venerdì 29 agosto 2008
Caposele: Festa di Liberazione.
ore 18 Dibattito
Mostre:
- Maggio 1968
- Il Chiapas di Marcos
Gastronomia
ore 21 Concerto
La tagliola del sorvegliare e punire.
Ecco la filigrana di un'egemonia culturale che affida alla paura le incombenze del riordino simbolico e materiale della nostra esistenza. All'inizio furono i poveri: scandalo per antonomasia in una società che ha fatto dell'opulenza il proprio credo e la propria legge. E siamo scivolati in questo Medioevo postmoderno in cui si combatte il povero (non la povertà), il precario (non la precarietà), il clandestino (non la clandestinità). In tutte le epoche di transizione e di crisi si preparano sventure per i border-line, per gli out-sider, per i poveri cristi di cui neanche la Chiesa ufficiale ha mai voglia né tempo di occuparsi. Ma al centro di ogni egemonia c'è la "questione giovanile" che non è banalmente la storia del conflitto tra generazioni (conflitto quasi abolito dall'assenza di relazione tra vecchi e giovani): ma è il tema persino drammatico del futuro, della sua preparazione o della sua profanazione, e di come il futuro vive il suo rapporto col passato (e col nostro presente) dentro gli apparati della formazione-informazione, dentro i gangli vitali (o mortali) della produzione di coscienza, dentro i flussi di immaginario organizzati, persino nelle loro apparenti spontaneità o nella loro irruenza scenografica, da un'industria culturale largamente televisiva e nordamericana. Come nel american way of life anche i nostri adolescenti vivranno appesi tra l'hot dog gigante e il salutismo paranoico. Negli Usa uno studente di liceo rischia la galera se beve o si fa uno spinello ma non ha molta difficoltà a comperarsi al supermercato un'intera artiglieria e a fare la sua spettacolare strage nella sua domestica scuola. Ubriachi e disidratati. Spinti a godere della velocità senza limiti della secolarizzazione, salvo restare impigliati in un autovelox, in una pattuglia, in una ronda, in una tele-predica. In Italia oggi tuo figlio può inciampare in una tagliola del "sorvegliare e punire" e rischiare la vita. Punirne uno per educarne mille. Punirli a scuola, in discoteca, per strada, punirli ora ma anche in prospettiva, precarizzati e incastrati in una lunga teoria di divieti. Tra non molto tempo dovremo occuparci - con più competenza, come chiede giustamente don Gino Rigoldi - della solitudine giovanile, dei giovani, anzi di una gioventù in oscillazione permanente tra le lusinghe del consumare tutto e subito (quello che non hai, quello che vorresti avere, quello che occulta la tua noia o il tuo dolore, quello che ti appaga, quello che ti dona una momentanea sazietà) e le forche caudine di un proibizionismo globale. Abitiamo questo tempo paradossale, appunto: siamo tutti giovanilisti, siamo tutti assassini di giovani. Non riuscendo ad essere più genitori o maestri, siamo diventati i cannibali dei nostri figli. Questa è la polpa succosa della egemonia vittoriosa della destra, che ha vinto a destra ma anche a sinistra
martedì 19 agosto 2008
Tra nuvole e grano nessuno spazio vuoto.
