
Nel cinema di Cantet “le maschere buone si confondono con le maschere cattive, ma - come dice l’anziana haitiana all’aeroporto in 'Vers le sud' - tutti portano una maschera” sia quando ad essere descritta è la personale iperbole eversiva del protagonista di 'A tempo pieno' - 'L’emploi du temps' – e sia quando la macchina da presa attraversa la frattura tra sistema ed individuo nella fabbrica di 'Ressources humaines', fino ad arrivare all’onda anomala del rap di 'Entre les murs' – 'La classe'. Con Laurent Cantet, accolto anche dalla presentazione, edita dalla rivista di critica cinematografica Sentieri Selvaggi, della sua prima monografia in italiano, sembra rinnovarsi, ancora una volta per l’Irpinia, la tradizione del cinema raccontato, allora da Marino con le pagine e l’inchiostro dei quaderni di Cinemasud, in una edizione del Laceno che, oltre al Premio Camillo Marino per Cantet, con il Premio Giacomo D’Onofrio, quest’anno, ha posto attenzione alla ricerca 'medialista' di Antonello Matarazzo, all’integrazione tra video ed opere 'fisse', che ha già consentito all’artista la partecipazione a numerosi festival internazionali. Un nuovo Laceno d’Oro, quindi, capace di premiare il cinema e la sua libera e scarnificante ricerca di verità.
di Generoso Bruno
Nessun commento:
Posta un commento