La cronaca, purtroppo, ci consegna l’ennesimo episodio di violenza e stupro perpetrato ai danni di una donna e questa volta l’atto barbaro ci sfiora da vicino, tocca la nostra pelle, sussurra alle nostre orecchie, parte dal centro del capoluogo per arrivare alla periferia delle zone montuose del serinese. Servirà questa vicinanza geografica a scuotere più coscienze, a indurre maggiore riflessione, a mobilitare ed informare famiglie, scuole ed istituzioni ed educarle al rispetto delle donne?
Protagonisti di questa vicenda sono maschi (si fa per dire ovviamente) di diverse età, appartenenti a generazioni diverse ,trentenni o non ancora ventenni uniti in un branco selvaggio nel comune intento di violare l’anima e il corpo di una donna con una metodologia vecchia, come le loro coscienze e le loro vite, ammesso che ne abbiano una degna di questo nome: la violenza fisica intesa come atto di forza, di supremazia. Difficile definirli UOMINI.
E troppo poco è il tempo che si dedica ad affrontare l’argomento, troppo poco tempo si dedica al “l’altra metà del cielo”, troppo poco si fa per rompere il giogo della mentalità maschilista e bestiale che avvolge la società. Non bastano gli altari della cronaca quando il peggio è avvenuto, non basta parlare di vigilanza e protezione, quando il problema, il vero problema non viene affrontato alla radice. Le donne, così reali e così perfette, le donne così indispensabili, tanto da essere oramai richieste in forma di “quote rosa” nell’inserimento della politica, dello sport, delle istituzioni e poi così poco rispettate. Non esistono procedure che si assomiglino quando si tratta di donne violentate, ogni occasione, ogni momento, ogni luogo oramai sembra adatto ad uomini sempre più barbari e spesso assassini per commettere l’atto per il quale sono convinti di “valere” più delle donne: l’abuso sessuale. Certamente è importante che di questi episodi se ne parli, perché l’informazione è sempre necessaria, ma non basta più parlarne in questa società che arretra culturalmente e che lo fa anche nei confronti dell’universo femminile. Ed allora che fare? Innanzitutto impegnarsi affinchè alle parole seguano le azioni che devono andare in direzione delle parole. Basta violenza e sopraffazione.
Tutto questo potrà trovare un freno soltanto se tutti ci convinciamo che i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri “uomini” devono ricominciare daccapo a riconsiderare il ruolo, l’efficacia e soprattutto la parità della presenza delle donne in questo mondo devastato sempre di più da una cultura maschile e maschilista dilagante.
Protagonisti di questa vicenda sono maschi (si fa per dire ovviamente) di diverse età, appartenenti a generazioni diverse ,trentenni o non ancora ventenni uniti in un branco selvaggio nel comune intento di violare l’anima e il corpo di una donna con una metodologia vecchia, come le loro coscienze e le loro vite, ammesso che ne abbiano una degna di questo nome: la violenza fisica intesa come atto di forza, di supremazia. Difficile definirli UOMINI.
E troppo poco è il tempo che si dedica ad affrontare l’argomento, troppo poco tempo si dedica al “l’altra metà del cielo”, troppo poco si fa per rompere il giogo della mentalità maschilista e bestiale che avvolge la società. Non bastano gli altari della cronaca quando il peggio è avvenuto, non basta parlare di vigilanza e protezione, quando il problema, il vero problema non viene affrontato alla radice. Le donne, così reali e così perfette, le donne così indispensabili, tanto da essere oramai richieste in forma di “quote rosa” nell’inserimento della politica, dello sport, delle istituzioni e poi così poco rispettate. Non esistono procedure che si assomiglino quando si tratta di donne violentate, ogni occasione, ogni momento, ogni luogo oramai sembra adatto ad uomini sempre più barbari e spesso assassini per commettere l’atto per il quale sono convinti di “valere” più delle donne: l’abuso sessuale. Certamente è importante che di questi episodi se ne parli, perché l’informazione è sempre necessaria, ma non basta più parlarne in questa società che arretra culturalmente e che lo fa anche nei confronti dell’universo femminile. Ed allora che fare? Innanzitutto impegnarsi affinchè alle parole seguano le azioni che devono andare in direzione delle parole. Basta violenza e sopraffazione.
Tutto questo potrà trovare un freno soltanto se tutti ci convinciamo che i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri figli, i nostri “uomini” devono ricominciare daccapo a riconsiderare il ruolo, l’efficacia e soprattutto la parità della presenza delle donne in questo mondo devastato sempre di più da una cultura maschile e maschilista dilagante.
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