di Generoso Bruno - LIBERAZIONE
Andretta (Avellino) In più di diecimila, lunedì sera, hanno risposto all'appello di Vinicio Capossela e dei comitati anti-discarica in difesa dell'altipiano del Formicoso. Faceva strano vedere le interminabili file di automobili in sosta lungo le due strade che dal centro di Andretta arrancano, normalmente solitarie, verso il bacino di Pero Spaccone.Il Formicoso è uno spazio apparentemente fatto di nulla, se contrapposto, come da questo governo, alla Napoli del "tutto", miracoli compresi. Qui, a novecento metri sul livello del mare, dove il conflitto tra gli assi ortogonali sembra risolversi a vantaggio della quiete percettiva dell'orizzonte e, dove gli unici elementi che tagliano il nostro sguardo in verticale, come gigli votivi alla speranza di progresso, sono le strutture dei parchi eolici, a pochi giorni dai carotaggi disposti, per il 25 agosto, dal governo Berlusconi, si è aperta, con l'intervento di Vinicio Capossela, una settimana decisiva per un'intera provincia e per le sue comunità. Fin dalla prima sera di lunedì, la linea d'orizzonte tra Irpinia, Puglia e Basilicata è stata attraversata dai canti popolari a ritmo di tammorra e dai suoni percussivi, ancestrali, dell'electro-dub. Tanti gli artisti - Franco Arminio, Jambassa +Ketamo, Simone Carotenuto e i Tammorrati del Vesuvio, i Molotov, Pasquale e Paolo Iannarella, Caterina Pontelandolfo, i Folska - che nell'attesa del concerto di Vinicio Capossela, sul palco si sono avvicendati, quasi a sottolineare, tra gli interventi degli speaker ed i "comizi d'amore" del popolo del Formicoso, il legame matrilineare tra la terra e certi suoni bassi. Come poco più di mezzo secolo fa fecero i vecchi di queste terre, strappando il Formicoso al demanio ed al latifondo, qualche musicista lascia sventolare sul palco una bandiera rossa.Solo verso la mezzanotte, quindi, Vinicio Capossela, madre di Andretta e padre di Calitri, voce del Formicoso, prende la via del palco per cantare la rabbia del paesaggio. L'ingresso del cantautore irpino, è quello del giullare «allucinato - lo dice subito - da un Presidente del Consiglio che affida, sul tema dei rifiuti, la sua politica al simbolo littorio dello spazzolone» e, sulle note di "Marajà", lui stesso, armato di scopa, irride la demagogia del Berlusconi napoletano che, secondo il cantautore «sembrava, per avere la casa pulita, aver nascosto lo sporco sotto il tappeto». A Capossela, però, basta un cambio di cappello, chiaro, a tesa larga guarnito da lunga piuma, per cominciare ad essere, sotto una luna tintinnante come un antico tornese, il bardo dell'Irpinia d'Oriente. Vinicio Capossela ha cantato così, per oltre due ore, accompagnato anche dalla Banda musicale della città di Calitri, non le sue canzoni, quelle dei dischi, ma le canzoni che con la sua gente condivide, invitando sul palco, di volta in volta, come nell'officiare un antico rito, i cantori locali, autentici custodi delle parole e degli echi del Formicoso. Ancora una volta, l'esibizione di Vinicio Capossela e le canzoni della sua gente, a Pero Spaccone, sembrano rinnovare il miracolo di una cultura, popolare e resistente, che ancora conserva il sapore della fatica, il colore del grano ed il ricordo delle storie e de li cunti antichi. Sono le canzoni che danno il ritmo alla vita, alle sue stagioni, alla fatica, agli amori cortesi ma non troppo. Una opposizione popolare, quindi, alla concezione del mondo e della vita espressa dai governi e dalla cultura dei ceti dominanti che, sul tema dei rifiuti, sperimenta un nuovo modello di governance tesa ad imporre, con la forza, le scelte alle popolazioni all'interno di uno stato di normale emergenza e di eccezione. Diecimila persone sopra Pero Spaccone, l'altra sera, erano tante. Diecimila persone sopra Pero Spaccone, a difendere la terra, con tutto quel vuoto attorno che qualcuno vorrebbe riempire di mondezza, potrebbero, anche, non essere troppe. Ma da lunedì, in questo lembo dell'Irpinia d'Oriente, ci piace pensare che, come recita un antico testo ebraico, «non esiste spazio vuoto fra cielo e terra bensì tutto è pieno di schiere e moltitudini».
domenica 17 agosto 2008
NESSUNA DISCARICA SUL FORMICOSO!
sabato 16 agosto 2008
mercoledì 13 agosto 2008
Vinicio Capossela: Concerto al Formicoso.
Nessuno Tocchi Il Formicoso.
Sempre e ancora violenza sulle donne.
Protagonisti di questa vicenda sono maschi (si fa per dire ovviamente) di diverse età, appartenenti a generazioni diverse ,trentenni o non ancora ventenni uniti in un branco selvaggio nel comune intento di violare l’anima e il corpo di una donna con una metodologia vecchia, come le loro coscienze e le loro vite, ammesso che ne abbiano una degna di questo nome: la violenza fisica intesa come atto di forza, di supremazia. Difficile definirli UOMINI.
