal Pd, nella speranza che nel frattempo si siano unite a noi tutte
le altre forze della sinistra. Per la sottoscrizione di un'alleanza,
chiediamo al Pd la disponibilità a cercare una sintesi programmatica che
tenga conto delle nostre proposte e che, più in generale, miri
all'attuazione di un modello di sviluppo che muova dalla difesa delle fasce
sociali più deboli».
Quali dovranno essere le priorità sui cui puntare per il futuro sviluppo
dell'Irpinia?
«Occorre agire su più fronti. In primo luogo, è necessario mettere a punto
un'attenta pianificazione per la gestione dei fondi europei. In
quest'ottica, si rileva la necessità di puntare ad una diversificazione dei
comparti produttivi, facendo leva sull'innovazione e sulla qualità. Penso
soprattutto ad un modello di sviluppo del territorio, capace di valorizzare
il grande capitale ambientale di cui l'Irpinia gode. In tal senso, penso
alla creazione di un polo turistico diffuso, al fine di capitalizzare al
meglio le potenzialità dell'indotto enogastronomico ed agroalimentare. Vi è
poi il capitolo legato allo sfruttamento delle energie alternative e del
grande capitale idrico, che dal nostro punto di vista va assolutamente messo
a riparo dalle ingerenze dei capitali privati, nonostante la legge 133 del
2008, vada nel senso opposto. Accanto a tali aspetti, che come detto
dovranno essere affrontati facendo leva sulle risorse in arrivo da
Bruxelles, vi è poi l'inderogabile necessità di rispondere con efficacia ed
immediatezza ad una drammatica crisi economica, i cui effetti si paleseranno
completamente solo nei prossimi mesi. A tale scopo, credo nell'opportunità
di mettere in campo una forte politica di investimenti pubblici per la
manutenzione del territorio, che se da un lato risponderebbe ad una reale
esigenza, dall'altro risulterebbe funzionale a mitigare gli effetti della
crisi sui livelli occupazionali. Ma al di là di un'attenta pianificazione
per l'utilizzo dei fondi europei e di un piano di interventi per affrontare
la crisi, la prima emergenza a cui la politica è chiamata a porre rimedio
per il futuro di questa provincia, è quella demografica. Nonostante la
Campania sia tra le regioni più giovani del Paese, l'Irpinia è una delle
provincie più vecchie. I nostri paesi vanno morendo perchè i nostri giovani
sono costretti a cercare lavoro e fortuna altrove. Se non si pone rimedio a
questo processo, l'Irpinia non avrà futuro, al di là del colore politico di
chi la governerà. Sono convinto che la politica è tale quando si mostra
capace di governare i processi di trasformazione della società. A noi il
compito di immaginare politiche adeguate per invertire questo drammatico
trend demografico, e per creare le condizioni adeguate affinchè i nostri
giovani possano socializzare le proprie conoscenze ed i propri talenti in
Irpinia, e non più al Nord o addirittura all'estero».
Veniamo alle primarie. In che modo pensate di parteciparvi?
«Credo che il messaggio che dovremmo lanciare è quello dell'unità della
sinistra. D'altronde, basterebbe seguire il modello già attuato a Firenze e
che verrà utilizzato per la provincia di Napoli e a Bologna. La sinistra
deve avere il coraggio di attraversare gli spazi di democrazia, nella
consapevolezza che abdicare al con- fronto, significa rinunciare ad
esistere. Per questo spero fortemente che alla conferenza programmatica del
Pd saranno presenti tutte le forze della sinistra e che alle primarie sarà
possibile esprimere una candidatura forte ed unitaria. E'chiaro, però, che
se non si dovesse registrare l'adesione di tutti, andremo avanti con chi ci
sta. Per quanto riguarda i concorrenti, anche se non rientra nel dominio
delle nostre responsabilità, auspico che il Pd proponga nomi diversi o
alternativi da quelli degli uscenti».
Insomma Imbriano, quale sinistra sogna di costruire in Irpinia?
«Una sinistra rinnovata e senza aggettivi connotativi. Una sinistra che
rinunci al massimalismo antistorico, per affrontare con realismo le sfide
del secolo nuovo. Una sinistra, insomma, che non declami ma che faccia. Di
fronte ad una destra che va diffondendosi nel Paese proponendo un modello di
organizzazione sociale fondato sulla paura, è necessaria una sinistra capace
di contrapporre una visione concretamente ottimistica fondata sulla
speranza. In quest'ottica il nostro modello non può che essere quello di
Nichi Vendola».
Lei ritiene che vi sia ancora tempo e spazio per unificare la sinistra
irpina. In che modo?
«La costituzione del gruppo regionale unitario della sinistra, è il punto di
partenza. Quel percorso può essere tranquillamente riproposto a livello
locale, e sono convinto che tanti, tra le fila delle formazioni che hanno
scelto la strada del centrosinistra alternativo, ne sono convinti quanto me.
Ho letto le dichiarazioni rilasciate in tal senso da Angelo Giusto e le
condivido pienamente. Proprio a Giusto, del quale ammiro lo spessore
intellettivo e la capacità di dialogo, chiedo di lavorare in tal senso. Come
me, anche lui è convinto della necessità di ricomporre il quadro unitario
della sinistra. Metta la sua esperienza a servizio di tale scopo. Lui è la
persona giusta per ricucire i fili del dialogo».
domenica 1 marzo 2009
Imbriano: Sinistra unita contro destra e trasformismi.
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