E troppo poco è il tempo che si dedica ad affrontare l’argomento, troppo poco tempo si dedica al “l’altra metà del cielo”, troppo poco si fa per rompere il giogo della mentalità maschilista e bestiale che avvolge la società. Non bastano gli altari della cronaca quando il peggio è avvenuto, non basta parlare di vigilanza e protezione, quando il problema, il vero problema non viene affrontato alla radice. Le donne, così reali e così perfette, le donne così indispensabili, tanto da essere oramai richieste in forma di “quote rosa” nell’inserimento della politica, dello sport, delle istituzioni e poi così poco rispettate. Non esistono procedure che si assomiglino quando si tratta di donne violentate, ogni occasione, ogni momento, ogni luogo oramai sembra adatto ad uomini sempre più barbari e spesso assassini per commettere l’atto per il quale sono convinti di “valere” più delle donne: l’abuso sessuale. Certamente è importante che di questi episodi se ne parli, perché l’informazione è sempre necessaria, ma non basta più parlarne in questa società che arretra culturalmente e che lo fa anche nei confronti dell’universo femminile. Ed allora che fare? Innanzitutto impegnarsi affinchè alle parole seguano le azioni che devono andare in direzione delle parole. Basta violenza e sopraffazione.
Tutto questo potrà trovare un freno soltanto se tutti ci convinciamo che i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri “uomini” devono ricominciare daccapo a riconsiderare il ruolo, l’efficacia e soprattutto la parità della presenza delle donne in questo mondo devastato sempre di più da una cultura maschile e maschilista dilagante.
Sul Formicoso. A difesa dell’Irpinia e della democrazia.
E ci siamo fermati a lungo proprio nei terreni in cui il Governo Berlusconi intende costruire una mega discarica.
Incredibile che di quello spazio aperto luminoso e spazzato dal vento si voglia fare un immondezzaio. Questa è la metafora della distanza vertiginosa che si è aperta tra le Istituzioni romane e quelle irpine, tra la politica e i cittadini.
E mentre eravamo su quell’altopiano, dove il 18 agosto ci sarà un grande concerto a cui parteciperà anche Vinicio Capossela, pensavo alle parole con cui il Presidente del Consiglio ha recentemente dichiarato a reti unificate la fine dell’emergenza rifiuti.
L’emergenza, purtroppo, non è finita. E non potrebbe finire neppure se si aprisse, sciaguratamente, l’ennesima discarica in Irpinia, perché manca la volontà di affrontare il problema a monte, secondo la filosofia delle "4 R" riduzione, raccolta differenziata, riciclo, riuso e ponendosi l'obiettivo strategico e possibile di rifiuti-zero.
Berlusconi, sulla cosiddetta emergenza rifiuti, sta sperimentando un nuovo modello di governo che prova ad impone le scelte con la forza, dentro uno stato d’eccezione artificialmente alimentato e che criminalizza il dissenso.
Su vicende come questa, ma anche sull’utilizzo dell’esercito per funzioni di ordine pubblico, sull’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro, sul federalismo egoista imposto dalla Lega, si misura il tentativo di riscrivere la Costituzione repubblicana e di ridefinire la qualità stessa della democrazia nel nostro Paese.
Dobbiamo provare, anche a partire dalle mobilitazioni antidiscarica, a costruire una opposizione politica e sociale, mettendo in campo proposte politiche alternative e forme di resistenza civile.
Stare sul Formicoso, dove con l’occupazione delle terre è stata scritta una delle pagine più importanti della nostra storia, è anche oggi una scelta a difesa della democrazia e dei nostri territori.
domenica 10 agosto 2008
Lioni: LiberaFesta - 22 e 23 agosto - Due notti di luna rossa.
Le compagne ed i compagni del circolo di Lioni
Lacedonia: 12 ª Festa di Liberazione 16 - 17 agosto.
Ore 18.30 SPAZIO DIBATTITO Via Tribuni
Sala convegni del “Museo della religiosità popolare” (ex carcere)
LACEDONIA: Un futuro da decidere insieme
La parola ai cittadini
Ore 21.30 SPAZIO MUSICA Piazza F. De Sanctis
Paolo Innarella
e
Universal Quintetto
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17 agosto
Ore 21.30 SPAZIO MUSICA Piazza F. De Sanctis
Gruppo musicale
LUCY in THE SKA
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All’interno SPAZIO POLITICO:
Il ruolo della Sinistra Italiana dopo il voto del 13 e 14 Aprile
Sono invitati tutti i cittadini, l’amministrazione comunale, i partiti e le associazioni.